Il Cammino della Como pliniana «tantis compta muneribus»



Tappa 1 – Dall’antico porto alle mura meridionali

Museo Archeologico “Paolo Giovio” Piazza Medaglie d’Oro 1, Como; Tel.031.252550; musei.civici@comune.como.it

Società Archeologica Comense Piazza Medaglie d’Oro 6, Como; Tel. 031.269022; info@archeologicacomo.org; https://archeologicacomo.com/

Info Point via Albertolli 7, Como; Tel. 031.4493068, 031.269712; infopointlakecomo@gmail.com; www.visitcomo.eu

Info Point Broletto, Piazza Duomo, Como; Tel. 031.304137; infopointcomo@comune.como.it; www.visitcomo.eu

Info Point Stazione F.S. San Giovanni Piazzale San Gottardo 1, Como; Cell. 342.0076403; info.stazionefs@comune.como.it; www.visitcomo.eu

Torre Gattoni
Como Romana

Descrizione

La prima presenza romana in area comasca citata dalle fonti risale al 196 a.C., quando il console Marco Claudio Marcello sconfisse una coalizione di tribù galliche della zona, alcune delle quali abitanti proprio sulle colline a ovest di Como, dove sorgeva l’antica Comum oppidum.
Al termine del conflitto, i Romani strinsero con gli sconfitti un foedus ossia un “patto” che non implicava un’occupazione, ma probabilmente imponeva dei tributi, come l’obbligo di prestare aiuto militare in caso di necessità.
Comum oppidum subì nel 91 a.C. un’incursione dei Reti provenienti dalla Valtellina e nell’89 a.C. divenne una “colonia latina fittizia” grazie a Pompeo Strabone; la legge, infatti, non stabiliva l’invio di nuovi coloni, ma fu concesso, a chi aveva ricoperto cariche amministrative, di diventare cittadino romano. In questo modo Roma legava strettamente a sé le élites locali, che divennero di conseguenza protagoniste del processo di romanizzazione, cioè dell’acquisizione delle leggi, della cultura e dei costumi romani.
Solo nel 59 a.C. Caio Giulio Cesare ebbe l’intuizione di fondare una nuova città sulle rive del lago, per sfruttare le grandi opportunità che il Lario forniva per i collegamenti tra pianura e passi alpini. In quel momento, la convalle era attraversata nella parte centrale dai torrenti Cosia, Fiume Aperto e Valduce, che la rendevano di fatto una palude, non adatta a essere abitata. Fu perciò necessario operare un imponente intervento idraulico, con la deviazione del Cosia verso ovest e del Valduce verso est.
Per volontà di Cesare vennero qui inviati cinquemila coloni, tra cui cinquecento greci; nel 49 a.C. la città divenne municipium e i suoi abitanti acquisirono di conseguenza la cittadinanza romana.
A ricordo della fondazione di Como, gli alunni del Liceo Classico “Alessandro Volta” hanno posto sul muro meridionale in pietra a vista di Palazzo Cernezzi (via Perti – angolo via Vittorio Emanuele) un altorilievo in prezioso marmo cipollino apuano, opera di Francesco Somaini e datato 1991 con inciso il passo in cui il geografo Strabone racconta le vicende del I sec. a.C. (Geografia, V, 1, 6).
La nuova città, fondata su solide palificazioni, fatta di edifici in pietra e laterizi, di vie pavimentate probabilmente con il connesso sistema fognario, venne denominata Novum Comum (“Nuova Como”), per essere distinta dall’abitato più antico, di aspetto ben diverso, situato sulle colline a ovest della convalle. La progettazione urbanistica prevedeva la costruzione di edifici importanti per la vita cittadina già a partire dalla fondazione della città, e qualche decina di anni dopo risultano già eretti l’anfiteatro e il porto.
Possiamo pensare che nel I secolo Como fosse dotata di tutte le strutture caratteristiche di una città romana.
L’impianto della città è tipicamente romano, a pianta quadrata attraversato da due vie principali, il Cardo Maximus (Cardo Massimo) da nord a sud e il Decumanus Maximus (Decumano Massimo) da est a ovest. Nella parte centrale si apriva la piazza principale, il Forum (Foro), il cuore della vita amministrativa, sociale e commerciale della città. Parallelamente alle due vie principali erano tracciate le vie secondarie, i Cardini e i Decumani minori, che conferivano alla città l’aspetto di una scacchiera: ogni quadrato corrispondeva a un isolato (insula) occupato da edifici sia pubblici che privati.
Già dalla fondazione fu prevista l’erezione di una solida cinta muraria (di circa 450 m nel lato meridionale), con aperture in corrispondenza delle estremità delle vie principali e rafforzata da torri quadrangolari. É verosimile che le mura cittadine cingessero solo tre lati della città, escludendo il lato nord protetto dal lago. La cortina romana fu rasa al suolo dai Milanesi al termine della sanguinosa guerra dei “Dieci anni”, conclusasi, dopo l’assedio, con la terribile sconfitta inflitta ai Comaschi (1127). Le mura che attualmente vediamo, dette “federiciane”, furono costruite dal 1158-1159 grazie all’appoggio dell’imperatore Federico Barbarossa.
La presenza del lago risultò da sempre fondamentale per la città di Como che fin dall’origine si dotò di un porto, divenuto poi, nel tempo, sempre più importante, al punto di ospitare anche, in età tardoimperiale, una classis, ovvero una flotta di navi da guerra, comandata da un praefectus con funzione di governatore della città. Le flotte militari in Italia erano quattro: Como, Aquileia, Ravenna, Miseno. Plinio il Vecchio era praefectus della classis del Miseno.
Fuori dalla città romana, la via terrestre (poi denominata “via Regina”), snodandosi lungo la costa occidentale del Lario, dava continuità al collegamento con Milano verso sud e con l’oltralpe alpino e retico verso nord, in direzione Coira.

facciata

Antico porto di Como*
*struttura scomparsa del tutto

Informazioni

Collocazione: l’antico porto di Como romana si trovava approssimativamente nell’area dell’attuale Piazza Cacciatori delle Alpi
Pavimentazione: il fondo stradale di Piazza Cacciatori delle Alpi è variegato: la parte immediatamente di fronte alla facciata della chiesa della B. V. di Loreto del Collegio Gallio è in granigliato; nella parte che dà su Viale Varese è asfaltata, perché c’è l’accesso ad un parcheggio interrato privato; attorno agli alberi il fondo è sterrato / erboso. Il marciapiede che la circonda su due lati (lungo via Garibaldi e Viale Varese) è in cubetti di porfido
Accesso: si può accedere più facilmente alla piazza da due lati, ovvero da via Garibaldi e da un tratto asfaltato che si dirama da Viale Varese
Barriere architettoniche: la parte della piazza immediatamente di fronte alla facciata della chiesa è delimitata sul lato destro (guardando la facciata) da bassi panettoni in pietra. Sul lato sinistro è invece delimitata da due gruppi di 3 bassi paletti in ferro che reggono catenelle; tra i due gruppi è stata realizzata un’aiuola in rialzo che circonda un albero. Nella piazza sono presenti due vasi in pietra circondati da basse panchine semicircolari sempre in pietra
Servizi: punto di noleggio biciclette sul lato destro della piazza / via Garibaldi; parcheggi disponibili in Viale Varese, autosilo in Piazza Jasca e via Recchi / Viale Cavallotti; fermate degli autobus urbani ed extraurbani nella zona; farmacie in via Viale Varese e via Garibaldi; Sportelli Bancomat in Viale Varese, via Garibaldi, Viale Cavallotti e via Sant’Elia
Svago e Ristorazione: un chiosco in piazza; bar e caffetterie in zona; giardini pubblici lungo viale Varese con area cani, bagno pubblico, area giochi per bambini, panchine e fontanelle, e Parco Sant’Elia con Giardino Labirinto delle Rose tra via Recchi e via Sant’Elia
Altre informazioni: la parte della piazza antistante la chiesa non è accessibile agli automezzi

Descrizione

Sotto l’attuale pavimentazione stradale di Piazza Cacciatori delle Alpi si nascondono i resti dell’antico porto di Como, ritrovati quando nel 2002 fu realizzato il parcheggio interrato.
Il porto risale agli anni immediatamente successivi alla fondazione di Novum Comum (la “Nuova Como”) da parte di Giulio Cesare nel 59 a.C. e conferma l’importanza del lago per la scelta del sito in cui fondare la città romana.
Il primo porto di Como era dotato di tre banchine parallele orientate nord est-sud ovest, realizzate con la pietra calcarea estratta dalle cave di Moltrasio, con una tecnica che ricorda da vicino quella utilizzata nelle mura di cinta della città. Le banchine portuali si affacciavano da ovest su un’ampia e stretta insenatura lacustre che costeggiava le mura spingendosi a sud ben oltre la porta occidentale della città.
Un altro fattore che influì nella scelta dell’ubicazione del porto fu la presenza, poco a ovest, del torrente Cosia, collegato al porto attraverso un canale navigabile. E proprio al Cosia è legato l’abbandono della più antica struttura portuale comense, dal momento che le frequenti esondazioni del torrente portarono ben presto all’interramento dell’insenatura su cui sorgevano le banchine del porto, rendendole di fatto inutilizzabili.
I numerosi frammenti architettonici rinvenuti si trovano depositati presso i cortili del Museo Archeologico.

Per saperne di più
https://www.academia.edu/67222020/Martinelli_E_Ferrario_M_F_Motella_S_Livio_F_Michetti_A_M_Brunamonte_F_Castelletti_L_2015_Evoluzione_paleoambientale_e_impatto_antropico_nella_Regione_Lariana_e_nell_area_urbana_di_Como_negli_ultimi_20000_anni

facciata

Mura occidentali*
* strutture scomparse in parte

Informazioni

Collocazione: le mura occidentali della città romana si sviluppavano in una posizione intermedia tra gli attuali Viale Varese e via Volta, ma ne se ne sono ritrovati solo pochi tratti (vedi descrizione)
Pavimentazione: il passaggio parallelo a Viale Varese che porta ai parcheggi e il relativo marciapiede sono asfaltati. Il giardino pubblico è attraversato da un vialetto in mattonelle di cemento granigliato. Via Cinque Giornate, Via Volta e il Passaggio Giardini di Ponente Luigi Zuccoli sono pavimentati in piastrelle in porfido; le prime due hanno due fasce lastricate in pietra ai lati, il terzo una.
Servizi: punto di noleggio biciclette in Viale Varese; parcheggio nell’area dedicata lungo Viale Varese; fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili in zona; Sportelli Bancomat in Viale Varese; Farmacia in Viale Varese; Biblioteca Comunale di Como in Piazzetta Venosto Lucati
Svago e Ristorazione: bar e caffetterie in zona; giardino pubblico lungo viale Varese con area cani, bagno pubblico, area giochi per bambini, panchine e fontanelle

Descrizione

Lungo il lato occidentale della città sono emersi solo alcuni tratti delle antiche mura romane, che si snodavano con andamento nord-sud, in una posizione intermedia tra gli attuali Viale Varese e via Volta, più arretrate rispetto alla cortina muraria medioevale ancora oggi visibile.
Seguendo il nostro percorso, affacciandosi alla cancellata di accesso alle autorimesse interrate dell’edificio situato in via Cinque Giornate 63, è possibile osservarne un tratto di circa 15 metri sotto il piano del livello stradale, parzialmente coperto dallo sbalzo dell’edificio soprastante.
Al centro del lato occidentale delle mura, più o meno in corrispondenza dell’attuale Passaggio Giardini di Ponente Luigi Zuccoli, si apriva una porta sormontata da un arco a tutto sesto, che costituiva la Porta Principalis Dextera (Porta Principale Destra) della cinta romana e che dava accesso al Decumanus Maximus (Decumano Massimo), corrispondente all’attuale via Indipendenza. Di questa porta, ora non più visibile, nel 1926 è stato ritrovato un tratto di arco.
Altri ritrovamenti sono stati effettuati più a sud, per lo più in corrispondenza delle fondazioni delle facciate interne dei palazzi di via Volta 40, via Volta 64 – angolo via dell’Annunciata e nel complesso di palazzo Mantero, in via Volta 72-74.
Questi tratti emersi mostrano che la cortina muraria della Como romana era realizzata in blocchi regolari di calcare di Moltrasio legati da malta e aveva una larghezza media di 2 metri; era inframmezzata, a distanze regolari, da torri quadrangolari – inserite nella muratura stessa – alla cui base uno zoccolo gradinato ne rendeva più stabile la struttura.

Per saperne di più sulle mura romane di Como
Sito della Società Archeologica Comense
Wikipedia Le Mura di Como

complesso chiesa e collegio del gesu

Le necropoli*
* strutture scomparse del tutto

Informazioni

Collocazione: la necropoli romana immediatamente fuori dalle mura occidentali della Novum Comum si trovava nell’area compresa tra le attuali via Torriani, via Benzi e Viale Varese
Servizi: punto di noleggio biciclette in Viale Varese; parcheggio nell’area dedicata lungo Viale Varese; fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili in zona; Sportelli Bancomat in Viale Varese; Farmacia in Viale Varese; Biblioteca Comunale di Como in Piazzetta Venosto Lucati
Svago e Ristorazione: bar e caffetterie in zona; giardino pubblico lungo viale Varese con area cani, bagno pubblico, area giochi per bambini, panchine e fontanelle

Descrizione

Dal momento che non era consentito seppellire all’interno delle città, i luoghi scelti per la sepoltura dei defunti si trovavano lungo gli assi stradali extra-urbani. Le sepolture erano spesso segnalate da steli o cippi recanti iscrizioni riguardanti il defunto.
Immediatamente fuori dalle mura occidentali una di queste necropoli, sviluppata come una serie di recinti funerari con tombe anche monumentali, fu rinvenuta nel 2000 in occasione degli scavi per la realizzazione del complesso attualmente occupato dagli uffici della Regione Lombardia, tra via Torriani, via Benzi e Viale Varese.
Quest’area cimiteriale fiancheggiava una strada glareata, ossia pavimentata con ghiaia e piccoli frammenti laterizi per consolidare il piano stradale, che si staccava poco a sud della Porta Principalis Dextera (Porta Principale Destra) della città. Tale strada, che passava a nord dell’attuale via Benzi, era larga 5 metri, aveva andamento est-ovest e metteva in collegamento il centro cittadino con il principale asse viario del territorio, l’antica Via Regina che collegava Milano a Coira, costeggiando la sponda occidentale del lago.
Lungo questa strada all’incirca dall’età dei Plinii sorse un primo quartiere extraurbano, corredato successivamente anche da un edificio monumentale, recentemente interpretato come un tempio dedicato al culto imperiale. Interessante ricordare che un altro tempio dedicato in Como all’eternità di Roma e alla gloria imperiale (templum Aeternitati Romae et Augustorum) era stato iniziato nel secolo I da Lucio Cecilio Secondo, padre di Plinio il Giovane e verosimilmente completato proprio da quest’ultimo.
Con la crisi del III secolo e la relativa instabilità politica, il quartiere venne progressivamente abbandonato; invece l’area della necropoli rimase attiva fino all’inizio del secolo V.
Gli scavi archeologici hanno restituito altre necropoli di diverse epoche, alcune delle quali situate lungo la Via Regina; un altro complesso cimiteriale fu rinvenuto in via Carloni, lungo un’altra direttrice della viabilità extraurbana verso sud-est, sotto il complesso commerciale “Dadone” da cui proviene anche la sepoltura di una suonatrice di cimbali (strumenti a percussione formati da due piccole piastre metalliche).

Monumento a Volta
Colonne romane
Un esempio di riuso

Informazioni

Collocazione: le colonne romane si possono vedere in via Cesare Cantù 57, Como
Pavimentazione: via Battisti è in piastrelle di porfido con fasce laterali lastricate in pietra; i gradini di accesso al porticato sono in pietra, mentre la pavimentazione sotto il porticato è in cemento, ad eccezione della fascia in corrispondenza dei basamenti delle colonne, che è in pietra.
Barriere architettoniche: il pianerottolo sotto il portico è separato dal livello della via da un basso gradino (5 centimetri) che permette di accedere. Proseguendo verso nord lungo via Cantù, l’alzata del gradino aumenta progressivamente; in corrispondenza dell’ingresso alla chiesa di S. Cecilia e del portone successivo questo gradino è diviso in due più bassi per facilitare l’accesso.
Servizi: Autosilo in via Auguadri; fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili in zona al di fuori della città murata; sportelli Bancomat in via Giulini, via Milano-angolo Piazza Vittoria; bagni pubblici nel sottopasso di Viale Spallino; farmacia in via Cesare Cantù; Biblioteca Comunale di Como in Piazzetta Venosto Lucati
Svago e Ristorazione: bar, caffetterie e negozi di vario genere in zona
Altre informazioni: zona pedonale a traffico limitato

Descrizione

All’inizio dell’Ottocento, l’architetto Simone Cantoni, ideatore di Villa Olmo, in pieno clima culturale neoclassico, realizzò un portico davanti alla chiesa di Santa Cecilia e alla nuova sede del Ginnasio e Liceo poi intitolati ad Alessandro Volta, inserendovi otto colonne di marmo cipollino la cui storia risale ai tempi di Novum Comum.
Queste colonne monolitiche vengono da lontano, forse dall’isola greca di Eubea, e provengono certamente da un importante complesso monumentale comense, forse da un portico che circondava una delle piazze di Novum Comum, probabilmente proprio la piazza del Foro. Quando l’Impero Romano entrò in crisi, questo portico fu demolito e le colonne furono riutilizzate agli angoli della vasca battesimale del battistero di San Giovanni in Atrio, edificato nel V secolo nell’attuale Piazza San Fedele, di fronte all’antica cattedrale dedicata a Sant’Eufemia.
Questo battistero continuò ad essere utilizzato anche quando l’antica cattedrale cambiò intitolazione e fu ricostruita in forme romaniche con dedica al martire San Fedele nel XII secolo. Cessato il suo utilizzo, il battistero fu trasformato in magazzino da dove, all’inizio del XIX secolo le colonne furono prelevate da Cantoni e riutilizzate.
Sul fronte del portico sorretto dalle colonne romane l’architetto Cantoni volle porre in apposite nicchie circolari i busti di nove personaggi illustri della storia cittadina, di cui quattro ci portano all’età dei Plinii: Cecilio (poeta amico di Catullo), Caninio Rufo (poeta amico di Plinio il Giovane) e gli stessi Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane.

istituto carducci
Porta Pretoria*
* struttura scomparsa in parte

Informazioni

Collocazione: i resti della Porta Pretoria sono conservati nei sotterranei di un edificio di pertinenza del Liceo “Teresa Ciceri”, a cui si accede dal portone al numero civico 8 di Largo Miglio a Como
Barriere architettoniche: presenza di una rampa di scale per la discesa, evitabile con un ascensore
Servizi: parcheggio nell’area dedicata lungo Viale Varese; autosilo in via Auguadri; fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili in zona al di fuori della città murata; sportelli Bancomat in via Giulini, via Milano-angolo Piazza Vittoria; bagni pubblici nel sottopasso di Viale Spallino; farmacia in via Cesare Cantù; Biblioteca Comunale di Como in Piazzetta Venosto Lucati
Svago e Ristorazione: bar, caffetterie e negozi di vario genere in zona; piccolo giardino pubblico tra Viale Spallino e via Milano
Altre informazioni: zona pedonale a traffico limitato. Attualmente (2024) i resti della Porta Pretoria non sono visitabili. Per informazioni e aggiornamenti: Museo Archeologico “Paolo Giovio”, Piazza Medaglie d’Oro 1, Como; Tel. 031.252550; musei.civici@comune.como.it

Descrizione

Al centro del tratto di cinta muraria meridionale si ergeva la monumentale Porta Praetoria (Porta Pretoria), porta di ingresso principale alla città, aperta da un lato sulla strada che conduceva verso Milano e quindi verso Roma, dall’altro sull’asse principale nord – sud della città, il Cardo Maximus (Cardo Massimo).
La scoperta di questa struttura avvenne in modo fortuito nel 1914, durante i lavori di costruzione dell’edificio scolastico in Largo Miglio 8, ora occupato da alcune classi del Liceo “Teresa Ciceri”, che comportarono la parziale distruzione della torre orientale della porta, prima che si intervenisse con scavi archeologici regolari.
Porta Pretoria era formata da un imponente ingresso carraio a due aperture sormontate da archi. Ai lati si ergevano due torri ottagonali, alte in origine tra gli 8 e i 10 m. La base del torrione occidentale era attraversata da un passaggio pedonale chiuso da due porte. Per la chiusura dei due passaggi carrai vi erano due grate metalliche che, scorrendo entro appositi binari, venivano calate a fine giornata per scongiurare eventuali pericoli esterni.
Già verso la fine del I secolo d.C., l’espansione e il rafforzarsi dell’impero Romano, resero superflui questi sistemi di difesa che lasciarono il posto a un ricco apparato decorativo realizzato con lastre di marmo applicate alla muratura con apposite grappe di metallo, il cui segno è ancora ben visibile sulle pietre che affiancano le aperture.
Solo verso la fine dell’Impero, l’instabilità politica suggerì di rafforzare nuovamente le difese cittadine e di chiudere il passaggio carraio orientale, in gran parte colmato con i materiali dell’antico apparato decorativo, preventivamente smontati. Rimaneva a questo punto un unico passaggio carraio, quello occidentale, il cui piano di calpestio si era nel frattempo rialzato di circa un metro a causa dei detriti legati alle esondazioni fluviali, come si nota dal livello dell’ultima soglia utilizzata, una lastra di granito che reca ancora il segno lasciato dal passaggio dei carri.
Dalla Porta Pretoria, come detto, partiva la strada centrale della città, il Cardo Massimo che, percorrendo il tessuto urbano con un rettilineo da sud a nord, raggiungeva la sponda lacustre in prossimità dell’antico anfiteatro, situato su una penisola affacciata sul lago. L’andamento rettilineo della via è stato compromesso dai successivi interventi edilizi che hanno interessato la città, soprattutto dopo la sua completa distruzione ad opera dei Milanesi, dopo una guerra decennale avvenuta tra il 1118 e il 1128. Al termine di questa guerra anche le antiche mura romane furono completamente rase al suolo e la nuova ricostruzione, effettuata trent’anni più tardi, non tenne sempre conto dell’antico assetto urbano, tanto che la stessa Porta Pretoria risulta attualmente fuori asse rispetto all’ingresso attuale di Como, segnato dalla medioevale Porta Torre.

Per saperne di più
Sito turistico del Comune di Como
Sito del Comune di Como
Sito della Società Archeologica Comense

pubblicita esposizione voltiana
Mura meridionali*
* strutture scomparse in parte

Informazioni

Collocazione: le mura meridionali della città romana si sviluppavano parallelamente agli attuali Viale Cattaneo, Viale Spallino e Viale Battisti, ma ne restano visibili oggi solo alcuni tratti (vedi descrizione)
Servizi: autosilo in via Auguadri; fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili in zona al di fuori della città murata; sportelli Bancomat in via Giulini, via Milano-angolo Piazza Vittoria; bagni pubblici nel sottopasso di Viale Spallino; farmacia in via Cesare Cantù
Svago e Ristorazione: bar, caffetterie e negozi di vario genere in zona
Altre informazioni: attualmente (2024) nessuno dei resti della cinta muraria meridionale non sono visitabili. Per informazioni e aggiornamenti: Museo Archeologico “Paolo Giovio”, Piazza Medaglie d’Oro 1, Como; Tel. 031.252550; musei.civici@comune.como.it
L’area tra le mura medioevali e Viale Varese, Viale Cattaneo, Viale Spallino e Viale Battisti il martedì, il giovedì e il sabato è normalmente occupata dalle bancarelle del mercato.


Descrizione

Della cinta muraria meridionale di età romana, il cui tracciato si sviluppava con andamento est-ovest all’interno delle mura medioevali, si sono conservati tratti più lunghi, ben visibili nei sotterranei di alcuni edifici, anche se al momento purtroppo non sono visitabili.
Un tratto di mura è venuto alla luce tra via Diaz e via Parini, nel complesso tra via Diaz e via Parini (via Diaz 100).
Dal portone al numero civico 8 di Largo Miglio (da cui si accede anche ai resti di Porta Pretoria), si entra nel cortile dell’edificio ora di pertinenza del Liceo “Teresa Ciceri”. In questo cortile è visibile un tratto di muro con lo sbocco di un canale fognario e un basamento quadrangolare probabilmente pertinente a una delle torri che scandivano la cortina muraria. Su questo tratto oggi si innesta la muratura del lato meridionale del Liceo “Alessandro Volta”. A ridosso di queste mura, già nel I secolo d.C., furono realizzate delle abitazioni private, affacciate su una strada glareata che transitava proprio attorno alle mura.
Proseguendo verso est, segnaliamo un tratto di mura ancora ben conservato nel locale caldaia sotto la palestra del Liceo “Teresa Ciceri” (con accesso da Via Carducci 9), con lo zoccolo formato da 6 gradini e con i resti di una torre quadrata vuota all’interno, sporgente dall’esterno e dall’interno delle mura. Completa i ritrovamenti un ulteriore tratto di muratura venuto alla luce nel giardino del contiguo Istituto delle Suore Canossiane.
Gli scavi effettuati nel corso degli anni hanno inoltre permesso di individuare basi di torri aggiunte alle mura repubblicane di Como, soprattutto a quelle del lato meridionale. Si tratta di torrioni applicati in un momento in cui il venir meno della sicurezza rese necessario potenziare le mura esistenti, in due momenti successivi: nel IV secolo furono aggiunte, sempre appoggiate alla cortina muraria, torri di base circolare, come quella rinvenuta all’interno di uno stabile in via Parini 1. Infine, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, le continue incursioni barbariche portarono all’edificazione di ulteriori torri a pianta quadrata, spesso realizzate utilizzando il materiale derivante dalla spoliazione di precedenti edifici e che andarono a colmare gli spazi tra le torri esistenti.

Per saperne di più sulle mura romane di Como
Sito della Società Archeologica Comense
Wikipedia Le Mura di Como

Life Electric
Terme romane*
*struttura scomparsa in parte

Informazioni

Collocazione: i resti delle terme romane si trovano nel piano interrato dell’Autosilo Valduce a Como, in Viale Lecco
Accesso: una vista generale dall’alto del complesso è possibile attraverso un percorso pedonale che collega Viale Lecco (entrata al civico 9) con via Dante. Per accedere e visitare più da vicino i resti è stato realizzato un ulteriore percorso con ingresso da una porta in metallo sempre in Viale Lecco, posta immediatamente alla destra del pannello con l’indicazione delle terme. Questo percorso è costituito dal piano degli scavi, da una serie di locali di accoglienza e da due ambienti di esposizione dei reperti
Pavimentazione: il marciapiede lungo Viale Lecco è in cubetti di porfido. Il percorso sopraelevato è in cemento. Le sale espositive sono piastrellate e la zona percorribile degli scavi è su un tracciato obbligato in grigliato metallico e ghiaietto
Barriere architettoniche: presenza di una rampa di scale per la discesa, evitabile con un ascensore
Servizi: Autosilo in Viale Lecco / via Dante, parcheggio dell’Arena del Teatro Sociale in via Bellini, parcheggi lungo viale Lecco; fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili in zona; Stazione ferroviaria Trenord Como Lago via Manzoni – Largo Leopardi; sportello Bancomat in via Monti; Poste in via Vittorio Emanuele; Ospedale Valduce in via Dante; Farmacie in via Dante, via Vittorio Emanuele; Comune di Como in via Vittorio Emanuele
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi di vario genere in Viale Lecco, via Dante, via Vittorio Emanuele; piccolo giardino con parco giochi tra Viale Lecco e via Dante, prima di arrivare in Piazza del Popolo
Altre informazioni: per la visita del percorso museale ci si può rivolgere al Museo Archeologico “Paolo Giovio”, Piazza Medaglie d’Oro 1, Como; Tel. 031.252550; musei.civici@comune.como.it

Descrizione

A est della cinta muraria della città romana, in un momento in cui l’Impero godeva di un periodo di relativa sicurezza, fu realizzata un’imponente struttura termale che sfruttava le acque del vicino torrente Valduce (ora intubato) offrendo agli antichi comaschi uno spazio ricreativo.
La prima struttura fu realizzata a partire dalla metà del I secolo d.C., con ambienti distribuiti simmetricamente lungo un asse nord-sud, tali da offrire gli stessi servizi a un pubblico maschile e femminile in spazi loro riservati. Di questa fase più antica restano frammenti di affreschi in stile pompeiano e alcuni oggetti legati alla vita quotidiana. Tali reperti ci fanno comprendere anche il tipo di vita che si svolgeva all’interno degli ambienti termali, dove si mangiava e si beveva, ci si esercitava ungendosi il corpo di quel prezioso olio che veniva fatto arrivare in anfore talvolta anche da luoghi lontani.  Alle attività delle terme aveva contribuito generosamente alla metà del sec. I d.C. un parente (prozio o nonno) di Plinio il Giovane, Lucio Cecilio Cilone, con un lascito cospicuo, destinandone la rendita a fornire gratuitamente olio (unguenti cosmetici) ogni anno, in occasione delle feste estive di Nettuno, a tutti gli stabilimenti termali, balneari e ludici di Como (cfr. C.I.L., V, 5279). Feste molto importanti in Como, perché il culto di Nettuno (Neptunus), inteso non come dio marino ma come protettore delle acque interne, era legato alla presenza del lago e alle attività correlate.
A partire dalla metà del II secolo le terme di Como furono ristrutturate per migliorarne l’efficienza: la realizzazione di due nuovi corridoi sotterranei consentiva di velocizzare i passaggi tra i diversi ambienti, rendendo più facile, ad esempio, l’approvvigionamento del combustibile per alimentare i praefurnia che dovevano riscaldare gli ambienti soprastanti.
Forse sono proprio queste le terme di cui Plinio il Giovane, proseguendo la tradizione familiare, finanziò l’abbellimento e il mantenimento della struttura con un ancor più ricco lascito testamentario (cfr. C.I.L , V, n. 5262).
I primi resti di queste terme furono trovati negli anni ’70 e solo nel 2007, in occasione della realizzazione dell’autosilo dell’ospedale Valduce, fu possibile allargare gli scavi musealizzandone i resti venuti alla luce.
Nelle vetrine espositive della prima sala, situata nell’angolo sud-ovest del complesso, immediatamente al di sotto dell’atrio di ingresso al sito, sono esposti materiali della prima (I-II secolo) e seconda fase delle terme (II-III secolo): tra i materiali più antichi frammenti di anfore, recipienti in ceramica comune e in terra sigillata. Sono inoltre presenti frammenti di affreschi in stile pompeiano.
Nella seconda sala, situata presso l’angolo sud-est del complesso, sono esposti i rinvenimenti legati soprattutto al riutilizzo dell’area come necropoli, oltre a frammenti lapidei appartenenti all’antico rivestimento della struttura.

Per saperne di più
Sito turistico del Comune di Como

Como,Tempio voltiano
Mura orientali*
* strutture scomparse in parte

Informazioni

Collocazione: le mura orientali della città romana si collocavano lungo l’asse coincidente all’incirca con l’attuale via Bellini; sono emerse tracce di pochi tratti, oggi non più visibili (vedi descrizione)
Servizi: Autosilo in Viale Lecco / via Dante (515 posti auto); fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili al di fuori della città murata; sportelli Bancomat in via Giovio e in Piazza Duomo; Poste in via Vittorio Emanuele; Farmacia in via Vittorio Emanuele; Comune di Como in via Vittorio Emanuele
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi di vario genere in Viale Lecco, via Vittorio Emanuele; area giochi per bambini in via Vittorio Emanuele


Descrizione

Lungo il lato orientale di Novum Comum sono emersi solo alcuni tratti delle antiche mura romane, che si snodavano con andamento nord-sud, parallelamente all’attuale via Vittorio Emanuele, in posizione più arretrata rispetto alla cortina muraria medioevale e in corrispondenza all’incirca con l’asse dell’attuale via Bellini.
Questi tratti sono riemersi nel corso degli anni sia con ritrovamenti fortuiti che con scavi archeologici.
Il tratto rinvenuto per primo, verso sud, venne individuato alla fine dell’ ‘800 nel giardino di Palazzo Giovio, attuale sede del Museo Archeologico: alle spalle del ninfeo si trova un giardino pensile che si appoggia verso ovest alle antiche mura romane e verso est su quelle medioevali.
Nel 2021 nuovi scavi hanno portato alla luce in via Vittorio Emanuele II 115, nella proprietà confinante a nord con il Museo, un tratto di mura e la base di una torre quadrata, simile a quella presente nei sotterranei di via Carducci 9.
Verso nord, in via Perti, nel 1962 in occasione dell’abbattimento dell’edificio detto “Manica Lunga” alle spalle dello storico Palazzo Cernezzi (sede municipale) è venuta alla luce una seconda torre, del tutto simile alle precedenti.
Sono infine emersi altri tratti di mura e torri di difesa in via Porta 16 e in via Bellini 10.
Da quanto si è potuto constatare, anche la tecnica costruttiva delle mura orientali, caratteristica dei più antichi edifici di Como, consiste nell’impiego di blocchi di calcare di Moltrasio legati da malta e disposti lungo corsi regolari. Anche su questo lato la cortina muraria era scandita da torrioni a base quadrata posti a intervalli regolari.
Mancano invece tracce di una muratura di difesa lungo il lato nord dove probabilmente la stessa presenza del lago costituiva di per sé una difesa dagli assalti esterni.

Per saperne di più sulle mura romane di Como
Sito della Società Archeologica Comense
Wikipedia Le Mura di Como

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I due Plinii

Informazioni

Collocazione: la Cattedrale di Como è situata in Piazza del Duomo
Pavimentazione: Piazza del Duomo è pavimentata con piastrelle di porfido e lastre di pietra che disegnano un motivo ornamentale geometrico
Barriere architettoniche: –
Servizi: Info Point Broletto; parcheggio dell’Arena del Teatro Sociale in via Bellini; fermate degli autobus urbani ed extraurbani dietro al Duomo, Piazza Verdi –via Bertinelli, Stazione ferroviaria Trenord Como Lago via Manzoni – Largo Leopardi; sportelli Bancomat in Piazza Duomo, Piazza Grimoldi, via Plinio, via Maestri Comacini, via Bodoni, Piazza Cavour; Farmacie in via Plinio, via Vittorio Emanuele, Piazza Perretta
Svago e Ristorazione: in zona sono presenti bar, caffetterie, ristoranti, negozi di vario genere
Avvertenze: zona pedonale a traffico limitato. Anche senza auto, la piazza può essere piuttosto affollata e spesso sono presenti istallazioni o punti informativi vari

Descrizione

La facciata del Duomo di Como offre un caso unico in cui due personaggi pagani hanno l’onore di un’edicola a loro dedicata sulla facciata di una chiesa. La città di Como ha voluto così onorare due illustri concittadini vissuti in epoca romana immortalandone l’immagine in marmo di Musso. Le statue sono opera dei fratelli Tommaso e Giacomo Rodari, celebri scultori ticinesi vissuti a cavallo dei secoli XV-XVI, cui si deve gran parte della decorazione lapidea della Cattedrale (Tommaso fu anche ingegnere capo della fabbrica del Duomo); ai lati dell’epigrafe sotto la statua di Plinio in Vecchio è riportato il loro nome.
A sinistra si trova l’edicola con la scultura di Caio Plinio Secondo, più noto come Plinio il Vecchio (23/24-79 d.C.) che contemplando il cielo stringe nella mano destra un libro, a rappresentare l’opera enciclopedica di cui fu autore, la Naturalis Historia, con la quale tramandò le conoscenze antiche nei più vari ambiti.
Alla destra, la statua di Caio Plinio Cecilio Secondo (61-113 (?) d.C.), figlio di Lucio Cecilio Secondo e di Plinia Marcella sorella di Plinio il Vecchio, e adottato dallo zio che era privo di prole. La statua guarda davanti a sé e impugna nella sinistra un volume, forse quello relativo all’omaggio che rese al suo imperatore, il Panegirico di Traiano, oppure la raccolta delle lettere inviate ai suoi conoscenti e scritte ad arte, cogliendo spesso l’occasione di parlare della sua città natale da lui tanto amata. Di Como, Plinio il Giovane fu anche un grande e generoso benefattore, con interventi economici a vantaggio dei liberti, di ragazzi e ragazze bisognosi e dell’educazione e della cultura in genere: la celebre epigrafe, nota come “Testamento di Plinio” (C.I.L., V, 5262), che ricorda il suo lascito alle terme, riferisce infatti anche la costruzione di una biblioteca e la costituzione di un fondo destinato alla sua manutenzione. Della Biblioteca Plinio parla direttamente anche in una celebre lettera (I,8,2), riferita alla sua inaugurazione.
Ed è grazie alle lettere del nipote che sono noti anche gli ultimi istanti di vita dello zio, morto a Stabia mentre, in veste di praefectus classis (prefetto della flotta imperiale) di Capo Miseno, era andato a soccorrere gli abitanti della Campania colpiti dalla calamitosa eruzione del Vesuvio.
Avvolta nel mistero resta invece la fine di Plinio il Giovane, che ritroviamo proconsole nella Betica, provincia romana dell’Asia Minore, fino al 113 d.C. e del quale, dopo quella data, non rimane alcuna traccia.
Le vicende di Plinio il Giovane ritornano anche sul lato meridionale del Duomo, all’angolo con Piazza Duomo, dove un’epigrafe celebrativa, scoperta da Benedetto Giovio e da lui stesso fatta inserire nel muro del Duomo, ricorda Plinio come responsabile della “cura” degli argini e delle acque del Tevere nel 105 d.C. (C.I.L., V, 5263). Ad essa si affianca un’epigrafe dedicata da un probabile liberto dei Plinii (C.I.L., V,5287).
Sempre sul lato meridionale del Duomo poco sopra l’epigrafe di Plinio, si trova anche una statua del poeta Cecilio, amico di Catullo che, in un famoso carmen (n. 35, vv. 1-6) lo invita a lasciare l’amata Novum Comum, le sue mura e le sponde del Lario («Lariumque litus») e a raggiungerlo a Verona, dove discutere di comuni progetti poetici.

Per saperne di più
Sito della Società Archeologica Comense

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Anfiteatro*
* struttura scomparsa in parte

Informazioni

Collocazione: l’antico anfiteatro occupava la metà meridionale dell’isolato compreso tra piazza Perretta, via Cinque Giornate e via Vitani a Como
Servizi: Info Point nel Broletto in Piazza Duomo e in via Albertolli; fermate degli autobus urbani ed extraurbani dietro al Duomo, Piazza Verdi–via Bertinelli e sul lungolago; sportelli Bancomat in Piazza Perretta, via Boldoni, via Albertolli, via Fontana, Piazza Cavour, via Boldoni; Farmacia in Piazza Perretta
Svago e Ristorazione: in zona sono presenti bar, caffetterie, ristoranti, negozi di vario genere
Avvertenze: zona pedonale a traffico limitato


Descrizione

Gli anfiteatri, che hanno tra i più celebri esempi il Colosseo a Roma e l’Arena di Verona, erano edifici destinati ai combattimenti gladiatorii, sia tra uomini diversamente armati che con animali feroci.
In Como la sua collocazione era ipotizzabile in base al profilo degli isolati riportati sulle mappe del Catasto Teresiano, in particolare per l’edificio affacciato su piazza Perretta che in origine presentava un curioso andamento curvilineo.
Solo in anni più recenti gli scavi archeologici hanno confermato l’esistenza di un edificio di spettacolo nella parte settentrionale di Novum Comum.
Nel 1990, nello stabile di via Vitani 13 sono emerse 7 murature radiali collegate a pilastri in ghiandone, conservate per un’altezza di 3,5 metri e impostate su una platea di pietre e malta poggiante su palificazioni di legno d’ontano. Vent’anni più tardi, all’angolo tra via Muralto, via Boldoni e Piazza Perretta, al di sotto del pavimento è venuta alla luce un’altra platea in muratura collegata a un pilastro in ghiandone che delimitava il lato nord di un corridoio sotterraneo.
L’antico anfiteatro occupava la metà meridionale dell’isolato compreso tra piazza Perretta, via Cinque Giornate e via Vitani, affacciandosi da est all’estremità dell’antico Cardo Massimo. La ricostruzione della linea di costa dell’antica Como, effettuata grazie alle più recenti indagini scientifiche, ha messo in evidenza come l’anfiteatro di Como sorgesse su una sorta di penisola affacciata sul lago, in una posizione che non ha nulla da invidiare a quella dell’attuale stadio cittadino.
Comunque sappiamo che gli spettacoli ludici e circensi non erano per nulla apprezzati da Plinio il Giovane, che, in una lettera indirizzata all’amico Calvisio (IX, 6) li deplorava apertamente ritenendo molto più utile e sensato dedicarsi alla cultura.

Per saperne di più:
https://www.academia.edu/67222020/Martinelli_E_Ferrario_M_F_Motella_S_Livio_F_Michetti_A_M_Brunamonte_F_Castelletti_L_2015_Evoluzione_paleoambientale_e_impatto_antropico_nella_Regione_Lariana_e_nell_area_urbana_di_Como_negli_ultimi_20000_anni

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Il Decumano Massimo

Informazioni

Collocazione: il Decumano Massimo della Novum Comum corrispondeva all’attuale via Indipendenza
Pavimentazione: via Indipendenza è pavimentata in piastrelle in porfido, con due fasce lastricate in pietra ai lati
Barriere architettoniche:
Servizi: parcheggio nell’area dedicata lungo Viale Varese; Autosilo in Viale Lecco / via Dante (515 posti auto); fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili alle estremità della via; sportello Bancomat in Viale Varese; Farmacia in Viale Varese; Biblioteca Comunale di Como in Piazzetta Venosto Lucati
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi di vario genere; giardino pubblico lungo viale Varese con area cani, bagno pubblico, area giochi per bambini, panchine e fontanelle; giardino con parco giochi tra Viale Lecco e via Dante
Altre informazioni: via Indipendenza è in zona pedonale a traffico limitato, come tutto il centro storico


Descrizione

Il Decumanus Maximus (Decumano Massimo) costituiva uno degli assi principali della città che attraversava da est a ovest collegando le due Porte Principalis Dextera e Sinistra. Ancora oggi è possibile percorrere la strada, corrispondente all’attuale via Indipendenza, da un capo all’altro della città senza interruzione, sebbene il profilo degli edifici che si affacciano sulla via renda il tracciato relativamente sinuoso per i vari rifacimenti effettuati nell’arco del tempo.
Lungo quest’asse si trovavano anche importanti luoghi pubblici, tra i quali forse lo stesso Foro, e abitazioni private appartenenti a personaggi di alto rango. Una di queste abitazioni è stata individuata nell’ex complesso di San Colombano in Balneo, tra via Indipendenza e via Diaz 60-62, dove gli scavi hanno messo in luce sette ambienti di una antica domus realizzata tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. Questa domus fu utilizzata anche in epoca successiva e in uno degli ambienti nel II secolo fu realizzato uno splendido mosaico policromo che andò a coprire una precedente pavimentazione in cocciopesto, caratteristica della più antica abitazione.
Anche la vicina area dell’ex Teatro Cressoni (via Indipendenza – angolo via Diaz 77-89) è stata prodiga di rinvenimenti, con elementi architettonici ed epigrafici che suggeriscono la presenza di importanti spazi pubblici affacciati sull’antico Decumano. È questo il luogo in cui nel 2018 venne trovato il cosiddetto “tesoro di Como” costituito da mille monete d’oro accumulate e accuratamente nascoste nel V secolo d.C., nel turbolento periodo del crollo dell’impero romano.
La risalita dell’acqua del lago e la presenza di edifici moderni la cui stabilità può essere messa a rischio da scavi troppo estesi, rende sempre difficile indagare i livelli di epoca romana dell’antica Como, che in genere affiorano solo da scavi di limitata estensione.

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L’area del Foro?*
* struttura scomparsa in parte

Informazioni

Collocazione: diversi indizi portano a ritenere che il Foro della Como romana fosse nell’area dell’attuale Piazza San Fedele
Pavimentazione: Piazza San Fedele è pavimentata in acciottolato, con al centro un’area rettangolare in lastre di granito che marca la posizione dell’antico mercato del grano che qui si teneva; lastre in granito segnano le carreggiate e pavimentano i porticati
Barriere architettoniche: delimitano il sagrato della Basilica 7 bassi paletti in ferro senza catena; il porticato sul lato opposto della piazza a destra è delimitato da due cippi in pietra
Servizi: Autosilo in Viale Lecco / via Dante (515 posti auto); fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili al di fuori della città murata; sportelli Bancomat in via Giovio e in Piazza Duomo; Poste in via Vittorio Emanuele; Farmacie in via Adamo del Pero, via Natta, via Vittorio Emanuele; Comune di Como in via Vittorio Emanuele
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi di vario genere in Viale Lecco, via Dante, via Vittorio Emanuele; area giochi per bambini in via Vittorio Emanuele
Altre informazioni: la piazza è in zona pedonale a traffico limitato, come tutto il centro storico

Descrizione

Non si conosce con certezza l’ubicazione dell’antico Forum (Foro) di Novum Comum che, nelle città di fondazione romana, sorgeva tradizionalmente all’incrocio tra Cardo Massimo e Decumano Massimo. Nel caso di Como, diversi indizi portano a pensare che l’antico Foro si trovasse nell’attuale Piazza San Fedele. Nel corso dei secoli sono venuti alla luce numerosi frammenti architettonici, epigrafi e soprattutto, una testa di Augusto che presumibilmente apparteneva a una statua esposta in qualche edificio di pubblica rappresentanza, forse una Basilica.
Inoltre, il ruolo centrale assunto dalla piazza nei secoli successivi alla caduta dell’Impero Romano, fa supporre che possa esserci stata una continuità nel ruolo dell’area. Tale piazza fu sede della prima cattedrale comasca, intitolata a Sant’Eufemia, di fronte alla quale sorgeva il battistero di San Giovanni in Atrio; inoltre, piazza San Fedele fu sede del mercato del grano, elemento fondamentale nella vita dei borghi medievali.
Anche all’interno della Basilica di San Fedele ci sono dei richiami all’antica Como, come due acquasantiere realizzate al di sopra di due leoni stilofori, già utilizzati per sostenere le colonne del pronao dell’antica cattedrale di Sant’Eufemia, e la presenza di un capitello corinzio riutilizzato come vasca di acquasantiera.
I vari richiami alla presenza di un portico (o “atrio”) negli antichi edifici di San Giovanni in Atrio e San Pietro in Atrio e la presenza di colonnati su vari lati della piazza, potrebbero inoltre richiamare il colonnato che tradizionalmente circondava la piazza del foro su almeno tre lati, mentre il quarto era occupato da un edificio religioso.

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Museo Archeologico “Paolo Giovio”

Informazioni

Collocazione: il Museo Archeologico “Paolo Giovio” è in Piazza Medaglie d’Oro 1 a Como
Pavimentazione: Piazza Medaglie d’Oro è pavimentata in piastrelle in porfido, con fasce lastricate in pietra (pavimentazione caratteristica delle vie della città)
Accesso: a Palazzo Giovio (da dove inizia il percorso museale) si accede dal monumentale ingresso al numero civico 1; Palazzo Olginati ha invece l’ingresso sul lato adiacente della piazza, oltre via Balestra
Barriere architettoniche: all’ingresso di Palazzo Giovio si trova una sorta di scivolo, a semicerchio, in pietra, che raccorda il piano stradale al piano dell’atrio. Occorre però fare attenzione alla bassa apertura del portone di ingresso in legno massiccio. Per accedere alla biglietteria c’è un gradino. Il percorso museale si snoda su più piani, ma è presente un ascensore
Servizi: Autosilo in Viale Lecco / via Dante (515 posti auto); fermate degli autobus urbani ed extraurbani disponibili al di fuori della città murata; sportelli Bancomat in via Giovio e in Piazza Duomo; Poste in via Vittorio Emanuele; Farmacia in via Vittorio Emanuele; Comune di Como in via Vittorio Emanuele
Svago e Ristorazione: bar, ristoranti e negozi di vario genere in Viale Lecco, via Vittorio Emanuele; piccolo giardino con parco giochi in via Vittorio Emanuele
Altre informazioni: Il Museo è attualmente chiuso per lavori di adeguamento strutturale. Per informazioni sulla sua riapertura, si può consultare il sito del Comune di Como https://www.comune.como.it/it/servizi/cultura/musei-civici/museo-archeologico/ o contattare direttamente il Museo Archeologico “Paolo Giovio”, Piazza Medaglie d’Oro 1, Como; Tel.031.252550; musei.civici@comune.como.it 

Descrizione

Il Museo Archeologico di Como prende nome da Paolo Giovio: di nobile famiglia comense, medico, umanista, storico e scrittore, Paolo Giovio fu l’ideatore del concetto stesso di Museo, inteso come raccolta ed esposizione di opere d’arte. Infatti proprio a Como, nella sua villa posta in riva al lago in un punto caro a Plinio il Giovane, raccolse (1537-1543) una celeberrima collezione di ritratti di personaggi illustri creando così il primo museo al mondo inteso in senso moderno. Il termine Museo ha infatti origini più antiche, concepito nel III secolo a.C. ad Alessandria d’Egitto come “luogo delle Muse”, ossia come luogo in cui curare le arti e la cultura, senza necessariamente far riferimento alla presenza di una collezione espositiva…
Le collezioni archeologiche del Museo si articolano tra il complesso di Palazzo Giovio e Palazzo Lucini, il cui giardino pensile poggia su un tratto delle mura romane di Como, e il vicino palazzo Olginati (palazzo che in altra parte ospita il Museo Storico-Risorgimentale “Giuseppe Garibaldi”), tra loro raccordati tramite due passaggi sospesi su via Balestra.
Nel primo piano di Palazzo Olginati, quattro sale espositive sono dedicate a reperti di epoca romana provenienti soprattutto da collezioni private. Una di queste sale è dedicata alla scrittura e agli Studia humanitatis, ossia gli studi classici. In questa sala sono esposte alcune opere provenienti dalla biblioteca dei conti Giovio, la più antica delle quali è un’edizione della Naturalis Historia di Plinio datata 1507.
Al piano terra, affacciato al cortile di Palazzo Olginati, sono conservati vari reperti epigrafici, architettonici e statuari ascrivibili alla Como romana, di cui alcuni legati anche all’epoca dei Plinii, ai quali si aggiungono i materiali recuperati da contesti abitativi e quotidiani e da sepolture, relativi al medesimo periodo.
Da una torre tardo antica situata all’angolo tra viale Varese e via Cinque Giornate, provengono diversi blocchi di marmo riutilizzati per la costruzione della torre stessa. Si tratta di quattro basi di colonne, di forma cubica, decorate prevalentemente con raffinate scene mitologiche a bassorilievo e destinate presumibilmente a un piccolo portico di accesso a un edificio. Insieme a questi “dadi”, è stata rinvenuta anche la base di una statua con epigrafe dedicata a Caio Plinio Cecilio Secondo, ossia a Plinio il Giovane, statua riferibile forse alla Biblioteca di cui Plinio fu il fondatore – la prima biblioteca di Como! È probabile che questa biblioteca sorgesse in prossimità della torre successivamente edificata, poiché nella ricerca di materiali di recupero era naturale smantellare edifici limitrofi.
Il Museo espone la copia della celebre epigrafe, divisa in sei lastre, che ricorda il cursus honorum, ossia la carriera, di Plinio il Giovane e le azioni che compì a beneficio della città. Tale epigrafe, nota anche come “Testamento di Plinio” è andata distrutta e si è salvata un’unica lastra delle sei originarie, trafugata dai Milanesi quando, nel 1128, distrussero la città di Como. Attualmente si trova nella basilica di Sant’Ambrogio, murata nell’atrio di Ansperto.
Nella sala espositiva sono inoltre esposti diversi ritrovamenti provenienti dal territorio comasco, sempre riferibili all’epoca romana, come ad esempio gli oggetti relativi alle diverse sfere della vita quotidiana e i corredi tombali, in cui spesso fanno bella mostra gli ornamenti personali.

Per saperne di più
Sito turistico del Comune di Como
Sito turistico del Comune di Como Lapidario
Sito della Società Archeologica Comense
Sito del Comune di Como
Sito del Comune di Como Orto Botanico romano

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Villa suburbana*
* struttura scomparsa in parte

Informazioni

Collocazione: la villa suburbana si trovava nell’area posteriore del parco della Scuola dell’Infanzia “G. Rodari”
Accesso: all’area degli scavi si accede da via Grossi
Servizi: Autosilo in Viale Lecco / via Dante (515 posti auto); fermate degli autobus urbani ed extraurbani in zona; Farmacia in via Dante
Svago e Ristorazione: bar e negozi di vario genere in via Dante
Altre informazioni: l’accesso è possibile in accordo con il Museo Archeologico “Paolo Giovio”, Piazza Medaglie d’Oro 1, Como; Tel. 031.252550; musei.civici@comune.como.it
 

Descrizione

Una villa suburbana è un edificio dotato di una parte residenziale, destinata al dominus, al signore, e di una parte produttiva, a metà tra una casa nobiliare e una fattoria. A questa categoria appartiene anche la villa individuata a Como sulle pendici del monte di Brunate, alla metà degli anni ’70 dello scorso secolo, durante la costruzione di un asilo tra via Tommaso Grossi e via Zezio.
Questa antica villa, edificata nel I secolo d.C., era distribuita su tre livelli, con quello più a valle destinato alle attività produttive, andato completamente distrutto in occasione della costruzione dell’asilo. Fu invece possibile salvare la porzione rinvenuta più a monte, a lungo ritenuta il portico della villa e, in base a più recenti ricerche, identificata come parte di uno scenografico ninfeo. Questo ninfeo, che costituiva la parte terminale del giardino della villa, aveva una vasca pavimentata in lastre di pietra, affiancata da canalette per il passaggio dell’acqua. Completavano l’ornamento della vasca nicchie semicircolari che originariamente accoglievano statue di marmo.
La villa occupava una posizione panoramica che dominava il primo bacino lacustre e fu utilizzata fino all’età imperiale avanzata, con vari rifacimenti che andarono ad arricchirne l’apparato decorativo.
Gli scavi hanno riportato alla luce numerose tessere di mosaico, sia in pietra bianca e nera, sia in vetri colorati e talvolta smaltati d’oro; in epoca successiva i mosaici furono in parte sostituiti dall’opus sectile, intarsi marmorei realizzati con lastre variamente ritagliate. Furono inoltre recuperati frammenti di affreschi, parti di statue e un’antefissa in terracotta, esposti nel Museo Archeologico. L’antefissa era la parte terminale delle grondaie dei tetti, configurata con una testa di gorgone, donna dai capelli di serpente simile alla più celebre Medusa, destinata a spaventare e quindi allontanare gli spiriti malvagi che potevano minacciare gli abitanti della villa.
Tra i materiali recuperati negli ambienti posti più a valle, anche una statuetta raffigurante una Venere pudica, originariamente conservata in un cofanetto ligneo di cui sono state recuperate le parti metalliche.
Nel complesso la villa è in linea con il gusto delle coeve ville romane affacciate sul Tirreno ed è un primo esempio di quella sfarzosa edilizia residenziale, tanto cara anche a Plinio il Giovane e ai suoi amici, di cui il Lario diventerà scenario di straordinaria bellezza. Scriveva infatti Plinio il Giovane all’amico comasco Caninio Rufo: «Che fa Como, mia e tua delizia? che fanno la tua villa suburbana amenissima, quel portico dove è sempre primavera, il platano ombrosissimo, il canale dalle acque verdi e cristalline, il lago ai tuoi piedi e al tuo servizio? Che fanno quel tuo viale agevole e solido, quel bagno che il sole cocente riempie sempre di luce, quelle sale per gli ospiti comuni e per i pochi, quelle camere per il giorno e per la notte? Si sono impadroniti di te e si contendono a turno la tua presenza?» (Plin. Ep. 1.3.1).

Per saperne di più:
Sito della Società Archeologica Comense