Informazioni
Collocazione: la chiesa è situata al fondo di via Lungo Telo di sinistra
Pavimentazione: porfido
Barriere architettoniche: si accede alla chiesa da 8 bassi gradini sull’entrata principale oppure dal cortile laterale ove esiste scivolo privo di barriere architettoniche
Accesso: il portone è ampio e immette in un piccolo ingresso chiuso da porte a vetri non scorrevoli
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona; sportello bancario Intesa San Paolo al numero 35 di via Lungo Telo di sinistra
Svago e Ristorazione: oltre il ponte moderno sul Telo, Lido, bar, pizzeria, porto turistico.
Descrizione
(Silvia Fasana)
La chiesa, consacrata il 24 agosto 1929 dal Vescovo di Como mons. Luigi Pagani, fu progettata dall’ingegnere Augusto Pini di Bellagio (modificando una precedente idea del 1902 dell’architetto milanese Cesare Nava, progettista del Palazzo della Borsa e del vicino palazzo della Banca d’Italia a Milano) e realizzato dall’impresa Emilio Bianchi e fratelli di Milano. Il nuovo edificio andò a sostituire la precedente chiesa cinquecentesca sempre dedicata alla SS. Trinità che sorgeva nell’attuale Piazza Roma, ormai in cattive condizioni e comunque troppo piccola e poco funzionale per la comunità argegnina. L’edificio, in pietra di Moltrasio, realizzato in stile neoromanico e affiancato dal possente campanile, bene si inserisce nel contesto architettonico di un paese come Argegno, ricco di edifici di epoca medioevale. La semplice facciata a capanna, aperta da un rosone, è preceduta da un protiro; la decora una fascia a mosaico raffigurante i Quattro Evangelisti, Sant’Abbondio e Sant’Anna. L’interno è ad una unica navata, molto ampia; il catino absidale porta un mosaico raffigurante la SS. Trinità affiancata da quattro Angeli. Il presbiterio è stato modificato negli anni ’70 per ottemperare ai dettami del Concilio Vaticano II: sono opere in bronzo dello scultore Gianluigi Giudici la mensa, il leggio, il tabernacolo e i pannelli sistemati sulle pareti a lato del presbiterio raffiguranti Il lavoro dell’uomo (il contadino, il muratore, il falegname, il pescatore) e della donna (l’insegnante, la moglie, la madre, l’assistenza ai malati). Tra gli oggetti di culto provenienti dalla vecchia chiesa, si conserva ancora la statua seicentesca della Madonna del Rosario, il grande quadro seicentesco della Natività e la statua di Gesù Bambino, probabilmente ottocentesca, che viene solennemente portata in processione il primo giorno dell’anno.
Il piazzale antistante la chiesa, dove sorge anche il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, fu realizzato contemporaneamente nel luogo ove fino a quel periodo vi era una piccola spiaggetta sabbiosa formata dai sedimenti portati dal Telo.
Contatti
Parrocchia di Argegno via Lungo Telo di Sinistra, Argegno (CO); tel. 031.821277
Informazioni
Collocazione: il monumento a Pietro Vassena è situato sul lato destro del Bar caffetteria Il Porto, in via Lungo Telo di destra
Pavimentazione: porfido
Barriere architettoniche: nessuna. Se non si volesse procedere al successivo attraversamento della SS 340, di fronte al bar Il Porto è possibile imboccare un sottopasso privo di barriere architettoniche che consente l’accesso a Piazza Rimembranze (di fronte alla Trattoria Da Emilio) e da qui, sempre senza barriere architettoniche, attraverso uno stretto vicolo si sbocca in Piazza Roma, proprio di fronte alla nuova fontana, dove è l’inizio della tappa 2.
Accesso: il monumento poggia a terra e non è circondato da alcuna recinzione
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona; sportello bancario Banca Popolare di Sondrio presso la Stazione lacuale in Piazza Testi.
Svago e Ristorazione: Lido, bar, pizzeria, porto turistico, attracco della Navigazione Laghi con servizio igienico all’interno della stazione lacuale
Descrizione
(Silvia Fasana)
Nel 1968 il Comune di Argegno ha inaugurato un busto dedicato al malgratese Pietro Vassena (1897-1967). Pietro Vassena, nel marzo 1948, compì una memorabile immersione nelle acque antistanti Argegno a bordo del sommergibile C3 da lui progettato, con il quale toccò il fondo del lago a – 412 metri, stabilendo così il record mondiale di profondità. Questo record diede a Vassena e ad Argegno notorietà mondiale, e con la posa del monumento la comunità di Argegno volle rendergli omaggio. Sempre durante l’inaugurazione del busto di Vassena nel 1968, alcuni sommozzatori dei Vigili del Fuoco posero su un blocco di calcestruzzo alla profondità di 15 metri poco fuori dal porto di Argegno una lapide commemorativa con le seguenti parole: «A Pietro Vassena nel ventesimo anniversario del record mondiale di profondità – 12 marzo 1948/1968»
Contatti
Comune di Argegno via Valle Intelvi 7, Argegno (CO); Tel. 031.821120
* struttura in parte scomparsa
Informazioni
Collocazione: l’ex torre dei Viscardi sorgeva sopra l’edificio che oggi ospita il Bar Motta in via Milano di fronte a piazza Testi, mentre gli edifici di origine medioevale prospettano sul lato sinistra di Piazza Roma guardando dal lago
Pavimentazione: piazza in porfido, marciapiede a monte lastricato in porfido, strada asfaltata
Barriere architettoniche: marciapiedi lungo la SS 340 spesso molto affollati
Accesso: l’attraversamento sulle strisce pedonali della SS 340 può essere molto difficoltoso a causa dell’intenso traffico. Pertanto è consigliabile tornare indietro seguendo il marciapiede a lago: di fronte al bar Il Porto, imboccare un sottopasso privo di barriere architettoniche che consente l’accesso alla Piazza Rimembranze (di fronte alla Trattoria “da Emilio”) e da qui, sempre senza barriere architettoniche, attraverso uno stretto vicolo si sbocca su Piazza Roma, proprio di fronte alla nuova fontana.
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona (a pagamento in piazza Roma); sportello bancario Banca Popolare di Sondrio presso la Stazione lacuale in Piazza Testi, Farmacia in via Milano di fronte a Piazza Testi.
Svago e Ristorazione: pontile della Navigazione Laghi con servizio igienico all’interno della stazione lacuale, bar, ristoranti e negozi in piazza Roma e nella zona adiacente
Descrizione
(Silvia Fasana)
Della ex torre medioevale detta dei Viscardi ora si può osservare solo la parte inferiore, perché quella superiore è crollata nel 1876. Le poche immagini che ci sono state tramandate mostrano una torre merlata, poco più bassa del campanile della vecchia Parrocchiale, con feritoie e finestrelle su tutti i lati. Secondo Donato Gregorio, autore di una documentata pubblicazione su Argegno, probabilmente si accedeva ad essa direttamente dall’attuale Bar Motta oppure salendo dalla scalinata che oggi porta al terrazzo soprastante il locale.
A fianco del Bar Motta si trovano una serie di edifici di chiara origine medioevale, tra cui l’attuale Ristorante Barchetta e altri esercizi turistici e commerciali, che prospettano su Piazza Roma. Un’affascinante ipotesi, avanzata da Donato Gregorio e suggerita da alcuni documenti del Quattrocento, vuole che in questa posizione sorgesse un grande «Palaxium», palazzo, appartenente a Giovanni de Castello.
Nel catasto Teresiano del 1755 è indicata la presenza di un torchio ubicato approssimativamente dove attualmente si trova il negozio di abbigliamento per bambini.
*struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: l’ex chiesa parrocchiale cinquecentesca dedicata alla SS. Trinità si estendeva in diagonale sull’attuale Piazza Roma, con la facciata rivolta ad ovest, situata circa dove si trova l’attuale fontana
Descrizione
(Silvia Fasana)
Citata per la prima volta in un documento del 1565, presumibilmente l’antica chiesa della SS. Trinità è stata edificata tra il 1491 e il 1564 per volontà degli stessi abitanti di Argegno data la distanza e la strada disagevole che li separava dalla chiesa di S. Sisinio (l’attuale via Salita Andrea Brenta altrimenti chiamata Strada di Boeucc). Nel 1610 fu eretta Parrocchiale. A navata unica, sull’altare maggiore campeggiava una pala della SS. Trinità, circondata da stucchi; ai lati dell’altare, due nicchie sovrastanti le due porte di ingresso nella sacrestia accoglievano i busti reliquiari di San Filippo Neri e San Valentino. La chiesa possedeva anche due cappelle laterali, realizzate durante i grandi lavori di ristrutturazione dell’edificio nei primi decenni del Seicento. Quella di sinistra era dedicata alla Beata Vergine del Rosario, con una statua della Madonna (ora conservata nella nuova Parrocchiale). La cappella di destra invece era dedicata a San Fermo (in alcune visite pastorali si cita la dedicazione anche a San Nicola e San Giuliano). Tra il Seicento e il Settecento fu realizzato un campanile a sinistra dell’ingresso che sostituiva il precedente posto sulla destra.
Già alla fine dell’Ottocento la vecchia chiesa appariva in cattive condizioni, troppo piccola per le necessità dell’aumentata comunità e in posizione infelice, adiacente alla Regina, strada di continuo passaggio. Agli inizi del Novecento si fece strada l’idea di edificare una nuova chiesa; nel 1928 se ne iniziò la costruzione. La vecchia chiesa fu sconsacrata nel 1929; l’anno successivo il fabbricato fu acquistato dal Comune per 120.000 lire, per destinare l’area a piazzale, in modo da rendere il centro del paese più funzionale alle nuove esigenze turistiche. Tra marzo e aprile del 1931 la vecchia chiesa fu demolita.
Informazioni
Collocazione: vasto caseggiato tinteggiato di giallo compreso tra via Cacciatori delle Alpi fino al Ponte, vicolo dei Pescatori (dove un tempo era l’ingresso) e via Lungo Telo di destra. Il nostro itinerario lo incontra in corrispondenza del numero civico 22 di via Cacciatori delle Alpi
Pavimentazione: porfido
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: dal fondo di Piazza Roma si imbocca via Cacciatori delle Alpi
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona (a pagamento in Piazza Roma)
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi in piazza Roma e nella zona adiacente
Descrizione
(Silvia Fasana)
Questo antico edificio era chiamato nel 1663 la “Cà del Ponte” ed era sede di un hospitium comunale, osteria con alberghetto. Da alcuni documenti del 1600 si può ricostruire che il primo piano ospitava l’osteria propriamente detta con un locale dove si cucinava, una sala da pranzo, una piccola cantina o dispensa forse con un macello. Il forno era situato in un edificio a fianco, oggi sede di un negozio di alimentari che fino ad alcuni anni fa produceva pane. Le camere dell’albergo erano situate al piano superiore. È probabile che l’edificio avesse anche un luogo di ricovero per i cavalli.
La gestione di queste strutture, con la possibilità di vendere pane, carne, vino e tutto ciò che era necessario al funzionamento dell’osteria stessa, veniva affidata dall’assemblea dei capifamiglia tramite convenzioni a degli appaltatori privati. Il fabbricato fu venduto dalla comunità a privati nel 1786.
Informazioni
Collocazione: il ponte medioevale collega le due sponde del torrente Telo, che scende dalla Valle Intelvi
Pavimentazione: acciottolato
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: da una piccola deviazione dal nostro percorso seguendo via Cacciatori delle Alpi, passando sotto un antico portico. Attenzione al parapetto del ponte! Le spalle sono alte circa 70 cm.
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona (a pagamento in Piazza Roma)
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi in piazza Roma e nella zona adiacente
Descrizione
(Silvia Fasana)
L’antico ponte sul Telo è forse uno degli elementi architettonici più caratteristici di Argegno. L’intera struttura è databile tra il XII e il XIII secolo; nel secolo XVII però ha subito alcune modifiche, ma conserva ancora le spalle del vecchio manufatto.
Dal ponte, voltando le spalle al lago, si può vedere come il torrente Telo qui abbia inciso profondamente il suo letto nella roccia per raccordarsi al livello del lago in cui sfocia. Sulle ripide pendici rocciose sono sospese a strapiombo antiche abitazioni e opifici, evidenziando il ruolo fondamentale del torrente per la vita e l’economia di Argegno.
Sulla destra di chi guarda (ovvero alla sinistra idrografica del torrente) si può osservare un’impressionante parete costituita da rocce sedimentarie calcaree di origine marina. Tali rocce costituivano i fondali di un antico mare che occupava la nostra zona durante l’Era secondaria, successivamente piegati dagli intensi movimenti orogenetici da cui hanno avuto origine le Alpi. Questa successione di strati rocciosi è caratterizzata da una evidente piega sinclinale, ovvero con la convessità rivolta verso il basso.
Oltre la parete rocciosa si possono intravedere i ruderi dell’antica fucina da fabbro con maglio. Fu costruita nella seconda metà del Settecento dai fratelli Francesco e Domenico Peroni, che incanalarono le acque del Telo sia per far alzare ed abbassare il maglio meccanico sia per far funzionare il sistema di ventilazione della fucina. È probabile che il ferro lavorato ad Argegno provenisse dalle miniere della Valle Albano, della Val Cavargna e della Val Morobbia. Venivano prodotti attrezzi agricoli e oggetti di uso quotidiano, decorativi e anche ferri di cavallo. La fucina venne chiusa nel 1968 dopo la morte dell’ultimo fabbro, Domenico Peroni.
Informazioni
Collocazione: il vicolo dei Mulini è quasi parallelo alla profonda valle del torrente Telo
Pavimentazione: porfido, acciottolato
Barriere architettoniche: a metà del vicolo scalinata acciottolata
Accesso: Dopo cinque metri dall’imbocco di via Garibaldi si prende sulla destra il vicolo dei Mulini
Servizi: –
Svago e Ristorazione: –
Descrizione
(Silvia Fasana)
Il vicolo dei Mulini è così chiamato per la presenza di diversi mulini che macinavano frumento, granoturco e castagne. Una supplica del 1769 ricorda come per secoli molti dei paesi confinanti si servissero dei mulini del paese per macinare le loro granaglie.
Ai civici 4-6, la casa oggi a tre piani con veranda ospitò dal 1768 un mulino costruito da Francesco Zucchi, che lo fornì delle migliori innovazioni tecnologiche per l’epoca e di due ruote idrauliche, garantendo una capacità produttiva superiore rispetto agli altri. Presumibilmente questo mulino cessò la propria attività attorno agli anni ’50 dello scorso secolo. Al civico 10 in un documento del 1755 è citato un mulino di proprietà di Tommaso Peduzzi poi venduto nel 1834 a Giuseppe Spinelli, i cui discendenti lo tennero fino alla fine degli anni ’40 dello scorso secolo, quando il mulino fu dismesso e il fabbricato ceduto. Ora è adibito a privata abitazione. Del vecchio mulino rimangono un disco della macina in pietra e una spalla sempre in pietra in cui erano inseriti i perni dell’albero di trasmissione.
Al civico 12 un grande caseggiato ospitava nella sua parte destra una mola e una “resiga”, descritta per la prima volta in un atto del 1445, entrambi funzionanti con la forza motrice delle acque. Nel 1858 il registro del Catasto Lombardo Veneto riporta che vi era anche un incannatoio. Nel 1901 Paolo Helbing acquistò il fabbricato e vi realizzò un moderno e grandissimo incannatoio funzionante grazie all’energia della ruota idraulica. La sua attività cessò nel 1939, poi la casa fu ristrutturata e venduta negli anni ’60. «Della lunga storia produttiva di questo edifico non rimane praticamente nulla, ad eccezione di una spalla di pietra che serviva per reggere l’albero della ruota idraulica e una struttura di metallo a forma di ruota, probabilmente un ingranaggio, usato come fioriera» (D. Gregorio, Argegno. Storia e memorie di un comune del Lario, Bellavite editore, Missaglia, 2009).
Questi mulini erano azionati attraverso un sistema di canalizzazioni chiamato Roggia Molinara, realizzata presumibilmente nel tardo Medioevo. Lunga oltre 500 metri, vera e propria opera di ingegneria idraulica, partiva in località Cima di Argegno da una cascata naturale di un piccolo torrente proveniente dalle montagne di Schignano. Dopo un tratto all’aperto, probabilmente ve ne era uno sotteraneo molto breve; di nuovo tornato in superficie proseguiva a ridosso della montagna fino a vicolo Mulini, per poi terminare alle spalle del ponte medioevale sulla destra e riapparire più a valle, proseguendo verso il lago. Nel suo tratto finale subì più volte modifiche e fu anche interrato. Al di sotto del Bar “Il Porto” è visibile lo scarico delle acque.
Informazioni
Collocazione: la cappella di S. Giacomo sorge sulla sinistra lungo via Pizzo Gordona, appena al di fuori del nucleo più antico dell’abitato di Argegno
Pavimentazione: cemento
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: da via Pizzo Gordona
Servizi: –
Svago e Ristorazione: –
Descrizione
(Silvia Fasana)
La cappella di S. Giacomo è datata tradizionalmente al XVIII secolo; secondo Donato Gregorio, autore di uno studio su Argegno, potrebbe essere stata realizzata per dare al Santo un luogo di devozione dopo la sconsacrazione dell’omonima cappella nel vicino castello. Fino a qualche decennio fa conteneva una statua lignea del Santo venerato a Compostela; oggi rimane una sua immagine a stampa, nell’iconografia tradizionale di pellegrino, quasi ad assicurare la sua protezione a chi si apprestava a salire fino alla chiesa di S. Anna.
* struttura scomparsa del tutto o in parte
Informazioni
Collocazione: il castello medioevale sorgeva sul poggio dell’attuale località Castello, approssimativamente nell’area a sinistra rispetto alla scalinata in pietra che sale ancora oggi a questa località.
Descrizione
(Silvia Fasana)
Verosimilmente nella prima metà del secolo XIII, su un poggio soleggiato sulla destra idrografica del Telo, alcuni rappresentanti della famiglia Castelli eressero un castello, nel quadro delle lotte tra i Vittani (a cui i Castelli erano alleati) e i Rusconi per la supremazia sulla città ed il territorio comasco. Alcuni autori retrodatano però l’edificazione di una rocca in questo luogo al periodo altomedioevale, sostenendo che la postazione di Argegno faceva parte di un sistema difensivo che coinvolgeva tutto il lago; da questa posizione è infatti possibile controllare una gran parte del Centro-Basso Lario, dall’Isola Comacina fino a Nesso e Torriggia.
Dalle notizie documentarie e da sondaggi archeologici effettuati a fine anni ‘80 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, si può ipotizzare che il castello fosse delimitato da un muro di difesa che racchiudeva più edifici, in parte usati come abitazioni, in parte come magazzini o stalle e una vasta corte.
Era presente anche un’imponente torre, in posizione più elevata rispetto agli altri fabbricati, sotto la quale sorgeva una cappella dedicata a San Giacomo.
Dal XVI secolo, probabilmente a causa dei mutamenti politici ed economici e della decadenza della famiglia Castelli, la costruzione cominciò ad andare in rovina. Verso la fine del secolo successivo, nella documentazione della Visita Pastorale del Vescovo Ciceri del 1684 è testimoniato come l’intero castello appariva cadente e la località stessa pressoché abbandonata; il terreno franava e gli edifici erano ormai ridotti a ruderi.
Una diceria popolare riportata da Domenico Gregorio nel suo libro su Argegno sostiene che nei tempi passati vi fosse un passaggio sotterraneo che collegava la torre dei Viscardi, posta al centro dell’abitato, con il castello di Argegno, cosa piuttosto dubbia data la distanza, ma non escludibile a priori. Altra notizia piuttosto improbabile è quella riportata da Anton Gioseffo della Torre di Rezzonico, nella sua opera Il Lario, il quale, parlando del castello di Argegno, racconta di come la torre più alta un tempo servisse come faro per i naviganti e che la stessa torre nel 1774, «decrepita per antichità», precipitò con grande fragore nel lago.
Si può ipotizzare che la cappella dedicata a S. Giacomo, sebbene citata per la prima volta in un documento del 1424, fosse in realtà più antica, forse addirittura coeva al castello, edificata dalla famiglia Castelli per necessità, comodità, per un voto o semplicemente come simbolo di potere; il Vescovo Ninguarda nel 1593 scrive che fu «fabbricata per servizio del castello anticamente». Gli Atti delle Visite pastorali dei Vescovi di fine Cinquecento (Ninguarda e Archinti) la descrivono come un oratorio a navata unica, lungo 20 braccia (cioè circa 12 metri), orientato verso est, con quattro finestre. L’altare, consacrato, era posto sopra una predella, in modo che rimanesse rialzato e visibile, ed era sovrastato da un piccolo baldacchino e chiuso con cancelli in ferro. Verso la fine del secolo successivo, nel 1684, constatato che la cappella era ormai impraticabile, veniva disposto che fosse sconsacrata.
Quando le strutture murarie del castello crollarono, le pietre furono riutilizzate per realizzare i terrazzamenti che fino alla fine del secolo scorso si potevano osservare in località Castello. Alcune di queste pietre si possono ancora vedere salendo da via Pizzo Gordona, nel muro in pietra che costeggia la strada, di fronte alla scala che sale a quella località.
Informazioni
Collocazione: la cappella della Madonna della Neve si trova lungo la via Pizzo Gordona, circa 5 metri dopo la scalinata che sale alla località Castello
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: da via Pizzo Gordona
Servizi: piccolo parcheggio dopo circa 180 m
Svago e Ristorazione: –
Descrizione
(Silvia Fasana)
La cappella della Madonna della Neve viene fatta risalire al secolo XVIII; di autore ignoto, è oggi in stato di abbandono. Ha una nicchia centrale e due più piccole disposte sui pilastri ai lati che accolgono diverse piccole statue e immagini moderne (nella nicchia principale laMadonna Immacolata, S. Francesco che abbraccia il Crocifisso, la Sacra Famiglia, il ritratto di un Santo Cappuccino; nelle nicchie laterali Madonna con il Bambino e la Madonna di Lourdes in stucco su piccoli basamenti). Domenico Gregorio nel suo libro su Argegno riferisce che in passato questa cappella conteneva una statua della Madonna con la scritta: «Questa miracolosa effigie della Beata Vergine Maria della Grazie che si venerava ad un tempo nel distrutto Oratorio di San Giacomo a Castello, ora venne restaurata da F. S. D. F. l’anno 1839». La tradizione popolare, non suffragata da documenti, riferisce infatti di come questa cappella fu costruita per ospitare la statua della Madonna che, abbandonata nel cadente oratorio di San Giacomo presso il Castello, fu miracolosamente trovata dagli abitanti in questo luogo. Riportata nell’oratorio del castello, il giorno seguente fu trovata di nuovo nello stesso punto, e così gli argegnini le costruirono una cappella. In passato, nelle sera del mese di maggio, si saliva fino a questa edicola per recitare il Rosario.
Informazioni
Collocazione: le cappelle di S. Francesco d’Assisi e della Beata Vergine si trovano una di fronte all’altra lungo la via Pizzo Gordona (sulla destra di chi sale quella di S. Francesco d’Assisi, sulla sinistra quella della Beata Vergine)
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: si accede alla cappella di S. Francesco d’Assisi tramite 8 gradini in pietra di Moltrasio; alla base della cappella della Beata Vergine c’è un piccolo rialzo in pietra
Accesso: proseguendo da via Pizzo Gordona
Servizi: piccolo parcheggio circa 30 m prima
Svago e Ristorazione: –
Descrizione
(Silvia Fasana)
Un tempo la cappella di S. Francesco d’Assisi, databile al secolo XVIII, era affrescata e conteneva una statua lignea seicentesca del Santo, poi trafugata; ora accoglie un quadretto del Santo con la sua celeberrima “Preghiera Semplice”.
La cappella della Beata Vergine, del secolo XVIII, ha un piccolo altare sormontato da un affresco raffigurante una dolcissima e molto raffinata Madonna con Bambino (il cui viso è però maldestramente ridipinto e alterato, come pure la mano di Maria che lo regge), con sullo sfondo un cielo stellato. La volta porta un affresco con un angelo suonatore, mentre sulla parete sinistra campeggia San Giovanni Evangelista; tali dipinti sono presumibilmente settecenteschi.
Informazioni
Collocazione: la cappella di S. Rocco si trova sul lato destro lungo la strada pedonale che da Argegno porta alla chiesa di S. Anna (è ancora via Pizzo Gordona)
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: proseguendo da via Pizzo Gordona
Descrizione
(Silvia Fasana)
La cappella dedicata a San Rocco, protettore degli appestati, probabilmente è stata eretta come ex voto per lo scampato pericolo durante l’epidemia del 1836. Domenico Gregorio, nel suo volume su Argegno, riferisce che fino a qualche tempo fa si poteva infatti leggere la scritta: «Bernarda Nicola benefattore fece l’anno 1840». In passato conteneva una statua del Santo di Montpellier, purtroppo rubata e sostituita con un quadretto moderno.
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S. Anna sorge in uno spiazzo erboso a mezza costa del versante settentrionale del Monte Ballano, nell’omonima località lungo la strada carrozzabile Argegno-Schignano
Pavimentazione: prato
Barriere architettoniche: 25 bassi scalini per l’accesso che porta al fronte della chiesa, una ripida salita acciottolata e sconnessa con 3 gradini finali per l’accesso che porta sul lato sinistro. Per accedere al portico ci sono tre gradini di differente altezza; per accedere alla chiesa un basso gradino.
Accesso: dalla base del piazzale, raggiungibile dal nostro itinerario è possibile proseguire diritto, salendo 25 bassi scalini e accedere frontalmente al piazzale della chiesa passando tra due pilastri sormontati da vasi in pietra, oppure prendere sulla sinistra una breve ma ripida salita acciottolata e sconnessa che permette di raggiungere con 3 gradini finali sempre il piazzale, ma sul fondo della chiesa. A S. Anna è possibile anche accedere dalla carrozzabile Argegno-Schignano all’altezza dell’omonima località.
Servizi: parcheggio nei pressi del piazzale della chiesa in Piazza Capitano Peduzzi Giuseppe, fermata autobus
Svago e Ristorazione: il piazzale erboso della chiesa è ombreggiato da annosi platani e attrezzato con panchine per la sosta; accanto alla chiesa sono presenti due alberghi-ristoranti ed un agriturismo.
Descrizione
(Silvia Fasana)
La chiesa della Madonna di Gelpio, più conosciuta come di S. Anna, viene citata per la prima volta nel 1684 negli atti della Visita pastorale del Vescovo Ciceri; poi descritta in quelli della Visita Pastorale del Vescovo Bonesana nel 1699, dove si sottolinea che non era ancora completamente terminata. Secondo la tradizione popolare fu costruita in seguito ad un voto dopo la peste, probabilmente del 1630, sul luogo di una precedente immagine mariana, appunto la Madonna di Gelpio. Secondo Donato Gregorio, autore di un documentato studio su Argegno, la chiesa sarebbe stata costruita verso la fine del Seicento, dopo che la cappella di S. Giacomo nel Castello era stata sconsacrata, facendo mancare un punto di riferimento religioso per gli abitanti di Argegno di Sopra, entità comunale allora indipendente in alcune funzioni. Nel corso dei secoli la chiesa subì più rimaneggiamenti. Oggi si presenta con una semplice facciata preceduta da un elegante portico a tre fornici; il portone è affiancato da due basse finestre con grata e inginocchiatoio che dovevano servire per la visita al SS. Sacramento qualora la chiesa fosse chiusa. L’attuale campanile è datato 1824.
L’interno, piccolo gioiello barocco, è ad un’unica navata, con due cappelle laterali.
L’attenzione del visitatore è subito catturata soprattutto dal presbiterio, dove un ricco programma iconografico, ripreso dal suggestivo “Elogio della Sapienza” del Libro del Siracide o Ecclesiastico (Sir 24) e da altri libri sapienziali biblici, richiama il culto di Maria “Sedes Sapientiae”.
La mensa dell’altare maggiore, caratterizzata da uno splendido paliotto in scagliola, è sormontata da un ricco apparato decorativo in cui si evidenzia un prezioso gioco cromatico tra gli elementi in stucco bianco, i finti marmi colorati delle colonne e il riquadro centrale a scagliola. Ai lati dell’altare le due porte laterali sono sovrastate da edicole con angeli in stucco e preziosi pannelli sempre in scagliola.
La volta del presbiterio è impreziosita da stucchi e affreschi con Storie della vita della Vergine, un tempo attribuiti all’artista campionese Isidoro Bianchi (1581 – 1662); tale attribuzione è però da ritenersi non corretta secondo diversi storici dell’arte. Il programma iconografico mariano prosegue sulla volta della navata centrale, dove, entro elaborate cornici di stucco, si può osservare un grande affresco con l’Assunzione di Maria al Cielo, con ai lati Angeli musicanti ed Angeli che reggono frasi inneggianti alla Madonna.
Le due cappelle laterali, verosimilmente settecentesche, sono impreziosite da ricche decorazioni a stucco: quella di destra è dedicata a Sant’Antonio da Padova; quella di sinistra a Sant’Anna, con il simulacro della Santa con Maria bambina. A metà della navata spiccano due grandi statue in stucco seicentesche di San Gioacchino e Sant’Anna.
Contatti
Parrocchia di Argegno via Lungo Telo di Sinistra, Argegno (CO); Tel. 031.821277