Piazza Risorgimento
Informazioni
Collocazione: la piazza, di forma irregolare allungata, con uno sviluppo lineare di circa 100 m, è situata in riva al lago alla foce del torrente Greggio
Pavimentazione: la parte più esterna è costituita da aiuole in ghiaia, delimitate da un cordolo rialzato in pietra; segue una fascia acciottolata ed infine la parte centrale è in porfido
Barriere architettoniche: cordoli rialzati in pietra. La piazza è inoltre chiusa al traffico veicolare nella parte nord-ovest da una sbarra affiancata da vasi di fiori che delimitano stretti passaggi pedonali laterali
Accesso: si accede alla piazza da via Erba. È raggiungibile anche da lago: vi approdano infatti i battelli di linea
Servizi: parcheggi a pagamento in via Erba; imbarcadero della Navigazione
Svago e Ristorazione: alberghi, lido, bar, ristoranti, porto turistico
Descrizione
(Silvia Fasana)
Piazza Risorgimento di Cernobbio, la “Riva” per antonomasia, è una spianata di origine alluvionale, derivata dai detriti trasportati e depositati dal torrente Greggio. Fino a due secoli fa era una distesa sassosa – la cosiddetta “Punta de Gera” – dove si svolgeva la vita di lavoro degli abitanti: i pescatori lasciavano le loro imbarcazioni e distendevano le reti, le donne vi lavavano la biancheria, i trasportatori delle merci via lago vi attraccavano i “comballi”. Nel corso dell’Ottocento, quando il turismo sul Lario cominciò ad intensificarsi, l’originale distesa sassosa fu oggetto di una serie di interventi funzionali ed estetici, soprattutto a partire dalla seconda metà del secolo, con la creazione anche di un pontile, parallelamente all’apertura di numerosi esercizi commerciali e turistici. La piazza subì poi nel Novecento numerosi interventi di risistemazione e miglioramento, ultimo dei quali negli anni ‘30, che l’hanno resa non solo il polo della vita sociale del paese, ma anche un vero e proprio biglietto da visita per i turisti che arrivano dal lago.
Contatti
Comune di Cernobbio via Regina 23, 22012 Cernobbio (CO); Tel. 031.343253/234
I.A.T. di Cernobbio iat@comune.cernobbio.co.it
Monumento ai Caduti di Cernobbio
Informazioni
Collocazione: in piazza Risorgimento, di fronte all’uscita dell’Imbarcadero della Navigazione
Pavimentazione: porfido
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: il basamento del monumento poggia su un doppio gradino: il primo alto 15 cm e largo un metro è acciottolato e presenta una barriera in ferro e colonnine in granito che delimita il secondo gradino, pure acciottolato
Servizi: parcheggi a pagamento in via Erba; imbarcadero della Navigazione
Svago e Ristorazione: alberghi, lido, bar, ristoranti, porto turistico
Descrizione
(Silvia Fasana)
Il Monumento ai Caduti troneggia in piazza Risorgimento fuori dall’imbarcadero. È un gruppo bronzeo dello scultore milanese Angelo Galli che rappresenta, attraverso cinque figure di combattenti, le principali tappe dell’unità dell’Italia (le tre Guerre d’Indipendenza, la presa di Roma e la prima Guerra Mondiale). Il gruppo statuario è posto su un alto basamento in ghiandone che presenta alla base un doppio gradino. Fu inaugurato il 18 marzo 1923 con una solenne cerimonia; nel 1945 vi fu aggiunta una lapide a ricordo dei caduti della seconda Guerra Mondiale, accompagnata da un’epigrafe del poeta chiavennasco Giovanni Bertacchi. Nel 1986 il monumento fu restaurato a ricordo del cernobbiese Gianni Baccarini, combattente della Grande Guerra.
Contatti
Comune di Cernobbio via Regina 23, 22012 Cernobbio (CO); Tel. 031.343253/234
I.A.T. di Cernobbio iat@comune.cernobbio.co.it
Informazioni
Collocazione: sul lato destro di piazza Risorgimento, per chi volge le spalle al lago, in un’aiuola con ghiaia
Pavimentazione: ghiaia
Barriere architettoniche: cordolo in pietra dell’aiuola
Materiale: bronzo, pietra/cemento, ferro battuto
Accesso: il monumento, rialzato dal piano dell’aiuola da un gradino di 20 cm, è circondato da una bassa recinzione in ferro battuto
Servizi: parcheggi a pagamento in via Erba; Imbarcadero della Navigazione
Svago e Ristorazione: alberghi, lido, bar, ristoranti, porto turistico.
Descrizione
(Silvia Fasana)
Il Monumento a Giuseppe Garibaldi fu inaugurato il 20 settembre 1907, anniversario della presa di Roma da parte dell’esercito italiano, per celebrare i 100 anni della nascita dell’ “Eroe dei due mondi” e a ricordo dei combattenti per l’indipendenza dell’Italia. Il monumento, alto complessivamente circa 250 cm e realizzato dallo scultore comasco Pietro Clerici, è chiuso da una bassa recinzione in ferro e costituito da un’erma poggiante su un doppio basamento in pietra e culminante con una severa testa di donna, personificazione della Libertà, dal copricapo con la stella a cinque punte simbolo delle Forze Armate italiane. Al di sotto campeggia un medaglione bronzeo con il ritratto di Garibaldi. La sua prima collocazione era in un’aiuola davanti all’accesso dell’Imbarcadero; fu spostato nel 1923. All’originale struttura sono state aggiunte nel 1919 una targa per ricordare i caduti della Prima Guerra Mondiale e un’altra il 25 aprile 1995 in occasione del 50° anniversario della Liberazione.
Contatti
Comune di Cernobbio via Regina 23, 22012 Cernobbio (CO); Tel. 031.343253/234
I.A.T. di Cernobbio iat@comune.cernobbio.co.it
Informazioni
Collocazione: la chiesa prospetta su Piazza Tolomeo Gallio
Pavimentazione: la piazza si presenta in porfido con decori in pietra ed una fascia di circa 1,5 metri lastricata davanti ai gradini di accesso alla chiesa
Barriere architettoniche: si accede alla chiesa da 3 bassi gradini sull’entrata principale
Accesso: il portone principale immette in una bussola con porte laterali che consentono l’accesso alla chiesa. In alternativa il portone laterale sinistro (normalmente chiuso) è dotato di uno scivolo per disabili
Servizi: parcheggi disponibili in zona
Svago e Ristorazione: alberghi, bar, ristoranti, porto turistico.
Descrizione
(Silvia Fasana)
La chiesa di S. Vincenzo, patrono di Cernobbio, sorge nel nucleo storico del paese. Era l’antica Parrocchiale; nel 1935 il titolo passò alla nuova chiesa del Santissimo Redentore. Già citata in un documento del 1183, negli Atti della Visita pastorale dal vescovo Feliciano Ninguarda del 1593, viene descritta come «piccola e buia». Venne rimaneggiata tra il 1757 e il 1775, quando fu consacrata dal vescovo Giambattista Mugiasca (come ricorda l’iscrizione interna sopra la porta laterale). Nel 2005 sono stati ristrutturati il campanile, la facciata e la volta, sulla quale erano apparse crepe di cedimento
La facciata, elegantemente mossa da un andamento convesso, in stile barocco, è caratterizzata dallo spiccato gioco cromatico tra il beige chiaro dell’intonaco, il tenue rosato del basamento in granito e il rosso della decorazione in cotto, unico esempio del genere sul territorio lariano. Fu realizzata nel 1861 su disegno dell’architetto milanese Giacomo Bussi, grazie alla generosità di don Costantino Gianorini, canonico in S. Ambrogio di Milano che amava soggiornare a Cernobbio. Nelle nicchie laterali al portale, sormontato da figure di angeli a lato della Croce, sono rappresentati San Costantino (a memoria del benefattore) e Sant’Ippolito (patrono del paese di origine del benefattore). Le altre statue rappresentano le raffigurazioni simboliche delle Virtù, con i loro attributi iconografici.
L’interno è a un’unica navata, con due altari laterali in marmi policromi, leggermente arretrati e delimitati da balaustre.
Nella nicchia alla sinistra all’ingresso, in cui è ospitata una statua recente del Sacro Cuore, vi era l’antico Battistero; è ancora conservata l’antica vasca dalla prima chiesa, datata 1570 e realizzata grazie alle «devote offerte dei Cernobbiesi», come attesta l’iscrizione lungo il bordo.
L’altare laterale destro accoglie una statua in gesso dei primi del ‘900 della Madonna Addolorata, proveniente dalla nuova chiesa del Santissimo Redentore, in sostituzione di una più antica; l’intradosso dell’arco è ornato con i Sette dolori di Maria. L’altare di sinistra, settecentesco, è invece dominato da un bel simulacro ligneo della prima metà del secolo XVIII raffigurante Santa Marta, il cui culto era localmente molto diffuso perché legato all’attività dell’importante omonima confraternita.
La volta della chiesa è affrescata con una Gloria di angeli e i pennacchi con i Quattro Evangelisti. La volta del presbiterio è invece decorata con la Santissima Trinità adorata da San Vincenzo e le pareti del presbiterio con Episodi della vita di San Vincenzo (a sinistra) e Lorenzo (a destra). Nel 1978 un incendio distrusse l’altare maggiore; si salvarono i due angeli laterali porta-ceri, un candelabro e il bel paliotto in scagliola, raffigurante al centro San Vincenzo. L’altare che vediamo oggi, in legno dorato e dipinto, è una copia dell’originale. Nella nicchia centrale della parete absidale spicca una bella statua lignea secentesca della Madonna del Rosario, opera del comasco Giovanni Gaffuri (1676) e acquistata a spese dei “molinari”; ai lati le statue novecentesche di San Vincenzo (a sinistra) e di San Lorenzo (a destra).
La controfacciata ospita l’organo; sul fondo della navata sono collocate le statue a sinistra diSant’Abbondio (patrono di Como) e a destra di Sant’Ambrogio (patrono di Milano), entrambe risalenti al 1863, mentre ai lati del presbiterio i simulacri più antichi di Sant’Antonio Abate a sinistra e San Cristoforo con il Bambino a destra, protettore dei pellegrini, la cui festa era anticamente celebrata con grande solennità. In sacrestia è conservato un mobile ligneo probabilmente risalente al primo quarto del Settecento; secondo la tradizione è stato donato dai pescatori, come suggeriscono le iniziali H.O.P riprodotte (“Hoc Opus Piscatorum”). Tra i “tesori” della chiesa, si ricorda la splendida Croce processionale di inizio Cinquecento, capolavoro dell’orafo gravedonese Francesco di Ser Gregorio.
Contatti
Comunità Beata Vergine del Bisbino Tel. 031.511487
Informazioni
Collocazione: l’oratorio prospetta su via Monte Grappa; il fianco destro su via Regina, di fronte all’ingresso di Villa Belinzaghi
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: si accede alla chiesa da 3 bassi gradini
Accesso: il portone è ampio; normalmente è aperto solo il battente destro
Servizi: parcheggi a pagamento in piazza Belinzaghi
Svago e Ristorazione: alberghi, bar, ristoranti, negozi.
Descrizione
(Silvia Fasana)
La primitiva cappella – un piccolo oratorio probabilmente antecedente al secolo XV – già citata negli Atti della Visita pastorale del vescovo Ninguarda, venne ampliata nel corso del Seicento, ad eccezione del campanile, aggiunto nel secolo successivo. In questa occasione l’antica immagine della Madonna del Latte, ritenuta miracolosa e circondata da grande venerazione popolare, fu staccata dalla vecchia edicola e posta al centro del paliotto dell’altare. Nel corso del XIX secolo furono eseguiti altri interventi di ampliamento e miglioramento grazie alla generosità del parroco Giovanni Maria Ostinelli, la cui lapide sepolcrale si può vedere sul pavimento in pietra di Moltrasio. Nel primo decennio del nuovo secolo l’oratorio è stato sottoposto ad un’importante opera di restauro e consolidamento statico.
La chiesa è preceduta da un elegante pronao con affreschi novecenteschi del pittore milanese Archimede Albertazzi. Il portale in pietra porta sull’architrave l’iscrizione «D. Mariae Matri Gratiae». L’interno a navata unica, ha un pregevole altare in marmo con una pala raffigurante l’Immacolata, che figura in deposito dalla Pinacoteca di Brera dal 1815. La tela è una copia dell’originale di Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone; un’altra copia è conservata nella chiesa dei SS. Quirico e Giulitta a Urio. In precedenza questo dipinto, si trovava sul lato sinistro del presbiterio e sull’altare era posta una nicchia con una statua della Madonna. Sulle pareti della navata sono state poste due tele settecentesche: a sinistra il Matrimonio mistico di Santa Caterina, a destra un Miracolo di San Domenicopresumibilmente provenienti da ambienti domenicani. La parete sinistra del presbiterio è invece ornata da una tela della prima metà del XVII secolo, raffigurante la Deposizione di Cristo con Santa Marta, proveniente dall’oratorio della Confraternita della Santa accanto alla chiesa di S. Vincenzo. Sulla parte frontale della mensa si conserva l’antico dipinto della Madonna del Latte, situato in origine sul muro della primitiva cappella. La dedicazione all’Immacolata (secolo XVII) non riuscì comunque a sostituire nel cuore dei fedeli l’affetto per la loro originaria “Madonna delle Grazie”.
Contatti
Comunità Beata Vergine del Bisbino Tel. 031.511487
Informazioni
Collocazione: la chiesa prospetta su piazza Don Umberto Marmori, ampia piazza ombreggiata a brevissima distanza dalla Via Regina
Pavimentazione: porfido (piazza)
Barriere architettoniche: si accede alla chiesa da 4 gradini che portano ad un ampio pianerottolo, seguiti da altri 3 gradini. È presente un doppio corrimano che individua un ampio accesso centrale e due accessi laterali. Alla chiesa si accede anche da una porta situata sul lato sinistro dell’edificio (per chi guarda la facciata) dotata di scivolo e corrimano per disabili.
Accesso: nella facciata si aprono tre portoni; normalmente è aperto quello laterale a destra che immette in una bussola con apertura frontale
Servizi: parcheggi disponibili in zona
Svago e Ristorazione: nelle immediate vicinanze, in particolare lungo la quasi adiacente via Regina, sono disponibili vari esercizi di svago e ristorazione.
Descrizione
(Silvia Fasana)
La nuova chiesa di Cernobbio venne iniziata nel 1908, con il forte sostegno di Luigi Dell’Orto, già sindaco di Cernobbio dal 1868 al 1896. Egli volle questa chiesa per ricordare le sue nozze d’oro con Elisabetta Lucca, mettendo a disposizione i propri terreni e le proprie risorse, dando così alla comunità un nuovo luogo di culto più ampio e più rispondente alle esigenze di una aumentata popolazione. La progettazione fu affidata all’ingegnere Cesare Formenti di Seregno, autore di altre chiese nel comasco, tra cui quella di S. Brigida a Camerlata, opere in cui il chiaro riferimento all’architettura romanica lombarda si fonde con la concezione spaziale propria dell’architettura bizantina.
La morte di Luigi Dell’Orto ritardò di fatto la conclusione dei lavori; l’edificio fu completato solo grazie agli eredi, in particolare dal figlio Alfonso e dalla di lui moglie Amalia Guggiari; fu benedetta dal Vescovo Alfonso Archi nel 1924 e consacrata dal Vescovo Alessandro Macchi nel 1935. Nel 1999, per volere dell’allora prevosto mons. Gino Discacciati e su progetto dell’architetto Giuseppe Chierichetti, la zona del presbiterio fu rifatta, mutandone in parte l’aspetto.
L’edificio, di gusto neoromanico, è interamente rivestito da intonaco in cemento, lavorato ad imitazione di blocchi di pietra. La facciata, giocata su un sovrapporsi di archi ed archetti neoromanici, culmina con una loggetta a cinque arcate, ove sono alloggiate le statue di San Stanislao, Sant’Ambrogio, Sant’Abbondio, San Luigi, Sant’Antonio da Padova. La statua di San Stanislao è un omaggio a Padre Stanislao Cazzaniga, abate del monastero dei Benedettini Olivetani di Seregno, molto legato a Cernobbio e amico dell’architetto Formenti. Si accede all’interno da un portale centrale fiancheggiato da due porte laterali; nella parte superiore spicca un dipinto raffigurante Cristo Redentore che insegna alla folla, su fondo d’oro a finto mosaico, opera del pittore milanese Enrico Volonterio.
L’interno, a tre navate, di cui le laterali più basse di quella centrale, è molto essenziale. Sui lati della volta della terza campata (partendo dal fondo) sono affrescati i Quattro Profetimaggiori; nel catino absidale Dio Padre, con Sant’Ambrogio a destra e Sant’Abbondio a sinistra; sulla volta lo Spirito Santo con i Quattro Evangelisti. Sulle pareti laterali del presbiterio spiccano due scene evangeliche a sfondo lacustre, quasi a sottolineare il legame tra Cernobbio e il lago di Como: Pietro salvato dalle acque (a sinistra) e la Moltiplicazione dei pani e dei pesci (a destra). Questi dipinti sono sempre opera di Enrico Volonterio; con il figlio Edoardo affrescò anche le cappelle laterali. Quella di destra ha al centro il Transito di San Giuseppe, affiancato a sinistra da San Luigi Gonzaga (in ricordo di Luigi dell’Orto, fatto realizzare nel 1928 dagli operai tessili di Cernobbio) e a destra da Santa Elisabetta d’Ungheria (il riferimento è a Elisabetta Lucca dell’Orto). La cappella di sinistra ha al centroLa Pietà, con a sinistra Sant’Antonio Maria Zaccaria (devozione particolare di Amalia Guggiari Dell’Orto) e a destra Santa Teresa del Bambino Gesù. Gli altari laterali sono in marmo bianco, con motivi decorativi incisi e dorati di gusto bizantino.
Contatti
Comunità Beata Vergine del Bisbino Tel. 031.511487
Descrizione
(Ambra Garancini)
Con questo nome si indica l’antico percorso che, seguendo la riva occidentale del Lario, in età romana univa Como, e prima ancora, la pianura milanese, con la Valchiavenna, dove poi, attraverso la Via Francisca, sua naturale prosecuzione, raggiungeva Chiavenna, “punto base” per i valichi verso la Rezia. Nacque verosimilmente come raccordo degli antichi sentieri e con funzione di supporto/collegamento locale, in subordine rispetto alla più importante via lacustre. Il nome di “Strada” Regina (ovvero ‘strada regia’, via selciata – strata – principale, pubblica) – molto più tardo – risulta documentato per la prima volta nel 1187.
Insieme, la via d’acqua, cioè il Lario, via dei naviganti, dei soldati e dei mercanti, e la Via o Strada Regina adibita ai traffici locali, carrabile, mulattiera o pedonale, costituirono per secoli un vero e proprio “sistema Lario”, ovvero una rete articolata di percorsi, che puntavano decisamente a nord, verso i valichi alpini, a sud, verso Milano, nodo viario della val padana e che avevano come baricentro Como, il polo militare e commerciale più agevolmente collegato a Milano, e come asse la riva occidentale del Lario, perché geograficamente convergente su Como.
Nel corso dei secoli la cosiddetta Via Regina vide crescere la propria importanza e per tutto il Medioevo fu accudita in forza di appositi Statuti dalle comunità rivierasche. La via di terra rimase comunque sempre sussidiaria al lago, perché la difficile morfologia delle sponde lariane ne ostacolava un adeguato ampliamento. Dal secolo XVI il passaggio del Milanese alla Spagna e poi all’Austria segnò il progressivo spostarsi dei grandi traffici alla sponda orientale del Lario, in forza della necessità di collegamenti più rapidi fra l’impero asburgico e Milano.
Il “sistema Lario” della riva occidentale, che tanto aveva segnato la storia delle terre lariane, divenne definitivamente secondario, passando il testimone all’asse Lecco-Colico.
Attualmente l’antica Via Regina è ricostruita e in parte percorribile, in alcuni tratti come “Greenway del Lario”. Tocca alcuni dei paesaggi lariani più belli – a Cernobbio coincide verosimilmente in parte con l’attuale asse della via Plinio – e attende una adeguata valorizzazione come itinerario culturale di valenza europea.
Contatti
I.A.T. di Cernobbio iat@comune.cernobbio.co.it
Iubilantes via G. Ferrari 2, Como; Tel. 031.279684; e-mail: iubilantes@iubilantes.it
Informazioni
Collocazione: l’antico nucleo di Sant’Andrea si trova a circa 240 metri di quota, sulla riva destra del torrente Garrovo
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: da via Plinio
Servizi: –
Svago e Ristorazione: –
Descrizione
(Silvia Fasana)
L’antico nucleo di Sant’Andrea prende il nome da una chiesa medioevale dedicata a questo Santo e officiata dal cappellano di S. Michele di Rovenna. Nel 1442 il vescovo di Como Gerardo Landriano riconobbe come comunità monastica sotto la regola agostiniana un gruppo di donne che si era qui ritirato a vita di preghiera. Il monastero fu poi aggregato a quello di S. Pietro nelle Vigne, cadde in rovina, e se ne persero le tracce. Sui muri delle case ci sono ancora alcuni segni di devozione: in una nicchia muraria al civico 44 spicca un affresco pesantemente ridipinto con Sant’Andrea (detto “al Portello”) e sullo sfondo un paesaggio lacustre che ricorda più il primo bacino del lago di Como che il lago di Tiberiade.
Contatti
Comune di Cernobbio Comune di Cernobbio via Regina 23, 22012 Cernobbio; Tel. 031.343253/234
I.A.T. di Cernobbio iat@comune.cernobbio.co.it
Informazioni
Collocazione: il Giardino della Valle si trova nel tratto terminale della valle del torrente Garrovo, lungo il quale si sviluppa per un tratto lineare di circa 250 m
Pavimentazione: il percorso nel Giardino della Valle è in parte acciottolato/lastricato e in parte sterrato; per la maggior parte è gradonato
Barriere architettoniche: parecchi gradini lungo il sentiero che risale il giardino; è presente inoltre un ponte in legno per l’attraversamento del torrente Garrovo. L’intero percorso interno prevede altri due ponti, non considerati nel nostro itinerario
Accesso: al Giardino della Valle si può accedere (come suggerisce il percorso 1) da via Adda, attraverso un cancelletto in ferro battuto con due gradini in discesa che danno su un piccolo pianerottolo seguito da due gradini sulla sinistra, oppure da via Plinio/via Monte Santo (l’uscita indicata dal nostro itinerario), attraverso un cancelletto in legno seguito da 9 gradini in discesa
Servizi: –
Svago e Ristorazione: –
Descrizione
(Silvia Fasana)
Al confine del vasto parco di Villa d’Este, verso il paese, il tratto terminale della valle del torrente Garrovo agli inizi degli anni ’80 dello scorso secolo era una vera e propria “valle di rovi”, lasciata all’incuria e al degrado più totale. Ad aggravare la situazione, sulla sponda destra del corso d’acqua si erano accumulati via via una quantità notevole di rifiuti di ogni sorta, rendendolo una specie di discarica a cielo aperto.
Una signora sensibile e gentile, Ida (Pupa) Lonati Frati (per gli amici “Nonna Pupa”), che abitava nelle vicinanze, notava con tristezza tutto quello scempio ogni volta che tornava a casa, percorrendo a piedi via Plinio. E decise di agire. Chiesto il permesso al Comune di bonificare l’area, cominciò a liberarla di rovi e dalle immondizie, aiutata dapprima dai nipotini Michele e Giulia e poi da altri familiari e amici. Poi, poco alla volta, cominciò a dissodare il terreno, che era brullo, povero, sassoso, arricchendolo con terriccio “buono” raccolto nei boschi vicini e con del compost ottenuto dai resti vegetali provenienti dalla manutenzione dei parchi pubblici, che si faceva regalare dagli operatori ecologici comunali. A poco a poco ha trapiantato arbusti, fiori e alcune piante da frutto, in parte acquistate e in parte cedute da amiche e conoscenti. Sfruttando la conformazione del terreno, Pupa ha modellato un vero e proprio percorso, ha tracciato sentieri, costruito vialetti, gradini, aiuole, ponticelli, anche un giardino roccioso. Nella zona centrale ha creato un piccolo stagno con pesci rossi e piante acquatiche. Nonna Pupa è riuscita infatti a “salvare” e riutilizzare molte piante che l’amministrazione comunale faceva sostituire nelle aiuole perché sfiorite e perfino le vecchie panchine della riva scartate dal Comune, adeguatamente riparate e ridipinte, adesso offrono una piacevole sosta a chi passeggia tra il verde. L’esempio di Pupa ha coinvolto anche altri suoi amici, che l’hanno aiutata nella bonifica anche di altre aree adiacenti; in varie tappe è nato così il Giardino della Valle, oggi abbellito anche da simpatiche sculture in legno dello scultore locale Giosué (detto Giò) Aramini. L’omonima Associazione, fondata nel 2001 per garantire la conservazione, la manutenzione ed il miglioramento di questa piccola area verde, organizza ogni anno numerose manifestazioni, attività didattiche, occasioni culturali e artistiche con la presenza di pittori, poeti, letterati, musicisti e fotografi all’interno del giardino.
Contatti
Associazione “Il Giardino della Valle” via Monte Santo 5, 22012 Cernobbio; Tel. 031.510714
Comune di Cernobbio via Regina 23, 22012 Cernobbio; Tel. 031.343253/234
I.A.T. di Cernobbio iat@comune.cernobbio.co.it
Link con il sito del Giardino della Valle
Informazioni
Collocazione: la chiesa prospetta su una piazzetta/sagrato
Pavimentazione: acciottolato
Barriere architettoniche: si accede al sagrato da 10 gradini; alla chiesa da 2 gradini
Accesso: la chiesa è normalmente chiusa, eccetto per le funzioni religiose
Servizi: parcheggi disponibili in zona
Svago e Ristorazione: –
Descrizione
(Silvia Fasana)
La chiesa di S. Nicola di Casnedo, un tempo dedicata anche a San Carlo, sorge sul luogo di un oratorio gentilizio di patronato della famiglia Perti (proprietaria della villa adiacente), intitolato al santo milanese. La dedicazione a San Nicola risale all’uso della piccola comunità di assistere alle funzioni nella cappella a lui dedicata, situata nell’antico monastero dell’Assunta a Cernobbio, soppresso nel 1784. La costruzione risale presumibilmente alla fine del Settecento-inizio dell’Ottocento; nel 2001 ha subito un importante restauro conservativo. La facciata, rettangolare, ha forme arrotondate di ispirazione tipicamente barocca. Coronata da un semplice timpano, aperta da una finestra centrale rettangolare e da un elegante portale di ingresso, è tutta giocata sul contrasto fra le modanature e le cornici in pietra grigia e l’intonaco di un intenso color senape. L’interno è a una sola navata, con due altari laterali. Gli arredi provengono in parte dal precedente oratorio e in parte dal monastero cluniacense. Da quest’ultimo provengono il bel dipinto secentesco collocato sulla parete sinistra della navata raffigurante l’Assunta, attribuito all’ambito del pittore di origine cremasca Gian Giacomo Barbelli, oltre alla settecentesca Via Crucis con cornici in legno dorato.
Al precedente oratorio apparteneva invece l’attuale pala d’altare raffigurante l’Addoloratacon i Santi Carlo, Nicola e Antonio da Padova, databile alla prima metà del Settecento e probabilmente anche il pregevole altare maggiore settecentesco in marmi policromi. Ai lati dell’altare, nella parete absidale, si possono vedere due finestre con grata in ferro battuto, timpano e balaustre marmoree; probabilmente da qui i signori Perti assistevano alle celebrazioni.
L’altare di sinistra ha un’ancona in legno dorato con una pala, copia del Battesimo di Gesù di Gaudenzio Ferrari; nella predella sono raffigurati Gesù Bambino e S. Giovannino.
L’altare di destra invece ha un’ancona lignea, databile alla metà del XVII secolo, che racchiude una statua della Madonna.
Contatti
Comunità Beata Vergine del Bisbino Tel. 031.511487
Informazioni
Il punto di interesse non si trova lungo il percorso 1, ma lo si può ammirare da un punto panoramico di via Monte Grappa.
Collocazione: Villa d’Este prospetta una tranquilla baia del lago di Como; l’accesso è da via Regina
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: –
Accesso: Villa d’Este è un prestigioso albergo, con accesso riservato ai clienti
Servizi: parcheggi privati disponibili all’interno del parco ad uso esclusivo degli ospiti dell’albergo
Svago e Ristorazione: Villa d’Este offre il massimo svago e un’eccellente ristorazione.
Descrizione
(Silvia Fasana)
La villa fu fatta costruire nel XVI secolo dal Cardinale Tolomeo Gallio, nato nel 1525 da una famiglia di origine cernobbiese, diplomatico e Segretario di Stato con Papa Gregorio XIII. Secondo la tradizione il progetto originario dell’edificio era dell’architetto Pellegrino Tibaldi di Valsolda; la residenza fu detta “Il Garrovo”, dal nome del torrente che scorre nelle vicinanze. Verso la fine del ‘700 la villa fu venduta dagli eredi Gallio al conte Ruggero Marliani, poi passò in eredità al nipote Bartolomeo Calderara che, con la moglie Vittoria Peluso, restaurò il palazzo e ripristinò il giardino. Alla morte del Calderara, la vedova sposò il generale napoleonico conte Domenico Pino. Proprio per onorare le vittorie del marito durante la campagna di Spagna, donna Vittoria fece erigere nel parco alcune torrette e fortilizi, ancora oggi visibili, su disegno delle piazzeforti espugnate dal generale. Nel 1815 la contessa Pino vendette la villa a Carolina di Brunswick, moglie del Principe di Galles, il futuro Giorgio IV. La principessa apportò altri cambiamenti alla dimora rendendola più fastosa e cambiò il nome in “Nuova Villa d’Este”, in onore di un suo presunto antenato Guelfo d’Este. Per circa quattro anni, dal 1816 al 1820, Carolina radunò presso di sé una corte cosmopolita e festosa, accumulando debiti ingenti. A lei si deve la costruzione della strada che unisce Como a Cernobbio e quest’ultima a Villa d’Este. Nel 1820 la principessa ritornò in Inghilterra dove morì l’anno seguente. I debiti accumulati l’avevano costretta a vendere la Villa che nel volgere di poco tempo passò per varie mani, rimanendo quasi abbandonata per alcuni anni, fino all’acquisto da parte del ricco barone Gaetano Ippolito Ciani. Egli riportò in auge il complesso che divenne sede di feste, ma anche di cospirazione antiaustriaca. Nel 1856 fece costruire un palazzo in stile romantico, detto il “Castello”, che dedicò alla Regina d’Inghilterra e adibì a stabilimento idroterapico. Gli eredi di Ciani, non potendo più sostenere le gravi spese di mantenimento, nel 1873 trasformarono l’antica villa rimaneggiata nell’attuale Grand Hotel, conosciuto in tutto il mondo per la bellezza della struttura e degli arredi, per il magnifico parco con lo scenografico viale dei cipressi fiancheggiato da giochi d’acqua e culminante nel gruppo scultoreo secentesco raffigurante Ercole e Lica.
Il parco, introdotto da un lungo viale di ippocastani, è costituito da un giardino formale in parallelo con l’edificio mentre un lungo viale prospettico con doppia catena d’acqua sottolineato da cipressi allunga lo sguardo sullo sfondo scenografico del giardino all’inglese, con platani monumentali.
(tratto da Chiese, ville e giardini, Città di Cernobbio)
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I.A.T. di Cernobbio iat@comune.cernobbio.co.it
Informazioni
Il punto di interesse non si trova lungo il percorso 1 ma lo si può ammirare da un punto panoramico di via Monte Grappa.
Collocazione: Villa Pizzo è costruita sull’omonimo promontorio; l’accesso è da via Regina
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: –
Accesso: Villa Pizzo è una dimora privata, non aperta al pubblico
Servizi: –
Svago e Ristorazione: –
Descrizione
(Silvia Fasana)
Giovanni Mugiasca nel 1435 acquistò il promontorio del Pizzo e vi fece costruire un’abitazione per la villeggiatura, accanto a vigneti, uliveti e alle case coloniche. A metà del Cinquecento vi soggiornarono il Capitano di Giustizia di Milano Giovan Battista Speziano e suo figlio Cesare, vescovo di Novara e Cremona. Fu ampliata e abbellita a più riprese. Vi lavorò anche Simone Cantoni verso il 1792, che curò i rifacimenti interni ed esterni. Lo splendido giardino all’italiana si sviluppa su vari livelli, con scalinate e terrazze abbellite da statue e una vegetazione lussureggiante, tra cui il famoso Viale dei cipressi. Nel giardino sorge anche il primo monumento dedicato ad Alessandro Volta, fatto costruire dall’amico Giovanni Battista Mugiasca. Alla morte di quest’ultimo, la proprietà venne lasciata in eredità all’Ospedale Civile di Como; nel 1842 venne acquistata dall’Arciduca Ranieri d’Austria. Nel 1865 la villa fu venduta a Elise Musard, nobildonna del Secondo Impero Francese, che apportò modifiche per adattarla al gusto del tempo, ma soprattutto scelse i colori della facciata: rosa antico e paglierino che sono rimasti invariati fino ad oggi. Nel 1873 i conti Volpi-Bassani acquistarono la villa da Madame Musard e fecero costruire un tempietto come sepolcro di famiglia su disegno di Luca Beltrami. In seguito aprirono una darsena più grande e aggiunsero una portineria.
Contatti
Comune di Cernobbio via Regina 23, 22012 Cernobbio; Tel. 031.343253/234
I.A.T. di Cernobbio iat@comune.cernobbio.co.it
Informazioni
Collocazione: la Casa “S. Maria della Pace” si trova in frazione Stimianico, via della Libertà 3
Pavimentazione: la strada di accesso è asfaltata, il cortile interno è in porfido
Barriere architettoniche: per accedere al cortile, nessuna; alla chiesetta si accede tramite tre gradini, cui segue un pianerottolo ed un ulteriore gradino
Accesso: la Casa “S. Maria della Pace” è una Residenza Sanitaria per Anziani; non è normalmente visitabile
Servizi: Residenza Sanitaria per Anziani
Svago e Ristorazione: –
Descrizione
(Silvia Fasana)
Nel 1899 il ricco mercante milanese Giuseppe Gabba, allora proprietario di Villa Cicogna a Stimianico, aveva ceduto a don Luigi Guanella una porzione della sua proprietà, in cui l’8 dicembre 1899 il Santo inaugurò una sua Casa femminile. Le suore guanelliane, le Figlie di S. Maria della Provvidenza, si occupavano dell’Asilo infantile, dell’oratorio festivo, del catechismo nelle vicine parrocchie di Stimianico e Cernobbio e vi avevano aperto un ricovero per signore rimaste sole.
Nel giardino della Casa nel 1914 era stato realizzato un piccolo teatro greco progettato da Giacomo Mantegazza e costruito dal capomastro Battista Mondelli, su idea dello stesso don Guanella che con Giacomo Mantegazza aveva visitato l’Acropoli di Atene il 20 settembre 1902, durante il pellegrinaggio in Terrasanta. Il teatro, inaugurato il 6 settembre 1914, fu successivamente demolito negli anni ’60 dello scorso secolo durante la radicale ristrutturazione della Casa.
Nell’aprile del 1916 (l’anno successivo alla morte del Santo) fu inaugurata la piccola chiesa dedicata a S. Maria della Pace, voluta dallo stesso Guanella quale monumento votivo durante la guerra. In stile neo-gotico lombardo, fu realizzata su progetto dello stesso Mantegazza, che adornò l’interno con un ciclo di affreschi. Nel 1967 – 1968 l’interno della chiesa fu totalmente rinnovato in accordo alle direttive conciliari con dipinti di Torildo Conconi di Olgiate Comasco raffiguranti sul catino absidale Maria, Regina della Pace, mentre sulle pareti laterali, Don Luigi Guanella e San Giuseppe. Interessante da notare, nel timpano sopra il portale di ingresso, all’esterno, la riproduzione in pietra della Croce di Gerusalemme, forse anche questa in ricordo del viaggio in Terrasanta compiuto da don Luigi Guanella.
La Casa “Santa Maria della Pace”, diventata una Residenza per anziani, dopo oltre cento anni di gestione da parte delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, nel 2006 fu venduta ad una società privata, che oggi ne continua il servizio.
Contatti
Casa S. Maria della Pace via della Libertà 3, 22012 Cernobbio; Tel. 031.510032
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Informazioni
Collocazione: l’antico confine si trova all’incrocio di via della Libertà con via Plinio
Pavimentazione: porfido
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: nessun limite di accesso
Servizi: parcheggi disponibili in zona, banca
Svago e Ristorazione: negozi, bar
Descrizione
(Silvia Fasana)
Scendendo lungo la via della Libertà, lasciandosi alle spalle la Casa Santa Maria della Pace, tenendo il lato destro (attenzione alle macchine parcheggiate sul marciapiede nel primo tratto), si costeggia il torrente Greggio che dopo un primo tratto è stato coperto per realizzare un parcheggio, fiancheggiato da un marciapiede in porfido. Al termine del parcheggio si attraversa la strada e si percorre un marciapiede in mattonelle e porfido prima di attraversare via Plinio. Qui, in un edificio oggi sede dello sportello della Banca di Credito Cooperativo di Cantù, proprio accanto al Bancomat sulla destra, una piccola nicchia accoglie un quadro della Madonna del Bisbino protetto da una grata. In questa zona esisteva il vecchio ponte sul torrente Greggio dove fino al 1929 si incontravano i confini dei Comuni di Cernobbio, Piazza S. Stefano e Rovenna, poi uniti in un unico Comune. Questa zona era indicata come la Frazione Crotti, perché vi esistevano a cavallo tra Otto e Novecento tre osterie. La terza, con il nome di Terzo Crotto, esiste tuttora.
Contatti
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Informazioni
Collocazione: la “Cittadella della seta” è compresa approssimativamente tra piazza Mazzini ed il torrente Breggia a monte della attuale via Regina (SS.340)
Pavimentazione: asfalto, mattonelle
Barriere architettoniche: la via privata Bernasconi entrando da via Cinque Giornate è sbarrata al centro e sul lato destro da due cancelli in ferro battuto sempre chiusi; l’entrata è consentita dal cancello sul lato sinistro sempre aperto (attenzione però al paletto posizionato nel mezzo del passaggio). Dopo circa 100 metri si incontra una barriera mobile che può essere oltrepassata sulla sinistra facendo attenzione ai due paletti posizionati uno due metri prima della barriera e l’altro dopo 50 centimetri
Accesso: il percorso 1 permette di accedere alla “cittadella della seta” da via Aquileia
Servizi: parcheggi disponibili in zona, municipio, farmacia, posta
Svago e Ristorazione: bar, negozi
Descrizione
(Silvia Fasana)
Cernobbio vanta un’importante tradizione legata all’industria serica, con tutte le carte in regola per offrire un moderno percorso culturale di recupero delle tradizioni,di valorizzazione della storia del territorio, di qualificazione dell’offerta turistico-culturale. Sull’area prospiciente a Villa Erba sorgeva il complesso delle strutture legate all’industria serica di proprietà dell’ingegnere di origine milanese Davide Bernasconi, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Al centro dell’area sono le due ville del Bernasconi, una attualmente sede del Municipio e l’altra, in raffinato stile Liberty, a prestigiosa sede espositiva; attorno erano i capannoni della tessitura, di due tintorie, oltre agli alloggi per i dipendenti, fatti realizzare secondo l’ideale di assistenzialismo borghese diffuso all’epoca. In quest’ottica fu costruito nel 1881 anche l’ “Asilo Infantile Bernasconi”, dalla “Società di Mutuo Soccorso”, con il generoso contributo di benefattori privati tra cui lo stesso Bernasconi, un edificio “modello”, rispondente ai più avanzati criteri funzionali e igienici per l’epoca.
Questo nucleo urbanistico legato alle attività produttive, fino gli anni ’50 dello scorso secolo, costituiva un mondo ben separato dalla parte della Cernobbio turistica, quasi due anime dello stesso paese. Oggi quest’area costituisce l’unico sito di archeologia industriale tessile del comasco, di grande interesse.
Contatti
Comune di Cernobbio via Regina 23, 22012 Cernobbio; Tel. 031.343253/234
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Informazioni
Il punto di interesse si trova adiacente al percorso 1, ma non visibile perché collocato all’interno di un vasto parco. Dal percorso si può vedere solo il cancello di accesso al parco, a sinistra rispetto al cancello di Villa Erba.
Collocazione: l’ingresso di Villa Gastel si trova lungo la via Regina di fronte al municipio
Pavimentazione: lastroni in pietra
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: Villa Gastel è una dimora privata, normalmente non visitabile
Servizi: parcheggi disponibili in zona, municipio, farmacia, posta
Svago e Ristorazione: bar, negozi
Descrizione
(Silvia Fasana)
Villa Nuova o Gastel, che rientrava nel più vasto complesso di Villa Erba, sorge sul luogo di un fiorente convento di monache benedettine cluniacensi dedicato a S. Maria Assunta, fondato verso l’XI secolo e soppresso dall’imperatore Giuseppe II d’Austria nel 1784. Nel 1816 l’edificio fu acquistato dal generale Domenico Pino e dalla moglie Vittoria Peluso, che l’anno precedente avevano venduto il vicino “Garrovo” (poi Villa d’Este) alla principessa Carolina di Brunswick. Nella ristrutturazione dell’edificio, essi rifecero quasi completamente l’interno, ma non ne modificarono la struttura a pianta quadrata, con il chiostro centrale, aggiungendo frontoni e timpani di impronta neoclassica. I Pino invece ampliarono ed abbellirono le aree agricole esterne, trasformandole in un ampio giardino all’inglese. Dopo la loro morte l’edificio, detto Villa Nuova, passò per eredità al generale Cima della Scala, la cui nipote ospitò personaggi del calibro di Giuseppe Giacosa e Arrigo Boito. Nel 1893 Luigi Erba, fratello di Carlo (titolare dell’omonima azienda farmaceutica milanese) acquistò l’antico complesso, ma subito dopo decise di costruire una nuova imponente villa a lago, Villa Erba, eretta fra il 1894 e il 1898, distinta dal più antico edificio oggi appartenente alla famiglia Gastel.
(tratto da Chiese, ville e giardini, Città di Cernobbio)
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I.A.T. di Cernobbio iat@comune.cernobbio.co.it
Informazioni
Il punto di interesse si trova adiacente al percorso 1 ma non visibile perchè collocato all’interno di un vasto parco privato. Dal percorso 1 si può vedere solo il cancello di accesso al parco, a destra rispetto al cancello di Villa Gastel.
Collocazione: l’ingresso di Villa Erba si trova lungo la via Regina di fronte al municipio
Pavimentazione (dell’accesso): lastroni in pietra
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: Villa Erba è un centro congressuale prestigioso, accessibile solo in occasione di manifestazioni o di visite guidate organizzate
Servizi: parcheggi (liberi/a pagamento) disponibili in zona, municipio, farmacia, posta
Svago e Ristorazione: bar, negozi. All’interno della Villa è collocato il museo “Le stanze di Luchino Visconti” dedicato al ricordo dell’illustre regista, che in questa splendida villa ebbe una delle residenze preferite
Descrizione
(Silvia Fasana)
La villa, di lussuoso gusto manierista, è un articolato complesso composto da casa padronale a pianta quadrata, abitazioni di servizio, foresteria, serre, darsena e scuderie. Luigi Erba, musicista e collezionista milanese, fratello di Carlo Erba titolare dell’omonima casa farmaceutica, acquistò la proprietà dei Cima della Scala e commissionò la costruzione della dimora agli architetti Gian Battista Borsani e Angelo Savoldi i quali presero spunti dallo stile dell’architetto cinquecentesco Galeazzo Alessi. La villa, costruita alla fine del XIX secolo, ha l’ingresso principale e i locali più importanti verso il lago. Tipici dell’epoca sono la torretta panoramica e il portico d’accesso che si ritrova, anche se in proporzioni diverse, sulle aperture laterali. Gli interni furono decorati da Angelo Lorenzoli con affreschi di Ernesto Fontana. Le decorazioni comprendono fregi, stucchi, gesso dorato, pavimenti in ceramica e in legno esotico e l’utilizzo di opere d’arte antiche incorporate nelle pareti e sui soffitti. Uno scalone raccorda il pianterreno al primo piano, dove si trovano le camere. Alla morte di Anna Brivio, moglie di Luigi Erba, la villa passò alla figlia Carla, moglie del conte Giuseppe Visconti di Modrone. Uno dei figli di Carla, il celebre regista cinematografico Luchino Visconti (1906-1976) amava trascorrere qui le vacanze estive.
Nel 1986 un Consorzio pubblico acquistò da due degli eredi gran parte della proprietà per creare un polo espositivo-congressuale e, su progetto dell’architetto Mario Bellini, nel parco sono stati costruiti dei padiglioni ispirati alle serre. Villa Erba ha raggiunto la sua massima importanza con la conferenza europea del 2003 dedicata all’E-Government. In quell’occasione tutto il parco e i padiglioni espositivi sono stati cablati: questo importante evento ha rappresentato un balzo in avanti per Villa Erba che si propone come sede ideale per importanti manifestazioni. All’interno della Villa è stato inaugurato nel 2005 il Museo “Le Stanze di Luchino Visconti”: un centro di documentazione aperto al pubblico in cui si svelano gli ambienti dedicati al legame tra il celebre regista e Villa Erba. Il Museo è nato nell’ambito di una importante opera di valorizzazione storico architettonica avviata nel gennaio 2003 e realizzata con finanziamenti pubblici.
Un ampio parco completamente pianeggiante fiancheggia la villa, con numerosi esemplari di pregio evidenziati da un percorso botanico. Il parterre antistante la villa è animato da annosi bossi rigorosamente potati a sfera, che con le loro geometrie verdi costituiscono un ideale elemento di raccordo tra l’edificio e lo specchio d’acqua antistante.
(tratto da Chiese, ville e giardini, Città di Cernobbio)
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Comune di Cernobbio via Regina 23, 22012 Cernobbio; Tel. 031.343253/234
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Leggi qui per saperne di più sul Centro congressuale Villa Erba
Informazioni
Collocazione: Villa Bernasconi si trova in via Regina
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: si accede dall’ingresso principale
Servizi: parcheggi disponibili in zona, municipio, farmacia
Svago e Ristorazione: bar
Descrizione
(Silvia Fasana)
La villa fu costruita tra il 1905 e il 1906 per volontà dell’industriale serico Davide Bemasconi su disegno dell’architetto milanese Alfredo Campanini, autore di diversi importanti edifici in stile Liberty. E una costruzione di ampie dimensioni, dove gli spazi sono liberamente interpretati e il cui movimento in verticale culmina nella torretta panoramica. L’edificio si distingue per la ricchezza della decorazione ottenuta con l’uso dei materiali più diversi, dalle ceramiche policrome al cemento modellato, dai vetri colorati ai ferri battuti. Nell’insieme tutti gli elementi formano un gioiello d’arte dovuto all’abilità degli artigiani dell’epoca. L’allegoria del baco da seta rappresentata in diverse decorazioni ricorda l’attività del committente. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la villa divenne per alcuni anni sede della Guardia di Finanza; in seguito fu acquisita dal Comune di Cernobbio per adibirla a spazio espositivo, dopo i recenti accurati restauri.
Questa opera, di grande valore artistico, è entrata a far parte del Réseau Art Nouveau Network, rete europea sorta nel 1999 con il patrocinio del Programma Cultura 2000 dell’Unione Europea.
(tratto da Chiese, ville e giardini, Città di Cernobbio)
Contatti
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