Tappa 1 – Dalla chiesa di S. Eufemia alla contrada di Villincino

Descrizione


Il percorso inizia dalla piccola e raccolta Piazza Sant’Eufemia di Erba, prevalentemente pavimentata con lastre di pietra, su cui si affaccia l’omonima chiesa (chiesa di S. Eufemia), una delle plebane più antiche dell’intera diocesi di Milano, la cui origine viene fatta risalire al V secolo. La piazza è dominata dalla sua poderosa torre campanaria romanica, edificata nel secolo XI probabilmente anche come torre di avvistamento e di difesa di tutta la Pieve e che oggi è diventata il simbolo della città. Nella parte della piazza antistante la chiesa, una variazione della pavimentazione (cubetti in pietra circondati da una fascia in acciottolato) evidenzia l’area un tempo occupata dal Battistero alto-medievale dedicato a San Giovanni Battista.
Con una piccola deviazione si costeggia il lato destro della chiesa e, dopo aver superato il robusto contrafforte, oltre un cancello di ferro, si entra nell’area retrostante l’edificio sacro (occorre fare attenzione perché in poche decine di metri la pavimentazione varia dal lastricato della piazza all’acciottolato, poi al ghiaietto e poi ancora a una fascia lastricata). Si volta a sinistra e, seguendo il vialetto acciottolato, si può ammirare la bella abside semicircolare in pietra a vista, ravvivata da inserti in mattoni che sottolineano una monofora tamponata e un oculo, oltre a descrivere un motivo ornamentale a spina di pesce nella parte basale della costruzione. Di fronte all’abside della chiesa sorge un edificio ora apparentemente di nessun interesse artistico, sulla cui facciata interna spiccano ancora tre belle bifore trecentesche, simili a quella della Torre di Villincino. Questo edificio un tempo era parte dell’antica Canonica di S. Eufemia, che si ritiene avesse una struttura ad anello intorno alla chiesa, con funzione evidentemente di protezione e difesa.
Si ritorna in Piazza Sant’Eufemia; la si attraversa e si esce sul lato opposto alla chiesa tenendosi al centro (nel punto dove si interrompono le catene rette da paletti che la delimitano), raccordandosi al marciapiede in mattonelle di cemento. Si gira a destra, si prosegue per un paio di metri e poi si attraversa via Licinio sulle strisce pedonali. Si sale sul marciapiede del lato opposto della via e si svolta a destra, lasciandosi sulla destra la cabina telefonica. Si attraversano le strisce pedonali e ci si raccorda al marciapiede in mattonelle di cemento che borda Piazza Vittorio Veneto, la quale rimane dunque leggermente sopraelevata rispetto alle vie adiacenti. Questa piazza è comunque più conosciuta con l’antica denominazione di “Piazza del Mercato” di Incino, perché qui si teneva il mercato almeno dal secolo XV. A testimonianza di ciò, rimane il grande edificio porticato a nove arcate, costruito nel 1827-28 su progetto dell’ing. Piero Corti di Pomerio che riprese il disegno degli antichi portici brianzoli sotto cui i venditori potevano esporre le loro mercanzie al riparo dalla pioggia e legare gli animali agli appositi anelli ancora oggi visibili sulle colonne.
Si prosegue diritto attraversando la piazza, pavimentata con lastre di porfido e fasce lastricate in pietra, costeggiando l’edificio porticato del mercato sul lato lungo. In corrispondenza dello spigolo dell’edificio, si piega a sinistra e si prosegue parallelamente al bordo della piazza per una trentina di metri, per poi imboccare via Diaz (attenzione al paracarro sporgente dallo spigolo della casa d’angolo con la piazza) raccordandosi al marciapiede asfaltato. Si prosegue sul marciapiede lungo via Diaz: da qui, guardando verso Nord, verso i monti, si può avere un significativo colpo d’occhio sul solco vallivo della Valle Bova, al cui sbocco sorge la città di Erba, dichiarata nel 2007 dalla Regione Lombardia “Riserva Naturale parziale geologica, idrogeologica e paesistica”, la cui gestione è stata affidata al Comune di Erba. Questa valle è famosa per il Buco del Piombo, una delle grotte più note di tutta la Lombardia, un vero e proprio museo naturale all’aperto, di notevole interesse speleologico, paleontologico e archeologico.
Si prosegue lungo il marciapiede del lato sinistro di Via Diaz. Circa a metà della via, sul lato opposto, in corrispondenza della Scuola dell’Infanzia Statale “Giovanni e Maria Tagliabue” c’è una fermata dell’autobus ASF C99 Circolare di Erba. Dopo circa 200 metri si incontra al numero civico 4 un grande edificio a tre piani intonacato di rosa con la scritta a caratteri cubitali, ben visibile anche a distanza «1909 Società anonima cooperativa edilizia del Piano d’Erba», che ci riporta agli anni del boom della cooperazione edilizia. Dopo altri 40 metri occorre fare attenzione al palo della segnaletica posto proprio in mezzo al marciapiede; dopo altri 10 metri se ne trova un altro. Dopo circa 4 metri dall’ultimo palo, si scende dal marciapiede, si volta a destra, si attraversa via Diaz sulle strisce pedonali e si risale sul marciapiede del lato opposto, poco oltre l’entrata del Cinema Excelsior, costeggiando il fabbricato moderno della “Casa della Gioventù Don Aldo Pozzi”. Dopo altri 30 metri circa dall’attraversamento, si volta a destra, si prosegue per una decina di metri e si attraversa sulle strisce pedonali via Cesare Battisti, lasciandosi sulla sinistra Piazza San Giovanni Bosco, così chiamata in ricordo di una visita che il Santo fece a Villincino, ospite della casa Guenzati-Rivolta. Al termine dell’attraversamento, si volta leggermente a sinistra e si imbocca l’altro tratto di via Diaz; si consiglia di non salire sul marciapiede del lato destro della via, perché termina dopo pochi metri, ma piuttosto di tenere la sinistra della via che progressivamente si restringe, facendo attenzione dopo una trentina di metri al paletto in metallo alto circa un metro posto al centro della carreggiata. Immediatamente prima del paletto, sulla destra, oltre un cancello si può intravedere un’antica tipica abitazione rurale, ora restaurata, che ha conservato ancora la caratteristica loggia con archi a botte. Al termine di via Diaz si raggiunge Piazza Giuseppina Prina, dominata dalla sagoma del moderno e funzionale edificio di Ca’ Prina, Residenza Sanitaria Anziani, nucleo Alzheimer, centro Diurno, Assistenza domiciliare, Hospice per cure palliative. La struttura è gestita dalla Fondazione “Giuseppina Prina”; prende il nome dalla benefattrice che nel 1925, alla sua morte, donò al comune di Erba-Incino un lascito del valore di circa 300mila lire di allora «con l’obbligo imprescindibile di impiegare tutta la sostanza e rendita suddetta nell’istituzione di un ospedale da denominarsi Ospedale Prinaad esclusivo beneficio e favore dei poveri ammalati, terrieri delle frazioni che componevano il comune di Incino».
Sempre tenendosi sulla sinistra, si costeggia il numero civico 5 di Piazza Prina (attenzione alla serie di paletti alti circa un metro che delimitano la fascia di proprietà privata), dimora già appartenente ai nobili Carpani e che nel sec. XVIII era di proprietà di Orazio Busti Carpani. La casa oggi si presenta come la testimonianza di trasformazione da dimora nobiliare in “casa da massaro”, adattata ai bisogni della vita agricola. Ha finestre trecentesche in cotto sia verso la strada e la piazza che sulla corte. All’interno, sotto il porticato che guarda verso l’aia, sul soffitto a cassettoni, sono incuneate delle tavolette dipinte, poste a copertura della trabeazione, molto degradate, raffiguranti i ritratti di esponenti della famiglia Carpani, attribuite all’opera di un maestro legato all’ambiente della corte di Ludovico il Moro e forse vicino – a giudicare dallo stile delle pitture – al “Maestro della Pala Sforzesca” (un pittore ignoto che lavorò alla Corte di Milano, nel ‘400, negli stessi anni in cui vi lavorò anche Leonardo da Vinci, dal quale la sua pittura venne fortemente influenzata). Questo fabbricato era dotato di un’apposita area dove venivano alloggiati cavalli e muli (stallaggio o stallazzo).
I Carpani furono dapprima sostenitori dei guelfi Torriani, poi passarono a servire fedelmente i Visconti, gli Sforza, gli Spagnoli e poi gli Austriaci di Maria Teresa, quindi vissero come patrioti l’età risorgimentale. «Divenuti conti e poi marchesi, i Carpani furono feudatari di Albese, Carella, Carpesino, Corneno, Penzano, Arcellasco, Casletto; godettero dei diritti sulla pesca del Lago di Pusiano, possedettero l’Isola dei Cipressi e la villa di Pusiano che poi fu del Vicerè Eugenio Beauharnais durante il Regno d’Italia. A Leone e a Galdo Carpani si devono altresì le fondazioni dei conventi di San Salvatore sopra Crevenna e di Santa Maria degli Angeli (oggi Villa Amalia) ad Erba superiore, sorti grazie alle loro generose donazioni di fondi e sostanze».





Informazioni

Località di partenza Erba, Piazza Sant’Eufemia
Località di arrivo Erba, Piazza Prina
Tipologia del percorso urbano
Ambiente zona urbana
Lunghezza totale 680 m circa
Tempo di percorrenza (a piedi) 15 min
Difficoltà Turistica
Dislivello in salita
Quota massima 275 m
Pavimentazione lastricato, acciottolato, ghiaietto, mattonelle di cemento, asfalto
Mezzi pubblici per raggiungere il punto di partenza autobus ASF (vedi sito bus di linea); stazione treno Trenord in Piazza Padania
Mezzi pubblici dal punto di arrivo autobus ASF nei dintorni
Parcheggi presso il punto di partenza





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