CamminaCittà: Cantù
Proponiamo qui alcuni brevi itinerari per chi Cantù non l’ha mai vista. Per chi non ha provato meraviglia davanti al Cristo affrescato nel catino dell’abside di S. Vincenzo in Galliano, la chiesa amata da Ariberto, il grande arcivescovo di Milano. Per chi non conosce il campanile di S. Paolo, così essenziale e ardito, e le absidi romaniche di S. Teodoro, gli affreschi cinquecenteschi della Cappella della Beata Vergine e tutte le chiese dove sostare nella penombra e nel silenzio. E per chi non ha visto gli edifici sacri e i monasteri dove per secoli le monache, chiuse al mondo, pregavano per tutti.
Un tempo le mura circondavano il borgo, fatta eccezione per la collina di Galliano: mura possenti, con torri di guardia e la Porta Ferraia e le altre di cui si sono perse le tracce. Al centro la “platea magna” dove oggi si brucia la Giubiana: ora luogo d’incontro, da cui si può partire a veder ricche dimore, case segnate dal tempo e palazzi espositivi che conservano mobili preziosi e merletti pieni di leggerezza e di grazia.
E poi fuori delle mura, il Santuario della “Madonna Bella” con i suoi affreschi e il suo antico miracolo; e, per finire, la città moderna, testimoniata, ad esempio, dalle belle Scuole di via Andina così bianche, così luminose, così lineari e razionali, che appaiono quasi all’improvviso svoltando a metà del lungo Viale alla Madonna.
I tesori di Cantù non sono facili da scoprire. In qualche punto della città, in qualche stradina silenziosa, in qualche angolo remoto o semplicemente ignorato si nascondono finestre ogivali, un piccolo museo d’arte sacra, un’antica farmacia, una Madonna con il Bambino su una vecchia parete. Sono lì e aspettano.
La rilettura della città di Cantù comincia dalla riscoperta di due percorsi urbani, il primo dedicato al tema, sacro-devozionale, ma anche storico-artistico, dell’antico culto della Madonna del latte; il secondo invece dedicato alla valorizzazione di una importante struttura ormai quasi del tutto scomparsa: le mura medioevali della città.
Ne seguiranno a breve altri, di percorsi, ma sempre legati ad un comune “filo rosso”: quello dell’attenzione costante alla solidarietà e alla accessibilità, nella convinzione che il bello, e quindi anche il bello dei luoghi, deve essere davvero per tutti. Percorrendo questi itinerari proposti, il visitatore potrà scoprire che i luoghi del passato e del presente, a Cantù come ovunque, formano una “rete” di sicuro spessore culturale e che il patrimonio artistico in essi custodito o da essi rappresentato nasce da vicende che hanno profondamente segnato la storia locale e nazionale.
I percorsi sono ovviamente descritti per chi si muove a piedi. La dimensione della lentezza e cammino, infatti, meglio di qualunque altra, consente dì cogliere le ragioni storiche dell’itinerario e di apprezzare senza fretta la bellezza, ora evidente, ora più modesta e nascosta, dei luoghi e dei monumenti illustrati. Non si è avuta la pretesa, in nessun caso, di fornirne informazioni complete e dettagliate, ma piuttosto si è cercato di fare rivivere monumenti e luoghi nel tessuto delle ragioni storico-geografico-socio-culturali che ne hanno determinato la nascita le trasformazioni . Si è cercato, infine, di restituire anche il volto scomparso di Cantù; di descrivere, cioè, e di rendere leggibili anche edifici ormai cancellati dal tempo. Solo così, a nostro parere, i luoghi di questa città potranno mantenere vivo il legame con la propria storia e continuare a sperare, per il futuro, nel meritato e dovuto rispetto.
Intervento realizzato nell’ambito del progetto ID 115 “Monumenti aperti, per una città per tutti” finanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e promosso da Regione Lombardia – DG Politiche sociali, abitative e disabilità ai sensi del DDUO n. 9116 del 21/06/2018