Cattedrale
Informazioni
Collocazione: la Cattedrale di Como è situata in Piazza del Duomo, a pochi passi da Piazza Cavour, la grande piazza a lago centro turistico della città. Venendo da Piazza Cavour, procedendo verso sud, si giunge in Piazza Duomo risalendo i Portici di via Caio Plinio Secondo. Al termine dei portici si apre la piazza (misure: circa 60 X 30 m): alla vostra sinistra avrete la facciata del Duomo.
Pavimentazione: lastricato urbano.
Barriere architettoniche: la piazza è completamente sgombra e ben pavimentata.
Accesso: dalla piazza, si accede al Duomo attraverso tre porte, ma il portone centrale è quasi sempre chiuso. La prima delle due porte laterali si trova dopo circa 20 m dai gradini che collegano il portico alla piazza, la seconda porta dista 25 m dalla prima. Si accede al Duomo da altre due porte laterali: una sul lato nord, detta “Porta della Rana” e una sul lato sud.
Altri monumenti correlati: si affianca al Duomo, dal lato sinistro, l’antico Broletto, edificio porticato dove, in età comunale, si solevano svolgere le assemblee cittadine e l’amministrazione della giustizia. L’edificio del Broletto poggia su un portico sostenuto da nove grandi colonne. La pavimentazione del portico è resa poco accessibile da numerosi dislivelli e ostacoli. Al Broletto si accede dalla parte nord del portico, attraverso una scala. L’accesso al Broletto è possibile anche mediante ascensore. Nel Broletto è collocato l’info point del Comune.
Servizi: info point Comune di Como a sinistra della facciata del Duomo, nel Broletto. Fermate mezzi pubblici a 300 m dietro al Duomo, via Verdi – angolo via Virginio Bettinelli. Stazione ferroviaria Le Nord Como Lago a 500 m via Manzoni – Largo Leopardi.
Svago e Ristorazione: lungo il perimetro della piazza sono presenti alcuni bar, caffetterie, un ristorantino turistico e qualche negozio di abiti.
Avvertenze: zona pedonale a traffico limitato. Anche senza auto, la piazza può essere piuttosto affollata e spesso sono presenti banchetti di associazioni nonprofit, banchetti elettorali, artisti di strada.
Info utili: orario Sante Messe: Domenica e festivi Ore 7.00 – 8.00 – 9.00 – 10.30 – 12.00 – 17.00 – 18.30 – 20.00.
Giorni feriali Ore 7.30 – 8.15 – 9.00 – 10.00 – 18.30.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Per la complessità e ricchezza di opere del Duomo di Como ci limitiamo a segnalare quelle che meglio esprimono la dimensione spirituale del pellegrinaggio: dall’esterno, in facciata, nella lunetta rodariana del portale maggiore, i Magi, primi pellegrini della storia cristiana, esemplari per fede, perseveranza e umiltà, si affacciano verso la piazza quasi a ricevere l’omaggio dei fedeli; a loro si rivolgevano i comaschi per richiedere aiuto in disparate difficoltà come attesta il foglio con una preghiera ritrovata nella croce sulla cupola, collocatovi come reliquia “per contatto”, intorno al 1736, dopo averlo portato a Colonia e appoggiato al reliquiario dei Santi Re Magi. Sul risvolto della facciata, verso nord, e quindi verso il lago e la Strada Regina, si affaccia dalla nicchia più alta San Cristoforo, protettore dei pellegrini, presente pure in chiesa in un pregevole dipinto del sec. XVI a lato dell’ altare della Passione, sul cui paliotto è ancora rappresentato a rilievo.
La lunetta della Porta della Rana di Tommaso e Giacomo Rodari (1505-1507) pone l’accento sul tema del viaggio (con i bagagli) e dell’accoglienza (con i gesti dei vari personaggi) nella visitazione di Maria ad Elisabetta. Sul fianco opposto, la lunetta della porta sud nei gesti stanchi della Sacra Famiglia in fuga verso l’Egitto guidata dall’angelo tocca necessariamente lo stesso tema, che all’interno della Porta si può ritrovare nell’allusione al doppio pellegrinaggio a Roma e a Santiago di Compostela, emblematicamente espressi dalla conchiglia e dalle chiavi, nel San Rocco a rilievo a portata di mano per chi esce. Lì vicino ritornano i temi dell’Adorazione dei Magi e della Fuga in Egitto nelle tele a tempera, già ante dell’ancona all’altare di S. Abbondio, opere insigni di Bernardino Luini (sec. XVI), che espresse, con significato ecumenico, l’incontro dai Magi provenienti da punti cardinali diversi sotto il segno della stella, e di Gaudenzio Ferrari (sec. XV), che a San Giuseppe aggiunse un attributo tipico del pellegrino, il bastone con la zucca appesa come borraccia.
Nella controfacciata è affissa una grande tela del ‘600 con un’Adorazione dei Magi, attribuibile ai Recchi, che ricalca quella luinesca. Nel tesoro del Duomo l’urna d’argento sbalzato da Gaspare Mola e donata dal vescovo Volpi (1586), della quale si può ammirare copia nel Civico Museo Archeologico “Paolo Giovio”, conterrebbe le forcine della Maddalena, i capelli della Vergine, da vecchia e da giovane, i sassi sui quali si poteva immaginare avesse camminato lo stesso Salvatore, il sangue dei martiri. Reliquie che possono stupirci per l’ingenuità di quell’epoca, ma che sono toccanti testimonianze di una fede bisognosa di appigli sensibili, ma non per questo meno sincera e profonda. Una verifica del contenuto (2009) ha portato a scoprirvi una preziosa borsa del XIII secolo in tessuto di arazzo con immagini cavalleresche.
Il Duomo è meta di pellegrinaggio devoto alla Madonna delle Grazie di Andrea de’ Passeri (1502) e alle Sante Faustina e Liberata, raffigurate a rilievo nella porta sud e sotto la cantoria meridionale e dipinte nella finestra nord della facciata.
Contatti
Cattedrale di Como via Maestri Comacini 4, Como; Tel. 031.265244
Cattedrale di Como su Wikipedia
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S. Giacomo è a sinistra del Duomo. Usciti dalla Porta Nord del Duomo (Porta della Rana) si esce dallo spazio pedonale alla porta e si attraversa la strada, pedonalizzata, raggiungendo Piazza Grimoldi su cui si affaccia la chiesa. In fondo alla Piazza, verso nord, il Palazzo vescovile.
Pavimentazione: lastricato urbano e asfalto.
Barriere architettoniche: il passaggio dalla zona pedonale antistante la Porta della Rana (Duomo) a S. Giacomo è libero dal traffico e la piazza su cui sorge la chiesa è in parte occupata da arredo urbano (due ampie vasche /abbeveratoio con fontana).
Accesso: per accedere a S. Giacomo si entra dalla porta laterale destra. Non ci sono gradini. La chiesa purtroppo è spesso chiusa.
Servizi: Info point Comune di Como nel complesso del Broletto, a sinistra della facciata del Duomo. Fermate mezzi pubblici a 300 m dietro al Duomo, via Verdi – angolo via Virginio Bettinelli. Stazione ferroviaria Le Nord Como Lago a 500 m via Manzoni-largo Leopardi.
Svago e Ristorazione: nella vicina Piazza del Duomo e sotto i portici che fiancheggiano a destra la chiesa sono presenti alcuni bar, caffetterie e negozi vari.
Avvertenze: Zona pedonale. Provenendo dal Duomo e /o dalla Piazza del Duomo la chiesa di S. Giacomo si raggiunge senza ostacoli.
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
Allo stato attuale non si hanno notizie precise sull’origine della chiesa di S. Giacomo. Il documento più antico al riguardo appartiene al Codice dei Crociferi, conservato al Museo Civico e datato 1144. Secondo lo storico Matteo Gianoncelli la costruzione andrebbe collocata ai primi del sec. XII, congettura suffragata dagli elementi architettonici dell’edificio, propri dell’arte lombarda avanzata. Il confronto con altri edifici sacri edificati dai cluniacensi in quell’epoca ha fatto erroneamente pensare ad una costruzione di origine monastica. Non costituiscono un sufficiente indizio, a sostegno di questa tesi, neppure gli Atti della visita pastorale diocesana di mons. Feliciano Ninguarda vescovo di Como (1589-1593), dai quali sappiamo che l’altare maggiore e i due laterali delle absidiole erano dedicati a tre santi (Giacomo, Giovanni Battista e Nicola) ai quali i cluniacensi erano soliti intitolare gli altari.
A rendere ancora più difficile l’attribuzione della chiesa di S. Giacomo ad una fondazione cluniacense è il fatto, documentato nel 1176, che la chiesa era officiata da un solo sacerdote. La chiesa in origine disponeva di tre navate, iniziando, si ipotizza, con un pronao e con una sola torre campanaria, malgrado la tradizione letteraria, senza fondamento critico, parli di due torri campanarie. Nella seconda metà del sec. XVI la chiesa presentava segni di decadenza, per cui al tempo del vescovo Giovanni Antonio Volpi si pensò di ridurre le sue dimensioni e di assegnare parte del fabbricato ad uso civile. Nel 1580. come ricorda la lapide posta sull’attuale facciata, la chiesa venne così mozzata ed arretrata: il cosiddetto pronao non venne demolito, ma, una volta isolato dal resto della chiesa, venne destinato ad usi profani. Venne poi demolito nel 1927, nel quadro di una ristrutturazione urbanistica della zona. Nel corso dei secoli i fabbricati circostanti la chiesa mutarono più volte proprietà e con il tempo si caricarono di superfetazioni, al punto che attualmente non è più possibile ammirare l’abside e le fiancate della chiesa.
Contatti
Ufficio Cattedrale via Maestri Comacini 4, Como; Tel. 031.265244
Chiesa di San Giacomo su wikipedia
S. Fedele
Informazioni
Collocazione: la Basilica di S. Fedele è situata alla metà circa di via Vittorio Emanuele, a circa 200 m da Piazza del Duomo. La si raggiunge imboccando la via Vittorio Emanuele fiancheggiando e superando la facciata del Duomo, in direzione sud. Dopo 150 m circa si supera l’incrocio con via Indipendenza e subito dopo l’incrocio, sulla destra, si trova l’abside della Basilica di S.Fedele.
Pavimentazione: lastricato urbano.
Barriere architettoniche: la via Vittorio Emanuele è ben pavimentata, ma, ai lati della strada, all’ingresso dei numerosi negozi che si aprono sulla via, sono presenti fioriere. Lungo via Indipendenza possono esserci auto in transito. 10 m dopo la Basilica di S. Fedele una grossa fioriera posta nel centro della strada impedisce l’accesso alle macchine ed è dotata di alcuni sedili per riposarsi.
Accesso: la via Vittorio Emanuele passa in fregio all’abside della Basilica. Si accede alla Basilica tramite due porte, rispettivamente a destra e sinistra dell’abside. La porta di sinistra è piuttosto stretta e priva di decori; l’ingresso di destra è invece un portale momumentale impreziosito da sculture romaniche, quasi tutte a portata di mano.
Servizi: a 65 m dall’inzio della via Vittorio Emanuele, sul lato destro, è presente una Farmacia. Proseguendo, sul lato sinistro, si incontrano la Tesoreria Comunale, il Municipio (Palazzo Cernezzi) e, all’angolo con via Perti, l’Ufficio Postale.
Svago e Ristorazione: all’inizio del percorso, a sinistra, un’edicola. Lungo il percorso bar, caffetterie, ristoranti turistici e e vari negozi. Sulla sinistra della via, al civico 100, giardini pubblici attrezzati a parco giochi per bambini, all’interno di un antico cortile.
Avvertenze: zona pedonale a traffico limitato; la strada è sempre piuttosto affollata per via dei numerosi negozi, soprattutto nei fine settimana.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Celebrata opera romanica per originalità d’impianto, per l’architettura ariosa dell’abside, per la porta posteriore con sculture romaniche. per i leoni stilofori trasformati in acquasantiere, ha subito molte modifiche (volta a botte sulla navata centrale con ossatura ad archi-timpano leggibili dall’esterno; decorazioni a stucco e pittoriche) e gravi alterazioni di restauro in facciata, nel campanile, all’esterno del tiburio, nelle finestre absidali, nella casa parrocchiale.
Già sotto il titolo di S. Eufemia, è la probabile prima cattedrale di Como, come proverebbe l’antistante Battistero di S. Giovanni in Atrio, ancora leggibile all’interno dell’edificio sito sul lato ovest della piazza, di fronte alla facciata della stessa chiesa di S. Fedele.
Di problematica lettura architettonica per via dell’impianto romanico composto di tre brevissime navate e di una parte accentrata sotto la cupola, presenta due grandiose absidi affrontate sul transetto e traforate dagli archi del deambulatorio e un tempo dal matroneo poi tamponato da affreschi e tele.
A questa soluzione architettonica Giuseppe Rocchi ha attribuito un significato legato al pellegrinaggio: essa avrebbe avuto infatti la funzione di facilitare anche dalla via Vittorio Emanuele l’afflusso dì fedeli in venerazione delle spoglie del martire Fedele, al quale nel 1365 sarebbe stata dedicata una solenne arca gotica sospesa su colonne dietro l’antico altare, ora ridotta sotto la mensa dell’altare postconciliare. La memoria del martirio del Santo dedicatario è affidata ad un affresco votivo medioevale sul cosiddetto muro traverso nella abside settentrionale. Sulla stessa parete si leggono altri affreschi votivi, dall’Assunta in mandorla alla trecentesca Sant’Anna Metterza (Sant’Anna “messa terza” dietro la Vergine e il Bambino) affiancata ad una Trinità (il Crocifisso sorretto dal Padre e ispirato dallo Spirito in forma di colomba): una didascalica accoppiata di iconografie medievali per significare la doppia natura di Cristo, figlio di una donna e di Dio, essere umano e divino insieme.
Così, in pieno Rinascimento, nella prima cappella a destra per chi entra dalla piazza, Giovanni Andrea De Magistris nel 1504 affrescava un Bambino ben visibile nella sua corporeità, seduto con la Vergine su di un trono ornato con delfini emblemi di salvezza. Di fianco alla Vergine sono rappresentati i due santi protettori contro le epidemie Sebastiano e Rocco. Quest’ultimo reca sul mantello da pellegrino la conchiglia iacopea e il Santo Volto, la cosiddetta “Veronica”, la ritenuta “vera icona” di Cristo che i pellegrini Romei fino al 1527 potevano venerare a Roma, e di cui acquistavano riproduzioni da affiggere al mantello nel viaggio di ritorno. Lì sotto un bel reliquiario marmoreo con le spoglie di San Amanzio vescovo di Como proviene dalla chiesa del Gesù, dalla quale pure è giunta la Crocifissione e Santi su tela appesa alla controfacciata, opera attribuibile a Giovan Pietro Gnocchi (sec. XV – XVI). Perdute, con la soppressione del loro altare alla fine del ‘500, le immagini del culto deiSanti Quattro Coronati, protettori di scalpellini e scultori. San Biagio, cui un tempo era dedicato un altare, è ridotto ad una sola piccola statua sull’Altare del Rosario, dove il bel gruppo ligneo dorato e dipinto è di Giovanni Gaffuri (1665). Alle pareti e nella calotta affreschi di Francesco Carpano e Gian Domenico Caresana (Assunta, 1613) al quale si debbono almeno tre affreschi delle pareti.
Nella cappella del Crocifisso, patronato dei Lucini, una statua in cartapesta e tele della Passione di Caio Innocenzo Carloni (sec. XVIII) coprono precedenti affreschi di Isidoro Bianchi dei quali restano gli stucchi e il rovinato Paradiso ( 1621-1622).
Contatti
Parrocchia S. Fedele via V. Emanuele 94, Como; Tel. 031.267295
Basilica di S. Fedele su Wikipedia
Basilica di S. Fedele sul sito della regione Lombardia
Basilica di S. Fedele dal sito della Parrocchia di S. Fedele
* struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: la Torre di S. Vitale si trova al termine della via Serafino Balestra e segna l’angolo sud-est della antica cinta muraria di Como. Si raggiunge proseguendo il cammino da S. Fedele lungo via Vittorio Emanuele, sempre in direzione sud, fino ad arrivare in piazza Medaglie d’Oro. Dirigersi verso l’angolo a sinistra di piazza Medaglie d’Oro (sud-est) e imboccare via Balestra; 15 m dopo la fioriera, alla fine di via Balestra, svoltare a destra e uscire dalla porta nelle mura: vi troverete sotto la Torre S. Vitale e di fronte a viale Cesare Battisti. Per raggiungere il sito della scomparsa chiesa di S. Vitale attraversare al semaforo sulla sinistra, alla propria destra attraversare viale Battisti lungo le strisce, fiancheggiando un passaggio a livello ferroviario. La chiesa di S. Vitale e il suo ospitale sorgevano nei pressi, sulla destra, al termine di viale Battisti. Parte del luogo è occupata da un negozio di frutta e verdura, parte è occupata dalla sede ferroviaria.
Pavimentazione: lastricato urbano, asfalto.
Barriere architettoniche: fino a via Balestra il percorso non ha ostacoli. Dopo circa 60 m dall’imbocco della Via Balestra grosse fioriere al centro della strada, dotate di sedili: passare alla loro sinistra (passaggio largo 1m). Alla fine di via Balestra fine tratto pedonale, inizio largo marciapiede dove avviene il mercato il martedì, giovedì e sabato (in quest’ultimo caso si svolge tutto il giorno). Per arrivare al semaforo, circa 50 metri su marciapiede e poi doppio attraversamento pedonale, senza avviso sonoro, in zona di grande traffico. Da questo punto in poi è praticamente impossibile procedere in carrozzella, neanche se accompagnati, a causa della pendenza, dei marciapiedi irregolari e stretti, e in seguito, del cammino pedonale per Brunate sterrato e ripido.
Accesso: la torre non ha accesso: le si passa accanto.
Altri monumenti correlati: sul lato sinistro di piazza Medaglie d’Oro, poco prima dell’imbocco di via Balestra, si trova il Museo Civico Archeologico “Paolo Giovio” (Palazzo Giovio). A destra dell’imbocco di via Balestra si trova il Museo Storico “Giuseppe Garibaldi” (Palazzo Olginati). Entrambi gli edifici sono dotati di due ampi portoni di accesso.
Servizi: in piazza Medaglie d’Oro n. 6 posti auto handicap.
Svago e Ristorazione: in piazza Medaglie d’Oro, di fronte al Museo Civico, Cinema per ragazzi “La Lucernetta”, già chiesa di S. Sisto; all’inzio di via Balestra trattoria con piacevole giardino.
Descrizione
(Alberto Rovi)
La chiesetta di S. Vitale, dell’antico ospedale omonimo che diede il nome alla vicina torre pentagonale difensiva, fu parzialmente demolita e trasformata in casa con bottega per lasciar posto alla sede ferroviaria. La pala d’altare seicentesca, di modesta qualità, è ora nella vicina chiesa di S. Orsola (seconda campata, parete sinistra) con la Vergine col Bambino venerata da San Vitale e San Pietro, titolari della chiesa dell’ospedale duecentesco, gestito da una confraternita. Forse erano quadri laterali ì due grandi dipinti in cornici d’epoca, uno dei quali è di Gian Paolo Recchi ( 1685) con la Liberazione di San Pietro, pure in S. Orsola. Del 1998 è il ritrovamento di un fregio a medaglioni retto da putti, con Storie di San Pietro già sotto il soffitto della sala di riunione dei confratelli di S. Vitale e S. Pietro, l’affresco è opera di pittori locali del primo ‘600 d’ispirazione morazzoniana, probabilmente della bottega dei Recchi.
Informazioni
Collocazione: la chiesa è collocata all’interno del Centro Pastorale Cardinal Ferrari. Per raggiungerlo provenendo dalla Torre S. Vitale, dopo avere attraversato viale Battisti tenere la destra camminando sullo stretto marciapiede e entrare nel portone al numero civico 8.
Pavimentazione: asfalto.
Barriere architettoniche: Il marciapiede è molto stretto (meno di 1m), la strada molto trafficata: poco accessibile per carrozzelle.
Accesso: facile, tramite ampio portone e porte scorrevoli. Per raggiungere la chiesa chiedere istruzioni in portineria.
Svago e Ristorazione: al punto di attraversamento, sul lato del Centro Pastorale, un negozio di frutta e un bar.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Attualmente a servizio del Centro Pastorale “Cardinal Ferrari”, già chiesa del Seminario, ha assunto questa titolazione per la presenza della pala d’altare del Morazzone (secc. XVI – XVII), qui trasferita dalla chiesa delle agostiniane della SS. Trinità, trasformata in caserma, in via Volta/via Parini. Il titolo antico era S. Maria del Gerbo o chiesa dell’Ascensione. Come altre chiese di monache, la versione controriformata era una chiesa doppia, interna per le monache, esterna per ì fedeli.
Perduta a tergo la chiesa interna delle monache con la trasformazione ottocentesca in Seminario ad opera di Simone Cantoni, in facciata l’apposizione delle lesene e del timpano neoclassici determinarono, se già non era perduto, la fine dell’affresco seicentesco della Resurrezione di Giovan Paolo Ghianda, al quale si è attribuita pure la tela con l’Ascensione finita alla Pinacoteca Civica di Pavia. La pala d’altare era incorniciata da stucchi di Francesco Sala (sec. XVII).
L’attuale abside rettilinea a muro pieno corrisponde all’annullamento delle aperture verso la chiesa riservata alle monache, che stava dietro. La volta reca dipinti Santi e Sante agostiniane che sembrano aggiunti posteriormente tra quadrature a contorno del medaglione centrale con l’Ascensione. attribuita a Gian Domenico Caresana (secondo decennio del ‘600). Sotto la mensa riposano le reliquie del beato Pagano da Lecco, martire domenicano del XIII secolo, ucciso in Valtellina dai sicari di Corrado Venosta nel 1277.
Contatti
Centro Pastorale Cardinal Ferrari viale Cesare Battisti 8, Como; Tel. 031.279322
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S Orsola è situata al termine di viale Lecco, poco prima dell’inizio di via T. Grossi. Se dopo l’attraversamento pedonale di viale Battisti si tiene la sinistra e si supera il passaggio a livello ferroviario, la chiesa è a destra, subito dopo l’inizio del marciapiede, a 15 m dal passaggio a livello.
Pavimentazione: asfalto.
Barriere architettoniche: Il tratto di strada è molto trafficato, il marciapiede è stretto e di difficile transito.
Accesso: alla chiesa si accede tramite un ampio portale, con ante; si sale al portale da un gradino dallo stretto marciapiede di via Grossi, molto trafficata.
Servizi: poco lontano (viale Lecco) parcheggi a pagamento e parcheggi per disabili.
Svago e Ristorazione: all’inizio del percorso, a sinistra, un’edicola. Lungo il percorso bar, caffetterie, ristorantini turistici e e poco lontano, sulla sinistra, all’inizio di viale Lecco e sulla destra su via Grossi (accesso da un ampio cortile ) vari punti di ristorazione.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Affacciata all’inizio dell’antico Stradone di Santa Croce (attualmente via T. Grossi) e prospettante sull’antico Borgo di S. Vitale, la semplice facciata ha portale in pietra, intagliato da maestro Pelino di Onago in Val Travaglia prima del 1643, effigie a mosaico conSant’ Orsola e rivestimento a mattoni (sec. XX). La finestra termale è principale fonte di luce per l’ampio invaso coperto da volta a botte, dipinta con affreschi datati 1614 (Trinità, angioletti con i simboli della Passione, angeli con cartigli e festoni) attribuiti a Gian Domenico Caresana di Cureglia (Lugano), che ancora nel 1616 risulta provvisoriamente residente in contrada di San Vitale. La struttura della più antica chiesa del monastero delle Umiliate persiste presso l’ex-chiostro, orientata e a sud, con importanti lacerti di affreschi: S. Michele, S. Girolamo, S. Orsola (sec. XV). Altri più antichi importanti affreschi staccati (sec. XIV, un Giudizio Finale giottesco e diversi Santi del Secondo Maestro di Santa Margherita) vi saranno ricollocati al termine del recupero e restauro in corso (2009). Di lì proviene l’affresco di Andrea de’ Passeris (1496) con la Vergine col Bambino e Sant’Orsola, ritagliato col suo muro di supporto e riposizionato dall’antica nella nuova chiesa: fa da pala all’altare della Vergine, a sinistra per chi entra. Le decorazioni in stucco con i profeti e le sette virtù su fondi colorati in verde o arancione interpretano, come le colonne in stucco lucido macchiato verde, le cromie presenti nell’affresco del De’ Passeris. I piccoli riquadri ad affresco (Annunciazione, Presentazione dì Gesù; Visitazione, Presentazione della Vergine al tempio; Assunzione) sono di Antonio Maria Crespi detto il Bustino (1630). Proviene dalla demolita chiesa di S. Vitale la pala d’altare seicentesca, di modesta qualità, collocata nella seconda campata, parete sinistra) con la Vergine col Bambino venerata da San Vitale e San Pietro. Anonima è la tenebrosa tela seicentesca con San Francesco che riceve le stimmate, derivante da Camillo Procaccini in S. Vittore a Balerna, nella contrapposta cappella, dal ben calibrato uso del colore negli stucchi lucidi delle colonne aranciate e nelle formelle degli stucchi plastici con svariati emblemi in accordo con gli episodi di tentazione e santità francescana.
La pala dell’altar maggiore è del Moncalvo (sec. XVII), entro ancona di marmi policromi e sculture lignee. L’abside semicircolare con gli stalli lignei seicenteschi (recentemente deturparti da un furto) è costruzione moderna con la Gloria di S. Orsola dell’Albertella (sec.XX). Sopra i confessionali due tele gemelle in cornici d’epoca, provenienti forse dalla demolita chiesa di S.Vitale: quella a destra raffigura la Liberazione di San Pietro dal Carcere ed è firmata da Gian Paolo Recchi (1685); di fronte: la Caduta di Simon Mago, attribuito a Filippo Abbiati.
Sulla controfacciata a destra un bel crocifisso ligneo (sec. XVI) con capelli di crine è appeso ad una grata in ferro battuto. Sul fianco una tavola centinata con Sant’Antonio da Padova e Santa Rita di Mario Radice (sec. XX) sta sopra una mensola tardobarocca in macchiavecchia in corrispondenza dell’occluso ossario all’ingresso della chiesa, contrapposta al fonte battesimale.
Contatti
Parrocchia S. Orsola viale Lecco 125, Como; Tel. 031.268079 – 031.301756
Informazioni
Collocazione: il Santuario del Sacro Cuore è situato in fregio a via T. Grossi. Lo si raggiunge proseguendo da S. Orsola sulla via T. Grossi, dopo essere passati (attraversamento pedonale davanti a S. Orsola) sul lato sinistro della via. Proseguendo su quello stesso lato, dopo 50 m si raggiunge l’incrocio con via Dante; lo si supera con attraversamento regolato da semaforo automatico e si riattraversa (sempre con semaforo) passando nuovamente sul lato destro di via Grossi; dopo 100 metri sullo stesso lato, l’ingresso del Santuario.
Pavimentazione: asfalto.
Barriere architettoniche: Il tratto di strada è molto trafficato, il marciapiede è stretto e di difficile transito.
Accesso: da via Grossi, al Santuario si accede tramite una breve scalinata, un portico e un ampio portale. Accesso disabili dal cortile interno di via Grossi 18, tramite ascensore che porta direttamente al piano del Santuario.
Servizi: Il parcheggio privato di via T. Grossi 18, di proprietà dell’Opera Don Guanella, è disponibile nell’orario delle celebrazioni liturgiche
Svago e Ristorazione: all’inizio del percorso, all’incrocio di via Dante, bar (a sinistra) e farmacia (a destra). Dal cortile di via T. Grossi 18 si può accedere al Museo “Don Luigi Guanella”, dedicato alla vita e alle opere del Fondatore delle due Congregazioni Guanelliane e visitabile su prenotazione.
Descrizione
(Silvia Fasana, Lorenzo Marazzi)
Nell’aprile 1886 le suore di don Luigi Guanella, da Pianello del Lario, “culla” dell’Opera, giunsero a Como per dare inizio ad un ricovero per bisognosi. A quel tempo in Contrada Santa Croce (l’anno seguente la zona assunse il nome, ancora vigente, di via Tomaso Grossi) vi erano soltanto campi e una casa, “Casa Biffi”, che fu dapprima affittata, poi acquistata e ingrandita da don Guanella. Qualche anno dopo, nell’ottobre 1891, don Luigi invitava il nuovo vescovo mons. Andrea Ferrari a valutare il piano di costruzione di una chiesa dedicata al Sacro Cuore (a cui don Guanella era particolarmente devoto), in sostituzione della piccola cappella interna ormai diventata insufficiente. Il vescovo però convinse il sacerdote a realizzare un’opera non solo per gli ospiti, ma aperta anche al pubblico, un punto di riferimento per tutta la città. Subito iniziarono i lavori per la costruzione della chiesa, ad opera dell’impresa Regazzoni su disegni di Giacinto Valli. Il 19 aprile 1892 mons. Ferrari ne benediva la prima pietra; il 1 gennaio 1893 vi fu celebrata la prima Messa solenne e il successivo 6 aprile fu consacrata.
Nel 1913 don Guanella diede inizio a nuovi lavori nella chiesa, per trasformarla in un Santuario, centro di devozione al Sacro Cuore di Gesù. Sotto la direzione lavori dell’architetto Luigi Perrone e con le opere dell’impresa Saverio Marazzi, la chiesa fu allungata, con l’aggiunta del transetto e delle due relative cappelle. Sul fondo della costruzione l’architetto romano Aristide Leonori progettò la riproduzione dei Luoghi Santi della Palestina; furono realizzati però solo il Calvario, la Scala Santa e il Sepolcro, ma non le grotte di Nazareth e di Betlemme, a causa della morte di don Guanella, avvenuta il 24 ottobre 1915.
Il Santuario subì ancora più volte opere di restauro, completamento e valorizzazione.
Il soffitto a cassettoni (disegno Luigi Perrone, 1914, 1943) porta incastonati tre dipinti: a metà della navata la tela con la Comunione dei Santi di Giacomo Mantegazza (1913), al centro del transetto “Venite benedetti dal Padre mio” di Torildo Conconi (1985) e sopra il Calvario La Trasfigurazione di Pietro Verzetti (1919).
Sull’arco trionfale spiccano due dipinti raffiguranti Sant’Abbondio e il Beato card. Andrea Ferrari, di Torildo Conconi (1986). In prossimità del presbiterio si fronteggiano due cappelle: a destra quella di S. Giuseppe, con un dipinto raffigurante il Transito del Santo (1944, ritocco Carlo Cocquio 1955), copia dell’originale di Ettore Ballerini (1924) che ornava l’abside della chiesa di S. Giuseppe al Trionfale in Roma e a sinistra quella della Madonna della Divina Provvidenza e Santi della Carità, con pala d’altare di Giovan Battista Conti (1934). Oltre il presbiterio, dominato da un semplice altare coperto da ciborio di marmo (1936), si aprono altre due cappelle: a destra quella del Sacro Cuore con pala di Annibale Ticinese (1945); a destra quella di San Luigi Guanella e della Beata Chiara Bosatta, con grande altare in marmo ospitante le spoglie dei due Santi su progetto di Pellegro Promontorio (1991) e affresco a tutta parete di Mario Bogani con la Piscina probatica, (1996). Sul fondo del Santuario, l’architetto Leonori progettò la riproduzione dell’edicola del Santo Sepolcro, sovrastata dal Calvario, con il gruppo statuario in gesso della Crocifissione di Antonio Rescaldani (1917), che si staglia contro la vetrata policroma, opera di Giovanni Beltrami (1916).
Contatti
Casa Divina Provvidenza via T. Grossi 18, Como; Tel. 031.296711
*struttura scomparsa in parte
Informazioni
Collocazione: il sito dove sorgevano la chiesa, ora scomparsa, di S. Croce in Boscaglia e il suo convento si raggiunge proseguendo ancora in salita sulla via T. Grossi. Lo si incontra a circa 350 m di distanza, dopo l’incrocio con via Zezio, all’altezza dei civici 34-40.
Pavimentazione: asfalto.
Barriere architettoniche: Il tratto di strada è molto trafficato, il marciapiede è stretto e di difficile transito.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Insediamento dei Francescani Osservanti (1440). nati dalla scissione dai Conventuali di S. Francesco, fu demolito dopo il 1810. È rimasta nell’Istituto Santa Croce (al civico 50) l’ala settentrionale di uno dei tre chiostri, ad archi acuti su pilastri cilindrici, mentre nella Villa Pecco (parte dell’ex convento) si conserva una fondamentale Crocifissione ad affresco del secondo ‘400, ripetutamente, ma senza prove, identificata come opera di Felice Scotti.
Questi avrebbe invece dipinto sicuramente nella chiesa conventuale, che era forse il primo esempio di una tipologia ad aula con tramezzo dipinto, separante coro e presbiterio, e tre cappelle su un solo lato, diffusa in area lombardo-piemontese: superstiti esempi a Lugano, Bellinzona, Caravaggio, Missaglia, Erba, Ivrea, Varallo. Non a caso, il Sacro Monte di Varallo, alternativa al pellegrinaggio in Palestina, fu ideato e iniziato da Bernardino Caimi (14 aprile 1493), frate di S. Croce come il beato Michele da Carcano, promotore dell’istituzione dell’Ospedale Maggiore di Como, il S. Anna (bolla dì Paolo II, 21 maggio 1468).
Contatti
Istituto S. Croce Opera Divin Prigioniero via T. Grossi 50 Como; Tel. 031.305300
Informazioni
Collocazione: l’eremo di S. Donato si raggiunge solo su sentiero pedonale, proseguendo lungo via T. Grossi in direzione Brunate. Dopo circa 180 m dall’incrocio con via Zezio, via T. Grossi piega con un’ampia curva verso destra e diventa via per Brunate. Sulla curva, a sinitra, si imbocca la pedonale Salita San Donato che, passando per Garzola, raggiunge poi Brunate.
Pavimentazione: asfalto (via T. Grossi / via per Brunate), mulattiera.
Barriere architettoniche: il tratto via T. Grossi/ Via per Brunate non presenta barriere; la Salita San Donato è una mulattiera sassosa con gradini irregolari alti 5-10 cm e larghi circa 60. Il sentiero è in salita, Il fondo irregolare, sassi smossi e terreno friabile. Non c’è nessuna protezione sul lato a valle.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Proprietà attualmente frazionata, il complesso conventuale è in parte scavato nella viva roccia con accesso alla grotta eremitica del beato Geremia Lambertenghi, terziario francescano (1440-1513). Rupestre è la parete sinistra della chiesa ad aula unica. Forse di fondazione longobarda, con torre di segnalazione trasformata in campanile, sede del culto di matrice orientale della pesatura dei neonati, fu anticamente proprietà del monastero benedettino di S. Giuliano. Iacopo Mansueti, commendatario dello stesso, lo concesse a fra’ Cornelio di Piacenza per i Terziari francescani. Il convento, soppresso nel 1772, fu eretto nel 1435, epoca cui corrisponde l’architettura dell’abside poligonale interna con volta a ombrella, su eleganti mensole scolpite. Alterata la prima cappella a sinistra, perduto l’arredo, restano gli stucchi seicenteschi nella sacrestia sotto il campanile, a sud del presbiterio. La chiesa è interna al complesso: preceduta da un atrio porticato con funzione di chiostro, ha semplice facciata con finestra termale e portale con timpano datato 1596.
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S Andrea, parrocchiale di Brunate, è posta in centro paese, su un ampio piazzale con splendido panorama, a poca distanza dalla Stazione della Funicolare. Il percorso a piedi la raggiunge dal sentiero proveniente da S. Donato che arriva a Brunate con un ampia salita lastricata immettendosi sulla via principale (via Volta). Attraversata via Volta, prendere le scale sulla destra che si inerpicano in paese fino a via della Funicolare e da qui, svoltando a sinistra, proseguire fino alla piazza Bonacossa (piazza della Funicolare) che si aprirà alla vostra sinistra. Lasciare la piazza e proseguire su via della Funicolare continuando a salire. Dopo circa 100 m svoltate a destra, e sulla vostra destra troverete la chiesa di S. Andrea.
Pavimentazione: asfalto, lastricato, mulattiera.
Barriere architettoniche: le principali barriere sono i numerosi gradini presenti su tutto il percorso.
Accesso: si accede alla piazza della chiesa tramite una rampa di scale. Si entra in chiesa dopo alcuni gradini accedendo da un ampio portale laterale.
Servizi: poco lontano dalla chiesa la stazione della Funicolare Como – Brunate. A disposizione fontanelle e panchine. I parcheggi disponibili sono pochi e quasi tutti per i residenti. Per raggiungere Brunate, privilegiare i mezzi pubblici (Funicolare).
Svago e Ristorazione: la Funicolare stessa è occasione di svago. Presso la Funicolare sono presenti vari punti di ristoro.
Descrizione
(Alberto Rovi)
La chiesa di S. Andrea, originariamente al servizio di un monastero femminile agostiniano illustrato dalle personalità religiose della beata Maddalena Albrici (1390-1465) e della leggendaria Santa Guglielma, presenta una grandiosa facciata in cemento modellato in linee eclettiche. disegnata dall’ing. Stampa nell’ambito dell’ampliamento (1927/1932) che ridefinì lo spazio dei fedeli allargandolo in forma pseudo-ottagonale, e concludendolo con una ariosa cupola, racchiusa in un tiburio ottagono. Vi è affrescata una Gloria di Santi di Raffaele Albertella (1934), che dipinse pure i simboli degli Evangelisti nei pennacchi che sorreggono la cupola e, nelle allungate vele che li rinserrano, la Natività, l’Ultima Cena, la Crocifissionee la Risurrezione. Soggetti devozionali sono sui quattro pilastri maggiori: San Giuseppe, L’Angelo Custode, San Luigi Gonzaga, Santa Agnese.
Oltre i classicheggianti angeli-acquesantiere in marmo (1937-1938), sul lato destro è collocata la lastra tombale di Maddalena Albrici (inizi sec. XVI), affine per qualità alle opere rodariane del Duomo, già dispersa, ma recuperata dall’arch. Piero Clerici. Alla Beata è dedicata la cappella laterale destra (1936). che si contrappone all’ingresso laterale alla chiesa, inquadrato da un bel portale barocco in pietra, già portale maggiore della chiesa antica che fu rinnovata dal 1676. Ne rimangono il presbiterio e le due cappelle laterali che lo precedono, con resti di pitture seicentesche, minimi in quella di destra dedicata al Rosario, ancor consistenti in quella di fronte (Storie di San Vincenzo Ferrer), ridedicata al Sacro Cuore (tela di C. C. Tagliabue, 1932, entro cornice marmorea mistilinea, inizi sec. XVIII): statua di Cristo morto sotto la mensa. La volta sovrastante lo spazio intermedio, che raccorda presbiterio e navata, reca una Gloria di San Maurizio fra lunette con scene di virtù monastica (Felice Gennari da Palestrina, 1890).
Ma un lacerto ancor più antico, di fine ‘400, raffigura, secondo la devozione popolare, Santa Guglielma, che la tradizione locale identifica, senza prove storiche, con Guglielma detta “la Boema”, o “di Milano” (sec. XIII) storicamente attiva a Chiaravalle Milanese come riformatrice religiosa, morta in odore di santità e condannata e bruciata post mortem come eretica. Ai suoi piedi sono inginocchiati una monaca un devoto, per lo più interpretati come la beata Maddalena Albrici e il committente del dipinto. L’effigie della leggendaria Santa Guglielma è stata per secoli – e fino al secondo dopoguerra – meta di un “pellegrinaggio del latte”: ad essa venivano infatti le madri e gestanti, soprattutto dalla vicina Brianza, per chiedere protezione durante e dopo il parto e in particolare il dono del latte per le proprie creature. Di G. Paolo Recchi e nipoti Raffaele e Carlo (1679-1682) sono gli affreschi del presbiterio, restaurati da Leonardo Camporini (1998/1999): rappresentano una plastica Annunciazione affiancante l’antica finestra absidale, recuperata col detto restauro (arch. Darko Pandakovìc), la Gloria dei Santi Andrea e Maurizio sulla volta, nelle lunette (altro recupero) il Martirio dì San Maurizio, a destra, e di Sant’Andrea, di fronte, pressoché perduto. Nei quattro pennacchi si riconoscono le medaglie con San Michele Arcangelo, San Bartolomeo, la Beata Maddalena Albrici.
Contatti
Parrocchia di Brunate Piazza della Chiesa 2, Brunate; Tel. 031.220216
Brunate e i suoi monumenti su wikipedia
Il sito della Parrocchia di Brunate
La chiesa di S. Andrea nel sito del Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche, con bibliografia
Informazioni
Collocazione: la chiesetta di S. Maurizio è collocata nel piazzale antistante il percorso di accesso al Faro Voltiano. Per raggiungerla a piedi, si parte dalla parrocchiale di S. Andrea, dopo circa 20 m si svolta a sinistra in via Maddalena Albrici, poi, dopo 100 m ancora a sinistra imboccando l’asfaltata via Giacomo Scalini. Dopo circa 30 m sul lato destro della strada si trova l’inizio della mulattiera che, con vari tornanti, vi porterà in poco meno di un chilometro fino a S. Maurizio.
Pavimentazione: asfalto, mulattiera.
Barriere architettoniche: il difficile fondo della mulattiera crea numerose barriere.
Accesso: la chiesa è facilmente accessible dal piazzale.
Servizi: fermata bus di linea Funicolare – CAO.
Svago e Ristorazione: nel piazzale e nelle adiacenze bar e ristoranti. Sulla sinistra del piazzale giardini pubblici. Nelle vicinanze sorge il rifugio di proprietà del CAO, il Club Alpino Operaio, fondato a Como nel lontano 1885, tuttora operante e molto amato dai comaschi.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Nella chiesetta neoromanica, che si presenta con facciata monocuspidata coronata da archetti pensili ed unico portale, sono dipinti in alto un San Maurizio a cavallo policromo (in sostituzione di quello del Rinaldi di Tremona, sec. XIX), e nelle due finestrelle cieche laterali, a monocroma, l’Arcangelo Gabriele e l’Annunciata, opere recenti di Torildo Conconi (anni ’70). I restauri del 1999 hanno rimesso in luce la parete di fondo e i limiti, più ridotti, dell’antica chiesetta.
All’interno, la pala d’altare con la Vergine fra San Maurizio e Maddalena Albrici è opera di Giuseppe Reina (1890), poco noto pittore comasco che lavorò anche per il Teatro alla Scala.
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Informazioni
Collocazione: il Faro sorge in posizione panoramica, a picco sul lago, su un’altura quasi di fronte alla chiesa di S. Maurizio. Lo si raggiunge tramite un percorso pedonale che prende avvio di fronte alla chiesa di S. Maurizio, a poche decine di metri di distanza, e prosegue con ampia scalinata lunga circa 100 m fino al piazzale del Faro. Sul retro troverete una piacevole piazzetta panoramica con tre croci e tre panchine per il meritato riposo.
Pavimentazione: asfalto, lastricato.
Barriere architettoniche: le principali barriere sono i numerosi gradini presenti su tutto il percorso.
Accesso: si accede al faro dal percorso pedonale sopra descritto, con gradini alti circa 10 cm e larghi più di 1 m e protetto da alcune grosse catene. All’interno del faro 143 gradini portano in cima, ad ammirare il panorama.
Servizi: capolinea bus linea Brunate – CAO. In piazza graziosi ristoranti.
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
Il Faro venne edificato nel 1927 per ricordare il centenario della scomparsa dello scienziato Alessandro Volta, inventore della pila. L’iniziativa fu dell’Istituto Gare Nazionali e Internazionali fra i Postelegrafonici, ma poi, per ragioni finanziarie, passò all’Istituto Ricevitori Postali. Il progetto fu dell’ing. Gabriele Giussani, a cui si deve la scelta del Monte Tre Crocette, a San Maurizio, sopra Brunate, come luogo più adatto. Questo luogo venne scelto perché è a strapiombo sopra Como e può essere visto non solo dai primi due bacini del lago, ma anche dalla pianura padana e dalla Brianza. La scelta però non risultò gradita ai Moltrasini, che protestarono perché l’alternarsi dei fasci luminosi trìcolori di cui era dotato il faro li disturbava nottetempo. Una volta costruito, il Faro venne donato alla città di Como.
L’onere della gestione fu causa di lunghe discussioni e per qualche tempo si fece pagare l’ingresso, con il risultato di far diminuire rapidamente il numero dei visitatori. Per vari anni il Faro fu spento e il degrado dell’edificio e dell’ambiente circostante andò aumentando rapidamente. Con il rapido progresso nel campo delle comunicazioni, l’edificio si ridusse a comoda “base” per antenne di vario tipo e nel 1974 venne deturpato da un’antenna parabolica televisiva, fortunatamente rimossa poco dopo. Tra il 1961 e il 1965 l’Azienda di Soggiorno di Como vi fece interventi di recupero e recentemente, in occasione delle celebrazioni Voltiane, il Faro, del tutto restituito alle proprie funzioni ha ripreso a roteare le sue luci tricolori.
Il luogo del Faro era anticamente contrassegnato da una croce e quindi forse legato a tradizioni di culto. Ne danno testimonianza i resoconti delle visite pastorali (sec. XVII) ed un quadro della Pinacoteca Civica attribuito a Gian Domenico Caresana (1618), dove viene raffigurata una veduta di Como. Ancora oggi davanti al faro si ergono tre croci, che paiono ricollegarsi all’antico toponimo “Tre Crocette”.