Informazioni
Collocazione: la chiesa di S. Giuliano, dedicata anche a S. Ambrogio, si apre su un ampio sagrato in via Brambilla, poco lontano dall’incrocio con via Maurizio Monti, a circa 0.5 km circa da Piazza del Duomo. Venendo da Piazza del Duomo (percorsi 1 e 2) costeggiare in area pedonale il fianco sud del Duomo, passare in fregio al Teatro Sociale (Piazzale Verdi); al termine della piazza attraversarla, tendo la sinistra, su passaggio pedonale; tenersi a destra e oltrepassare il passaggio a livello; indi tenere la sinistra, attraversare al semaforo Via Manzoni e imboccare, subito a destra, via Pessina, che si dovrà percorrere sul lato destro; al termine della via, svoltare a destra in via Brambilla dove dopo circa 100 m si giunge al sagrato di S. Giuliano.
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: passaggio a livello; gradini di accesso al sagrato e alla chiesa; alberi sul sagrato.
Accesso: da via Brambilla si accede alla chiesa attraversando il grande sagrato con piante e panchine, a cui si sale superando sei bassi gradini. In chiesa si entra dall’ampio portale centrale (gradino), oppure da una piccola porta situata in via Maurizio Monti (inaccessibile a carrozzelle, causa gradini molto alti).
Altri monumenti correlati: a sinistra della chiesa, ad essa affiancato, sorge il complesso dell’ex monastero annesso, ora sede della Residenza Sanitaria Ca’ d’Industria ONLUS. Si tratta dell’antico monastero di fondazione benedettina di S. Giuliano Ospitaliere in Pomario, con annesso Hospitium: complesso di antica fondazione, riformato secondo il modello cluniacense a metà del sec. XI dal vescovo Bennone e poi in progressiva decadenza nei secoli XIV e XV. L’abbazia era ricca e potente e il luogo che la ospitava ricco di acque e di floride coltivazioni tanto che l’intero quartiere venne detto “pomario” , cioè ‘frutteto’.
Servizi: piccolo parcheggio a tempo in fondo a via Maurizio Monti; altri parcheggi lungo via Pessina, con quelche posto riservato ai disabili.
Svago e Ristorazione: bar di fronte al sagrato della chiesa, all’angolo con via Monti. Ristorantini e bar in via Monti, che passa in fregio al lato destro della chiesa.
Avvertenze: l’unica zona pedonale è il sagrato della chiesa; il resto è zona di normale traffico.
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
L’attuale chiesa è una costruzione barocca sorta fra il 1674 e il 1679 e consacrata nel 1683, per volere delle monache agostiniane, qui giunte da Brunate nel 1592. Al loro giungere le monache provvidero innanzi tutto a sistemare il chiostro adiacente alla chiesa, per poi procedere alla risistemazione della chiesa stessa. Questa presenta la tipica struttura delle chiese monastiche femminili dell’età barocca, che al centro avevano l’altare, onde separare le monache dal popolo. Il nome del progettista è rimasto ignoto e si fanno soltanto supposizioni: Agostino Silva, Girolamo Quadri.
La facciata è semplice, mentre l’interno presenta un ottagono svasato e conserva un apparato di opere d’arte di pregio. Determinanti sono gli stucchi dì due artisti molto rappresentativi: Agostino Silva di Morbio, che ha realizzato l’altare dedicato a Sant’Agostino, in cui gli angeli sovrapposti, quasi fossero cariatidi, costituiscono con il loro atteggiamento un movimento a spirale. L’altro artista, sempre ticinese, è Giampiero Lironi di Vacallo, che ha realizzato quattro statue raffiguranti santi dell’ordine agostiniano. L’altare maggiore, in marmo policromo, oggi è stato addossato alla parete di fondo e presenta, al di sopra della mensa, una grata attraverso la quale le monache potevano assistere all’elevazione.
La chiesa conserva inoltre dipinti di pregio: nei due altari laterali appaiono la Presentazione di Maria al tempio datata 1685 e firmata da Gregorio Lazzarini, e il Battesimo di Sant’Agostino, variamente attribuito. Fra le opere provenienti dal convento francescano di Santa Croce, merita di essere citata la tela con San Pasquale Baylon, opera attribuita oggi a Carlo Innocenzo Carloni. La chiesa di S. Giuliano sorge sul luogo dell’antica chiesa abbaziale cluniacense del sec. XI. Alcuni resti di archi e aperture recentemente messi in luce dicono che l’antica chiesa era sistemata più a monte e che disponeva di tre navate e di un massiccio campanile al termine della navata di destra.
Contatti
Parrocchia S. Giuliano via Maurizio Monti 53, Como; Tel. 031.272079
* struttura scomparsa
Informazioni
Collocazione: per raggiungere il luogo dove sorgeva l’Hospitale di S. Gottardo con la chiesetta omonima, posto all’inizio dell’attuale via Maurizio Monti, partire dall’ampio sagrato di S. Giuliano, attraversare via Brambilla ed imboccare sulla sinistra via Maurizio Monti, mantenendosi sul lato destro della strada. Attraversare via Lega Insurrezionale e proseguire per via Maurizio Monti. Dopo un primo tratto piuttosto stretto, la strada si allarga e conviene tenersi sulla destra costeggiando l’edificio della Banca di Desio (parcheggio). In zona sorgeva l’antico Hospitale.
Pavimentazione: asfalto; marciapiede a livello del piano stradale, in pavè a grosse selci, un po’ distanziate tra loro.
Barriere architettoniche: marciapiede piuttosto stretto. L’incrocio con Via Lega Insurrezionale è delimitato da due alti paracarri. Subito dopo la strada si restringe ed il passaggio richiede una certa attenzione, dato il traffico costante nella via.
Servizi: piccolo parcheggio a tempo e una Banca in fondo a via Maurizio Monti; altri parcheggi lungo Via Pessina, con qualche posto riservato ai disabili.
Svago e Ristorazione: ristorantini e bar in via Monti.
Avvertenze: usciti dal sagrato di S. Giuliano, tutto il percorso è in zona di normale traffico.
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
L’Hospitale di S. Gottardo, dedicato al Santo vescovo tedesco protettore dei valichi alpini e dei commerci, rimase in funzione come tale fino all’incorporamento del luogo di cura nell’Ospedale maggiore di S. Anna (1468). In seguito a ciò gli amministratori del piccolo ospedale nel 1533 assegnarono il complesso a San Gerolamo Miani che, con l’aiuto di Primo Del Conte e Bernardo Odescalchi, vi aprì il primo orfanotrofio di Como.
Questo ricovero ebbe tuttavia breve vita per mancanza di mezzi finanziari di sostentamento. La chiesa però continuò ad essere officiata, come attesta il vescovo Ninguarda nel 1592. Dallo storico Tatti sappiamo che un secolo dopo era stata profanata e si trovava in possesso di secolari che la usavano come residenza.
Ancora nel sec. XVII era possibile riconoscere la presenza della chiesetta grazie a tracce di una pittura rimasta sopra la porta esterna, raffigurante la Beata Vergine e San Gottardo. Oggi non rimane alcuna traccia né della chiesetta né dell’ospedale di S. Gottardo.
Informazioni
Collocazione: il monastero di S. Lorenzo sorge su lato destro in fondo a via Monti, quasi all’incrocio con via Dante, a poca distanza – sul lato opposto – dal luogo dell’antico Ospedale di S. Gottardo. Del monastero resta il grande chiostro, a livello più basso dell’attuale livello stradale, e il volume della chiesa, trasformata in stabile di civile abitazione.
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: lungo via Monti non ci sono barriere.
Accesso: l’edificio che ha inglobato l’antica chiesa si raggiunge facilmente; l’accesso all’antico chiostro è invece reso difficile da un percorso in discesa, da un ingresso stretto e con gradini. Attualmente l’accesso al chiostro non è più possibile.
Descrizione
(Loreno Marazzi e Mariangela Sempio)
Posto sulla destra dell’attuale via Maurizio Monti, era un importante e ricco monastero femminile benedettino, non si sa se cluniacense o cistercense. Non è certa neppure la data della fondazione. Le ricerche più recenti, condotte dagli storici Mario Longatti e Saverio Xeres, sembrano concordare su un’origine anteriore all’anno 1000. La prima documentazione certa risale al 1112. Secondo lo storico Primo Tatti il monastero fu in un primo tempo sotto la giurisdizione dei canonici della Cattedrale, mentre nel Quattrocento sarebbe passato sotto la giurisdizione spirituale degli Agostiniani, con sede in S. Agostino, e ciò nonostante il fatto che le monache seguissero rigorosamente la regola di San Benedetto.
Documentato sin dal X sec., il convento aveva una chiesa a tre navate. La nuova chiesa – a pianta cruciforme, con un’unica navata e due cappelle laterali – fu completata entro il 1594. La soppressione del 1784 segnò la dispersione delle tele del Procaccini e del Cerano che decoravano la chiesa – che a metà del XVIII sec. era totalmente decorata e dipinta – la destinazione di tutti gli ambienti ad abitazioni private, oltre che notevoli interventi di ristrutturazione. Attualmente, trasformata in appartamenti privati e sopralzata di due piani, è irriconoscibile all’esterno, se non da un fregio sulla facciata dell’edificio rivolta verso via Dante (ovest).
Al fianco della chiesa vi era il cenobio, costruito secondo il metodo benedettino, con il pozzo al centro del cortile. Il monastero fu soppresso nel 1784 per disposizione imperiale. Il complesso venne dato in uso al fabbricante di seta Carlo Scalini, il quale, avvenuta la sconsacrazione della chiesa, l’alzò di due piani, adibendo il tutto ad appartamenti privati. Dopo vari passaggi di proprietà, nel 1887 il complesso venne acquistato dalle Suore Infermiere dell’Addolorata, che ne sono tuttora proprietarie e che hanno la loro casa madre nel limitrofo Ospedale Valduce. Ora quanto resta degli edifici cinquecenteschi del monastero, con porticato su tre lati a due piani sovrapposti, è in grave stato di degrado.
Informazioni
Collocazione: Il complesso di S. Antonio sorge sul lato dell’attuale via Rezzonico (a sinistra per chi viene da Piazza del Popolo) a circa 200 m dall’ex monastero di S. Lorenzo. Chi proviene da S. Lorenzo, lo raggiunge immettendosi in Piazza del Popolo e percorrendola tendendosi sempre sulla destra e dirigendosi verso l’ex Casa del Fascio. Attraversare via dei Partigiani e percorrere l’ampia spianata di fronte alla Casa del Fascio. Attraversare via Pessina immettendosi in via Manzoni e, in corrispondenza del semaforo, svoltare a destra in via Rezzonico, dove, dopo circa 50 m si intravede sulla sinistra la chiesa transennata del complesso cinquecentesco di S. Antonio.
Pavimentazione: asfalto; davanti alla ex Casa del Fascio pavimentazione in grossi blocchi di travertino.
Barriere architettoniche: presenza di delimitatori di passo carraio in ferro.
Accesso: da via Rezzonico si entra nell’area dell’ex convento attraverso un largo ingresso carrabile che permette di passare davanti alla chiesa e poi di entrare in quello che era il cortile-chiostro del convento/ospedale. Sui versanti sud-est l’area è ancora interamente recintata e gli edifici sono leggibili; sui lati nordovest invece edifici moderni hanno intercluso l’area creando una vera e propria cortina muraria.
Altri monumenti correlati: su Piazza del Popolo, a destra di chi cammina sul nostro itinerario, si affaccia la mole imponente della ex Casa del Fascio, attuale sede del comando provinciale della Guardia di Finanza. È un importante edificio razionalista, visitabile previa richiesta, capolavoro dell’architetto razionalista Giuseppe Terragni.
Servizi: In Piazza del Popolo fermate delle principali linee urbane ed extraurbane. Stazione Ferrovie Nord Como Lago a 400 m via Manzoni – via Leopardi. Parcheggi a pagmanto in via Pessina e in via Rezzonico, con qualche posto riservato ai disabili.
Svago e Ristorazione: bar e ristoranti in Piazza del Popolo e in via Rezzonico.
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
Il complesso nasce nel 1217 come ospedale dei Ss. Silvestro e Tommaso (forse Thomas Becket?) per il ricovero di infermi poveri, per volere del vescovo di Como Guglielmo Della Torre. Venne affidato ai canonici regolari di Torello (luogo alpestre e solitario presso Lugano). Nel 1270 venne eretto a priorato e vi subentrarono nella gestione i padri di Sant’Antonio (Sant’Antonio abate) di Vienne, i quali mutarono l’intestazione del complesso in onore di S. Antonio abate.
Nel 1426, in seguito ad una vecchia lite intercorsa con il monastero per il possesso dei proventi di alcuni fondi in S. Giuliano in Pomario, il vescovo Bossi tolse il complesso ai Padri di Sant’Antonio e lo assegnò ai francescani. Con l’unificazione degli ospedali (1468) l’Ospedale fu soppresso, la chiesa e il convento furono assegnati ad un Abate commendatario sino alla fine del sec. XVI. Nel 1593 i carmelitani si insediarono in Como, prendendo possesso della chiesa di S. Pietro in Atrio, all’interno delle mura cittadine. Essendo però troppo angusto il luogo, l’Abate di S. Antonio, Ulpiano Volpi, nel 1596 offrì ospitalità ai Carmelitani, che a S. Antonio si impegnarono a costruire una nuova chiesa ed un nuovo convento adatto ad accogliere un elevato numero di frati.
Per il convento di S. Antonio iniziò così periodo di splendore che si protrasse fino all’inizio del ‘700, epoca in cui elemosine ed introiti iniziarono a diminuire. Il priorato cadde in stato di trascuratezza e i frati diminuirono. Nel 1772 il convento fu soppresso. Nel 1775 il luogo sacro fu sconsacrato e definitivamente chiuso. Il complesso fu prima trasformato in collegio e poi in abitazione privata.
Nel corso del secolo scorso l’ex chiesa divenne ritrovo del Circolo Filodrammatico giovanile, quindi sala cinematografica della Società Impiegati. Negli ultimi decenni ospitò il Circolo Culturale del cinema, per poi essere trasformato in locale cinematografico “a luci rosse”. Oggi attende dì essere restaurato.
Informazioni
Collocazione: Il complesso monumentale di S Agostino si affaccia su Piazza Amendola, al termine di via Brambillla. Provenendo dall’ex convento di S. Antonio, occorre svoltare a sinistra sulla via Rezzonico e proseguire fino all’incrocio con via Brambilla; svoltare a sinistra in via Brambilla e percorrerla tutta fino a Piazza Amendola su cui si affaccia la chiesa.
Pavimentazione: marciapiede, asfalto.
Barriere architettoniche: i gradini di accesso al sagrato di S. Agostino.
Accesso: l’accesso alla chiesa di Sant’Agostino è in salita, con otto bassi gradini e corrimano. Per accedere evitando i gradini, svoltare subito a destra della chiesa, percorrere via Torno per pochi metri e imboccare la rampa sulla destra.
Il portale di Sant’Agostino presenta tralci e fiori a rilievo che è possibile toccare.
Servizi: fermate bus di linea in Piazza Amendola. Alcuni parcheggi in zona, tutti a pagamento. In Piazza Amendola uno sportello bancario con bancomat.
Svago e Ristorazione: a circa 200 m (zona Piazza Matteotti, a lago) alberghi, ristoranti, attracchi battelli Navigazione Laghi, Funicolare Como-Brunate, Terminale dei Bus ASF, Stazione Ferrovie Le Nord.
Info: la visita della chiesa e degli adiacenti chiostri è effettuabile ogni giorno, al di fuori delle funzioni religiose, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.00.
Descrizione
(Alberto Rovi e Ambra Garancini)
La chiesa, arcipretale, è dedicata ai Santi Agostino e Antonino Martire. La dedica a Sant’ Agostino è dovuta alla fondazione ad opera di frati agostiniani provenienti da Civiglio, presso Brunate (vedi S. Andrea di Brunate); la dedica a Sant’ Antonino Martire è invece legata al fatto che la chiesa custodisce memoria delle soppresse chiesa e parrocchia omonime un tempo collocate nella vicina via Coloniola (vedi Tappa 2 di questo percorso). Fondata nell’anno 1300 su terreno donato dalla ricca famiglia Pioppi ai frati agostiniani, terza fra le chiese degli ordini mendicanti, dopo S. Francesco (francescani) e S. Giovanni Pedemonte (domenicani), con le quali andava a costituire quel tipico e simbolico triangolo urbanistico di accerchiamento, riscontrabile in diverse città in epoca comunale, S. Agostino è, in Como, l’unico complesso chiesa-convento rimasto quasi integro dopo la soppressione, se si esclude S. Cecilia, che si è conservata col monastero trasformato in liceo.
Purtroppo i tentativi dì speculazione, peraltro non andati completamente in porto, riuscirono a indurre alla demolizione dell’ala est del chiostro orientale, distruggendo proprio la sala capitolare. La facciata gotica, fino agli inizi degli anni ’90 ancor tinteggiata di giallo a finte pietre, è recentemente stata restaurata (1995) recuperando quello che doveva essere l’aspetto antico con le lesene, che la tripartiscono, decorate a fasce tricrome, in rosso, bianco e nero.
Il portale in marmo bianco e rosso reca tralci di vite a rilievo, racchiudendo nella lunetta un affresco di fine ‘400 attribuito ad Andrea de’ Passeri, e recante La Vergine fra i Santi Agostino, Monica (madre di Agostino), Nicola da Tolentino e Chiara di Montefalco. Il culto di S. Nicola da Tolentino, agostiniano (presente a Civiglio) e di Santa Chiara da Montefalco, agostiniana di vocazione eremitica, ribadiscono i legami che uniscono questa chiesa alle comunità agostiniane di Civiglio/Brunate e alla grande rete delle Comunità agostiniane machili e femminili. Di legno e ottocentesco è il finto rosone nella finestra tonda in centro facciata.
L’interno a tre navate coperte a capriate ha la spaziosità tìpica delle chiese dei predicatori con resti di affreschi del ‘300 su arco trionfale e abside: del ‘300 anche i dipìnti votivi sui pilastri e sul fianco esterno nel chiostro. A volta ogivale costolonata sono le tre cappelle di fondo compreso il presbiterio. Voltate sono le sei cappelle gentilizie sul lato sinistro alcune delle quali racchiudono splendide opere del ‘600.
È un capolavoro la seconda, dedicata alla Madonna della Cintura, e decorata da tele ed affreschi di Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone (1612).
Cristo deposto dì F. I. Torriani è nella terza cappella già dei nobili Somigliana, affrescata da Pietro Bianchi.
La quarta (S. Nicola da Tolentino) e la quinta (Sacra Famìglia) furono pure decorate nel primo ‘600.
L’ultima è dedicata al Sacro Cuore.
Nella prima è venerata la statua di S. Antonio Abate, proveniente dalla sconsacrata chiesa dì S. Antonio in via Rezzonico. Il 17 gennaio la festa di S. Antonio richiama gli automobilisti per la benedizione delle vetture, sostitutiva della benedizione degli animali. Sul sagrato si vendono le tipiche pampare. Disperso un dipinto di Marco d’Oggiono; una Madonna e Santi di Simone Peterzano e la pala di S. Antonino stanno sulla parete sud.
A fianco della chiesa è ancora visitabile, a richiesta, la parte superstite (due chiostri e un refettorio) del convento agostiniano, fiorente nel ‘400 e soppresso nel 1772 in seguito alle riforme teresiane. I chiostri, subirono parziali rifacimenti nel Cinquecento e recano tuttora lacerti di affreschi; l’adiacente Refettorio reca un interessante Cenacolo di Sant’Agostino con i suoi confratelli (1620) attribuito a Gian Paolo Recchi.
Contatti
Parrocchia di Sant’Agostino e Sant’Antonino piazza Amendola, Como; Tel. 031.300217
Approfondimenti sulla chiesa dal Portale Sistema Turistico della regione Lombardia
Informazioni
Collocazione: la Punta di Geno chiude, dalla riva destra, il primo bacino del Lario separandolo dal secondo; offre un panorama stupendo che comprende l’altra sponda e la punta di Cernobbio. Per raggiungerla, superata S. Agostino, attraversare via Torno ed imboccare di fronte via Coloniola.
Proseguire sino ad incontrare via Dionigi da Parravicino, che si stacca sulla sinistra in direzione del lago. Imboccare quest’ultima e svoltare pochi metri più avanti nel vicolo Dionigi da Parravicino.
Il vicolo Dionigi da Parravicino sbocca dietro il ristorante “Antica Darsena”.
Sulla destra un piccolo cancello, solitamente aperto (area privata), conduce ai resti del lavatoio (porticato e pozzo). Si attraversa un sottoportico sulla sinistra e si esce in un altro piccolo spiazzo caratterizzato da costruzioni rustiche ristrutturate. Prendere a sinistra per raggiungere il lungolago, da cui si prosegue a destra in direzione di Piazza Alcide de Gasperi.
Sulla destra della piazza si trova la stazione a lago della funicolare Como-Brunate.
Dalla piazza della funicolare, si raggiunge la Punta di Geno proseguendo lungo la passeggiata a lago; la si imbocca sulla destra (passaggio sotto due archi con insegna sbiadita “Parco comunale Regina Margherita”) oppure sulla sinistra in riva al lago.La passeggiata pedonale costeggia, in sede propria e ben protetta, il percorso carrozzabile, chiamato prima Lungo Lario Trieste e poi, da piazza della Funicolare, viale Geno.
Giunti a Villa Geno, data la perdurante chiusura dell’area a lago, adornata da una grande fontana, si può proseguire oltre, sul viale asfaltato che prosegue sulla destra e raggiunge in breve il Piazzale Felice Baratelli, nei pressi della Darsena di Villa Geno, da dove si ammira un vasto panorama sul primo bacino del lago di Como.
Pavimentazione: passeggiate pedonali con ampio marciapiede fino a Villa Geno. Il marciapiede destro è selciato. Ghiaia nella zona antistante villa Geno. Viale asfaltato senza marciapiede da Villa Geno a Piazzale Baratelli.
Barriere architettoniche: traffico automobilistico intenso su via Torno: attraversamento difficile.
Via Coloniola è a senso unico, con poco traffico, ma senza marciapiede sul lato sinistro.
Sul lato destro c’è un cammino pedonale delimitato da una sbarra, ma si devono scendere due gruppi di tre gradini piuttosto alti, per cui risulta poco consigliabile. Il vicolo Dionigi da Parravicino è largo poco più di un metro. Gradino per scendere all’area ghiaiosa antistante Villa Geno.
La strada asfaltata verso Piazza Baratelli non ha marciapiede ed è piuttosto stretta.
Accesso: la punta di Geno, meta del percorso, è occupata dal complesso di Villa Geno, ora adibita a ristorante, al quale si accede facilmente, con un semplice gradino (in salita). Oltre la villa, la punta vera e propria è occupata da una grande fontana, a cui è vietato l’accesso.
Servizi: Ufficio postale in via Coloniola, angolo via Da Parravicino. Fermate bus di linea con rivendita di biglietti in Piazza Matteotti, a 100 m da via Coloniola. Parcheggi a pagamento lungo Lungo Lario Trieste e in Piazza Funicolare. Al termine di viale Geno servizi igienici pubblici sulla destra, subito dopo il bar. Nella Darsena di Villa Geno, in Piazzale Baratelli, a breve distanza dalla Villa, sono ospitate alcune Associazioni (Como Nuoto, Como Sub, Diving Center Como, FIPSAS, FIAS – Protezione Civile, Proteus, KajaK Club) impegnate nella promozione delle attività acquatiche.
Svago e Ristorazione: alberghi, ristoranti e bar lungo la passeggiata a lago; ristorante e albergo in Villa Geno; lido pubblico nei pressi di Villa Geno. Presso la Darsena una piscina scoperta aperta al pubblico nel periodo estivo.
Monumenti correlati: resti del sagrato della ex chiesa di Sant’Antonino Martire, situato tra la via Gaspare Mola ed il ristorante “Il Carrettiere”. Villa Geno. Lungo tutto il percorso da Piazza Funicolare in poi, pregevoli ville di vario stile (ottocentesche, razionaliste…).
Descrizione
(Lorenzo Marazzi e Ambra Garancini)
Quello che attualmente è il Lungo Lario Trieste, ossia la prima tranche della via carrozzabile per la Punta di Geno, venne costruito alla fine dell’Ottocento, contemporaneamente alla creazione del molo di S. Agostino, destinato all’attracco dei comballi mercantili. La nuova strada collegava una serie di vicoli che scendevano a pettine verso la riva del lago terminando nelle varie darsene.
L’intera riva che dalla stazione delle ferrovie Nord raggiunge la stazione della Funicolare era comunemente detta Riva di brutt (‘riva dei brutti’) per la presenza di scaricatori di porto, robusti personaggi poco avvezzi al linguaggio da salotto. La denominazione ufficiale era, tuttavia, Riva del Vòo, toponimo forse derivato dal latino vadum, ‘guado’: qui era il porto commerciale della città, fulcro di un’intensa attività di pesca, trasporti lacustri, lavaggi e trattamenti di filati e di stoffe. Superata la stazione della Funicolare ci si trova a proseguire per un altro viale, detto Viale Geno, che conduce alla punta di Geno (anticamente Zeno).
In questa località nel sec. XIII sorse una Casa degli Umiliati, con annessi una chiesa, dedicata a S. Clemente, e un Ospedale. Gli Umiliati gestirono il complesso fino al 1461, quando il Decanato dì Como decise di porlo alle dipendenze dell’Ospedale di S. Martino di Zezio, anch’esso gestito dagli Umiliati ma di patronato della Cattedrale di Como. Il complesso di S. Clemente all’inizio del secolo XVI, confluito nell’Ospedale Maggiore di Como, divenne lazzaretto per il ricovero degli appestati e come tale venne utilizzato anche nel secolo successivo. A ricordo di ciò fino a pochi decenni fa la località di Geno venne chiamata Ca” di mort “casa dei morti’ e i pescatori, vogando davanti alla punta di Geno, si facevano il segno della Croce. Nel secolo XVIII, finito il pericolo delle pesti, il luogo divenne proprietà della marchesa Menafoglio Ghilini, che iniziò a farne una dimora residenziale. Ad inizio Ottocento la proprietà passò ai marchesi Cornaggia Medici, che nel 1850, su disegno del prestigioso architetto Giacomo Tazzini, artefice dei giardini della Villa Reale di Monza, ricostruirono l’edificio nelle forme attuali, crearono un magnifico giardino, ora purtroppo in gran parte distrutto, e collegarono la villa alla città con una prima strada a lago.
Passata in proprietà al comune di Como ai primi del Novecento, la villa, nota ormai come Villa Geno, è stata trasformata in ristorante.
Informazioni
Collocazione: Dalla Piazza della Funicolare si può proseguire lungo la passeggiata a lago (vedi Tappa 2), oppure salire per via della Madonnetta alla cappella della Nosetta (percorso in salita su mulattiera). Per arrivare alla cappella imboccare la via della Madonnetta sulla sinistra della stazione della Funicolare. La stradina è asfaltata nel primo tratto, poi prosegue su una scalinata. Nell’ultimo tratto si rivela man mano il panorama sul porto di Como.
La cappella della Nosetta si trova al culmine della salita, sulla sinistra.
Pavimentazione: asfalto, gradini in pietra, fondo sassoso.
Barriere architettoniche: gradini. Qualche tombino. Assenza di appoggi o corrimano.
Accesso: non c’è possibilità di accesso alla piccola cappella: l’interno è visibile dalla via, su cui la cappella si affaccia.
Servizi: panchine su via Torno, a poca distanza dalla cappella della Nosetta. Trasporti pubblici su via Torno e in Piazza Funicolare (Piazza De Gasperi) (funicolare per Brunate). Parcheggi in Piazza Funicolare.
Svago e Ristorazione: ristoranti e bar in Piazza Funicolare (Piazza de Gasperi).
Monumenti correlati: la Stazione a lago della Funicolare Como-Brunate (1895, con successivi interventi di restauro e ammodernamento) ben riconoscibile per la caratteristica facciata a chalet (evocativa dei paesaggi montani sopra Brunate?).
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
Al culmine di via Madonnetta, un tempo prolungamento di via Coloniola e sino alla fine dell’Ottocento unica strada carrabile fra la Riva del Vòo e Bellagio, si trova una cappella votiva dedicata alla Madonna del Rosario. La località è detta Nosetta perché un tempo in questo luogo abbondavano le piante di noci e le lavandaie del borgo S. Giuliano stendevano ad asciugare i panni sui fili stesi tra gli alberi. La cappella, in fregio alla stradina sassosa, è posta su un terreno privato un tempo proprietà dei marchesi Cornaggia Medici, padroni anche della zona di Geno. Il fronte presenta una porta con cancelletto lavorato in ferro, che al fianco sinistro conserva una pietra, incastonata nella muratura e recante una fessura con sovrastante la scritta “‘limosina”. All’interno c’è una piccola mensa d’altare, sottostante all’affresco che raffigura la Madonna del Rosario con ai lati, rispettivamente, San Francesco e San Domenico, secondo uno schema iconografico molto diffuso in tutta la Diocesi di Como. La cappella fu costruita alla fine del ‘700 a ringraziamento dello scampato pericolo per una frana che, provocata dal ruscello sovrastante, stava per travolgere le case sottostanti dei barcaioli e delle lavandaie. Nel 1836, quando a Como imperversava il colera, le lavandaie, categoria particolarmente esposta al contagio, fecero voto di recarsi in processione una volta all’anno alla Madonna della Nosetta. Il voto fatto allora continua ancor oggi ad essere osservato all’aurora della seconda domenica di luglio.