Il Castello / Palazzo Pietrasanta
Informazioni
Collocazione: l’antica rocca di Cantù, poi trasformata nel Palazzo Pietrasanta, sorgeva in posizione sopraelevata sul colle di San Paolo, accanto alla chiesa di San Paolo.
Accesso: il palazzo è in condizioni di inagibilità e pertanto non è visitabile. Per avere un’idea della grandiosità del complesso, si può però entrare nella corte inferiore, con accesso dalla fine di via Carlo Annoni verso Piazza Garibaldi.
Servizi: fermate degli autobus urbani ed extraurbani in Piazza Parini; Bancomat in Piazza Garibaldi e in via Corbetta; Farmacie in via Ariberto da Intimiano e via Matteotti;
Svago e Ristorazione: bar e negozi; giardini pubblici in via Dante (Parco Argenti) e via Roma (Parco Martiri delle Foibe).
Descrizione
Alla metà del X secolo, nell’Italia settentrionale, a seguito dell’invasione degli Ungari, i nuclei abitativi furono costretti a dotarsi di fortificazioni di difesa: Cantù non fece eccezione. Un “castrum”, ovvero una struttura fortificata, risulta già attestata sul colle di San Paolo fin dall’inizio del XII secolo (1101). Situato in una posizione strategica di controllo del territorio e delle vie di comunicazione tra Milano, Como e l’alta Brianza, alla sommità di un rilievo morenico, questo “castrum” fu particolarmente importante nell’ambito della lunga lotta che vide contrapposti i comuni di Como e di Milano e poi le loro nobili famiglie nei secoli XII-XIV. Da documenti notarili del XIV-XV secolo risulta che la rocca fosse utilizzata nella parte bassa anche come prigione.
Quando nel 1475 Cantù venne data da Galeazzo Maria Sforza in feudo a Francesco Pietrasanta, il castello divenne la roccaforte della famiglia. In seguito ai danni arrecati alla rocca nel 1527 da Gian Giacomo De Medici detto il Medeghino, i Pietrasanta riedificarono nello stesso luogo un palazzo inglobando i resti della precedente costruzione, e lo rimaneggiarono più volte per renderlo una sontuosa villa urbana, venendo meno l’originaria funzione difensiva. La facciata anteriore, che dà sull’attuale Piazza Garibaldi, molto semplice, presenta un interessante portale con decorazione a bugnato. All’interno spicca il salone principale, con una decorazione di gusto neoclassico attribuita a Giocondo
Albertolli e una Scena di danza campestre al centro del soffitto ascritta ad Andrea Appiani e, forse più probabilmente alla sua scuola. Entrambi i lavori risalirebbero ai primissimi anni dell’Ottocento. In questo palazzo, tra il settembre e il novembre 1784, soggiornò il compositore Domenico Cimarosa, ospite della famiglia Pietrasanta, che ebbe una liason musicale e forse non solo con la canturina Antonia Mazzucchelli (la Mazzucchella) e probabilmente anche con la nobile Margherita Argenti.
Dopo i Pietrasanta la villa passò alla famiglia Salterio, che acquistò non solo il castello ma anche le costruzioni adiacenti: una delle parti posteriori nel 1837 è stata trasformata in filanda, mentre quella inferiore ha ospitato uno storico ristorante intitolato a Garibaldi. Dopo essere passato in eredità agli Airaghi, e poi acquisito dal Comune, ora il complesso, in attesa di restauro, non è visitabile.
Le imponenti mura che circondano l’intero complesso danno luogo a preziosi giardini pensili, un tempo luoghi di delizia, ora anch’essi in attesa di recupero.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Per saperne di più:
Sito del Gruppo Arte e Cultura
Sito del Cammino di San Pietro
Basilica di S. Paolo
Informazioni
Collocazione: la Basilica sorge in cima al colle di San Paolo, accanto al Palazzo Pietrasanta, su un sagrato panoramico che dà sulla sottostante Piazza Garibaldi.
Accesso: si accede generalmente dall’ingresso laterale sinistro.
Pavimentazione: il sagrato (“pasquèe”) è in acciottolato; in corrispondenza dell’ingresso laterale un mosaico sempre in acciottolato raffigura una lampada con la fiamma accesa. Una fascia in piastrelle di pietra borda il perimetro della chiesa, il sagrato e l’aiuola verde posta sul lato sinistro della Basilica. I gradini d’accesso al portale principale sono in pietra; il pianerottolo sulla alla sommità della scalinata è in lastre di pietra.
Barriere architettoniche: una scalinata di 11 gradini porta al pronao in facciata.
L’entrata laterale è preceduta da una bussola con apertura frontale.
All’interno dell’edificio, per accedere all’abside della navata centrale occorre salire 5 gradini; per accedere alle absidi di quelle laterali 3 + 2 gradini.
Servizi: fermate degli autobus urbani ed extraurbani in piazza Parini; Bancomat in Piazza Garibaldi e in via Corbetta; Farmacie in via Ariberto da Intimiano e via Matteotti;
Svago e Ristorazione: bar e negozi; giardini pubblici in via Dante (Parco Argenti) e via Roma (Parco Martiri delle Foibe).
Altre informazioni: la Basilica è normalmente aperta. Per gli orari di apertura, vedere i contatti sotto riportati.
Sul lato sinistro della Basilica si trova quella che un tempo era la Casa dei Canonici.
Sulla piazzetta si affacciava un tempo l’Oratorio dei Morti, poi demolito quando fu trasferito il Cimitero accanto al Santuario della Beata Vergine dei Miracoli in età napoleonica.
Descrizione
La basilica di S. Paolo, a tre navate, fu edificata verosimilmente nell’XI secolo sulla collina dominante il borgo di Cantù. Dell’edificio originario restano, all’esterno, alcune parti dell’abside centrale con decorazioni ed archetti pensili suddivisi in cinque gruppi da lesene; altri archetti sono visibili anche in facciata al di sopra del protiro e una decorazione segue il profilo del tetto. Alla fine dell’XI secolo risale il campanile, simbolo della città, che si innesta nella navata sinistra direttamente in facciata. Realizzato nella parte inferiore in massi squadrati e ciottoli e in quella superiore in mattoni, è sovrastato da una cinquecentesca cuspide conica in laterizi; è aperto da feritoie e da tre ordini di bifore.
L’aspetto attuale della chiesa è dovuto in gran parte ai rimaneggiamenti intervenuti nella seconda metà del Cinquecento, quando San Carlo Borromeo ne aveva promosso il restauro per trasferirvi la Collegiata da S. Vincenzo di Galliano (1582).
Precede la facciata un pronao secentesco, cui si accede da una imponente scalinata. Del portico cinquecentesco a colonne binate, che in origine circondava l’edificio, rimane solo qualche campata sul lato settentrionale (quello sinistro guardando la facciata).
L’interno è diviso in tre navate, scandite da colonne di serizzo e originariamente dotate di un soffitto a cassettoni, sostituito da una volta a mattoni nel 1579 per quanto riguarda le navate minori e nel 1674 per la navata centrale.
Le vetrate della navata maggiore rappresentano i quattro santi canturini: Adeodato, Ecclesio, Savino e Manifredo (Luigi Migliavacca, 1930); in controfacciata, in corrispondenza della navata sinistra una vetrata è dedicata a San Carlo Borromeo.
All’inizio della navata sinistra (entrando), una nicchia accoglie una statua di Santa Apollonia, la patrona della città (grande festa il 9 febbraio), di cui si conserva una reliquia proveniente dal monastero benedettino di S. Maria. Segue la neoclassica cappella del Crocifisso, edificata nel 1795 su
progetto di Carlo Felice Soave, che accoglie un pregevole Crocifisso ligneo cinquecentesco proveniente dalla Basilica di Galliano.
Sul fondo della navata sinistra si trova la cappella della Sacra Spina; un tempo era dedicata a San Giuseppe, come indicano le tele secentesche alle pareti raffiguranti La fuga in Egitto e Il Transito di San Giuseppe. Sull’altare, ornato da un trittico novecentesco del pittore Luigi Migliavacca a tema, nel tabernacolo è posta la reliquia della Sacra Spina, proveniente dalla chiesa di S. Maria del Monastero delle Benedettine. Al di sopra una pregevole vetrata quattrocentesca raffigura i Santi Pietro e Paolo.
Il presbiterio è dominato dall’altare a tempietto in marmi policromi (1783) affiancato dalle sculture bronzee di San Pietro e di San Paolo; sulla volta spicca San Paolo in Gloria (Francesco Verda, 1852). Nell’abside le vetrate rappresentano La conversione di San Paolo e Il Martirio del Santo (Luigi Migliavacca 1930). Nel catino absidale sono raffigurate le Quattro Virtù Cardinali (1930).
Al termine della navata destra si apre la cappella della Beata Vergine del Carmine, che nella prima metà del Seicento secolo fu ristrutturata per volere della famiglia Argenti (come testimoniano le lapidi alle pareti). Qui sono conservate alcune opere attribuite a Giovanni Battista della Rovere (fratello del più celebre Giovanni Mauro, entrambi detti Fiammenghino) raffiguranti da sinistra Sant’Orsola (?), Santa Caterina d’Alessandria (venerata in questa cappella già dal 1610 come attesta l’iscrizione sottostante), Sant’Ambrogio, Sant’Agata, Santa Teresa d’Avila. Sulla volta è dipinta la Madonna del Carmine con Angeli, mentre sulla lunetta due Profeti. In questa cappella sono presenti altri due dipinti di altra mano: una Madonna del Carmine che consegna lo scapolare a San Simone Stock (sulla parete sinistra) e un San Carlo (su quella destra). Le due vetrate di questa cappella sono dedicate rispettivamente a Santa Teresa del Bambin Gesù e a San Luigi Gonzaga.
A metà della navata destra è da segnalare un altare sovrastato dalla riproduzione della Grotta di Lourdes, conclusa nel 1897-98; a seguire due tele, di cui la prima è Conversione di San Paolo attribuita a Camillo Procaccini e la seconda la secentesca Martirio di Sant’Apollonia.
La chiesa di S. Paolo fu elevata da Pio XII a Basilica Romana Minore nel 1950, per intervento del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster.
Contatti
Parrocchia S. Paolo – Segreteria, via C. Annoni 3 Cantù; Tel. 031.701393; E-mail segreteria.sanpaolo@sanvincenzocantu.it; Sito internet http://sanvincenzocantu.it/comunita-pastorale/parrocchie/san-paolo/
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Per saperne di più:
Sito della Comunità Pastorale “San Vincenzo” Cantù-Intimiano
Sito del Comune di Cantù
Sito del Gruppo Arte e Cultura
Sito Romanicomo
Sito del Cammino di San Pietro
Le mura di Cantù*
* Strutture per la maggior parte scomparse
Descrizione
Attorno al “castrum” sul colle di San Paolo, già alla fine dell’XI secolo, si andò progressivamente formando un sistema di perimetrazione murata, verosimilmente sfruttando anche le barriere naturali a ridosso del colle. Questo sistema, nei secoli successivi, si andò ridefinendo e ampliando in rapporto all’aumento della popolazione del borgo dovuto alla spinta economica generale.
Un documento del 1086 cita una Porta Ruscana nell’area del Monastero di S. Maria. Nel 1222 l’arcivescovo Enrico da Settala, bandito dal Comune di Milano dalla fazione popolare allora egemone, con i suoi seguaci trovò sicuro rifugio a Cantù, che doveva pertanto offrire una valida barriera di difesa: questo portò nel 1225 i nobili milanesi vincitori a concedere ai canturini la parificazione ai cittadini di Milano. Altri documenti del 1253-1256 farebbero presupporre anche una qualche forma di delimitazione muraria nella zona di Pianella.
Quando poi nel 1324 i fratelli Gaspare e Giovannolo Grassi proclamarono l’indipendenza di Cantù da Milano – come riporta Ludovico Muratori negli Annales Mediolanenses, essi ricostruirono un tratto della cinta muraria per un miglio, munendola con «grossissime mura» e «trentacinque torri», per difendere il borgo di Canturio dalla vicina e potente Milano. È probabile che i Grassi si limitarono a ricucire e sistemare fortificazioni sorte nei secoli precedenti, dando forma e definendo un’unica entità insediativa con gli altri nuclei abitati alto-medioevali di Santa Maria e San Michele, come fa notare Graziano Alfredo Vergani.
La cinta muraria, con le numerose torri e le porte (almeno cinque delle quali di origine medioevale) che la caratterizzavano, dovette rappresentare per molti secoli una delle principali caratteristiche di Cantù, citata spesso come “la città delle cento torri”. Questa struttura urbanistica del borgo risulta ben evidente da una pianta del borgo di Cantù e Galliano risalente alla seconda metà del Cinquecento, conservata nell’Archivio Diocesano milanese.
Nei primi dell’Ottocento l’antico sistema fortificato era ancora visibile (seppure con le modifiche intercorse durante i secoli); nel 1835 il prevosto Carlo Annoni pubblicava una mappa della città cinta dalle mura incisa dai fratelli Bramati su disegno di Carlo Montanara, a corredo del suo libro Monumenti e fatti politici e religiosi del borgo di Canturio e sua pieve, dove sono segnati i punti esatti delle porte e delle mura all’inizio dell’Ottocento.
La distruzione del sistema murario risale per lo più alla seconda metà del XIX secolo, nel corso dei primi interventi urbanistici messi in atto dopo l’unità d’Italia: questo ha decretato la perdita di un incommensurabile patrimonio di fonti materiali, di storia, di tradizioni, di identità collettiva per la città.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Porta Ferraia o di San Paolo
Informazioni
Collocazione: Porta Ferraia (o di San Paolo) si trova all’interno del giardino dell’ex Casa Scotti, già parte della proprietà dei Pietrasanta e poi degli Archinto, dei quali è rimasto il bel portale secentesco con cornice a bugnato e con lo stemma di famiglia.
Accesso: la porta attualmente non è visibile, perché compresa in una proprietà privata interessata da lavori in corso.
Servizi: fermate degli autobus urbani ed extraurbani in piazza Parini; Bancomat in Piazza Garibaldi e in via Corbetta; Farmacie in via Ariberto da Intimiano e via Matteotti;
Svago e Ristorazione: bar e negozi; giardini pubblici in via Dante (Parco Argenti) e via Roma (Parco Martiri delle Foibe).
Descrizione
Quella indicata come Porta di San Paolo nella mappa di Carlo Montanara pubblicata nel 1835 da don Carlo Annoni è l’unica ancora esistente aperta lungo il perimetro orientale delle mura del borgo, accanto all’oratorio della Beata Vergine, qualche decina di metri a nord della Basilica omonima. Viene indicata da fonti ottocentesche come anche Porta Ferraia o Ferraria, in rapporto con la vicina Contrada della Ferraia, individuabile attorno all’attuale via Pietrasanta che si trova a meridione della porta. Il toponimo della contrada rimanda alla lavorazione del ferro per ottenere attrezzi agricoli e chiodi, produzione già attestata a Cantù da tempi remoti. Infatti un documento del 907 attesta l’obbligo assunto dai fratelli Godeperto e Orso, abitanti di Galliano, di produrre ogni anno un certo numero di falci per l’abbazia di Nonantola (MO).
La porta, a pianta di trapezio irregolare, è stata interpretata come la parte basale di una porta-torre che si apriva nella cinta muraria cittadina; il portale è ad arco leggermente ribassato, incorniciato da un archivolto in conci di ceppo.
Secondo Graziano Alfredo Vergani, autore di uno studio delle unità stratigrafiche murarie, la struttura sarebbe il risultato di una lunga serie di interventi e manomissioni durata secoli, almeno dall’XI-XII allo scorso secolo. Non sono stati rinvenuti però documenti medioevali e post medioevali che la citano.
Inoltre è interessante notare come nella cartografia dal secolo XVI in poi, la Porta di San Paolo non compare e non risulta neppure collegata con una via di uscita o accesso dal borgo, anche se evidentemente è posta sulla direttrice del colle di Galliano: è una «Porta che non porta». Ciò si spiegherebbe con il progressivo sviluppo dal XIII secolo del borgo di Cantù a discapito del nucleo di Galliano (culminato nel 1582 nel trasferimento della funzione plebana da S. Vincenzo a S. Paolo), situazione che avrebbe portato alla perdita di importanza o addirittura all’abbandono di un antico collegamento viario legato a questa porta, traccia del quale potrebbe essere ravvisata nel toponimo Gallianello.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Per saperne di più:
Sito del Gruppo Arte e Cultura
Sito del Cammino di San Pietro
G. A. Vergani, La porta che non porta. Porta Ferraia di San Paolo e il sistema urbano di Cantù nel Medioevo, Gruppo Arte e Cultura, Cantù 1998.
Casa Prepositurale di S. Paolo
Informazioni
Collocazione: la Casa Prepositurale di S. Paolo si trova al termine di via Carlo Annoni, di fronte all’oratorio.
Accesso: alla Segreteria parrocchiale si accede dall’ingresso che dà su via Carlo Annoni al civico 3. Un altro ingresso pochi metri prima (nel senso del percorso indicato) immette nel Museo.
Pavimentazione: via Annoni è acciottolata, con una fascia laterale (a destra per chi scende) in piastrelle di pietra; i gradini dei due accessi sono in lastre di pietra.
Barriere architettoniche: per accedere alla segreteria parrocchiale occorre superare un gradino ad altezza variabile in rapporto alla pendenza della via. Attenzione alle piccole soglie metalliche in corrispondenza degli ingressi.
Servizi: fermate degli autobus urbani ed extraurbani in piazza Parini; Bancomat in Piazza Garibaldi e in via Corbetta; Farmacie in via Ariberto da Intimiano e via Matteotti;
Svago e Ristorazione: bar e negozi; giardini pubblici in via Dante (Parco Argenti) e via Roma (Parco Martiri delle Foibe).
Altre informazioni: la segreteria della Parrocchia di S. Paolo è aperta il lunedì, il mercoledì e il venerdì 9.30 – 11.30; il martedì 17.30 – 19.00; il giovedì 16.00 -18.00.
Descrizione
L’edificio della Casa prepositurale di S. Paolo, di antica origine ma più volte rimaneggiato nei secoli, si presenta oggi come un palazzo urbano di fine XVIII-inizio XIX secolo, con un grande portale di ingresso di gusto rinascimentale e un porticato interno che richiama i cortili di impronta spagnola del XVI secolo. Durante gli ultimi restauri, conclusi nel 2014, è emersa la parte inferiore di una torre medioevale all’angolo tra via Annoni e via Cimarosa, realizzata in grossi conci di pietra squadrata con inserti in mattoni, che conferma l’antichità del nucleo edilizio.
Dopo i restauri, nel palazzo è stato allestita una piccola raccolta museale per custodire una storia di fede ed arte di una intera Pieve. Sono esposti preziosi abiti talari, vesti liturgiche, pizzi, arazzi, calici, ostensori, reliquiari. E ancora rari messali, antifonari, stampe, quadri e altri oggetti di preziosa fattura artigianale e anche una reliquia di Santa Apollonia, patrona di Cantù.
Nell’ambito dell’intervento di restauro nel Palazzo della Prepositurale di S. Paolo ha acquistato notevole rilievo la nuova collocazione dell’Archivio della Prepositura. «Il valore documentario delle carte contenute nell’Archivio non è certamente inferiore alle numerose Carte del Fondo di Religione dell’Archivio di Stato di Milano e dell’Archivio Spirituale della Diocesi di Milano. Per i numerosi documenti relativi anche alla storia dei vari edifici religiosi negli ultimi secoli della loro vita, l’Archivio della Prepositura di San Paolo è un luogo veramente unico di storia e cultura. Tra gli obiettivi che si devono perseguire con forza vi è quello della salvaguardia di questo notevole patrimonio documentario, la cui consistenza corrisponde ad almeno tre centinaia di buste e faldoni, con la presenza di migliaia di carte e documenti che si estendono lungo un arco temporale di almeno 700 anni» (G. Montorfano in http://sanvincenzocantu.it/museobeni-artistici/archivi-storici/).
Contatti
Parrocchia S. Paolo – Segreteria, via C. Annoni 3 Cantù; Tel. 031.701393; E-mail segreteria.sanpaolo@sanvincenzocantu.it; Sito internet http://sanvincenzocantu.it/comunita-pastorale/parrocchie/san-paolo/
Per saperne di più:
Sito della Comunità Pastorale “San Vincenzo” Cantù-Intimiano – Museo
Sito della Comunità Pastorale “San Vincenzo” Cantù-Intimiano – Archivio
La «platea magna»
Informazioni
Collocazione: la «platea magna» medioevale era probabilmente collocata a sud-ovest dell’attuale Piazza Garibaldi.
Descrizione
Nel Medioevo a Cantù esisteva una piazza pubblica del borgo, citata come «platea magna» da don Carlo Annoni nella sua opera Monumenti e fatti religiosi e politici del borgo di Canturio e sua pieve (1835). In questo luogo, nel 1453, sarebbe avvenuto infatti un processo per stregoneria, concluso con la condanna al rogo, contro tale Gualterium de Pellegrino di Como, «hereticum et strionissium», alla presenza del podestà di Cantù, Johannes Luchinus de Olzate.
L’ubicazione di questa piazza verosimilmente non coincideva con l’attuale Piazza Garibaldi. Una pianta del borgo di Cantù e Galliano risalente alla seconda metà del Cinquecento, conservata nell’Archivio Diocesano milanese, mostra bene visibile una «piaca» di forma rettangolare al centro del borgo, posta più a sud ovest dell’attuale Piazza Garibaldi. Questo era il punto di convergenza tra le tre vie che collegavano Cantù con l’esterno: quella proveniente da Porta Fontana, quella dalla Porta di Campo Rotondo e quella dalla Porta Coldonico.
Dalla mappa del catasto “Teresiano” del 1722 si può vedere come almeno una parte dell’area di quest’ultima fosse invece occupata da edifici e inserita nel sistema della contrada delle Torri. Entrambe le mappe evidenziano in particolare, dove oggi si trova il bar-edicola, la chiesa di S. Cristoforo (patrono dei viaggiatori), fondata da Alberto da Paratis nel 1348, edificio molto importante perché, nel pronao antistante e anche all’interno, nei secoli XIV e XV, si svolgevano le assemblee comunali con tutti i canturini aventi diritto. Come si può dedurre dal disegno fatto eseguire da San Carlo Borromeo nel XVI secolo, era a tre navate con tre cappelle; fu distrutta da un incendio e nella prima metà del XIX secolo venne rasa al suolo.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
La Giubiana
Descrizione
L’ultimo giovedì del mese di gennaio si allestisce al centro di Piazza Garibaldi una pira di legna su cui è bruciato il fantoccio della Giubiana, ritenuta traditrice del comune di Cantù a favore di Como ai tempi di Federico Barbarossa. Da come ardeva il rogo si traevano gli auspici più o meno favorevoli per il raccolto. La festa della Giubiana è probabilmente collegata ad un antico rito di rinascita del ciclo stagionale, rito legato al fuoco ed alla luce. Per l’occasione è consuetudine cenare con un risotto allo zafferano e con la “luganiga” (salsiccia).
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Porta di Campo Rotondo*
* struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: Porta di Campo Rotondo era situata probabilmente in corrispondenza degli accessi contrapposti ai numeri civici 10b e 5b su via Ariberto da Intimiano.
Descrizione
La Porta di Campo Rotondo, di origine medioevale, si apriva nella parte orientale della cinta muraria canturina, in corrispondenza dall’omonima contrada al piede meridionale del colle di San Paolo, e immetteva nella Strada de’Chiosi che, biforcandosi prima della sede della Domus Nova umiliata di San Giorgio, portava a nord-est verso Galliano e ad est verso Vighizzolo.
La porta è menzionata in da alcuni documenti del XIV secolo, che citano la Casa umiliata di San Giorgio di Cantù, situata appunto fuori dalla Porta di Campo Rotondo.
Un atto di del 29 agosto 1829 della «Deputazione Comunale» di Cantù commissiona a Enrico Vidario i lavori per la copertura del torrente Terrò, il successivo rialzamento della strada Cantù-Alzate e lo smantellamento della Porta in Campo Rotondo «da demolirsi come che ingombra il libero passaggio della strada, toglie la libera ventilazione e minaccia rovina»; il materiale di risulta sarebbe stato impiegato per i lavori citati precedentemente. In allegato a questo atto, un documento ci offre una descrizione di come doveva essere l’«antica porta del già Castello di Cantù» e un altro ne fornisce un disegno. Era costituita da due spalle sormontate da un arco a sesto acuto con soprarco coperto da coppi; nelle spalle erano fissati sei cardini di ferro, ormai arrugginiti, che sorreggevano il portone. Nella parte esterna, al di sopra dell’arco, erano presenti le vestigia di un dipinto con lo stemma dei Pietrasanta, già feudatari di Cantù; sopra ancora a questo stemma stava un muro a forma triangolare già demolito nel 1808. «La fabbrica da demolire è isolata, meno la spalla sinistra, la quale serve di sostegno ed a cingere la casa di Giovanni Tagliabue, la quale non dovrà demolirsi quanto sia dall’imposta dell’arco alle fondamenta, che si ritiene ancora di ragione della Comune con due dei cancani che ivi insistono».
Verosimilmente la larghezza della porta era di 3,30 metri, l’altezza al culmine di 4,80 metri mentre l’altezza complessiva del manufatto era di 6,50 metri.
I lavori furono terminati entro il febbraio 1831 come si deduce da una lettera di accompagnamento, anche se la Porta di “Borgo Campo Rotondo” è ancora segnalata nella mappa di Carlo Montanara pubblicata nel 1835 da don Carlo Annoni.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Porta Pianella*
* struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: Porta Pianella, da quanto si può dedurre dalla posizione sulla mappa di Carlo Montanara pubblicata nel 1835 da don Carlo Annoni, era probabilmente situata su via dei Mille, alcuni metri dopo l’incrocio con l’attuale via Malchi.
Descrizione
Porta Pianella, di origine medioevale, si apriva nella parte settentrionale della cinta muraria canturina, in corrispondenza della strada per Intimiano. Il toponimo è documentato in relazione alla presenza di alcune Domus degli Umiliati in atti datati tra il 1253 e il 1256: in essi toponimi PIanella de intus e PIanella de foris suggeriscono l’esistenza una cinta perimetrale con una probabile porta già quasi settant’anni prima del 1324, anno cui viene riferita la costruzione di un miglio delle mura medievali di Cantù da parte di Gaspare Grassi.
Porta Pianella è menzionata in un atto dell’11 agosto 1445 con il quale il reverendo Paolo de Castoldi, prevosto della Casa umiliata di San Giorgio di Cantù, investiva tale Martino De Putheo del fitto livellario su alcuni beni di proprietà della suddetta Casa, situati nel territorio di Cantù.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Porta Fontana*
* struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: Porta Fontana era situata poco oltre l’omonima Piazza (attualmente Piazza Sirtori), sull’attuale via Daverio.
Descrizione
Porta Fontana, di origine medioevale, si apriva nella parte nord-occidentale della cinta muraria canturina, sull’antica Via Canturina che proveniva da Como.
La porta è menzionata per la prima volta in un atto del 5 gennaio 1353, con il quale Mazolo de Mantegazzi di Cantù, a nome e per conto della moglie Margherita Grassi, dà in affitto a Lampardino Grassi, anch’egli abitante nel borgo, una casa, più un’altra diroccata ad essa annessa e un orto, tutti siti a Cantù, nei pressi di Porta Fontana, confinanti a occidente con le mura del borgo. Altre citazioni di Porta Fontana si trovano in documenti tra il XV e il XVIII secolo; dal testamento del 1669 di don Gerolamo Maruti, parroco di S. Teodoro si deduce che esisteva ancora il tracciato di un fossato che in età medioevale doveva bordare la cinta muraria del borgo, almeno sul lato occidentale.
Porta Fontana è ancora segnalata nella mappa pubblicata nel 1835 da don Carlo Annoni.
Da questa porta il 6 aprile 1952 verosimilmente era entrato in Cantù l’inquisitore domenicano Pietro da Verona, proveniente dal Convento di San Giovanni in Pedemonte di Como, mentre si stava recando a Milano. Lo stesso giorno il frate sarebbe stato ucciso in quel di Seveso su mandato degli eretici Catari Confalonieri da Giussano e Porro da Lentate e pertanto assunto all’onore degli altari con il nome di San Pietro Martire.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
La Contrada delle Torri
Informazioni
Collocazione: la Contrada delle Torri era costituita dall’attuale via Corbetta che si dirama da piazza “Fontana”, dove si apriva l’omonima porta (attuale Piazza Sirtori), e da alcune vie limitrofe.
Pavimentazione: via Corbetta è asfaltata. Il marciapiede sul lato sinistro per chi sale è discontinuo: è asfaltato nel tratto che costeggia il sagrato di S. Teodoro, poi si interrompe e riprende davanti al palazzo che fu di Eugenio Corbetta (al numero civico 4) in cubetti di porfido. Sul lato destro è presente, asfaltato, in uscita da Piazza Fontana fino al numero civico 11 e dall’imbocco di via Chiavelli fino a Piazza Garibaldi.
Barriere architettoniche: –
Servizi: fermate degli autobus urbani ed extraurbani in via Volta e in piazza Parini; Bancomat in Piazza Garibaldi e in via Corbetta
Svago e Ristorazione: bar e ristoranti in zona; negozi; Teatro Comunale San Teodoro in via Corbetta 7; giardini pubblici in via Dante (Parco Argenti).
Descrizione
Percorrendo in salita via Corbetta da Piazza Sirtori, tracce di una torre si possono trovare inglobate di fianco all’attuale legatoria LegaLibri: si riconoscono ancora le pietre angolari opportunamente squadrate.
La casa parrocchiale di San Teodoro (già prima residenza della Famiglia Pietrasanta a Cantù e poi della Famiglia Argenti), a lato della chiesa, mostra le tracce di una torre, di cui la parte più significativa è quella inferiore, ma che ben lascia intuire nell’alzato, privo di aperture, il suo originario carattere difensivo.
Si possono vedere altri resti di una muratura di torre anche dopo il numero civico 4 della via, inserita nella casa che fu del politico canturino Eugenio Corbetta.
Poco oltre, sul retro del palazzo dell’Esposizione Permanente (la facciata è su Piazza Garibaldi), si può vedere una torre restaurata, dotata alla sommità di un’elegante loggetta; in essa è murata una lapide romana dedicata a due donne, «Albutia ac Vettilia».
Alcune di queste torri di via Corbetta furono dichiarate “Monumento nazionale” agli inizi del ‘900, grazie all’intervento dell’archeologo Alfonso Garovaglio.
Anche nella vicina via Chiavelli, stradina in salita che si diparte da via Corbetta, si possono ancora trovare i resti di un’altra torre inglobata in una casa privata.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Per saperne di più:
Sito del Gruppo Arte e Cultura
Sito del Cammino di San Pietro
Chiesa di S. Teodoro
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S. Teodoro prospetta sull’omonima piazza del sagrato, che si apre su un lato di via Eugenio Corbetta.
Accesso: si accede di preferenza dall’ingresso principale che dà sulla piazza; si può entrare però anche da quello secondario, posto sul fianco sinistro della chiesa, che dà su un passaggio tra la Piazza e via Volta. Un terzo ingresso è situato posteriormente all’edificio, tra l’abside destra e la cappella del Crocifisso, accessibile da via Volta attraversando uno spazio recintato sul retro dell’edificio.
Pavimentazione: la piazza antistante è in lastre di pietra, con al centro un’aiuola verde su cui sono stati posti alcuni reperti archeologici. La scalinata è lastricata in pietra, come pure il pianerottolo alla sommità.
Il passaggio che parte da via Volta e fiancheggia il lato sinistro della chiesa è porfidato.
Lo spazio recintato sul retro dell’edificio è lastricato in pietra.
La chiesa è pavimentata in cotto, tranne le absidi, in piastrelle, e la cappella del Crocifisso, in granigliato di marmo lucido.
Barriere architettoniche: precede la facciata della chiesa una scalinata con 8 gradini (corrimano su entrambi i lati) che porta ad un pianerottolo delimitato, sul lato anteriore, da una bassa ringhiera in ferro battuto retta da pilastrini in pietra. L’ingresso principale è preceduto da un basso gradino in pietra; c’è una bussola con apertura sui due lati.
L’accesso laterale sinistro presenta una bussola con apertura frontale. Nel passaggio che fiancheggia il lato sinistro della chiesa, al centro della carreggiata, sono posti all’inizio e alla fine due “panettoni” in cemento.
Per accedere allo spazio recintato sul retro dell’edificio occorre scendere due gradini; l’accesso posteriore destro presenta una bussola frontale.
All’interno dell’edificio, per raggiungere l’abside della navata centrale occorre salire 4 gradini; per accedere alle absidi di quelle laterali 2 gradini (in corrispondenza di quella destra è comunque presente uno scivolo); per la cappella del Crocifisso un gradino in pietra.
Servizi: parcheggi disponibili in zona (la piazza può essere usata come parcheggio solo in occasione delle funzioni religiose); bancomat in Via Corbetta; fermata degli autobus in via Alessandro Volta.
Svago e Ristorazione: bar e ristoranti in zona; negozi; Teatro Comunale San Teodoro in via Corbetta 7; giardino pubblico in via Dante (Parco Argenti).
Altre informazioni: la chiesa è normalmente aperta. Per gli orari di apertura, rivolgersi ai recapiti sotto indicati.
Descrizione
La chiesa di S. Teodoro è citata per la prima volta in un documento del 1207, ma secondo recenti studi, verosimilmente, la sua costruzione risalirebbe al XII secolo. In alcuni documenti compare con la doppia titolazione ai Ss. Bartolomeo e Teodoro.
In pieno periodo Controriformistico, a metà del secolo XVII, la chiesa è stata oggetto di interventi di riadattamento: in particolare vennero demolite le absidi laterali, sostituendole con due cappelle a pianta rettangolare, con il muro di fondo quasi allineato all’abside principale. Questa volontà di “barocchizzare” l’edificio si completò con l’intervento dell’ingegner Gerolamo Quadrio (allora capo della Fabbrica del Duomo di Milano e già impegnato a Cantù nel progetto della chiesa di S. Maria), che ridefinì le volte e i pilastri e verosimilmente rifece anche il campanile (ulteriormente rimaneggiato nel 1831 con l’aggiunta del dado ottagonale e della cupola a cipolla). Dalla seconda metà dell’Ottocento fu costruita sul lato destro la Cappella del Crocifisso; nei primi anni del secolo successivo, sotto la direzione dell’architetto Campanini, furono attuati una serie di interventi per riportare la chiesa all’aspetto originario, tra cui la ricostruzione delle due absidi laterali. Nel 2001-2003 su progetto e con la direzione dell’architetto Luigi Vaghi furono effettuati importanti lavori di restauro e consolidamento della chiesa.
La semplice facciata, che alterna grossi blocchi squadrati nella parte basale e delle lesene a ciottoli e mattoni in cotto, è dominata da un bel portale settecentesco in pietra arenaria grigio-gialla; nel fastigio è collocata un’immagine del vescovo Teodoro. L’interno presenta una struttura a tre navate delimitate da robusti pilastri quadrangolari. Le navate terminano con tre absidi, ma solo quella centrale sarebbe originaria. Della decorazione citata nel 1604 dal cardinale Federico Borromeo sono rimasti pochi resti, tra cui un San Giovanni Battista sul primo pilastro sinistro e la raffinata Madonna del latte, affresco verosimilmente del primo Cinquecento, oggi strappato e inserito in una cornice barocca lungo la navata sinistra.
In una nicchia all’inizio della navata destra, decorata con un affresco del Battesimo di Gesù, è posto un settecentesco fonte battesimale in pietra.
Al termine della navata centrale si apre il presbiterio, delimitato da una bella balaustra in marmo con un elegante cancelletto in ferro battuto; l’altare maggiore, settecentesco, è in marmi policromi; sulla parete absidale campeggia un affresco con Il Crocifisso tra San Bartolomeo e San Teodoro, datato alla fine del Cinquecento.
L’altare sul fondo della navata sinistra è attualmente dedicato all’Immacolata Concezione, mentre quello al termine della navata destra è ora sovrastato da una pregevole statua lignea di Sant’Agata.
La cappella del Crocifisso accoglie un prezioso Crocifisso ligneo con capelli e spine vere, proveniente dalla demolita chiesa dei Ss. Giacomo e Filippo; sotto la mensa dell’altare è presente una rappresentazione plastica delle Anime del Purgatorio.
Contatti
Parrocchia S. Teodoro – Segreteria, Piazza S. Teodoro 3 Cantù; Tel. 031.714570; E-mail segreteria.santeodoro@sanvincenzocantu.it; Sito internet http://sanvincenzocantu.it/comunita-pastorale/parrocchie/san-teodoro/
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Per saperne di più:
Sito della Comunità Pastorale “San Vincenzo” Cantù-Intimiano
Sito del Comune di Cantù
Sito Romanicomo
Sito del Cammino di San Pietro
L. Vaghi, La Basilica parrocchiale di San Teodoro in Cantù, Parrocchia S. Teodoro, Cantù 2011.
P. Frigerio, La parrocchia di san Teodoro in Cantù e le sue chiese, Parrocchia S. Teodoro, Cantù 1987.
Ex monastero e chiesa di S. Maria
Informazioni
Collocazione: il complesso dell’ex monastero di Santa Maria, ora adibito a Municipio, con l’annessa chiesa di S. Maria, tuttora funzionante, si trova nell’isolato compreso tra Piazza Marconi, via Manzoni e Piazza Parini.
Accesso: alla sede comunale si accede da piazza Parini 4; alla chiesa da via Manzoni 10.
Pavimentazione: piazza Parini è asfaltata; davanti all’ingresso del palazzo comunale c’è il marciapiede in cubetti di porfido. La chiesa di S. Maria è preceduta da uno slargo del marciapiede in cubetti di porfido e lastre in pietra poste perpendicolarmente all’ingresso; i gradini sono in pietra.
Barriere Architettoniche: per accedere alla sede comunale non ci sono barriere architettoniche. Per accedere alla chiesa occorre salire quattro gradini di altezza variabile in rapporto alla pendenza dello slargo; sulla sinistra, l’ultimo gradino è allo stesso piano dello slargo.
Servizi: fermate degli autobus urbani ed extraurbani in via Manzoni e in piazza Parini; Bancomat in Piazza Garibaldi e in via Corbetta; Farmacie in via Ariberto da Intimiano e via Matteotti;
Svago e Ristorazione: bar e negozi; giardini pubblici in via Dante (Parco Argenti) e via Roma (Parco Martiri delle Foibe).
Altre informazioni: l’ex monastero, attualmente municipio, è visitabile negli orari di ufficio. Per maggiori informazioni si può consultare il sito del Comune di Cantù.
La chiesa è generalmente chiusa; per informazioni vedere i numeri sotto riportati.
Descrizione
Un documento attesta la costituzione nel 1086 di un monastero benedettino da parte del dominus Omodeo Tanzi de Canturio, che lo donò ai Benedettini del monastero di S. Pietro di Cluny, insieme ad una vigna e terreni, campi e boschi, in suffragio della sua anima e di quelle dei parenti. In un altro documento del 1093 Alberto, priore del monastero benedettino di Pontida, riconosceva il monastero di S. Maria come femminile e cluniacense; come priora fu designata Agnese “de Burgundi”. Secondo la tradizione, le Benedettine introdussero la lavorazione del merletto nel Canturino, anche se don Carlo Annoni propendeva per le Umiliate.
L’edificio monastico, di grandi dimensioni, ha un chiostro principale e un secondo più tardo, verosimilmente seguente alla costruzione della chiesa seicentesca. Dopo la soppressione nel 1798, ai tempi della Repubblica Cisalpina, la struttura fu trasformata in caserma; in seguito, acquistata dal Comune, fu usata come edificio scolastico e, agli inizi del nuovo millennio, è divenuta la prestigiosa sede dello stesso Municipio.
Fin dal secolo XIII il monastero accoglieva le figlie delle famiglie maggiorenti di Cantù; nei secoli successivi divenne sempre più ricco e fiorente grazie anche alla protezione della nobiltà milanese e comasca da cui provenivano le monache. Verso la metà del Seicento fu decisa l’erezione di una nuova chiesa, in sostituzione di quella più antica, già rimaneggiata durante l’episcopato di San Carlo Borromeo con la divisione in due parti, una esterna per i fedeli ed una più piccola, interna per le monache di clausura, separate da una grata. L’incarico della ricostruzione fu affidato a Girolamo Quadrio, architetto della Fabbrica del Duomo di Milano, a cui subentrò il figlio Giovan Battista. I lavori furono eseguiti tra il 1665 e il 1683. In seguito alla soppressione del monastero della fine ‘700, la chiesa rimase chiusa e gli arredi dispersi; acquistata da Giacinto Galimberti dopo il 1802, fu riconsacrata nel 1839 per interessamento del prevosto don Carlo Annoni.
La facciata, in mattoni, è incompiuta; spicca il bel portale in pietra progettato da Giovan Battista Quadrio, sormontato da una grande conchiglia da cui si dipartono due ghirlande.
L’interno, piuttosto spoglio, ha una pianta ottagonale, caratterizzata dall’alternarsi di pareti diritte e curvilinee, che con il vano di ingresso, il presbiterio e i due altari laterali (quello di destra dedicato all’Immacolata Concezione e quello di sinistra a San Luigi Gonzaga), creano un effetto cruciforme. Secondo l’architetto Stefano della Torre questa chiesa rappresenta «un tentativo di conciliare il fascino e i profondi significati della pianta cruciforme e della pianta circolare». L’imponente cupola è sormontata da un robusto tiburio; il peso della possente struttura barocca si scarica su quattro coppie di grandi colonne corinzie.
L’altare maggiore (in origine dedicato alla Natività della Vergine) è addossato a una parete dipinta con l’effetto trompe l’oeil, che simula due finestre aperte sul monastero. Al centro una grande pala raffigura la Vergine con il Bambino e i Santi Giacinto, il vescovo di Como Adalberto, due frati domenicani e due offerenti, inquadrata da diciotto Episodi della vita del Santo. Si tratta di un’opera del pittore bresciano Grazio Cossali (1596), proveniente dalla chiesa domenicana di S. Giovanni in Pedemonte a Como a seguito della donazione di Giacinto Galimberti. Nel presbiterio sono collocate tre iscrizioni che ricordano la traslazione delle ossa di Agnese “de Burgundi” nel 1690.
Contatti
Parrocchia S. Paolo – Segreteria, via C. Annoni 3 Cantù; Tel. 031.701393; E-mail segreteria.sanpaolo@sanvincenzocantu.it; Sito internet http://sanvincenzocantu.it/comunita-pastorale/parrocchie/san-paolo/
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Per saperne di più:
Sito della Comunità Pastorale “San Vincenzo” Cantù-Intimiano
Sito del Comune di Cantù
Sito di Lombardia Beni Culturali
Sito del Cammino di San Pietro
Monastero* ed ex chiesa di S. Ambrogio
* struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: il monastero e la chiesa di S. Ambrogio sorgevano sul lato meridionale dell’attuale piazza Marconi, a poca distanza dal complesso di S. Maria.
Accesso: –
Servizi: fermate degli autobus urbani ed extraurbani in via Manzoni e in piazza Parini; Bancomat in Piazza Garibaldi e in via Corbetta; Farmacie in via Ariberto da Intimiano e via Matteotti;
Svago e Ristorazione: bar e negozi; giardini pubblici in via Dante (Parco Argenti) e via Roma (Parco Martiri delle Foibe).
Altre informazioni: il monastero è stato demolito, mentre la chiesa è stata ristrutturata nel 2001 con finalità espositive-culturali, ed è generalmente chiusa. Per informazione, rivolgersi ai recapiti sotto indicati.
Descrizione
Una comunità di pie donne, probabilmente Umiliate, che in questo luogo gestivano l’Ospedale di sant’Ambrogio (già documentato nel XIII secolo), non legate da voti e prive di abito religioso, nel 1476 decisero di abbracciare la regola di Sant’Agostino; nel 1505 Papa Giulio II concesse loro licenza di erigere un monastero (di perpetua clausura) con una chiesa. L’edificio fu costruito attorno al 1570, grazie alla donazione di suor Letizia della nobile famiglia locale degli Alciati. La chiesa, a pianta quadrata, rispecchia nella struttura originaria i motivi stilistici tardo-rinascimentali del XVI secolo, con una imponente cupola impostata su un grande tiburio cilindrico. Successivamente le regole liturgiche previste dalla Controriforma di San Carlo Borromeo (1586) imposero la separazione della chiesa in due spazi distinti: la chiesa interna, riservata alle monache di clausura, e quella esterna, dedicata alle funzioni religiose, aperta ai fedeli. Quella esterna fu ulteriormente rinnovata con un ricco apparato decorativo barocco culminante nel ciclo pittorico della cupola, dipinto da Giampaolo e Raffaele Recchi nel 1676 con l’insolito tema iconografico della Trasfigurazione della Madonna, attorniata da Santi; di notevole pregio sono anche gli stucchi attribuiti ad Agostino Silva.
La chiesa cadde in totale abbandono in seguito alla soppressione di fine ‘700; sconsacrata all’inizio dell’Ottocento, fu venduta all’asta nel 1818 e trasformata, insieme al Monastero (già scuola militare) in abitazioni e magazzini privati. Nella metà dell’Ottocento furono demoliti la chiesa interna e il campanile. Ben poco resta oggi del suo primitivo splendore: acquistata dal Comune nel 1890, nel 2001 è stata oggetto di massicci interventi di restauro e consolidamento a cura dell’arch. Marco Dezzi Bardeschi con lo scopo di un recupero a fini culturali.
Il monastero è invece stato demolito nel 1936 per far posto all’attuale piazza Marconi.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Per saperne di più:
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Sito di Lombardia Beni Culturali
Sito del Cammino di San Pietro
Sito Infobuild
Pusterla di Sant’Ambrogio*
* struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: la Pusterla di Sant’Ambrogio si trovava in fondo all’attuale Piazza Marconi, all’incrocio con via Cavour.
Descrizione
Scarse sono le tracce archivistiche relative alla Pusterla (o «Posterula», vale a dire porta secondaria) di Sant’Ambrogio, situata a sud ovest del borgo nella mappa pubblicata nel 1835 da don Carlo Annoni, tra gli edifici dei monasteri di Sant’ Ambrogio e di Santa Maria, all’imbocco della strada per Cucciago. Secondo Graziano Alfredo Vergani, la Porta di Sant’Ambrogio non doveva però essere una porta medievale, perché, oltre a non aver lasciato tracce di sé nella documentazione di quell’epoca, non compare infatti neppure in una veduta del 1570 del borgo di Cantù conservata in un codice manoscritto dell’Archivio della Curia di Milano; è perciò presumibile che la porta fosse stata eretta nel corso del Seicento.
Nella stessa zona, ad Cavannam, in un documento del 1086 è attestata un’altra porta borghigiana detta «Porta Ruscana» e in una memoria di atti riguardanti beni della collegiata di San Paolo del 1623 una «Porta Stupam» o «Stupam», queste ultime probabilmente identificabili come la medesima struttura.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it
Porta Coldonico o di San Rocco*
* struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: Porta Coldonico era situata nei pressi dell’attuale Farmacia Sonvico (al numero civico 34 di via Matteotti), che presenta ancora visibili i resti di una torre.
Descrizione
Porta Coldonico (o Caldonico), ovvero del Collis Dominicus (= colle di proprietà del signore) è nominata già in documenti notarili della fine del XIV secolo; per questo è ragionevole comunque ipotizzare che fosse uno degli accessi medievali della cinta muraria di Cantù.
L’interpretazione dei dati disponibili permetterebbe di identificare Porta Coldonico con quella che nella mappa dell’Annoni è indicata come Porta di San Rocco, eretta all’estremità meridionale del borgo, in fondo alla Contrada Colle di Vico, sulla strada per Milano. La Porta avrebbe assunto questa denominazione dopo il 1537, probabilmente in seguito all’erezione del vicino oratorio dedicato a San Rocco, ubicato all’angolo tra piazza Volontari della Libertà e via Enrico Brambilla, sconsacrato e venduto all’asta negli anni Ottanta del Settecento, durante le soppressioni ordinate dall’Imperatore Austriaco Giuseppe II.
Contatti
Comune di Cantù – Ufficio Cultura, Piazza Parini 4 Cantù; Tel. 031.717445; 031.717446; 031.717491; E-mail cultura@comune.cantu.co.it