Informazioni
Collocazione: la chiesa è situata al fondo di via Lungo Telo di sinistra
Pavimentazione: porfido
Barriere architettoniche: si accede alla chiesa da 8 bassi gradini sull’entrata principale oppure dal cortile laterale ove esiste scivolo privo di barriere architettoniche
Accesso: il portone è ampio e immette in un piccolo ingresso chiuso da porte a vetri non scorrevoli
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona; sportello bancario Intesa San Paolo al numero 35 di via Lungo Telo di sinistra
Svago e Ristorazione: oltre il ponte moderno sul Telo, Lido, bar, pizzeria, porto turistico.
Descrizione
(Silvia Fasana)
La chiesa, consacrata il 24 agosto 1929 dal Vescovo di Como mons. Luigi Pagani, fu progettata dall’ingegnere Augusto Pini di Bellagio (modificando una precedente idea del 1902 dell’architetto milanese Cesare Nava, progettista del Palazzo della Borsa e del vicino palazzo della Banca d’Italia a Milano) e realizzato dall’impresa Emilio Bianchi e fratelli di Milano. Il nuovo edificio andò a sostituire la precedente chiesa cinquecentesca sempre dedicata alla SS. Trinità che sorgeva nell’attuale Piazza Roma, ormai in cattive condizioni e comunque troppo piccola e poco funzionale per la comunità argegnina. L’edificio, in pietra di Moltrasio, realizzato in stile neoromanico e affiancato dal possente campanile, bene si inserisce nel contesto architettonico di un paese come Argegno, ricco di edifici di epoca medioevale. La semplice facciata a capanna, aperta da un rosone, è preceduta da un protiro; la decora una fascia a mosaico raffigurante i Quattro Evangelisti, Sant’Abbondio e Sant’Anna. L’interno è ad una unica navata, molto ampia; il catino absidale porta un mosaico raffigurante la SS. Trinità affiancata da quattro Angeli. Il presbiterio è stato modificato negli anni ’70 per ottemperare ai dettami del Concilio Vaticano II: sono opere in bronzo dello scultore Gianluigi Giudici la mensa, il leggio, il tabernacolo e i pannelli sistemati sulle pareti a lato del presbiterio raffiguranti Il lavoro dell’uomo (il contadino, il muratore, il falegname, il pescatore) e della donna (l’insegnante, la moglie, la madre, l’assistenza ai malati). Tra gli oggetti di culto provenienti dalla vecchia chiesa, si conserva ancora l’antica statua seicentesca della Madonna del Rosario, il grande quadro seicentesco della Natività e la statua di Gesù Bambino, probabilmente ottocentesca, che viene solennemente portata in processione il primo giorno dell’anno.
Il piazzale antistante la chiesa, dove sorge anche il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, fu realizzato contemporaneamente nel luogo ove fino a quel periodo vi era una piccola spiaggetta sabbiosa formata dai sedimenti portati dal Telo.
Contatti
Parrocchia di Argegno via Lungo Telo di Sinistra, Argegno; Tel. 031.821277
Informazioni
Collocazione: il monumento a Pietro Vassena è situato sul lato destro del Bar caffetteria Il Porto, in via Lungo Telo di destra
Pavimentazione: porfido
Barriere architettoniche: nessuna. Se non si volesse procedere al successivo attraversamento della SS 340, di fronte al bar Il Porto è possibile imboccare un sottopasso privo di barriere architettoniche che consente l’accesso a Piazza Rimembranze (di fronte alla Trattoria Da Emilio) e da qui, sempre senza barriere architettoniche, attraverso uno stretto vicolo si sbocca in Piazza Roma, proprio di fronte alla nuova fontana.
Accesso: il monumento poggia a terra e non è circondato da alcuna recinzione
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona; sportello bancario Banca Popolare di Sondrio presso la Stazione lacuale in Piazza Testi.
Svago e Ristorazione: Lido, bar, pizzeria, porto turistico, attracco della Navigazione Laghi con servizio igienico all’interno della stazione lacuale
Descrizione
(Silvia Fasana)
Nel 1968 il Comune di Argegno ha inaugurato un busto dedicato al malgratese Pietro Vassena (1897-1967). Pietro Vassena, nel marzo 1948, compì una memorabile immersione nelle acque antistanti Argegno a bordo del sommergibile C3 da lui progettato, con il quale toccò il fondo del lago a – 412 metri, stabilendo così il record mondiale di profondità. Questo record diede a Vassena e ad Argegno notorietà mondiale, e con la posa del monumento la comunità di Argegno volle rendergli omaggio. Sempre durante l’inaugurazione del busto di Vassena nel 1968, alcuni sommozzatori dei Vigili del Fuoco posero su un blocco di calcestruzzo alla profondità di 15 metri poco fuori dal porto di Argegno una lapide commemorativa con le seguenti parole: «A Pietro Vassena nel ventesimo anniversario del record mondiale di profondità – 12 marzo 1948/1968»
Contatti
Comune di Argegno via Valle Intelvi 7, Argegno (CO); Tel. 031821120
* struttura in parte scomparsa
Informazioni
Collocazione: l’ex torre dei Viscardi sorgeva sopra l’edificio che oggi ospita il Bar Motta in via Milano di fronte a piazza Testi, mentre gli edifici di origine medioevale prospettano sul lato sinistra di Piazza Roma guardando dal lago
Pavimentazione: piazza in porfido, marciapiede a monte lastricato in porfido, strada asfaltata
Barriere architettoniche: marciapiedi lungo la SS 340 spesso molto affollati
Accesso: l’attraversamento sulle strisce pedonali della SS 340 può essere molto difficoltoso a causa dell’intenso traffico. Pertanto è consigliabile tornare indietro seguendo il marciapiede a lago: di fronte al bar Il Porto, imboccare un sottopasso privo di barriere architettoniche che consente l’accesso a Piazza Rimembranze (di fronte alla Trattoria “da Emilio”) e da qui, sempre senza barriere architettoniche, attraverso uno stretto vicolo si sbocca su Piazza Roma, proprio di fronte alla nuova fontana.
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona (a pagamento in piazza Roma); sportello bancario Banca Popolare di Sondrio presso la Stazione lacuale in Piazza Testi, Farmacia in via Milano di fronte a Piazza Testi.
Svago e Ristorazione: pontile della Navigazione Laghi con servizio igienico all’interno della stazione lacuale, bar, ristoranti e negozi in piazza Roma e nella zona adiacente
Descrizione
(Silvia Fasana)
Della ex torre medioevale detta dei Viscardi ora si può osservare solo la parte inferiore, perché quella superiore è crollata nel 1876. Le poche immagini che ci sono state tramandate mostrano una torre merlata, poco più bassa del campanile della vecchia Parrocchiale, con feritoie e finestrelle su tutti i lati. Secondo Donato Gregorio, autore di una documentata pubblicazione su Argegno, probabilmente si accedeva ad essa direttamente dall’attuale Bar Motta oppure salendo dalla scalinata che oggi porta al terrazzo soprastante il locale.
A fianco del Bar Motta si trovano una serie di edifici di chiara origine medioevale, tra cui l’attuale Ristorante Barchetta e altri esercizi turistici e commerciali, che prospettano su Piazza Roma. Un’affascinante ipotesi, avanzata da Donato Gregorio e suggerita da alcuni documenti del Quattrocento, vuole che in questa posizione sorgesse un grande «Palaxium», palazzo, appartenente a Giovanni de Castello.
Nel catasto Teresiano del 1755 è indicata la presenza di un torchio ubicato approssimativamente dove attualmente si trova il negozio di abbigliamento per bambini.
*struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: l’ex-chiesa parrocchiale cinquecentesca dedicata alla SS. Trinità si estendeva in diagonale sull’attuale Piazza Roma, con la facciata rivolta ad ovest, situata circa dove si trova l’attuale fontana
Descrizione
(Silvia Fasana)
Citata per la prima volta in un documento del 1565, presumibilmente l’antica chiesa della SS. Trinità è stata edificata tra il 1491 e il 1564 per volontà degli stessi abitanti di Argegno data la distanza e la strada disagevole che li separava dalla chiesa di S. Sisinio (l’attuale via Salita Andrea Brenta altrimenti chiamata Strada di Boeucc). Nel 1610 fu eretta Parrocchiale. A navata unica, sull’altare maggiore campeggiava una pala della SS. Trinità, circondata da stucchi; ai lati dell’altare, due nicchie sovrastanti le due porte di ingresso nella sacrestia accoglievano i busti reliquiari di San Filippo Neri e San Valentino. La chiesa possedeva anche due cappelle laterali, realizzate durante i grandi lavori di ristrutturazione dell’edificio nei primi decenni del Seicento. Quella di sinistra era dedicata alla Beata Vergine del Rosario, con una statua della Madonna (ora conservata nella nuova Parrocchiale). La cappella di destra invece era dedicata a San Fermo (in alcune visite pastorali si cita la dedicazione anche a San Nicola e San Giuliano). Tra il Seicento e il Settecento fu realizzato un campanile a sinistra dell’ingresso che sostituiva il precedente posto sulla destra.
Già alla fine dell’Ottocento la vecchia chiesa appariva in cattive condizioni, troppo piccola per le necessità dell’aumentata comunità e in posizione infelice, adiacente alla Regina, strada di continuo passaggio. Agli inizi del Novecento si fece strada l’idea di edificare una nuova chiesa; nel 1928 se ne iniziò la costruzione. La vecchia chiesa fu sconsacrata nel 1929; l’anno successivo il fabbricato fu acquistato dal Comune per 120.000 lire, per destinare l’area a piazzale, in modo da rendere il centro del paese più funzionale alle nuove esigenze turistiche. Tra marzo e aprile del 1931 la vecchia chiesa fu demolita.
Informazioni
Collocazione: vasto caseggiato tinteggiato di giallo compreso tra via Cacciatori delle Alpi fino al ponte, vicolo dei Pescatori (dove un tempo era l’ingresso) e via Lungo Telo di destra. Il nostro itinerario lo incontra in corrispondenza del numero civico 22 di via Cacciatori delle Alpi
Pavimentazione: porfido
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: dal fondo di Piazza Roma si imbocca via Cacciatori delle Alpi
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona (a pagamento in Piazza Roma)
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi in piazza Roma e nella zona adiacente
Descrizione
(Silvia Fasana)
Questo antico edificio era chiamato nel 1663 la “Cà del Ponte” ed era sede di un hospitium comunale, osteria con alberghetto. Da alcuni documenti del 1600 si può ricostruire che il primo piano ospitava l’osteria propriamente detta con un locale dove si cucinava, una sala da pranzo, una piccola cantina o dispensa forse con un macello. Il forno era situato in un edificio a fianco, oggi sede di un negozio di alimentari che fino ad alcuni anni fa produceva pane. Le camere dell’albergo erano situate al piano superiore. È probabile che l’edificio avesse anche un luogo di ricovero per i cavalli.
La gestione di queste strutture, con la possibilità di vendere pane, carne, vino e tutto ciò che era necessario al funzionamento dell’osteria stessa, veniva affidata dall’assemblea dei capifamiglia tramite convenzioni a degli appaltatori privati. Il fabbricato fu venduto dalla comunità a privati nel 1786.
Informazioni
Collocazione: il ponte medioevale collega le due sponde del torrente Telo, che scende dalla Valle Intelvi
Pavimentazione: acciottolato
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: da una piccola deviazione dal nostro percorso seguendo via Cacciatori delle Alpi, passando sotto un antico portico. Attenzione al parapetto del ponte! Le spalle sono alte circa 70 cm.
Servizi: molti parcheggi disponibili in zona (a pagamento in Piazza Roma)
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi in piazza Roma e nella zona adiacente
Descrizione
(Silvia Fasana)
L’antico ponte sul Telo è forse uno degli elementi architettonici più caratteristici di Argegno. L’intera struttura è databile tra il XII e il XIII secolo; nel secolo XVII però ha subito alcune modifiche, ma conserva ancora le spalle del vecchio manufatto.
Dal ponte, voltando le spalle al lago, si può vedere come il torrente Telo qui abbia inciso profondamente il suo letto nella roccia per raccordarsi al livello del lago in cui sfocia. Sulle ripide pendici rocciose sono sospese a strapiombo antiche abitazioni e opifici, evidenziando il ruolo fondamentale del torrente per la vita e l’economia di Argegno.
Sulla destra di chi guarda (ovvero alla sinistra idrografica del torrente) si può osservare un’impressionante parete costituita da rocce sedimentarie calcaree di origine marina. Tali rocce costituivano i fondali di un antico mare che occupava la nostra zona durante l’Era secondaria, successivamente piegati dagli intensi movimenti orogenetici da cui hanno avuto origine le Alpi. Questa successione di strati rocciosi è caratterizzata da una evidente piega sinclinale, ovvero con la convessità rivolta verso il basso.
Oltre la parete rocciosa si possono intravedere i ruderi dell’antica fucina da fabbro con maglio. Fu costruita nella seconda metà del Settecento dai fratelli Francesco e Domenico Peroni, che incanalarono le acque del Telo sia per far alzare ed abbassare il maglio meccanico sia per far funzionare il sistema di ventilazione della fucina. È probabile che il ferro lavorato ad Argegno provenisse dalle miniere della Valle Albano, della Val Cavargna e della Val Morobbia. Venivano prodotti attrezzi agricoli e oggetti di uso quotidiano, decorativi e anche ferri di cavallo. La fucina venne chiusa nel 1968 dopo la morte dell’ultimo fabbro, Domenico Peroni.
Informazioni
Collocazione: la Salita Andrea Brenta si stacca dalla via Cacciatori delle Alpi dopo circa 30 metri dal ponte medioevale e sale verso la Valle Intelvi.
Pavimentazione: sono in corso lavori di sistemazione della pavimentazione (dicembre 2011)
Barriere architettoniche: la via Salita Andrea Brenta è una lunga scalinata con bassi gradini
Accesso: per accedere ad un interessante cortile, si sale il marciapiede lastricato in pietra sul lato sinistro di via Cacciatori delle Alpi (che in questo punto è rilevato di circa 5 centimetri), si salgono i primi 8 gradini, arrivando ad un piccolo pianerottolo e si prosegue poi nel passaggio pianeggiante sulla destra.
Per entrare nel cortile, fare attenzione alla soglia dell’ingresso
Servizi: parcheggi disponibili in zona (a pagamento in piazza Roma)
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi in piazza Roma e nella zona adiacente
Descrizione
(Silvia Fasana)
Questa salita a gradini, secondo lo studioso Marco Lazzati, era l’inizio di un’antica strada (probabilmente la principale) che portava dal Lario alla Valle Intelvi, detta Strada dei Boeucc. Questa via, passando dalla chiesa di San Sisinnio, si dirigeva a Rovasco, Dizzasco e a San Fedele Intelvi, dove presumibilmente si biforcava: un ramo verso Osteno (passando per Laino) e un altro ramo per Arogno, in Valmara (transitando da Pellio, Scaria e Lanzo). È citata per la prima volta in un documento notarile del 1428: ora è dedicata ad Andrea Brenta, oste di San Fedele, fervente patriota e principale fautore del moto insurrezionale intelvese del 1848, purtroppo fallito con esiti drammatici. Questa stessa via fu percorsa il 26 ottobre 1848 dal comando militare austriaco di Como, capeggiato dal generale Wolhgemuth, per andare a stanare il Brenta e i suoi, dopo aver saccheggiato la Parrocchiale di Argegno. Gli Austriaci furono però fermati alle cosiddette “Termopili Intelvesi” tra Dizzasco e Castiglione e costretti alla ritirata.
Entrando nel bel cortile (privato!) situato sulla destra all’inizio della Salita Brenta, si consiglia di osservare l’abitazione sul lato sud, preceduta da un portico su due piani con fondo lastricato in pietra e lungo circa 10 metri. Al primo piano il portico presenta tre aperture frontali (quella centrale è un elegante arco); sul muro sinistro del portico spicca un delicato affresco della Madonna con il Bambino. Maria indossa il tradizionale abito rosso con manto blu che le ricade sul braccio sinistro. Stringe a sé con il braccio destro il Bambino nudo, in un abbraccio affettuoso, mentre con la mano sinistra gli regge il piedino. Il Bambino, seduto su un cuscino protetto da un drappo bianco, guarda negli occhi la madre, mentre con la mano destra le cerca il seno. Per questo gesto tipicamente infantile, reso in maniera pudica e delicata, possiamo ritenere che il dipinto richiami il tema della Madonna del Latte, senza affrontarlo direttamente. Come un quadro, questa immagine è racchiusa in una quadratura dipinta ad imitazione di una cornice di marmo rossastro, a sua volta circondata da una elaborata decorazione pittorica che richiama una struttura architettonica (un’edicola) in marmi policromi, con colonne e architrave spezzato, abbellito da fiori colorati. Secondo Donato Gregorio, autore di una documentata pubblicazione su Argegno, «le figure farebbero pensare ad un Settecento inoltrato, ma l’architettura illusionistica in cui sono inserite, riporta alla prima metà di quel secolo. Stilisticamente la quadratura riporta all’affresco di Palazzo Scotti di Laino, ma anche a quelle della chiesa della Purificazione di Cima di Porlezza e quindi all’ambito dei Pozzi di Valsolda». La tradizione popolare vorrebbe che nell’edificio dove si trova l’affresco, in passato vi fosse un monastero, ma non è stata individuata alcuna traccia documentaria in proposito.
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S. Sisinnio sorge su un meraviglioso terrazzo panoramico alla sinistra idrografica del torrente Telo.
Pavimentazione: l’inizio del vialetto di accesso è, come la strada, acciottolato, poi a metà diventa lastricato ma sconnesso in alcuni punti
Barriere architettoniche: i tre fornici ad arco del nartece che precede la chiesa hanno una larghezza di circa 2 metri e mezzo quello centrale, mentre quelli laterali di 2 metri. I due fornici rettangolari sono invece larghi circa un metro.
Accesso: Il muro di contenimento del sagrato che fiancheggia a destra la strada di accesso diventa via via più basso e si congiunge al piano della strada. Si svolta a destra imboccando un vialetto (lungo circa 5 metri e largo 2) con fondo all’inizio acciottolato, poi lastricato, in leggera salita, che immette in Piazzetta Donato Ricillo. È opportuno fare attenzione, perché il vialetto sul ciglio destro non è protetto fino all’inizio del sagrato vero e proprio, che invece è delimitato sulla destra da un muretto alto 50 centimetri sormontato da una inferriata di 120 centimetri e preceduto dal basamento di una antica colonna. Sul lato sinistro invece il vialetto è delimitato da una catena in ferro retta da pali sempre in ferro alti circa 30 centimetri, posti su un gradino.
Alla chiesa è possibile anche accedere dalla stretta via San Sisinnio, che si stacca dalla Strada Provinciale della Valle Intelvi approssimativamente di fronte al Cimitero di Muronico.
All’interno della chiesa si accede superando un basso gradino che funge da soglia.
Servizi: parcheggio in Piazzetta Donato Ricillo (qui la sosta è vietata ad eccezione dell’orario delle funzioni); fermata dell’autobus della linea C20 Como – Argegno – San Fedele Intelvi – Lanzo circa 30 metri dopo il cimitero di Muronico in entrambe le direzioni.
Svago e Ristorazione: nessuno.
Descrizione
(Silvia Fasana)
La chiesa di S. Sisinnio oggi è la parrocchiale di Muronico (frazione del Comune di Dizzasco), ma sorge in territorio del Comune di Argegno. Anche nel Medioevo era indicata in tutti i documenti come «de Arzenio»; la chiesa, infatti, un tempo dipendente dalla chiesa plebana di S. Stefano di Castiglione Intelvi, se ne staccò nel 1446 per volontà del vescovo Bernardo Landriani, diventando parrocchiale di Argegno, Muronico e Rovasco. Tale rimase fino al 1610, quando, su istanza degli abitanti, Argegno ottenne di avere come propria parrocchiale la cinquecentesca chiesa della SS. Trinità, costruita per ragioni di comodità in prossimità del lago in corrispondenza dell’attuale piazza Roma e poi sostituita nel 1929 dalla nuova parrocchiale, di identica dedicazione.
È stato ipotizzato che la chiesa di S. Sisinnio risalga all’Alto Medioevo, considerando la sua dedicazione a questo diacono originario della Cappadocia, inviato con il lettore Martirio e l’ostiario Alessandro da Sant’Ambrogio nel secolo IV all’amico San Vigilio, vescovo di Trento, per evangelizzare la Val di Non (o Anaunia, da cui la denominazione di Anauniesi con cui questi tre Santi vengono spesso designati). Il culto di San Sisinnio si diffuse nella nostra zona presumibilmente in età longobarda, durante il cosiddetto Scisma dei Tre Capitoli.
La citazione più antica di questa chiesa è in un documento di investitura feudale risalente al periodo del vescovo Raimondo di Como (1253-1273). La chiesa fu più volte rimaneggiata e abbellita. Durante i moti insurrezionali del 1848, animati in Valle Intelvi da Andrea Brenta, la chiesa di S. Sisinnio fu sede del comitato insurrezionale, e sul campanile fu issato il tricolore. A metà del secolo scorso fu dipinta dallo statista inglese Sir Winston Churchill in vacanza sul Lario in un suo celebre quadro.
La facciata intonacata in giallo e decorata a trompe l’oeil, è preceduta da un elegante nartece barocco, anch’esso decorato, a cinque fornici, tre ad arco e due rettangolari.
L’interno è ad una sola navata, con presbiterio rettangolare e abside semicircolare e quattro cappelle laterali. La prima cappella a destra accoglie la statua lignea policroma della Madonna della Cintura, festeggiata la prima domenica di febbraio; segue la cappella della Madonna della Cintura con la statua in marmo bianco della Vergine con il Bambino dello scultore Tommaso Orsolino. La prima cappella di sinistra è invece dedicata a San Giovanni Battista, con altare sormontato da un delicato dipinto con la Madonna, Gesù Bambino e San Giovannino; segue la cappella dedicata a San Sisinnio.
Gli arredi lignei del ‘700 finemente intarsiati, gli affreschi della volta del presbiterio attribuiti a Bernardino Barelli, gli stucchi del presbiterio e delle due cappelle laterali attigue (la cui ideazione generale è stata attribuita a Giovanni Battista Barberini), le tele ad olio, i paliotti in scagliola, un tabernacolo rinascimentale e i busti reliquiari lignei policromi esposti nel presbiterio, fanno della chiesa di San Sisinnio un vero gioiello che merita assolutamente una visita.
Contatti
Parrocchia di Muronico Parroco Tel. 031.817981