Tappa 1 – Dalla chiesa di S. Nicola a Casnedo a Rovenna

Descrizione

Il percorso inizia sul sagrato della chiesa di S. Nicola a Casnedo. L’edificio sacro sorge sul luogo di un antico oratorio gentilizio settecentesco intitolato a San Carlo Borromeo, di patronato della famiglia Perti, allora proprietaria della villa adiacente; la dedicazione a San Nicola risale all’uso della piccola comunità di assistere alle funzioni religiose nella cappella a lui dedicata, situata nella chiesa dell’antico monastero benedettino di Cernobbio, dove ora sorge l’attuale Villa Gastel, soppresso nel 1784.
Dal sagrato si scende la rampa di 10 gradini; si piega quindi a sinistra in via Casnedo, che nel primo tratto è pianeggiante e asfaltata, ma poi girando nuovamente a sinistra (qui c’è una fontanella) diventa acciottolata e gradonata in salita (24 gradini), sboccando in via Angelo Noseda. Si attraversa via Noseda in corrispondenza delle strisce pedonali, si gira a destra e poi si imbocca immediatamente sulla sinistra l’asfaltata via Monte Grappa, in salita, seguendo le indicazioni del segnavia rosso-bianco-rosso CAI 1 (il numero si riferisce al primo tratto della celebre “Via dei Monti Lariani”) e del cartello giallo che indica la direzione del monte Bisbino. Dopo circa 150 metri si può osservare sulla destra un bell’esemplare di Tasso (Taxus baccata) di grandi dimensioni (attenzione qui il ciglio destro non è protetto), una decina di metri prima di attraversare il ponte sul torrente Garrovo, in pietra, ad arcata unica, con parapetto in cemento su entrambe le sponde di circa 85 centimetri. Sulla sinistra si può vedere un edificio a quattro piani, il primo dei quali seminterrato, sulla cui facciata campeggia ancora, seppur sbiadita dal tempo, la scritta «Crotto Rosa della Casa Rosa». Subito dopo il ponte, seguendo la direzione indicata da un altro cartello giallo per il monte Bisbino, si imbocca sulla sinistra via Vecchia, con fondo acciottolato con qualche tratto cementato; occorre fare attenzione al ciglio sinistro, verso il torrente, delimitato da una ringhiera metallica alta circa 1 metro rotta in un punto (qui è meglio mantenersi sul lato destro).
Via Vecchia piega bruscamente a destra dopo circa 15 metri dal ponte, aumentando nettamente la pendenza, diminuendo la larghezza fino a circa 2 metri, stretta tra i muri di recinzione di proprietà private, in gran parte a secco. In questo tratto il fondo si fa più accidentato e sulla sinistra corre una piccola depressione che permette lo scorrimento delle acque di scolo. Dopo circa altri 80 metri comincia una serie di 14 gradini acciottolati (dalla pedata di circa 1 metro e dall’alzata tutti di 5 centimetri circa, tranne gli ultimi due, che hanno un’alzata di 20 centimetri), che raccordano via Vecchia con via XXIV Maggio. Nel punto di raccordo il ciglio di via XXIV Maggio non è protetto per circa 3 metri e solo in parte è riparato da una fioriera. Voltandosi indietro e alzando lo sguardo alla montagna, si ha un’interessante vista sul bordo della valle del torrente Garrovo, scavata nella sua parte superiore in una spessa coltre di depositi glaciali quaternari, costituiti dall’accumulo di detriti rocciosi di diversa granulometria (massi, ghiaie, sabbie e materiali ancora più fini) e di varia natura (con elementi calcarei prealpini misti ad altri di origine alpina, quali gneiss e serpentiniti), trasportati e poi abbandonati al loro ritiro dai ghiacciai, che a più riprese durante l’era Quaternaria invasero la nostra zona.
Si sbocca dunque nell’asfaltata via XXIV Maggio; si prosegue in salita tenendo la sinistra e seguendo il tornante; poi si continua il cammino, ignorando dopo circa 20 metri sulla sinistra via Scalini, deviazione per la “Prea de Buc”, un interessante masso erratico di grandi dimensioni lasciato dai ghiacciai quaternari al loro ritiro. Questo masso è così chiamato dall’incavo naturale presente sulla sua sommità, nel quale si raccoglie acqua piovana che disseta uccellini e piccoli animali. La strada carrozzabile ora è larga circa 3,5 metri e sale dolcemente per circa 150 metri tra i muri di cinta di ville e case rustiche fino ad una fontanella in ghisa, in corrispondenza della quale si imbocca a sinistra via Stomaino. Entriamo qui nel nucleo caratteristico della località Stomaino, che ha mantenuto l’atmosfera “di una volta”. In corrispondenza dell’abitazione al numero civico 2 cresce un’antica pianta di vite, dal lungo tronco rugoso, che si arrampica elegantemente fino a raggiungere i due balconi dei piani superiori. Questa pianta spunta – forza della natura – da un foro di un lungo sedile cementato che precede la facciata della casa. In tutta la zona la vite un tempo veniva coltivata per produrre l’uva da cui si ricavava un fresco e asprigno vinello locale. Sempre sul muro di questa casa è appesa una semplice croce in legno che porta incisa la data 1892.
Dopo circa 30 metri si imbocca sulla destra in salita via Michelangelo Colonna, pittore secentesco nativo di Rovenna (1604-1687). Il fondo, originariamente in acciottolato, è ora in cemento, non regolare. Anche qui occorre prestare attenzione perché dopo 20 metri il ciglio destro è privo di protezione per circa 10 metri, in corrispondenza dell’innesto con una stradina secondaria che sale da via Stomaino; dopo altri 40 metri è presente sulla sinistra del fondo stradale, accanto al muro, un buco con uno scolo dell’acqua a vista.
Dopo altri 40 metri si attraversa il ponte sul piccolo torrente che sgorga dal Buco della Volpe, una cavità carsica del monte Bisbino sotto la località Madrona, con parapetti in pietra cementata di circa 80 centimetri. In corrispondenza del ponte il fondo diventa acciottolato; dopo circa 10 metri e per circa 10 metri, viene a mancare la protezione sul ciglio destro della strada, perché si apre un passaggio ad alcuni orti terrazzati sottostanti, delimitati da muretti a secco, testimonianza di un’antica sapienza locale, di un armonico equilibrio tra l’uomo e la natura. Da segnalare, subito dopo il passaggio, sul ciglio destro, un boschetto di poco autoctone canne di bambù. Proseguendo la salita, il fondo in acciottolato si fa più sconnesso e dopo il tornante diventa ancora in cemento. Dopo 30 metri dal tornante il fondo ritorna ad essere acciottolato e il ciglio sinistro della strada è delimitato da una ringhiera metallica alta circa 1 metro; dopo altri 25 metri da un muretto della stessa altezza e poi ancora, dopo altri 25 metri, ancora da una ringhiera. Guardando sulla propria sinistra, al di là del torrente, si può vedere un fabbricato in pietra locale a vista, recentemente ristrutturato, che un tempo era adibito a mulino, circondato da terrazzamenti delimitati da muretti a secco. Dopo un altro tornante, il ciglio destro è protetto da una ringhiera metallica e dopo altri 30 metri il fondo ritorna asfaltato. Guardando verso destra, si può avere una bella vista su Cernobbio, con la sagoma di Villa Erba che “sbuca” dagli alberi del suo parco e, più a destra, la “Cittadella della seta”, ovvero l’area su cui, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, sorgeva il complesso degli stabilimenti serici di proprietà dell’ingegnere di origine milanese Davide Bernasconi, con il caratteristico “caminun”, l’alta ciminiera in cotto della tessitura Bernasconi che sorgeva in quest’area.
Dopo l’incrocio, si prosegue sulla sinistra sempre in via Colonna, dopo avere superato una griglia; il fondo, inizialmente in asfalto e cemento un po’ sconnesso, lascia poi spazio a tratti di acciottolato via via sempre più ampi, lasciando riconoscere l’antica mulattiera che resta il filo conduttore del nostro percorso. Dopo circa 40 metri si tiene la destra sul tratto preceduto da un cartello di divieto di accesso ai mezzi motorizzati, eccetto quelli autorizzati; dopo circa altri 20 metri, alla prima svolta, addossata al muro, si può vedere una lastra di pietra scistosa, lavorata in forma romboidale, con incisa una croce ad altorilevo, la data 1813 e alcune lettere, che ricordano la morte di un giovane il 19 novembre 1813. La mulattiera procede sempre in salita con fondo misto acciottolato asfaltato e cementato e dopo circa 80 metri entra nel nucleo storico della frazione di Rovenna.





Informazioni

Località di partenza Cernobbio, Casnedo, chiesa di S. Nicola
Località di arrivo Cernobbio, Rovenna, ex ristorante Belvedere
Tipologia del percorso percorso misto urbano ed escursionistico
Lunghezza totale 1.000 m circa
Tempo di percorrenza (a piedi) 50 min
Difficoltà Turistico-escursionistica con percorso in salita e presenza tratti con fondo misto acciottolato-cemento-asfalto e gradini
Dislivello in salita 150 metri circa
Quota massima 450 m slm
Pavimentazione asfalto, acciottolato, cemento
Mezzi pubblici per raggiungere il punto di partenza si, nei dintorni vedi sito


Mezzi pubblici dal punto di arrivo si, nei dintorni vedi sito
Parcheggi presso il punto di partenza pochi posti auto nei dintorni





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