Asilo Sant’Elia
Informazioni
Collocazione: l’Asilo Sant’Elia si trova in via Alciato 15 a Como.
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza dell’ingresso è in cubetti di porfido. Un largo vialetto lastricato conduce a tre gradini in cemento granigliato che portano al pianerottolo di accesso.
Barriere architettoniche: fare attenzione perché sulla sinistra del vialetto, all’inizio, è posto un totem in ferro che segnala la struttura razionalista posto dall’Ordine degli Architetti di Como. Tre gradini portano al pianerottolo di accesso; entrambi i lati sono fiancheggiati da bassi corrimano in ferro.
Accesso: si accede dall’ingresso in via Alciato 15, preceduto da una striscia a prato delimitata da una bassa bordura sempreverde e attraversata da un vialetto.
Servizi: parcheggi disponibili nelle zone adiacenti.
Svago e Ristorazione: bar in zona; giardino pubblico.
Altre informazioni: la struttura è destinata ad edilizia scolastica. È visitabile previa autorizzazione da parte dell’Ufficio Politiche Educative del Comune di Como (Tel. 031.252681; email: careddu.grazia@comune.como.it).
Descrizione
L’Asilo Sant’Elia fu realizzato nel 1936-1937 dall’architetto comasco Giuseppe Terragni su commissione della Congregazione di Carità di Como, nei pressi di un grande quartiere operaio costruito a partire dal 1914 dalla Società Cooperativa Edificatrice.
La costruzione si sviluppa su un solo piano; l’altezza, che non supera i cinque metri, è contenuta rispetto alla considerevole lunghezza delle facciate.
«Come in altri interventi (ad esempio nelle prime ipotesi per la Casa del Fascio) e secondo una tradizione consolidata, Terragni organizza gli ambienti attorno ad una corte aperta su un lato. Con tale scelta egli vuole ottenere un rapporto stretto tra interno ed esterno; questa opzione trova ulteriore espressione nei pilastri e nelle tende che dall’esterno “portano” le aule (solo apparentemente isolate dalle grandi finestre) direttamente nel giardino.
Questa tensione verso la libertà e a favore di un nuovo approccio (ancora oggi moderno) ai problemi pedagogici si sente appieno nell’articolazione degli spazi interni che non confinano (le pareti che separano le aule sono mobili) ma tendono a confluire gli uni negli altri». (L. Cavadini, Architettura razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, Como 2004).
L’edificio è stato recentemente oggetto di un intervento di restauro curato dallo Studio Terragni che lo ha riportato nelle condizioni originarie.
Per saperne di più:
Wikipedia – Asilo Sant’Elia
Sito turistico del lago di Como – Asilo Sant’Elia
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Asilo Sant’Elia
Case Popolari
Informazioni
Collocazione: le Case Popolari si trovano in via Anzani 34 a Como.
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza dell’ingresso è in asfalto. Oltre il basso muretto di recinzione in cemento, aperto da due cancelletti in ferro, una stretta fascia di cemento precede i cinque gradini in cemento granigliato che portano al primo pianerottolo.
Barriere architettoniche: cinque gradini portano al primo pianerottolo.
Accesso: si accede dall’ingresso in via Anzani 34.
Servizi: parcheggi disponibili in zona; sportello bancomat in via Anzani.
Svago e Ristorazione: bar – tavola calda in zona; giardino pubblico.
Altre informazioni: la struttura è destinata a edilizia privata e pertanto non è visitabile.
Descrizione
Le Case Popolari di via Anzani, progettate nel 1938 da Giuseppe Terragni e Alberto Sartoris, sono state realizzate dallo IACP (Istituto fascista Autonomo Case Popolari) nel 1939. Il progetto era in realtà uno stralcio assai minimale di un più ampio piano di respiro davvero razionalista elaborato dai due architetti (un’ “utopia di poeti”) per un nuovo quartiere operaio satellite previsto a Rebbio per 3000 abitanti, con case alte a sei piani e case basse a uno e due piani disposte a schiera, collegate da un reticolo di strade ortogonali e con tutti i servizi necessari, uno stadio, padiglioni sportivi, le scuole, la chiesa, la sede dello IACP e del partito, oltre a zone verdi.
Gli immobili realizzati in via Anzani erano destinati ad accogliere parte degli abitanti trasferiti dall’antico quartiere della Cortesella (che sorgeva nell’area dell’attuale Piazza Peretta – via Boldoni) sventrato dall’intervento “risanatore” voluto dal nuovo Piano Regolatore del Comune (1937). Il trasferimento degli abitanti dalla Cortesella al complesso di via Anzani ha negato però di fatto un importante obiettivo del razionalismo: quello di una architettura rispondente ai bisogni reali della popolazione. Con questo intervento il Comune aveva risposto invece principalmente alle esigenze delle immobiliari e dello IACP, dando avvio in tal modo, di fatto, all’allontanamento dei ceti meno abbienti dal cuore antico di Como.
L’intervento dello IACP in via Anzani prevedeva in origine tre edifici poi ridotti a due, «uno di quattro piani e l’altro di due, oltre il piano terreno. Si cerca e si ottiene, anche per la necessità di contenere i costi, la massima semplificazione degli elementi di finitura, introducendo varianti nella distribuzione dei vani, rispetto a quella ottimale prevista per le unità residenziali di Rebbio. Ciò nonostante, le due case mantengono una loro singolarità nel panorama degli edifici realizzati dallo IACP. Appare evidente, ad esempio, l’intento di legare l’edificio al giardino che sostituisce il consueto cortile delle case popolari e di consentire una buona insolazione degli ambienti principali di entrambi gli edifici. La ricercata scansione dei pieni e dei vuoti nelle facciate, sottolineata anche dalle fasce dei parapetti nei balconi, è oggi di difficile lettura, a causa dell’alterazione degli intonaci e dei loro colori» (L. Cavadini, Architettura razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, Como 2004).
Per saperne di più:
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Case popolari
Informazioni
Collocazione: Casa Cattaneo Alchieri si trova in via Mentana 25 a Como
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza dell’ingresso è in asfalto. Sul fronte, un basso muretto in cemento sormontato da una recinzione in ferro circonda una stretta fascia erbosa, attraversata da un vialetto in piastrelle di cemento che conduce all’edificio
Barriere architettoniche: –
Accesso: si accede dall’ingresso in via Mentana 25
Servizi: parcheggi disponibili in zona; sportello bancomat in via Magenta
Svago e Ristorazione: bar in zona
Altre informazioni: la struttura è destinata a edilizia privata e pertanto non è visitabile.
Descrizione
Casa Cattaneo Alchieri (progettata da Pietro Lingeri, 1936) è anche nota come “casa a ville sovrapposte”, per la volontà di connotare gli appartamenti di una propria autonoma configurazione all’interno di un singolo blocco edilizio.
La nuova costruzione comasca riflette nella modernità della tendenza razionalista italiana la piena soddisfazione dei bisogni degli abitanti.
«Una lunga balconata, che “chiude” la struttura in un perfetto parallelepipedo, fascia la facciata principale e metà dei fronti laterali.
Il corpo della costruzione è parzialmente arretrato, per evitare un’eccessiva insolazione, derivante dall’orientamento sud-ovest.
Le dimensioni dell’edificio sono accentuate dai parapetti (parte in cemento, parte in metallo) dei balconi e dai pilastrini in metallo che collegano i piani delle terrazze per tutta l’altezza, trovando corrispondenza negli spigoli dei vani più avanzati.
L’impostazione planimetrica è perfettamente simmetrica, con appartamenti identici affacciati sui pianerottoli di accesso.
L’uso del vetrocemento per le superfici vetrate della scala e dei profilati metallici per i parapetti è caratteristico del razionalismo; appare invece come novità, dovuta alla ridotta altezza dell’atrio di ingresso, il rivestimento in vetro nero del soffitto, adottato al fine di estendere otticamente lo spazio.
Risulta attualmente modificata la copertura dell’edificio sul terrazzo: dove si estendeva una sorta di portico sono stati ricavati ulteriori vani abitativi» (L. Cavadini, Architettura razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, Como 2004).
Per saperne di più:
Sito di Lombardia Beni Culturali – Casa Cattaneo Alchieri
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Casa Cattaneo Alchieri
Informazioni
Collocazione: Casa Pedraglio si trova in via Mentana 6 a Como
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza dell’ingresso è in cubetti di porfido. Davanti al portone c’è una fascia in lastre di pietra
Barriere architettoniche: –
Accesso: si accede dall’ingresso in via Mentana 6
Servizi: parcheggi disponibili in zona; sportello bancomat in via Giulini
Svago e Ristorazione: bar e pizzeria in zona
Altre informazioni: la struttura è destinata a edilizia privata e pertanto non è visitabile.
Descrizione
Casa Pedraglio è stata costruita tra il 1935 e il 1937 su un primitivo progetto di Giuseppe Terragni. In realtà, durante i lavori, la casa era stata ridotta di due campate, risultando così asimmetrica.
La parte mancante doveva equilibrare il gioco di rientranze e sporgenze dovuto allo sviluppo dei balconi su un lato della facciata, com’è dimostrato da alcuni disegni dell’autore.
All’interno, gli alloggi, due per piano, si sviluppano attorno alla scala centrale.
Un aspetto interessante di questo edificio è il piano di calpestio dei balconi realizzato in vetrocemento e le porte-finestre elevate fino al soffitto con pannellature in vetro, con il risultato di un maggiore senso di trasparenza.
Nel dopoguerra l’edificio è stato inoltre ulteriormente modificato con la chiusura dei negozi al piano terreno e la sopraelevazione del piano superiore.
Per saperne di più:
Wikipedia – Casa Pedraglio
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Casa Pedraglio
Informazioni
Collocazione: la Casa del Fascio si trova in Piazza del Popolo a Como.
Pavimentazione: l’ampio piazzale antistante la Casa del Fascio è lastricato in pietra; i gradini sono in pietra
Barriere architettoniche: per accedere al piazzale antistante occorre superare un basso gradino. Quattro gradini portano al pianerottolo di accesso dell’edificio. Sul lato sinistro (guardando la facciata) del piazzale, uno scivolo largo circa cinque metri permette di raccordarsi in piano a via Pessina, mentre sul lato destro un uguale scivolo raccorda a via dei Partigiani.
Accesso: si accede dall’ingresso in Piazza del Popolo
Servizi: parcheggi e fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili in zona
Svago e Ristorazione: bar e ristoranti in zona; giardino pubblico
Altre informazioni: la struttura è oggi sede del Comando Provinciale di Como della Guardia di Finanza e pertanto non è visitabile al di fuori di visite guidate organizzate
Descrizione
L’edificio, opera di Giuseppe Terragni, ha avuto una lunga e difficile gestazione (1932-1936) a causa anche delle contestazioni suscitate dal suo evidente contrasto con il gusto retorico dei “palazzi di regime” fascisti.
«L’edificio è composto da un prisma perfettamente regolare a pianta quadrata di altezza pari alla metà del lato di base che misura 32,20 m. La rigidità dell’impianto planimetrico, che farebbe supporre un’esplicita architettura classicheggiante, è subordinata alla ricerca di un equilibrio dinamico tra i vuoti e i pieni dei fronti e all’utilizzo di ampie aree vetrate che mettono in comunicazione l’interno con l’esterno.
Il prospetto principale si presenta composto da un grande rettangolo verticale pieno al quale si ancora un vasto reticolo formato dai 20 rettangoli vuoti delle logge. Anche gli altri fronti sono caratterizzati da un disegno asimmetrico e ognuno di essi stabilisce un proprio intimo legame con la città» (www.architetturadelmoderno.it).
Davanti all’edificio si apre una ampia piazza «logica e naturale prosecuzione della storica Piazza del Duomo» e punto di avvio di «un accentramento organico e intelligente dei più tipici edifici del Regime».
«La vetrata d’ingresso, composta da diciotto porte-finestre risucchia all’interno dell’edificio la piazza antistante, mentre le numerose superfici vetrate che caratterizzano l’intero edificio inquadrano e portano all’interno del palazzo alcuni scorci di città, tra cui la vista del Duomo, che si ripete da quatto diverse angolazioni. Dall’ingresso si accede al grande atrio centrale, una sorta di corte coperta sulla quale si affacciano la sala del Direttorio, gli uffici e i ballatoi di disimpegno. La luce penetra raccolta in fasci ben distinti fra loro, che aumentano laddove l’ambiente lo richieda… Terragni si dedica anche alla progettazione dell’arredo sedie, poltrone, scaffalature, così come di dettagli quali corrimano, serramenti, porte, scale e servizi, fino ad ottenere un unicum, in cui ogni particolare è un oggetto architettonico che partecipa alla vita dell’insieme; la struttura di un tavolo ha lo stesso schema di quella dell’edificio. In questi oggetti si accostano legni di noce, rovere, faggio o abete a ripiani di cristallo opalino grigio, verde, bianco, nero, azzurro. A Mario Radice viene affidato il disegno del lampadario del salone del primo piano e alcuni pannelli decorativi con immagini di propaganda politica, ormai andati perduti (1934-1936)» (www.architetturadelmoderno.it).
Essi «costituiscono per la loro eccezionalità – scrive Luciano Caramel – un sintomo significativo della precarietà dei rapporti tra architettura razionale e arti visive astratte. Si tratta infatti dell’unico caso di effettiva collaborazione tra pittura e architettura “nuove”, deciso, oltre tutto come si sa, solo a posteriori».
Finita la guerra, la ex Casa del Fascio viene devastata con “furia smantellatrice”, e svuotata di tutto, con conseguente perdita degli arredi. Destinata a sede dei partiti politici della nascente Repubblica, per qualche anno è anche sede di nuove associazioni dove giovani di tutti i ceti si ritrovavano per attività culturali, uniti dal comune impegno per un futuro migliore. Dal 1955 l’edificio è sede del Comando Provinciale di Como della Guardia di Finanza.
Per saperne di più:
Wikipedia – Casa del Fascio Como
Sito di Lombardia Beni Culturali – Casa del Fascio (ex)
Sito turistico del lago di Como – Ex Casa del Fascio
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Casa del Fascio
Informazioni
Collocazione: la sede dell’Unione fascista dei Lavoratori dell’Industria si trova dietro la Casa del Fascio, nell’isolato compreso tra via Partigiani, via Lega Insurrezionale e via Pessina.
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza dell’ingresso è in cubetti di porfido. Oltre la recinzione con cancello in ferro, i diciassette gradini che portano al pianerottolo di accesso sono in pietra.
Barriere architettoniche: diciassette bassi gradini portano al pianerottolo di accesso. A destra dell’ingresso principale però si trova un’entrata per disabili con ascensore interno
Accesso: si accede dall’ingresso principale in via Pessina 6
Servizi: parcheggi disponibili in zona
Svago e Ristorazione: bar, pizzerie e ristoranti in zona
Altre informazioni: la struttura è attualmente sede dell’ASL della provincia di Como e pertanto non è visitabile.
Descrizione
Dopo la realizzazione della Casa del Fascio, il progetto del palazzo dell’Unione fascista dei Lavoratori dell’Industria (U.L.I.), ovvero la “Nuova Casa del Lavoratore Comasco”, prosegue il programma di organizzazione nella città di Como «di una zona di servizi rappresentativi del regime» armoniosamente concentrati in un unico nuovo ampio spazio dialettico con la “vecchia” Piazza del Duomo. Il progetto iniziale di questo edificio, frutto del lavoro di équipe di Cesare Cattaneo, Pietro Lingeri, Luigi Origoni, Augusto Magnaghi Delfino e Mario Terzaghi, era risultato il vincitore di un concorso indetto nel febbraio 1938. Questo progetto è poi modificato più volte in fase di realizzazione della stesura definitiva e poi ancora successivamente nel secondo dopoguerra.
Nella realizzazione originaria, l’edificio risulta «formato da due corpi paralleli a cinque piani, di diversa profondità, ortogonali a via Pessina da una parte e a via dei Partigiani dall’altra; i due corpi paralleli sono collegati mediante due altri corpi di diversa altezza, “sospesi” tra i due », tra loro indipendenti e aperti a coprire un porticato di passaggio; «affacciati all’interno su un cortile (di retaggio tradizionale eppure caratteristico dell’architettura razionalista), questi due corpi sospesi sono arretrati rispetto ai due volumi maggiori. Gli spazi a porticato del piano terreno e degli altri piani completano l’articolazione architettonica del complesso. I prospetti maggiori sono ritmati dal ripetersi di rettangoli (in parte finestrati, in parte pieni, in parte vuoti) che trovano nella “libertà” dei porticati che si aprono nelle testate del terzo piano una opportunità di modulazione delle superfici» (da L. Cavadini, Architettura razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, Como 2004).
Il complesso dell’U.L.I. è il terzo e ultimo edificio costruito da Cesare Cattaneo, morto prematuramente nel 1943.
Per le modifiche occorse nel tempo, pur ancora riconoscibile nelle linee fondamentali, il complesso si presenta oggi alterato e ospita la sede dell’ASL della provincia di Como.
Per saperne di più:
Sito di Lombardia Beni Culturali – Sede dell’Unione Fascista dei Lavoratori dell’Industria
Mario Di Salvo, IO. Il bigino di Cesare Cattaneo, Associazione Culturale Archivio Cattaneo, 2015
Informazioni
Collocazione: la Fontana monumentale si trova in Piazza Camerlata a Como.
Il punto di interesse non si trova lungo il percorso 5, ma lo si può raggiungere dal centro città con i mezzi pubblici
.Descrizione
La fontana di Camerlata è il risultato della collaborazione di Cesare Cattaneo con Mario Radice. Progettata per incarico del Comune di Como, venne provvisoriamente collocata, come modello in scala naturale, a Milano nel parco Sempione, in occasione della VI Triennale del 1936. Andata distrutta, la fontana, su finanziamento della famiglia Cattaneo, venne ricostruita e collocata definitivamente a Como in piazza Camerlata nel 1962, come era previsto originariamente dal progetto secondo le indicazioni di Mario Radice.
«La struttura, apparentemente in fragile equilibrio, vive – scrivono Radice e Cattaneo – di “combinazioni, su rapporti armonici, di anelli e di sfere”. Il “gioco” dei cerchi si legge in pianta: la graduazione delle circonferenze risponde ad un criterio di proporzionalità. La giustapposizione di sfere piene e di cerchi aerei dà slancio alla costruzione, suggerendo un’impressione di levità ma anche di stabilità, nonostante gli anelli librati nel vuoto.
La fontana maggiore, arricchita da un anello verticale, sembra fare da contrappeso alla struttura aerea, assicurandole la necessaria solidità, peraltro tecnicamente consentita da un pilastro che attraversa le sfere e da quattro mensole anulari che da esso si dipartono.
Interessante, negli schizzi, lo spunto iniziale di progetto, vale a dire la ricerca di una segnaletica per i percorsi che confluiscono nella piazza. La «serie di anelli, da cui partono le frecce per indicare le varie direzioni (incise a caratteri cubitali sulle superfici degli anelli), […] motiva il numero degli anelli, quattro, che corrisponde alle quattro strade per Varese, Como, Milano e Cantù. Si tratta dunque, di un “monumento alla circolazione automobilistica”» (L. Cavadini, Architettura razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, Como 2004).
Per saperne di più:
Sito di Lombardia Beni Culturali – Fontana monumentale (Como)
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Fontana monumentale
Mario Di Salvo, IO. Il bigino di Cesare Cattaneo, Associazione Culturale Archivio Cattaneo, 2015
Informazioni
Collocazione: la Villa per un floricoltore si trova in via Pasquale Paoli 49 a Como.
Il punto di interesse non si trova lungo il percorso 5, ma lo si può raggiungere dal centro città con i mezzi pubblici
Descrizione
«Il volume prismatico dell’edificio – (1936-1937) su progetto di Giuseppe Terragni – si eleva sopra un piano terreno in cui a dominare è il vuoto: i pilotis staccano la struttura da terra, conferendogli un carattere di leggerezza e consentendo di collegare il giardino con il vivaio retrostante, in una continuità spaziale e visiva. Infatti nel progetto iniziale il porticato era completamente aperto e solo dopo la fine dei lavori fu chiuso come lo vediamo oggi, alterando quindi l’idea compositiva dell’architetto e il rapporto fra l’edificio e lo spazio esterno.
La scala, sospesa e caratterizzata dalla linea scalata dei gradini, sale con una fascia continua al primo piano. I prospetti si presentano tutti differenti fra loro, caratterizzati dal telaio libero che inquadra le aperture. Così su uno dei fianchi compaiono delle finestre a nastro, mentre dall’altro lato una cornice inquadra il balcone del secondo piano» (www.architetturadelmoderno.it).
Per saperne di più:
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Villa per un floricultore
Negozio Vitrum
Informazioni
Collocazione: l’antico negozio Vitrum (ora negozio di abbigliamento Croci) si trova in Piazza Duomo – angolo Via Cinque Giornate a Como
Pavimentazione: sotto i portici di Piazza Duomo c’è una pavimentazione a lastricato in pietra. Via Muralto è in piastrelle di porfido, con due fasce lastricate in pietra ai lati. Il gradino è in pietra
Barriere architettoniche: per accedere all’interno da entrambi gli ingressi occorre salire un gradino in pietra
Accesso: si accede da Piazza Duomo 9 (ingresso principale) e da via Cinque Giornate
Servizi: info point Comune di Como in Piazza Duomo. Fermate degli autobus nei dintorni. Stazione Trenord Como Lago in Largo Leopardi
Svago e Ristorazione: nella zona sono presenti alcuni bar, caffetterie, un ristorante turistico e negozi
Altre informazioni: zona pedonale a traffico limitato. Anche senza auto, Piazza Duomo può essere piuttosto affollata e spesso sono presenti banchetti di associazioni no-profit, banchetti elettorali, artisti di strada
Descrizione
«A ricordare la Como di un importante periodo di revisione urbanistica è rimasta solo l’insegna, campeggiante in piazza del Duomo sopra le vetrine di un negozio che non vende più da tempo la merce esposta ottant’anni fa, quando venne inaugurato. Il negozio è il Vitrum e l’insegna latineggiante, progettata da Giuseppe Terragni, è protetta da un vincolo della Sovrintendenza, assieme al rivestimento in marmo cipollino striato di verde e alle cornici metalliche sull’affaccio dell’esercizio commerciale in piazza del Duomo e nell’angolo in via Cinque Giornate, che sono quanto resta dell’arredo originario. Siamo negli anni 1929/30. Terragni ha venticinque anni e gode di una discussa fama nazionale per aver realizzato nel 1927 il Novocomum, primo esempio di condominio secondo i principi del razionalismo architettonico…
La luminosità era il motivo dominante dell’arredo di un negozio come il Vitrum, adibito dai proprietari Antonio Camanni & Figli, come rivela la pittoresca carta da lettere d’epoca, alla vendita di “cristallerie, vetrerie fini e decorate, lampade e articoli per illuminazione, terraglie, porcellane, articoli casalinghi” e persino “damigiane, latrine inglesi (ovvero le moderne tazze da water), posaterie” e, perché no, “corone mortuarie”, beninteso in ceramica. Oggetti di per se stessi fonti di luce o riflettenti la luminosità esterna, che l’arredo doveva esaltare disponendo adeguatamente scaffali e vetrinette trasparenti illuminate da superfici in “opakglas” (sorta di opaline), alternando forme cilindriche verticali ad altre orizzontali per intensificare l’effetto scenografico dell’insieme e giocare su contrasti, chiaroscuri e lampeggiamenti per dare maggiore risalto agli oggetti esposti. Le fotografie in bianconero che documentano l’esposizione non fanno giustizia di un altro elemento fondamentale che lo valorizza, l’uso del colore. Chi crede che il razionalismo escludesse, nel suo rigore formale, ogni impennata di colore, dovrebbe convincersi di sbagliare constatando che in questa occasione Terragni sfrutta proprio l’attrazione di una vasta gamma cromatica, che nei pavimenti, nelle pareti, sui fianchi delle scaffalature va dal rosa al grigio all’azzurro, al salmone, al blu, al verde per accompagnare gli sfavillii dei vetri veneziani e delle cristallerie di Boemia, i vasi, le coppe, le tazze offerti ai clienti.
La ditta Camanni conobbe il massimo della sua fortuna negli anni che precedono la seconda guerra mondiale, moltiplicando anche i negozi della catena Vitrum a Bergamo, Monza, Piacenza, Cremona, pur mantenendo a Como la centralità della distribuzione. La bufera bellica ha travolto ogni successo del commercio, con particolare riferimento al settore di maggiore pregio della produzione, destinato alle abitazioni della borghesia più abbiente. Antonio Camanni tenne comunque duro ancora per parecchi anni, fino al 1997, poi chiuse la sua attività di articoli per regalo, lasciando il posto ad un altro tipo di commercio, basato sull’abbigliamento. Ogni arredo all’interno venne smantellato, lasciando l’esterno più o meno inalterato, anche se l’insegna è scolorita e non ha più l’impianto luminoso. Quello che ancora si vede è solo un segnale del tempo trascorso, che invita a considerare quanto potesse valere l’estro di un giovane progettista anche nelle opere minori, quando l’architettura doveva essere per necessità integrata con gli oggetti posti in vendita e aspirava tuttavia ad ottenere risultati d’arte. Facendo levitare la fantasia sul solido supporto dell’eccellenza professionale» (A. Longatti, Razionalismo “pop” all’insegna di Terragni, in La Provincia, 29 maggio 2011).
Per saperne di più:
Sito AntiTHeSI
Albergo Posta
Informazioni
Collocazione: l’Albergo Posta (ora Posta Design Hotel) si trova in via Garibaldi 2 a Como
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza dell’ingresso è in lastre di pietra, con inserti in acciottolato. Piazza Volta è pavimentata in cemento granigliato, con inserti di piastrelle in porfido e di lastre in pietra
Barriere architettoniche: per accedere all’albergo occorre salire tre gradini in pietra
Accesso: si accede da via Garibaldi
Servizi: Farmacia in via Garibaldi; sportelli bancomat in via Rubini
Svago e Ristorazione: nella zona sono presenti bar, caffetterie, ristoranti e negozi
Altre informazioni: zona pedonale a traffico limitato
Descrizione
L’Albergo Posta è frutto di un sofferto progetto (1930-1935) di Giuseppe Terragni, che più volte dovette ripresentarlo alle competenti commissioni comunali. Alla fine del progetto originario vennero realizzati gli spazi dedicati all’accoglienza: l’ingresso, l’atrio, la sala da pranzo con i relativi arredi e componenti di arredo, oltre a una composta facciata, anche se non esplicitamente razionalista, con ampie finestre.
Non molto distante da qui, al numero civico 19 di Piazza Cavour, c’è un altro albergo che conserva l’ “impronta” di Terragni: l’Hotel Metropole Suisse. Costruito nel 1846 su disegno di Tommaso Zannini, venne rimaneggiato e ristrutturato più volte; 1927 si intervenne sulle facciate su progetto di Giuseppe Terragni «in uno stile ancora novecentista e decorativo, ma già rivolto al futuro nell’uso e nell’abbinamento dei materiali (marmi policromi per le pareti, ferro e vetro per le pensiline)» (F. Cani, G. Monizza, Como e la sua storia. La Città Murata).
Per saperne di più:
Sito del Posta Design Hotel
Sito dell’Hotel Metropole Suisse
Monumento ai Caduti di Como
Informazioni
Collocazione: il Monumento ai Caduti si trova in Viale Puecher a Como
Pavimentazione: l’ampio piazzale antistante il Monumento ai Caduti è lastricato in pietra; i gradini sono in pietra, come il pianerottolo
Barriere architettoniche: per accedere al piazzale antistante occorre superare un basso gradino. Diciotto gradini portano al pianerottolo di accesso al Sacello, non protetto sui lati. Una scala interna di 140 gradini con corrimano originale conduce all’ultima terrazza. Un’altra scala interna porta alla cripta sottostante
Accesso: si accede da Viale Puecher
Servizi: parcheggi disponibili in zona; servizio di bike sharing
Svago e Ristorazione: bar in zona; strutture sportive; parco pubblico con attrazioni per bambini
Altre informazioni: la terrazza sommitale è delimitata da un parapetto alto un metro circa, ma lungo il suo perimetro sono poste delle corde rinforzare di sicurezza che impediscono un eccessivo avvicinamento al parapetto.
Descrizione
Il Monumento ai Caduti di Como si presenta come un’imponente torre alta 33 metri, poggiata su un imponente basamento, aperta da grandi finestroni e slanciata verso il cielo. Un elemento assolutamente visibile e riconoscibile da lontano, come ricordo del sacrificio di tante giovani vite per la Patria e come monito ad evitare gli orrori della guerra. La struttura è in calcestruzzo rivestito da pietre diverse: il basamento è in blocchi di serizzo Antigorio, il pavimento in granito piemontese (cave di Alzo), le gradinate in granito di Montorfano, mentre le esedre ai lati sono in beola e Calcare di Moltrasio. Il rivestimento della torre è tutto in calcare del Carso, proveniente dalle cave di Aurisina (la stessa utilizzata per il castello di Miramare a Trieste) e Repen. Sulla facciata verso Viale Puecher è incisa infatti la frase «Con le pietre del Carso la città esalta la gloria dei suoi figli», mentre su quella a lago «Stanotte si dorme a Trieste o in Paradiso con gli eroi. 10 ottobre 1916 – Antonio Sant’Elia», che sarebbero state pronunciate da Sant’Elia alla vigilia della battaglia in cui perse la vita.
Entrando dall’ingresso, si accede al vero “cuore” del monumento: il Sacello dei Caduti, occupato da un imponente blocco di granito bianco di Alzo (8 x 1,70 x 1,20 metri), sul quale sono stati incisi i nomi dei 750 caduti comaschi nella prima Guerra Mondiale e di alcuni della Seconda Guerra. Una scala posta sul lato destro del Sacello conduce alla sottostante cripta, che ospita l’altare e l’ossario, realizzati negli anni Sessanta dello scorso secolo per accogliere i resti dei caduti comaschi nel secondo conflitto mondiale, successivamente trasferiti nel Cimitero Monumentale di Como. Nella cripta è pure un’altra lastra di granito di Alzo con incisi altri nomi di caduti della Seconda Guerra Mondiale.
Dal sacello parte pure una seconda scala stretta di 140 gradini, con corrimano originale, che conduce al terrazzo, dal quale si può godere uno spettacolare panorama sul primo bacino del lago a nord, sul Monte di Brunate con la Funicolare a est, sulla città a sud, sulla Spina Verde con il Castello Baradello a est. Nella parete ovest del monumento era stato realizzato un ascensore tutt’ora visibile, con arredi dell’epoca, ma mai entrato in funzione.
Nel 1926 la città di Como aveva indetto un concorso per la realizzazione del Monumento ai Caduti, ma l’area inizialmente prescelta fu quella attigua al Broletto, nel cuore della città. Il progetto di Mario Asnago e Claudio Vender era stato decretato vincitore, ma fu subito oggetto di resistenze e critiche che di fatto hanno bloccato la sua realizzazione.
Nel 1930 Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista, intervenuto all’inaugurazione della mostra commemorativa di Sant’Elia allestita al Broletto di Como, aveva suggerito di realizzare come monumento uno schizzo del 1914 di “torre-faro” per una “centrale elettrica” di Sant’Elia, il grande architetto futurista comasco. L’idea era piaciuta all’allora podestà Luigi Negretti, che fece affidare al pittore futurista Enrico Prampolini l’incarico «per la traduzione su disegni in scala maggiore, per l’interpretazione della pianta e per il preventivo di massima per il fabbisogno dei marmi». Ad AttiIio Terragni, coadiuvato dal fratello Giuseppe, era stata affidata la direzione generale dei lavori di costruzione e, una volta uscito di scena Prampolini, anche la «responsabilità artistica del progetto», cosa che i due fratelli fecero alterando sensibilmente il primitivo progetto.
Dall’ipotesi “futurista” di partenza si era giunti perciò ad un’opera che Giuseppe Terragni valutava come «ormai dichiaratamente razionalista e purista». I lavori si conclusero nel 1933,con inaugurazione il 4 novembre, anniversario della fine, vittoriosa per l’Italia, della Grande Guerra.
Per saperne di più:
Wikipedia – Monumento ai Caduti (Como)
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Monumento ai Caduti
Sede della Canottieri Lario
Informazioni
Collocazione: la sede della Canottieri Lario si trova in viale Puecher 6 a Como
Pavimentazione: in corrispondenza dell’ingresso il marciapiede, da asfaltato, diventa in cubetti di porfido, per poi ritornare asfaltato. La soglia è in pietra
Barriere architettoniche: l’ingresso ha una bassa soglia
Accesso: si accede da Viale Puecher 6
Servizi: parcheggi disponibili in zona; servizio di bike sharing
Svago e Ristorazione: ristorante in sede, bar in zona; strutture sportive; parco pubblico
Descrizione
La sede della Canottieri Lario fu realizzato su progetto di Gianni Mantero su un terreno di proprietà del Comune e con fondi donati da Antonietta Sinigaglia in memoria del figlio Giuseppe, campione remiero, caduto in guerra, con la sola clausola di ospitare nell’edificio anche la sezione dell’Associazione granatieri in congedo. Il progetto venne redatto sulla base di uno studio planimetrico di massima redatto dall’architetto zurighese Boedeker, specialista in edifici per società remiere.
L’edificio (1930-1931), secondo Luigi Cavadini «si distende lungo la riva del lago, esibendo immediatamente l’idea alla base del progetto: legare, anche idealmente, gli atleti alle acque del Lario» Sulla facciata campeggia la massima latina «Parant Fortia Pectora Remi (I remi procurano petti robusti)».
«La grande vetrata del luogo di riposo degli atleti, il salone-bar, apre l’interno dell’edificio al lago e ai monti che lo circondano. Da qui si nota lo splendido trampolino che si protende verso il lago, con i piani di tuffo a tre diverse altezze, in una sorta di trionfo del cemento armato.
Di sicuro interesse sono la sala di addestramento, con la vasca e l’imbarcazione fissa, al tempo unica in Italia, e il padiglione-magazzino degli scafi, così come gli elementi di finitura, in particolare delle scale.
L’edificio è stato ampliato nel 1983 su progetto di Enrico Mantero. Il grande volume in vetrocemento (con la palestra e una piscina all’aperto ad uso dei soci) annesso sul lato destro, rispetto al fronte lago, si adatta bene alla struttura originaria e ne permette lo piena leggibilità» (L. Cavadini, Architettura razionalista nel territorio comasco, Provincia di Como, Como 2004).
Per saperne di più:
Sito Archivio Mantero / Progetti – Canottieri Lario
Sito internet per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Sede Canottieri Lario
Per saperne di più sulla società sportiva Canottieri Lario:
Sito Canottieri Lario
Hangar
Informazioni
Collocazione: l”Hangar prospetta su Piazzale Somaini
Pavimentazione: l’ampio piazzale in corrispondenza dell’ingresso è asfaltato
Barriere architettoniche: –
Accesso: si accede da Piazzale Somaini. La sede dell’Aero Club Como si trova nell’adiacente Viale Masia 44
Servizi: parcheggi disponibili in zona
Svago e Ristorazione: bar in zona; strutture sportive; parco pubblico con attrazioni per bambini
Altre informazioni: l’area è zona aeroportuale e area di manovra dei velivoli; pertanto può essere temporaneamente interdetta all’accesso pedonale e automobilistico
Descrizione
L’interesse generale per il volo si accrebbe in Italia quando, nell’estate del 1929, il Reale Aero Club d’Italia incentivò la costituzione delle cosiddette “Squadriglie da Turismo Aereo”, anche con lo scopo di tenere in allenamento i riservisti dell’Aeronautica.
Anche Como da parecchio tempo desiderava avere un proprio Aero Club. Un primo hangar era già sorto nel 1927, presso Villa Olmo, in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Alessandro Volta. Di appassionati e di aviatori ve ne erano molti e la campagna promozionale del Reale Aero Club d’Italia rappresentava l’occasione propizia.
Tra questi Giuseppe Terragni e altri appassionati del volo diedero vita, nei primi mesi del 1930, all’Aero Club Como, intitolandolo a Giuseppe Ghislanzoni, pilota di Calco caduto in combattimento durante la prima guerra mondiale.
Il Comune di Como, attraverso l’interessamento del podestà, ingegner Negretti, concesse il terreno per la costruzione dell’hangar.
Sul tavolo ci furono varie proposte, tra cui quella dell’architetto Terragni.
Con il progetto di «hangar per idrovolanti con sede dall’aeroclub di Como e alloggi per una squadriglia» Giuseppe Terragni partecipò alla II Esposizione di architettura razionale del 1931 a Roma.
Come descritto nella relazione tecnica il progetto è composto da un hangar con «nove arconi ad andamento parabolico» alti 14 metri per il ricovero degli apparecchi a lato del quale è posta la sede dell’aeroclub che presenta un ambiente fronte lago a doppia altezza a «parete a veranda verso il lago»; sul retro dell’hangar è situato l’edificio con «posto di guardia, mensa, cucine, dormitorio con servizi».
Relativamente alla disposizione degli edifici, nella stessa relazione tecnica possiamo leggere: «questi edifici dovevano trovare posto su un’area di forma triangolare con un lato parallelo alla riva del lago: è venuta quindi l’idea di affiancare all’hangar gli uffici e le sale riunioni. … I fabbricati di servizio e di ricovero vennero disposti invece sulla parte posteriore, verso la città».
La soluzione per far sposare il profilo parabolico della centina, dettata dall’utilità costruttiva, e il volume della palazzina è trovata allungando il prospetto della stessa nella sua linea di gronda avanzando la stessa di quella misura necessaria a creare un telaio che incornicia l’ingresso dell’hangar.
Il progetto fu «regolarmente bocciato» con l’assurda motivazione che mancava un «adeguato mascheramento» della linea parabolica. L’incarico passò all’ingegner Carlo Ponci anch’egli molto vicino agli ambienti dell’Aero Club. Al Ponci si deve l’attuale struttura dell’hangar a portali a traliccio in acciaio. Ma la costruzione dell’hangar si rivelò troppo costosa per l’Aero Club; il Comune di Como si assunse gli oneri del completamento e la proprietà delle strutture realizzate, sempre su progetto di Ponci. Nel 1934 Terragni, «incaricato dal Consiglio dell’Aero Club Ghislanzoni ed in qualità di presidente della commissione tecnica» aveva redatto il progetto «per la sede del Club» e «per la caserma della squadriglia militare». Questa è rappresentata nelle tavole di progetto con l’hangar attualmente esistente ed è composta da due volumi: uno parallelo al lato posteriore dell’hangar contenente l’officina, il salone e il comando squadriglia, l’altro perpendicolare al primo con gli alloggiamenti.
Di fatto però anche questa parte venne poi realizzata da Ponci, conclusa nel 1935 e con una soluzione volumetricamente simile a quella proposta dal Terragni.
Oggi l’Aero Club Como continua a gestire quello che allora era il “Regio Aeroporto Giuseppe Ghislanzoni” ed ora è l’Idroscalo Internazionale di Como, riconosciuto come ATZ, ovvero Zona di Traffico Aeroportuale: un vero e proprio aeroporto internazionale su acqua, unico in Europa.
L’Aero Club, come gestore aeroportuale, dipende dal Ministero dei Trasporti ed è controllato dalla Direzione Aeroportuale di Malpensa. Gestisce funzioni non solo di aeroporto civile, dotato di servizio antincendio, ma anche di protezione civile, controlli ed esazioni doganali, tutela del territorio.
Come tutti gli edifici della “cittadella dello sport”, il complesso dell’Hangar è tutelato dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesistici.
Citazioni da:
C. Baj, Volare a Como, Editoriale, casa editrice del Corriere di Como, Como 2009
Triennale di Milano e Centro Studi G. Terragni, in AA. VV, Giuseppe Terragni, Electa, Milano 1996
G. Ciucci, Giuseppe Terragni Opera completa, Electa, Milano 1996, ristampa 2001
B. Zevi, Giuseppe Terragni, Zanichelli, Bologna 1980, ristampa 1988
Per saperne di più sull’Aero Club Como:
Sito Aero Club Como
Casa Giuliani-Frigerio
Informazioni
Collocazione: Casa Giuliani-Frigerio si trova in viale Rosselli 24 a Como
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza dell’ingresso è in asfalto. Oltre la recinzione in cemento, aperta da un cancello in ferro, una fascia lastricata precede i quattro gradini in piastrelle di pietra che portano al pianerottolo
Barriere architettoniche: quattro gradini portano al pianerottolo
Servizi: parcheggi in zona
Svago e Ristorazione: bar e albergo in zona; impianti sportivi
Altre informazioni: la struttura è destinata a edilizia privata e pertanto non è visitabile.
Descrizione
Casa Giuliani-Frigerio è l’ultimo edificio (1939-1940) progettato da Giuseppe Terragni. Responsabile delle strutture fu invece,come in molte altre opere di Terragni, l’ing. Renato Uslenghi. Partito per il fronte di guerra in Russia poco dopo l’inizio della costruzione, Terragni seguì l’andamento dei lavori mediante un fitto carteggio con l’amico e collaboratore Luigi Zuccoli, che lo aveva sostituito nell’esecuzione delle opere.
«Elevato su quattro piani fuori terra, ha un piano rialzato con due alloggi molto arretrati sul perimetro a nord ovest per lasciare spazio ad un ampio porticato di accesso.
Le facciate sono caratterizzate da continui scatti ed arretramenti; il contrapporsi dei piani delle balconate, delle finestre arretrate e degli aggetti genera un effetto plastico, sottolineato anche dal continuo rapporto degli elementi trasparenti e delle intelaiature metalliche con le superfici murarie.
I prospetti risultano alleggeriti per la diffusa presenza del vetro nei parapetti dei balconi, così come nelle pannellature verticali che distinguono le singole unità abitative. Sulla facciata di via Campo Garibaldi, i profilati metallici sono destinati a legare tele frangisole.
Gli appartamenti, tre ad ogni piano superiore, sono posti su livelli differenziati che, disarticolando lo schema del parallelepipedo, sono posti in evidenza anche sulle facciate. Le piante degli alloggi tendono a rendere gli ambienti molto flessibili; attraverso il ricorso a porte a libro e a pareti mobili, anche la distribuzione dello spazio interno è modulata dinamicamente.
Il livello più alto è occupato dalla villa del committente, sviluppata su tre differenti quote: l’articolazione dei piani orizzontali e verticali e dei tagli delle aperture contribuisce a sottolineare la libertà dell’impianto…
Se gli eventi della guerra non ne avessero pregiudicato il corso della vita, probabilmente da questo progetto avrebbe preso avvio una nuova fase di sperimentazione e di ricerca progettuale dell’architetto» (www.lombardiabeniculturali.it).
L’edificio oggi, diversamente da altre opere di Terragni, ha mantenuto l’aspetto originario per quanto riguarda gli elementi principali e le finiture. Un aspetto definito dalla critica “cordiale e intelligente, di una stupefacente modernità”. Nel 1971 è stato realizzato un intervento di parziale ripristino delle tesserine di marmo del rivestimento di facciata, dei parapetti, degli elementi metallici e di quelli in granigliato; sono state solo sostituite le porte d’ingresso ed è stato rimosso il serramento a chiusura del portico.
Per saperne di più:
Sito di Lombardia Beni Culturali – Casa Giuliani-Frigerio
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Casa Giuliani-Frigerio
Casa del Balilla “Giuseppe Sinigaglia”
Informazioni
Collocazione: la Casa del Balilla “Giuseppe Sinigaglia” si trova in viale Sinigaglia a Como.
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza della facciata è asfaltato. Il rialzo, i gradini e lo scivolo sono piastrellati in pietra.
Barriere architettoniche: l’ingresso della piscina è preceduto da un ampio rialzo parallelo al marciapiede, protetto da una ringhiera alta circa 1,40 metri. Da un lato di questo rialzo sono due gradini, dall’altro uno scivolo permette di raggiungere l’ingresso
Accesso: si accede da Viale Sinigaglia
Servizi: parcheggi in zona
Svago e Ristorazione: bar e albergo in zona; impianti sportivi; parco pubblico
Descrizione
Nel 1932 l’Opera Nazionale Balilla acquisiva l’area stadio “Giuseppe Sinigaglia”, costruito il 1926 e il 1927 dall’architetto Giovanni Greppi in funzione delle celebrazioni (1927) per il centenario della morte di Alessandro Volta, e affidava all’ingegnere Gianni Mantero l’incarico di realizzarvi lì la propria sede. Mantero si dedica alla realizzazione della nuova costruzione, modificando la tribuna e rifacendo radicalmente l’ingresso e la facciata del preesistente stadio. L’opera si compie negli anni 1933-1934.
La facciata “gioca” sulle superfici intonacate, lisce e dipinte di rosso cupo, sulle ampie finestrature di color grigio chiaro e sugli imponenti portali in marmo.
L’edificio, sviluppato per 141 metri di lunghezza, si compone di tre corpi principali: quello centrale che contiene la palestra, e i due laterali dove sono situate la piscina e la sede provinciale dell’Opera Nazionale Balilla.
Nella piscina, con acque di diversa profondità (da 0,47 a 3,17 metri), il trampolino si inserisce in un’ampia vetrata semicircolare in vetrocemento dalla quale è possibile accedere alla terrazza-giardino, ben visibile all’esterno. Dopo un accurato restauro durato diversi anni, la piscina è stata riaperta nel 2007 e offre, oltre alla possibilità di nuoto libero e di corsi di nuoto, altre attività come quella subacquea, l’acquagym, i tuffi e il wellness.
Al primo piano delle due ali sono collocati gli uffici, divisi dal largo corridoio solo da setti in legno lucido con vetri trasparenti; la scala che vi conduce è inserita in un semicerchio interamente vetrato che sfonda la parete di fronte all’ingresso principale.
Per saperne di più:
Sito Archivio Mantero / Progetti – Casa del Balilla e Stadio
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Casa del Balilla Giuseppe Sinigaglia
Per saperne di più sulla Piscina Sinigaglia:
Sito di Como Servizi Urbani
Novocomum
Informazioni
Collocazione: il complesso del Novocomum si trova in Viale Sinigaglia 1 a Como.
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza dell’ingresso è asfaltato. La soglia dell’ingresso principale è in pietra, come pure gli otto gradini degli ingressi laterali.
Barriere architettoniche: c’è una piccola soglia all’ingresso principale di Viale Sinigaglia. Agli angoli destro e sinistro dell’edificio, i due ingressi laterali sono preceduti da pianerottoli non protetti sul lato verso viale Sinigaglia, cui si accede da otto gradini in pietra.
Accesso: l’ingresso principale è in Viale Sinigaglia 1
Servizi: parcheggi in zona
Svago e Ristorazione: bar e albergo in zona; impianti sportivi; parco pubblico
Altre informazioni: la struttura è destinata a edilizia privata; per la visita ci si può rivolgere alla Associazione Amici del Novocomum tel. 031.572793; cavmar@tin.it
Descrizione
Il Novocomum, commissionato nel 1927 ad un giovanissimo Giuseppe Terragni (aveva solo ventitré anni) da Elio Peduzzi, amministratore delegato della società immobiliare Novocomum di Olgiate Comasco, è anche noto come “il transatlantico” per la sua forma e dimensione. Terragni, dopo aver presentato alla commissione edilizia un progetto di stile classico, aveva realizzato invece un edificio assolutamente moderno, che si articola su cinque piani e completa l’isolato, raccordandosi con un preesistente edificio adiacente, opera dell’architetto Caranchini. Questo “colpo di mano” aveva provocato un grande scandalo in città. Destinato in un primo tempo ad essere demolito, il Novocomum fu “salvato” dal parere di una apposita commissione istituita in Comune, la cui lungimirante decisione ci ha permesso di ammirare oggi un edificio che costituisce una delle pietre miliari dell’architettura razionalista.
«Nella progettazione, Terragni si riferisce continuamente all’adiacente edificio di Caranchini, proponendo le stesse quote di piano, la medesima altezza di cinque piani fuori terra. La copertura a terrazza del Novocomum superava in origine il tetto a falda dell’edificio adiacente, poi sopralzato di due piani. L’impianto complessivo è relativamente semplice, a pettine, determinato dall’accostamento di corpi minori a quello maggiore, allungato sulla via Sinigaglia, sul quale si apre l’ingresso principale… La caratteristica assurta a simbolo dell’edificio si trova negli angoli, svuotati e risolti con un volume cilindrico al piano rialzato, al terzo e quarto piano. Mentre il secondo ne mantiene integra la massima dimensione contenuta in un andamento curvilineo, l’ultimo livello, il quinto, è decisamente marcato da un angolo ortogonale, che sovrasta il vuoto dell’emicilindro arretrato al piano inferiore, ma che sovrasta l’intera massa angolare dell’edificio… Gli appartamenti del palazzo sono otto per piano, con tradizionale impianto a corridoio e locali allineati sui due lati (www.lombardiabeniculturali.it).
Interessante era l’uso del colore: Terragni aveva scelto il noisette per le superfici verticali della facciata, l’arancione per gli sbalzi e le rientranze, l’azzurro per le linee parallele delle balaustre in ferro. Negli anni Cinquanta dello scorso secolo i colori originari erano andati perduti, con l’applicazione di tesserine di marmo sulle facciate, anche se un più recente restauro ha ripreso l’originale tavolozza cromatica.
Il Novocomum «non è vicinissimo al lago ma ad esso si pone in diretto rapporto. La sua architettura lo richiama: gli angoli dell’edificio, sfondati a cilindro su più piani, sono un esplicito riferimento alla vista e alla contemplazione dell’intorno, sino allo spazio dilatato dell’acqua. Confrontandosi con luoghi e spazi “unici”, dotati di grande autonomia, il Novocomum non si sottrae alla necessità di essere modellato con forme riconoscibili e fortemente unitarie. Nella storia raccontata dell’edificio prevalgono l’immagine della casa moderna, della “macchina per abitare”. Il palazzo è considerato come il primo importante esempio di architettura razionalista in Italia, dal quale deriveranno un nuovo modo di considerare la casa, un nuovo modo di viverla e un nuovo modo di vivere la città. Sarà la casa di domani» (www.lombardiabeniculturali.it).
Per saperne di più:
Wikipedia – Novocomum
Sito di Lombardia Beni Culturali – Novocomum
Sito Iter per la valorizzazione e promozione del turismo culturale del moderno – Novocomum
Casa Falciola
Informazioni
Collocazione: l’edificio si trova in Viale Fratelli Rosselli, 9 a Como.
Pavimentazione: il marciapiede in corrispondenza dell’ingresso è asfaltato. All’edificio, collocato nella corte interna, si accede dal grande atrio con reception, che si affaccia direttamente sul fronte strada, senza barriere.
Barriere architettoniche: il corpo fabbrica ha una breve scala di accesso.
Accesso: Viale Fratelli Rosselli, 9
Servizi: parcheggi in zona
Svago e Ristorazione: la struttura è adibita ad ostello, con bar e ristorazione
Altre informazioni: visitabile previo contatto. Contatti: https://ostellobello.com/it/ostello/ostello-bello-como-lake/
Descrizione
Palazzina a tre piani fuori terra, originariamente destinata ad abitazioni, è inserita all’interno di un lotto di modesta larghezza e sviluppato in profondità dal fronte strada (lungo Lario Trento, indi via Malta ora viale f.lli Rosselli) delimitato dall’edificio già esistente nei primi anni del ‘900. È stata progettata nel 1933 dagli ingg. Camillo Silo (1888-1970) e Francesco Cappi (1890-1959) con facciate cieche in aderenza sui confini e prospetti nord e sud affacciati rispettivamente sulla corte interna e sul giardino intercluso. Le facciate ripropongono la composizione razionalista, caratterizzate da finestre a nastro, movimentate dalle logge dotate di parapetti in tubolari orizzontali e dall’atrio di ingresso asimmetrico, a livello piano rialzato, definito dal volume semicilindrico vetrato che racchiude la scala di accesso alle cantine. Costruita con struttura tradizionale in muratura portante ed orizzontamenti costituiti da solai misti in ferro e laterizio, è interessante per la scala in marmo a sbalzo impostata su pianta ellittica.
Lascito testamentario del prof. Alberto Falciola alla Associazione Piccola Casa Federico Ozanam – onlus