Tappa 2 – Il centro storico di Rovenna

Descrizione

La frazione di Rovenna, che sorge a mezza costa sulle pendici orientali del monte Bisbino, conserva ancora la fisionomia antica di nucleo rurale. Da via Colonna si prosegue nell’asfaltata via Notai, così chiamata in omaggio alla professione notarile che distinse molti esponenti delle famiglie più influenti di Rovenna fin dal XV secolo. Qui si incontra subito, al numero civico 2, l’ex-ristorante Belvedere, aperto nei primi anni del secolo scorso in una antica struttura colonica, “La Curt del Belvedere”, sul cui architrave di ingresso è impressa la data 1679. In attività per circa un secolo, ora il ristorante è chiuso e il fabbricato è adibito ad abitazione privata; il nome ricorda la sua posizione altamente panoramica su Cernobbio e il primo bacino del lago. Si prosegue per circa 3 metri e si piega a sinistra in vicolo Bonino (così chiamato dal nome di una ricca famiglia locale), dalla larghezza di 1,2 metri, tra gli spessi muri degli edifici rurali che caratterizzano l’antico centro storico di Rovenna, fino a sbucare, dopo circa 5 metri, ne “L’Era di Bunin”, ampia circa 7 metri per 5, con pavimentazione mista lastricato in pietra, asfalto, cemento. Occorre tenersi nel centro della corte, per non invadere la proprietà privata adiacente alle case. Con il termine di era veniva chiamato il cortile circondato su tre o quattro lati dalle case coloniche tipiche, in cui si svolgeva la vita sociale degli abitanti. La bella casa di fronte entrando, al numero civico 5, con due pilastri sormontati da due leoni reggistemmi a “guardia” dell’ingresso del piccolo piazzale antistante in acciottolato, potrebbe essere appartenuta ad una famiglia più facoltosa, separata dalle altre riservate ai contadini. Si piega a destra, dopo un lungo passaggio coperto, e si prosegue lungo vicolo Bonino, tra antiche case e cascinali, uno dei quali spicca perché ha mantenuto alcuni particolari architettonici che ne rivelano l’originario aspetto: il sasso a vista, l’architrave in legno massiccio, i portoni sempre in legno della stalla e del fienile. Dopo circa 30 metri si sbuca nella piccola e raccolta piazza Fontana, così chiamata per la presenza della fontana in granito. Di linee molto semplici, è stata realizzata nel 2009 per ricordare i cinquant’anni del Gruppo Sportivo Rovennese: le date 1959 e 2009, insieme con lo stemma del gruppo raffigurante una strega che cavalca una scopa, decorano la parte frontale della vasca. La pavimentazione della piazza è in cubetti di pietra. Si svolta a destra: alla fine della piazza, sulla destra, si vede lo sbocco di via Notai, fiancheggiata da antiche costruzioni, alcune delle quali ancora in sasso a vista. Si imbocca via Umberto I, la strada principale del borgo, comune autonomo fino al 1929. La via è asfaltata al centro, con ai lati due fasce in cubetti di pietra, di larghezza variabile, mediamente 30 centimetri; l’asfalto è interrotto ogni 15 metri circa da fasce trasversali di cubetti di pietra di circa 30 centimetri, dando nell’insieme un gradevole effetto visivo. La fiancheggiano antiche corti, chiamate spesso con il nome o il soprannome della famiglia che vi abitava, alcune delle quali restaurate mantenendo ancora il sasso a vista (vedi L’abitazione rurale). Tra queste corti e nelle vie adiacenti ogni anno sono proposti nel periodo autunnale alcuni appuntamenti (vedi Fiere e rassegne), ormai diventati tradizionali: “Castagne, streghe e… dintorni”, la “Fiera del bestiame e delle merci” e la “Mostra della zucca del Basso Lario”. Lungo via Umberto I, qua e là, si possono vedere anche edifici con elementi architettonici che ne rivelano l’antica signorilità: erano le abitazioni delle famiglie più abbienti.
Al numero civico 36, sul lato sinistro, si apre “La Curt de La Panatona”; sull’altro lato al numero 25 “La Curt di Legn”. Poco più avanti, sempre sul lato destro di via Umberto I, al numero civico 23 sulla facciata è inserito un curioso esemplare di ammonite, fossile di un mollusco cefalopode dell’Era Mesozoica.
Sul lato opposto, al numero civico 28 si apre “La Curt del Piela”, nel cui muro di delimitazione in mattoni di cemento è inserita un’edicola con un quadro della Madonna del Bisbino, protetto da una grata in ferro battuto. La Madonna è qui raffigurata in piedi, come la statua marmorea più antica, ora conservata sull’altare del santuario a lei dedicato sulla cima del monte; ma non è candida come l’originale, bensì dipinta con tenui colori. Ai suoi piedi, si staglia la sagoma del santuario (vedi La Madonna del Bisbino).
Proseguendo, è da notare, sul lato opposto, al numero civico 11 il bel portale in serizzo, affiancato da due bassi paracarri e sormontato da una nicchia sempre in granito che probabilmente in origine accoglieva un’immagine sacra e da una targhetta in ferro dell’assicurazione Milano, risalente agli anni ’20 dello scorso secolo circa, ormai arrugginita.
Proseguendo lungo via Umberto I, al numero civico 18 si apre “La Curt di Figitt”; anche qui all’ingresso una piccola nicchia delimitata da sassi a vista, accoglie un quadretto con un’effigie sempre della Madonna del Bisbino, in questo caso della statua lignea colorata, ora conservata nello spazio retroaltare del Santuario. Accanto alla piccola nicchia, una nicchia più grande, incorniciata da conci in pietra, racchiude una fontana. Da notare in questa corte le due eleganti colonne in granito che reggono uno degli archi ciechi che sottolineano l’ingresso dell’abitazione principale.
Segue poi al numero civico 14 l’ingresso a “La Curt del Gaetan”, con casa restaurata in sasso a vista, mantenendo gli architravi delle porte e delle finestre del piano terra in legno.
Dopo circa 150 metri da piazza Fontana, via Umberto I passa in fregio al fianco destro (guardando la facciata) della cappella dell’ossario, un basso edificio intonacato di bianco che prospetta sulla piazza della chiesa. Qui sono conservate le reliquie di San Candido, insieme con i resti di esumazioni. Si gira immediatamente a destra e superando una bassa soglia di 5 centimetri si accede al sagrato, pavimentato in mattonelle di cemento.
Procedendo nel sagrato e mantenendo la destra, si costeggia il lato ovest del sagrato stesso, lungo il quale si incontrano due aiuole semicircolari, delimitare da cordoli di 10 centimetri, piantumate con alberi e arbusti e intervallate da due panchine in cemento granigliato. Segue una colonna in granito con capitello in stile tuscanico, sormontato da una croce in ferro battuto. In origine su questa colonna era fissata la preziosa “Croce di Rovenna”, in rame dorato, fatta risalire all’XI-XII secolo, tutt’ora conservata come prezioso patrimonio della chiesa, sostituita nell’Ottocento con quella attuale.
Procedendo invece nel sagrato mantenendo la sinistra, si costeggia il lato nord del sagrato stesso, occupato da una lunga aiuola con alberi, delimitata all’interno da un cordolo di 10 centimetri e nella parte esterna sempre da un cordolo di 10 centimetri, sormontato da paletti di pietra alti circa 60 centimetri che reggono una catena in ferro; dopo circa 25 metri si apre un secondo accesso di 5 metri, seguito da un muretto di 70 centimetri circa.
Il sagrato precede il fronte e il fianco sinistro della chiesa (guardando la facciata). Il fianco destro della chiesa (sempre guardando la facciata) continua invece con la ex-casa parrocchiale, tra le cui mura e quelle della chiesa sono stati rinvenuti lacerti di affreschi dell’antico edificio sacro.
La chiesa di S. Michele a Rovenna, già esistente nel Medioevo, fu rifatta attorno al 1670 in stile barocco; nel 1856 l’ingegnere Antonio Amadeo ridisegnò la facciata, impreziosita da un imponente portale secentesco proveniente dal soppresso convento di S. Marco in Borgovico. Sul lato sinistro sporge la sagoma dell’oratorio della Confraternita del SS. Sacramento, ora cappella invernale, fatto costruire con le rimesse degli emigranti rovennesi a Bologna. Si accede dalla chiesa solitamente dal portone laterale sinistro.
All’interno si segnala la splendida ancona lignea dell’altare maggiore, opera di Andrea Redaelli di Como e di Paolo Felice Cassina di Cernobbio su disegno del grande scultore barocco Giovanni Battista Barberini di Laino (1692).
Terminata la visita della chiesa, che si consiglia vivamente, si tiene la sinistra e si esce dal sagrato dal passaggio dove si era entrati, si attraversa la via Umberto I e dopo circa 5 metri si può vedere una nicchia nel muro con una fontanella. Si prosegue per circa 30 metri fino all’inizio di via Umberto I, incontrando sulla destra “La Curt di Cacciatori”, con la palazzina color senape a tre piani dell’ex-trattoria dei Cacciatori. Nella corte si può vedere una piccola costruzione in legno, prima sede del Corpo Musicale di Rovenna, costituitosi nel 1921. All’angolo con via del Bisbino (proseguimento di via della Libertà), nel muro di recinzione è murata un’interessante stele in pietra con la scritta «Strada Vittorio Emanuele III al Bisbino». Si attraversa sulle strisce pedonali via per il Bisbino, dirigendosi all’ingresso del viale delle Rimembranze, delimitato da tigli, realizzato nel 1919 su progetto dell’ingegner Balzarotti, che conduce al cimitero della frazione. All’ingresso del viale ci si imbatte nella piazzola pavimentata in cubetti di cemento sulla quale è stato collocato il Monumento ai Caduti di Rovenna, in ferro, rappresentante un’aquila, opera dello scultore Salvino Marsura e donato da una villeggiante, la signora Lina Migliavada, in ricordo del marito Paolo.
Alzando lo sguardo verso nord, si possono osservare “Le Tre croci di Corna”, sul dosso che sovrasta Rovenna, avancorpo del monte Bisbino. Queste croci ricordano un fatto di sangue avvenuto il 2 luglio 1843, durante il tradizionale pellegrinaggio al santuario del Bisbino di fedeli ticinesi: in quell’occasione ci fu un regolamento di conti tra sostenitori di partiti avversi, con tre vittime, ricordate appunto dalle tre croci.
Immediatamente dopo il cimitero di Rovenna ha inizio il Sentée di Sort, che collega Rovenna con Moltrasio, il cui nome richiama il fatto che questi terreni ripidi fuori dall’abitato, al confine tra Rovenna e Moltrasio, di proprietà delle famiglie più facoltose, erano assegnati agli abitanti estraendoli a sorte. Questo sentiero non fa parte del nostro percorso, ma è comunque interessante da segnalare.





Informazioni

Località di partenza Cernobbio, Rovenna, ex ristorante Belvedere
Località di arrivo Cernobbio, Rovenna, Monumento ai Caduti
Tipologia del percorso percorso urbano
Lunghezza totale 250 m circa
Tempo di percorrenza (a piedi) 15 min
Difficoltà Turistica
Dislivello in salita
Quota massima 450 m slm
Pavimentazione asfalto, lastricato in pietra, cubetti di pietra, mattonelle di cemento, cubetti di cemento.
Mezzi pubblici per raggiungere il punto di partenza si, nei dintorni vedi sito


Mezzi pubblici dal punto di arrivo si, vedi sito
Parcheggi presso il punto di partenza no





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