Tappa 2 – Dalla chiesa di S. Maria in Martìnico alla chiesa di S. Stefano

Descrizione

Dopo aver ammirato la facciata della chiesa di S. Maria in Martìnico, si volta a sinistra dando le spalle al fianco della chiesa e si esce dall’area del sagrato (attenzione alle tre fioriere in cemento poste trasversalmente, alte 40 centimetri). Si percorre un breve tratto in discesa acciottolato, tenendo sulla destra lo storico Palazzo Gentile, appartenuto ad una famiglia notabile di Dongo amante dell’arte e della musica.
Si gira a sinistra e si imbocca via della Chiesa, tra antiche case dagli interessanti portali in pietra. Dopo circa una ventina di metri, al bivio, si può osservare un ingresso ad arco ornato da uno stemma in marmo con la lettera H sormontata da una croce, che farebbe pensare a un simbolo ospitaliero. L’ingresso, chiuso da un cancello in ferro battuto, immette in un cortile privato.
Si imbocca a sinistra via interna a Martìnico, acciottolata, in leggera salita (attenzione alla bassa soglia all’inizio); all’incrocio con via dell’Erbolo si piega a destra e si prosegue, tenendo la sinistra. Dopo 40 metri circa, una breve scalinata di 6 gradoni in acciottolato con alzata in pietra porta ad uno spiazzo in granigliato, delimitato da un muretto in pietra alto circa 70 centimetri (con entrata dal sesto gradino) dove si trova l’antico lavatoio. Recentemente restaurato, presenta quattro vasche ed è coperto da una tettoia in legno sostenuta da quattro pilastri. Possiamo immaginare come questo fosse un vero e proprio “luogo sociale” d’incontro delle donne, di chiacchiere, di confidenze, di pettegolezzi.
Si torna sui propri passi fino al termine della scalinata e, voltando a sinistra, ci si reimmette in via interna a Martìnico, per poi piegare a destra nell’asfaltata via Tolomeo Gallio dopo circa una decina di metri. Si prosegue in discesa fino al termine della strada, quindi si svolta a sinistra in via Iginio Gentile, sempre asfaltata: qui, al numero civico 38 (già 20), si può notare un bel portale con le spalle in pietra e l’arco in cotto, molto elegante e il portone in legno massiccio con l’antico catenaccio in ferro. Proseguendo, si supera l’Asilo infantile Casa dei bambini Irene Falk al civico 32. Secondo una antica tradizione (non comprovata però da alcun riscontro documentario), questo edificio sorgerebbe sull’area della scomparsa chiesa di un monastero dedicato a Santa Marta, da cui sarebbe derivata l’antica denominazione della frazione di Martinico. L’Asilo Infantile di Dongo fu aperto il 1 ottobre 1883, grazie alla donazione da parte di Giovan Battista Scalini di un caseggiato e annesso cortile e alla gara di generosità di numerosi benefattori locali; nel 1911 fu eretto il nuovo fabbricato, quello che vediamo oggi, a due piani. Nel 1955, grazie ad un finanziamento della Società Acciaierie Ferriere Lombarde Falck, l’Asilo fu trasformato in “Casa dei Bambini”, attrezzandolo per l’attuazione del metodo educativo del medico e pedagogista Maria Montessori (1870 – 1952): così rinnovato, fu intitolato a Irene Rubini Falk.
Proseguendo lungo via Iginio Gentile si incontra al civico 10 il grande complesso dell’Istituto Comprensivo Anna Vertua Gentile, a tre piani, realizzato nel 1914 dall’impresa edile del capomastro Innocente Mottarella su progetto del geometra Aldo Rumi e quindi la Caserma dei Carabinieri al civico 6, realizzata nel 1925. Di fronte all’ingresso della Caserma, si attraversa sulle strisce pedonali e si prosegue sul lato opposto della via per circa 50 metri, quando inizia il marciapiede (attenzione dopo circa 10 metri c’è una panca in pietra alta 30 centimetri e lunga due metri circa addossata alla casa). Dopo altri 20 metri si arriva in via Irene Rubini Falk; subito la si attraversa sulle strisce pedonali e si arriva sulla sponda destra del torrente Albano (protetta da una ringhiera alta circa un metro), che scende dall’omonima valle la cui testata dal 2005 è tutelata da un Parco Locale di interesse Sovracomunale nel territorio del comune di Gravedona ed Uniti (ex-Germasino). In questa parte l’alveo del torrente, molto largo, è occupato da grossi massi e le sponde sono state artificialmente realizzate dall’uomo; su quella idrografica destra si può vedere una condotta di acqua per il grande stabilimento delle storiche Ferriere di Dongo (poi confluite nelle “Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck”), che sorge poco più a monte, mentre i magazzini sorgevano più a valle, accanto al porto.
Girando a destra, dopo 10 metri dall’attraversamento si sale sul marciapiede asfaltato e si continua a costeggiare il torrente. Dopo altri 80 metri si giunge al ponte nuovo sull’Albano (protetto da una ringhiera alta circa un metro sui due lati); si gira a sinistra, lo si attraversa sempre sul marciapiede, imboccando Viale della Rimembranza, inaugurato nel 1926. In corrispondenza dell’entrata al distributore di carburante si attraversa Viale della Rimembranza sulle strisce pedonali. Si piega a sinistra e si prosegue sul tratto zebrato a lato della carreggiata, e poi sull’ampio marciapiede porfidato che costeggia il muro di cinta del giardino del convento francescano attiguo al Santuario della Madonna delle Lacrime, appena oltre l’imbocco di via Cimitero, segnato sull’angolo da una cappellina con un dipinto della Madonna delle Lacrime e Santi francescani. Si consiglia di tenere la sinistra. Dopo circa 20 metri dall’inizio del marciapiede, sulla destra si incontra una piccola area di sosta con sei panchine in cemento granigliato, una fontana posta in una nicchia nel muro con la data 1927 e una cabina del telefono. Subito dopo ci si imbatte un’aiuola con un masso in pietra, come una stele, con lo stemma di Arromanches les Bains, in Normandia, per ricordare i dieci anni (1998-2008) del gemellaggio tra Dongo e la cittadina francese. Il gemellaggio è nato sulla base di un’affinità storica tra i due paesi: a Dongo, l’arresto di Mussolini, ha decretato la fine del fascismo e della guerra; sulla costa vicino ad Arromanches ci fu lo storico sbarco delle truppe alleate in Normandia il 6 giugno 1944. Sempre costeggiando l’aiuola, oltrepassate altre due panchine in cemento granigliato, si può vedere nel prato una grande riproduzione in ghiaietto colorato dello stemma del Comune di Dongo (2 metri per 2 circa). Al termine dell’aiuola, sempre sul marciapiede, si piega a destra, portandosi accanto al muro del convento e costeggiandolo (attenzione alle due panchine all’inizio del tratto dopo l’aiuola). Si prosegue per circa 100 metri, lasciandosi sulla sinistra la pensilina della fermata dell’autobus C10 (Como-Menaggio-Colico), C17 (Dongo-Garzeno), C18 (Dongo-Livo), C19 (Pianello-Morbegno-Sondrio) e si giunge all’ingresso del convento francescano di Santa Maria delle Lacrime, fatto costruire agli inizi del secolo XVII dai Frati Minori Riformati e noto soprattutto per la sua preziosa biblioteca. L’ingresso del convento, sormontato da un tondo in marmo raffigurante il monogramma cristologico IHS di San Bernardino da Siena (pure francescano), è preceduto da un portico ad un solo fornice.
Si piega a sinistra e dopo altri 5 metri si giunge al portico settecentesco che precede l’ingresso del Santuario della Madonna delle Lacrime (o S. Maria del Fiume, come viene indicato nelle fonti storiche documentarie), edificato tra i secoli XVI e XVII attorno a una cappellina campestre in cui era raffigurata un’immagine mariana, già conosciuta come Madonna del Fiume, che il 6 settembre 1553 avrebbe versato lacrime. Si entra nello spazio porticato dal fornice laterale tenendosi al centro, dove il basamento su cui sorgono le colonne ha una interruzione; si scende il gradino, si piega a destra e si raggiunge il portone centrale in bronzo del Santuario, da cui si può accedere all’interno superando una soglia in pietra.
Dopo la visita (da segnalare le sculture in legno che rappresentano l’Ultima Cena e la Crocifissione, realizzate da fra Diego da Careri negli anni 1648-1653 nelle due cappelle di fianco al presbiterio), uscendo dal portone del Santuario si gira a sinistra e si ritorna sui propri passi, salendo il gradino dello spazio porticato e uscendo dall’interruzione del basamento del fornice laterale. Si prosegue per 5 metri e si attraversa Viale della Rimembranza sulle strisce pedonali; si sale sul marciapiede porfidato del lato opposto in corrispondenza di uno slargo in cui è stato posto, su una base in pietra, un busto bronzeo di mons. Eusebio Semprini (1823–1895), francescano nativo di Dongo e vescovo missionario in Cina. La realizzazione di questo busto, opera di Ampellio Ragazzoni, fu promossa alla sua morte da San Luigi Guanella (amico di mons. Semprini), dai confratelli francescani e dai sacerdoti della Pieve.
Si gira a destra e si prosegue sul marciapiede per circa 30 metri, imboccando via Giampietro Matteri, per poi attraversarla sulle strisce pedonali. Si risale sul marciapiede del lato opposto e ci si raccorda dopo un metro all’asfalto dell’uscita del parcheggio di Piazza Virgilio Matteri. Si prosegue per 15 metri (attenzione al possibile passaggio di autoveicoli) e si risale sul marciapiede; dopo altri 15 metri ci si reimmette sulla Strada Statale Regina (prosecuzione di Viale della Rimembranza), costeggiando il lato orientale di Piazza Matteri. Proseguendo, al numero civico 1 si incontra l’edificio dell’Oratorio (o meglio, come recita l’insegna, del Ricreatorio) intitolato a Lino Redaelli, costruito nel 1943 grazie alla donazione di Luigia Redaelli Rubini che lo volle intitolato al figlio morto il 15 agosto 1936. Una lapide in facciata lo ricorda. La struttura originale era ad un unico piano con accanto l’abitazione del vicario. Nel 1962 Maria Del Bono Redaelli la donò alla Parrocchia a ricordo di suo padre; negli anni Sessanta/Settanta del secolo scorso fu realizzato il piano superiore con le aule per il catechismo e in seguito fu aggiunto un salone utilizzato come cinema, teatro e sala conferenze.
Nel giardinetto antistante si può notare la statua di San Giovanni Bosco, patrono della gioventù. Dopo circa altri 80 metri, prima di attraversare via Campiedi, si attraversa la Strada Statale Regina e ci si immette, piegando leggermente a destra, nell’asfaltata via dei Cossoni, lasciando alla propria sinistra il severo palazzo a tre piani detto “Casa del Vescovo”. Questo edificio, già Casa Cossoni, è così chiamato perché nel 1854 fu acquistato dal vescovo di Como Carlo Romanò come residenza di vacanza, in cui morì il 13 novembre dell’anno successivo. Acquistato dal Comune nel 1983, il palazzo è ora sede dell’Istituto Civico Musicale “Alto Lario”, dell’International Piano Academy Lake Como e del Lario Soccorso di Dongo.
Si prosegue lungo via dei Cossoni, tenendosi sulla sinistra: si prende a costeggiare il basso muretto di recinzione dell’ampio cortile della “Casa del Vescovo”, che dopo circa 10 metri si interrompe per consentire l’accesso alle pertinenze dell’edificio e il passaggio delle ambulanze (attenzione!). Superato questo primo ingresso, si sale sul marciapiede porfidato a fianco del muretto di recinzione. Si prosegue oltre il secondo ingresso al cortile, percorrendo tutta via dei Cossoni per altri 50 metri circa fino all’ampio piazzale antistante la chiesa arcipretale di S. Stefano. Da qui, guardando verso sud, si può ammirare l’imponente sperone roccioso del Sasso di Musso, che pare gettarsi a picco nel lago di Como, con la piccola chiesa di S. Eufemia, legato alle memorie delle gesta di Gian Gacomo de’ Medici detto il Medeghino.
Il piazzale è asfaltato nella parte più lontana dall’edificio sacro; è pavimentato in porfido nella parte che circonda la chiesa, con una fascia centrale acciottolata che si prolunga a bordare la facciata, descrivendo una sorta di Tau. Ai due lati della fascia in porfido ci sono due ampie aree verdi a prato e alberi; ci si dirige verso quella di destra (guardando la facciata della chiesa) facendo una breve deviazione lungo un vialetto in porfido che si diparte sulla destra dal piazzale e superando un basso gradino per accedervi.
Quest’area è una sorta di scrigno delle care memorie dei Caduti (Area Memoriale dei Caduti): al centro, l’alta torre del monumento degli Alpini; a sinistra il monumento dei Carabinieri, a destra quello dei Finanzieri. Dopo la deviazione conviene restare sulla parte pavimentata in porfido che circonda l’edificio sacro, per poi attraversarla in corrispondenza della fascia centrale acciottolata che porta all’ingresso principale della chiesa, impreziosita da un inserto quadrato lastricato in pietra di 3,5 metri per 3,5 con al centro una decorazione a forma di fiore. L’aspetto attuale di S. Stefano, plebana fin dal XII secolo, risale alla riedificazione settecentesca a seguito delle continue inondazioni che avevano danneggiato la precedente; racchiude affreschi di Carlo Scotti e Giulio Quaglio, entrambi di Laino e statue in stucco del lagliese Stefano Salterio.

 





Informazioni

Località di partenza Dongo, chiesa di S. Maria in Martìnico
Località di arrivo Dongo, chiesa arcipretale di S. Stefano
Tipologia del percorso urbano
Lunghezza totale 1270 m circa
Tempo di percorrenza (a piedi) 30 min
Difficoltà Turistica
Dislivello in discesa 20 m circa
Quota massima 220 m
Pavimentazione acciottolato, asfalto, cubetti di porfido, lastricato in pietra
Mezzi pubblici per raggiungere il punto di partenza:
Mezzi pubblici dal punto di arrivo
autobus nei dintorni (vedi sito bus di linea)
Parcheggi presso il punto di partenza





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