Il Cammino della Settimana Santa
Tappa 1 – Dalla Basilica della SS. Annunciata all’anello del miracolo
Informazioni
Collocazione: la Basilica della SS. Annunciata, conosciuta anche come Santuario del SS. Crocifisso di Como, è separata da viale Varese da un ampio sagrato chiuso da catene ma facilmente accessibile ai pedoni. La facciata, rivolta a est, occupa il centro del sagrato; ai lati della facciata due ampi portici sotto cui si aprono gli ingressi laterali.
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: si accede alla Basilica dalle due porte laterali, a nord e sud, protette ognuna dal rispettivo porticato per l’accoglienza dei pellegrini. Il portale centrale invece è ordinariamente chiuso. Si apre solo nelle solennità, come, appunto, la processione della Settimana Santa.
Servizi: quasi di fronte alla Basilica, una edicola; a circa 200 m di distanza, su via parallela a nord, gli uffici della Regione Lombardia.
Svago e Ristorazione: lungo viale Varese, a nord del Santuario, sono presenti alcuni bar, caffetterie, alcuni ristoranti.
Orario di apertura: contatare la Basilica (vedi sotto)
Descrizione
(Alberto Rovi)
La Basilica della SS. Annunciata, più conosciuta come Santuario del SS. Crocifisso di Como, è incorniciata dalle già citate due ali porticate a bugnato più arretrate, completate dall’arch. Luigi Fontana nel 1863. Con l’aggiunta di queste ali Fontana modificò notevolmente l’aspetto complessivo della facciata tardoneoclassica di Luigi Canonica (1824) a due ordini, ricordo della distrutta facciata dell’arch. Carlo Francesco Silva (1716-1731 ), con bronzi del Siccardi (sec. XIX), sovrastata dal gruppo dell’Annunciazione di Giuseppe Bayer che ne segnala la prima dedicazione. All’Annunciata è intitolata la Confraternita alle cui cure fu affidato il miracoloso Crocifisso ligneo a cui il Santuario deve la sua fama.
La chiesa, eretta al posto di un piccolo oratorio campestre nel tardo Duecento, dedicata alla Vergine Annunciata e gestita dalla Confraternita omonima, nel Trecento fu dedicata anche a San Pietro Celestino ovvero Pietro da Morone, diventato Papa con il nome di Celestino V e canonizzato nel 1313 (raffigurato in gloria in un gruppo ligneo del sec. XVII in controfacciata). Pietro era stato ospite della Confraternita e nei pressi del primitivo oratorio aveva fondato un monastero del suo Ordine, detto poi appunto dei Celestini. La chiesa rimase per lungo tempo affidata alla Confraternita, rimasta anche dopo l’abbandono dei monaci e l’erezione in parrocchia (1654). Fino al 1627 la chiesa, secondo consuetudine, fu orientata nella direzione opposta all’attuale. Nel 1627 l’impianto della chiesa venne modificato e l’orientamento divenne quello attuale. Con la modifica dell’impianto sorsero anche le due cappelle laterali dedicate al Crocifisso e alla Vergine, che sono le seconde entrando. Da qualche anno è stato ridotto a poca cosa il grande ossario barocco a ricordo della peste, che precedeva l’ingresso di sinistra, in fondo alla Galleria dei Miracoli. La Galleria dei Miracoli è così chiamata perché ricca di interessanti ex-voto dipinti, disgraziatamente ritagliati per adeguarli ad un’incorniciatura continua. In chiesa gli spazi sono decorati da opere barocche e neobarocche (affreschi di Gersam Turri e Mario Albertella, secc. XIX e XX), ad affresco e a stucco, armonico frutto di successivi interventi d’ingrandimento dal Seicento all’Ottocento. All’aggiunta del transetto absidato ideato da Antonio Nolfi e Giulio Galliori ( 1761 ) seguì il sopralzo della navata (Luigi Tatti, 1845-1853).
La prima cappella a sinistra (dipinti di G. Turri) è dedicata a S. Girolamo Miani, fondatore dell’Ordine dei Padri Somaschi, attuali rettori del Santuario. La fronteggia, con un affresco di Onorato Andina (1870), il fonte battesimale con coperchio in noce degli Artigianelli di Monza.
La seconda cappella a sinistra era gestita dai confratelli ed ospitava in origine il Crocifisso. L’ancona d’altare in marmi policromi è dell’architetto del Duomo di Milano Carlo Buzzi (1638-1649), gli stucchi della cupola con gli angeli e i simboli della Passione di Francesco Sala (1638), gli stucchi inferiori di Francesco Rusca (1648), i dipinti di G. Paolo Recchi (1649), con rifacimenti del sec. XIX.
Nella cappella della Vergine si ammirano affreschi e tele di Carlo Innocenzo Carloni, aiutato dai quadraturisti Carlo Giuseppe de Vincenti e Domenico Dobler (1725); statua in marmo dell’Immacolata ricavata da una Santa Margherita di G. B. Bianchi di Argegno (1666). All’incrocio del transetto quattro statue monumentali di Re e Profeti a stucco lucido di Stefano Salterio di Laglio ( 1785 circa).
All’altare sinistro, prima della statua di San Giuseppe, stava la tela del Nuvolone (sec. XVII) con il Martirio dì San Lorenzo, dal soppresso monastero di S. Lorenzo, ora nella cappella simmetrica alla sacrestia. Nel retrocoro tela del Martirio di San Pietro Martire, copia da Tiziano, da S. Giovanni Pedemonte.
Il campanile è di Francesco Brachetto (1694).
Contatti
Basilica della SS. Annunciata viale Varese 23; tel. 031.265180
Informazioni
Collocazione: il Crocifisso del Miracolo è collocato sull’altare maggiore, posto a fianco di due angeli con in mano le catene spezzate. In tempi ordinari non è accessibile né raggiungibile. Quando viene esposto al bacio dei fedeli, durante la Settimana Santa, viene collocato nel presbiterio su un palco, ad imitazione di un Calvario, e può essere raggiunto attraverso due rampe, accessibili, appositamente realizzate.
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
Il Crocifisso miracoloso, un tempo conservato nella seconda cappella laterale sinistra ed attualmente staccato dalla croce originaria, domina la chiesa dal tempietto sopra l’altare maggiore e ogni anno, in occasione delle funzioni della Settimana Santa, viene esposto al bacio dei fedeli e portato in processione. L’originaria croce di supporto è ora inserita in un reliquiario dorato e conservata nella cappella del lato nord del presbiterio. Durante la Settimana Santa viene esposta nella primitiva cappella. Il Crocifisso lega la propria storia a quella dei pellegrinaggi giubilari e, in particolar modo, al Giubileo del 1400. La tradizione vuole, infatti, che sia giunto a Como nell’anno 1401, come dono di un gruppo di pellegrini romei di origine francese. Secondo la tradizione questo gruppo di romei, partiti dalla cattedrale di S. Denis presso Parigi portando con sé, co¬me voleva il costume penitente dei pellegrini, due crocifissi e un’immagine della Madonna, sulla strada del ritorno da Roma, dove avevano lucrato le indulgenze giubilari, lasciarono in dono le preziose statue che portavano con sé.
Il primo crocifisso venne lasciato in dono a Firenze, l’immagine della Vergine a Bologna e il secondo crocifisso, appunto, a Como, all’Oratorio della SS. Annunciata, retto dai Padri Celestini che avevano dato loro accoglienza e ristoro. Il Crocifisso venne assegnato alla Confraternita nota come “Consorzio dei Disciplini” o “Scuola della Beata Vergine Maria Annunciata”. La Confraternita, in occasione della Settimana Santa, introdusse la consuetudine di compiere la cosiddetta “visita ai Sette Sepolcri”, portandovi in processione il prezioso Crocifisso. La sera del Giovedì Santo del 1529, governando gli Spagnoli, i Confratelli dei Disciplini trovarono il ponte sul fiume Cosia sbarrato da due grosse catene poste l’una sopra l’altra. Chiesto il permesso di rimuoverle ed avendone ricevuto un rifiuto, i Disciplini tentarono di passare inclinando il Crocifisso. L’operazione non fu necessaria perché il grosso anello saldamente ancorato al muro per sorreggere la catena superiore cadde e tutti gridarono al miracolo.
Contatti
Basilica della SS. Annunciata viale Varese 23; tel. 031.265180
Informazioni
Collocazione: l’antico Ospedale S. Anna, attualmente Conservatorio “Giuseppe Verdi”, è collocato all’inizio di via Cadorna. Per raggiungerlo, guardando la facciata della Basilica della SS. Annunciata, prendere a destra, procedendo all’interno del sagrato, e, dopo 25 m, attraversare la strada laterale alla Basilica su passaggio pedonale con semaforo lampeggiante e strisce su fondo stradale in rilievo; attraversare il viale Varese su passaggio pedonale semaforizzato raggiungendo il percorso pedonale che corre lungo tutto viale Varese a fianco delle mura antiche. Passare a fianco dell’edicola attraversando la stradina acciotolata che esce dalle mura (attenzione alle auto). Proseguire diritti per circa 200 m lungo il percorso pedonale, fino a svoltare a sinistra in viale Cattaneo. Proseguire quindi per circa 30 m e attraversare via Cattaneo al semaforo sulla destra (pulsante) e imboccare via Cadorna, dove, sul lato destro, dopo 50 m, in fregio alla via, si incontra l’antico Ospedale.
Pavimentazione: asfalto, ciottoli, cubetti di porfido
Barriere architettoniche: Il primo attraversamento è agevolato dal fondo stradale in rilievo; l’attraversamento di viale Varese è impegnativo; lungo viale Cattaneo, che fiancheggia il lato sud delle mura antiche, un ampio marciapiede offre una tranquilla zona pedonale dove tre volte alla settimana (martedì, giovedì, sabato) viene montato il mercato. Qui il fondo è costituito da cubetti di porfido. Sulla via Cadorna marciapiede agevole (largo circa 1,5 m).
Accesso: si accede al Conservatorio da un portone senza barriere, che si affaccia direttamente su via Cadorna
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La costruzione dell’antico Ospedale S. Anna, avvenuta nel sec. XV, si colloca nel quadro della fondazione dei cosiddetti “Ospedali maggiori”, istituzioni assistenziali in cui a partire da quel secolo, vennero convogliate le rendite degli ospedali preesistenti e a cui venne affidato il compito di riorganizzare e disciplinare la sanità e l’assistenza pubblica.
A Como, per impulso della predicazione del frate francescano Michele Carcano, sostenuta dal vescovo Branda Castiglioni, questo compito organizzativo e disciplinatore venne affidato appunto al nuovo Ospedale S. Anna, in cui confluirono le rendite dei numerosi ospedaletti sparsi in città e nelle zone limitrofe. Una bolla di papa Paolo II autorizzò nel 1468 l’operazione, ratificata nel 1483 da una bolla di papa Sisto IV. L’Ospedale S. Anna, posto fuori le mura cittadine nei pressi della Torre di Porta Nuova, era originariamente a pianta a T, semplificazione dell’impianto dell’Ospedale Maggiore (“Ca’ Granda”) di Milano, opera del Filarete e attualmente sede dell’Università degli Studi di quella città. Il nuovo ospedale comasco disponeva dì quattro cortili e di un chiosco ad ordini sovrapposti di arcate uguali. Venne subito dotato di opere d’arte, in particolare di vetrate policrome delle quali, purtroppo, oggi non rimane traccia se non nei documenti d’archivio.
Nel 1609 la Chiesa dell’Istituto fu abbellita da un soffitto ligneo e da affreschi dei Carpano. Dopo vari ampliamenti e trasformazioni subiti nel Seicento e nel Settecento, nell’Ottocento l’edificio venne arricchito di un quarto braccio. In questo periodo l’attività dell’Ospedale potenziò soprattutto il ricovero dei bambini abbandonati, per i quali già da tempo esisteva la “ruota degli esposti”. Nei primi anni del Novecento vennero predisposti alcuni progetti di ristrutturazione e di adeguamento funzionale, ma ci si rese ben presto conto che la soluzione ottimale era costituita dal decentramento del complesso. E così nel 1932 l’Ospedale si trasferì a Camerlata, in posizione dominante sulla via Como-Milano, nella nuova sede costruita sui terreni donati al Comune di Como dalla benefattrice Teresa Rimoldi, e qui si trova ancora oggi, anche se ancora per poco. Il vecchio complesso di S. Anna si avviò ad un rapido degrado, che portò alla demolizione di buona parte dei fabbricati. Al posto del grande ospedale sorsero nuove strade e nuovi palazzi ad uso pubblico. Gli edifici non demoliti vennero assegnati ai Vigili del Fuoco, che qui ebbero sede fino al 1961. Dopo questa data, l’edificio, lasciato libero dai Vigili del Fuoco, venne recuperato a spese dell’Amministrazione Comunale di Como e da quest’ultima destinato a sede del liceo musicale.
Le attività didattiche del nuovo istituto iniziarono nel 1982, quando l’ex ospedale S. Anna, o meglio, ciò che ne restava, venne destinato a sede staccata del Conservatorio musicale “Giuseppe Verdi” di Milano.
Attualmente dell’antico complesso sono visibili il chiostrino, la chiesa, i resti della facciata rimessi in luce e alcune parti delle volte e di porte e finestre oggi murate.
Contatti
Conservatorio di Como via Luigi Cadorna 4, Como; Tel. 031.279827
Informazioni
Collocazione: la chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo, terza in città dopo il Duomo e il Santuario del SS. Crocifisso, si affaccia all’incontro di via Milano e via Cadorna, sull’antico percorso che, da sud, portava verso la porta principale della città. Sul nostro percorso, la si raggiunge da via Cadorna: tenendosi sempre sul marciapiede destro, salire per via Cadorna fino a congiungersi con via Milano dopo circa 400 m. Attraversare via Milano al semaforo in fondo alla strada, raggiungere l’altro lato della strada quindi prendere a sinistra; dopo circa 25 m si trova la chiesa e, sul suo fianco destro, l’anello del Miracolo.
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: via Cadorna è leggermente in salita. Negozi e condomini possono ostruire parzialmente il marciapiede con sacchetti o cartelli pubblicitari. Delle catene delimitano l’attraversamento pedonale sull’altro lato di via Milano.
Accesso: alla chiesa si accede dal portale centrale salendo 3 gradini. L’anello del Miracolo può essere agevolmente toccato.
Servizi: fermate mezzi pubblici su via Milano: a 100 m a destra guardando la facciata, in via Milano, dopo aver attraversato (semaforo) il viale Giulio Cesare; a 200 m a sinistra guardando la facciata, in via Milano, dopo avere attraversato via Rezia e via XX Settembre (semaforo). Ufficio postale nella piazza sulla sinistra (tra via Cadorna e via Milano). Parcheggi per disabili 15 m dopo l’incrocio con via Croce Rossa, in via Croce Rossa e all’altezza del civico 53 di via Cadorna.
Svago e Ristorazione: punti di ristoro lungo via Cadorna e in via Milano.
Descrizione
(Alberto Rovi)
La chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo presenta una facciata classicheggiante a due ordini in cemento lavorato (ing. Giulio Valli. 1928), che chiude la navata costruita da Antonio Nolfi (1779-1786), dipinta da Antonio Rinaldi da Tremona con l’Ascensione, e completa l’eclettica soluzione dì transetto, abside e tiburio realizzati in ampliamento ( 1899) su progetto di E. Linati, G. Salvioni, E. Rossetti, e del sac. Locatelli, sotto il priorato di G. B. Scalabrini, l’apostolo degli emigranti, poi vescovo di Piacenza. La chiesa con il titolo di S. Bartolomeo era in origine più a nord ed era al servizio dal sec. XII dell’ospedale dei frati Crociferi, nel 1481 assorbito dall’Ospedale S. Anna.
La precedente chiesa aveva come pala d’altare il Martirio di San Bartolomeo di Iacopo Palma il Giovane (sec. XVI – XVII), oggi all’altare a destra. Di fronte la pala attribuita a Domenico Carpinoni (sec. XVII) col Martirio di San Sebastiano ricorda la demolita chiesa dei confratelli di S. Sebastiano che sorge a poco più a sud dell’attuale S. Bartolomeo, presso il ponte sul Cosia. Su quell’area è ricostruito un “chiostrino” con colonne asportate dal convento delle clarisse di S. Chiara dalla cui demolita chiesa, sul contrapposto angolo del quadrivio via Milano/via Roosevelt, proviene anche il maestoso portale barocco in granito che chiude il chiostrino affacciandosi su via Milano presso lo spigolo di S. Bartolomeo, dov’è appeso l’anello della catena del miracolo compiuto dal Crocifisso nel 1529. In chiesa il quadro di Giulio Cesare Procaccini (sec. XVI – XVII), I Santi Rocco, Caterina e Agnese in contemplazione dell’Assunta, viene pure da S. Chiara ed è contrapposto alla Natività di Antonio Maria Crespi Castoldi detto il Bustino (sec. XVII).
Dalla demolita S. Protasio (via Anzani) viene la pala forse dei pittori Carpano (secoli XVI-XVII) con Maria e i Santi Adalberto, Gervasio e Protasio, contornata dalle Storie di San Adalberto, XV° vescovo di Como, presso l’ingresso laterale sud, dove è visibile anche un piccolo grazioso affresco di Maria col Bambino. La pala è di provenienza incerta, come lo splendido tabernacolo sull’altar maggiore, in marmo scolpito e dipinto dalla bottega dei Rodari, che ricorda la Porta della Rana in Duomo: ma qui la rana è integra.
Contatti
Parrocchia di S. Bartolomeo via Milano 161, Como; Tel. 031.272618
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S Francesco si affaccia su Largo Spallino, tra via Mentana e il Palazzo di Giustizia. a destra della direttrice di via Milano, a circa 400 m da S. Bartolomeo. Usciti dalla chiesa di S. Bartolomeo, si tiene la destra; dopo 20 m si attraversa via Rezia e si prosegue su marciapiede lungo via Milano, in discesa, per circa 300 m. Lungo il cammino, incrocio da destra con via XX settembre dopo 100 m e, sempre da destra, con via Giulini dopo altri 130 m. Alla fine di via Milano si passa sotto un antico portico tra le odorose bancarelle di un fioraio. Al termine del portico, proseguire dritti attraversando la strada poi, sempre sul marciapiede che piega verso destra, proseguire per circa 100 m fino a giungere in Largo Spallino, dove, a destra, molto arretrata e preceduta da un portico, sorge la chiesa.
Pavimentazione: cubetti di porfido/pietra / asfalto.
Barriere architettoniche: Il marciapiede su via Milano è largo 3 m ma spesso si restringe a 1 m per far posto alle fermate dell’autobus o a aree dedicate a parcheggio. I numerosi negozi e bar talvolta ostruiscono parzialmente il marciapiede. Nel tratto dopo via Milano è più stretto e spesso ostruito da moto e cicli.
Accesso: alla chiesa, preceduta da un profondo portico, si accede tramite tre porte; di solito è aperta la prima a sinistra. La chiesa, adibita a sede espositiva, è visitabile solo quando ospita mostre.
Servizi: fermate bus di linea in via Milano: dopo l’incrocio con via XX Settembre e all’altezza dei portici finali. Vari parcheggi a pagamento: i più vicini in via XX settembre e dietro S. Francesco (Autosilo di via Auguadri).
Svago e Ristorazione: all’inizio del percorso, a destra, subito dopo l’incrocio con via Rezia, un’edicola. Lungo il percorso bar, punti di ristoro, vari negozi, un albergo.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Preceduta da un portico retto da colonne tuscaniche (sec. XVI), si presenta secondo il restauro dell’arch. Enzo Rho (inizi anni ’70). Sconsacrata con la soppressione napoleonica (1810) che la trasformò in scuderia e fienile riducendo a destinazione militare il convento dei Francescani Conventuali, distrutto dopo il 1966 per far posto al Palazzo di Giustizia, è orientata con abside a sud, probabilmente fin dalla trasformazione di più antichi edifici (riconoscibili dalle tracce anche romaniche in facciata) in chiesa gotica. L’unica navata aveva un’abside a base rettangolare riscontrabile nel tracciato del pavimento di restauro, che segnala anche l’aggiunta posteriore delle cappelle laterali (secc. XIV-XV). Il ritmo delle cappelle scandisce il fianco sulla moderna via Mentana, là dove iniziava la grande vigna dei frati. Scomparsi i ricchi arredi interni, rimangono tracce di affreschi: nelle prime due cappelle all’ingresso, di cui era titolare la Compagnia dell’Immacolata Concezione, che aveva pure uno stendardo dipinto dal Morazzone, si conservano meglio, a destra entrando, le scene della Resurrezione e della Discesa al Limbo.
Si conserva nel Castello Sforzesco l’imponente tomba gotica (sec. XIV) dei Rusca, la più potente famiglia di Como. Tracce di arcate gotiche in cotto (del convento) si leggono dal locale retrostante la rinnovata abside (1730 circa) a base poligonale, che conserva, restaurati da Torildo Conconi (primi anni ’70), ampi lacerti di affreschi settecenteschi (Ultima Cena e scene di Vita di Santi francescani). Sono attribuiti a Carlo Innocenzo Carloni (sec. XVIII), insieme con l’Assunzione della Vergine nella tazza sopra il coro.
Verso il Palazzo di Giustìzia erano disposte la sacrestia e il campanile, del quale si è conservato solo un moncone. Anticamente, nell’area antistante S. Francesco, erano situate la chiesa di S. Biagio e il cimitero di S. Michele. La tradizione storiografica (B. Giovio) indica nel 1230 l’arrivo dei Francescani a Como.
Nel 1252 il convento è con certezza documentato da legati; nel 1260 S. Bonaventura, nel Capitolo generale di Narbona, promuoveva Como a custodia nella provincia francescana milanese; nel 1279 papa Nicolò III confermò la donazione di terreno e costruzioni da parte di alcune donne del Gerbetto.
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S.Cecilia è situata in via Cesare Cantù, all’interno delle antiche mura, a circa 200 m da S. Francesco e a poche decine di metri dalla medioevale Porta Torre. Il percorso a piedi la raggiunge rifacendo a ritroso per circa 100 m il cammino da S. Francesco (uscendo, a sinistra) fino a raggiungere (alla propria destra) l’imbocco di un sottopassaggio che permette di attraversare il trafficatissimo Viale Cattaneo. Scendere nel sottopassaggio e risalire per raggiungere Porta Torre. Da qui entrare in via Cesare Cantù, dove, circa 50 m dopo, sotto un antico porticato sorretto da colonne romane in marmo cipollino, si incontra la chiesa di S. Cecilia.
Pavimentazione: asfalto, lastricato urbano
Barriere architettoniche: la principale barriera è il sottopassaggio di viale Cattaneo. Lo si discende con due rampe da 13 e 8 scalini, e per uscirne con altre due rampe da 5 e 16 scalini. Si può attraversare Porta Torre passando alla sua destra, a sinistra o all’interno di essa, facendo attenzione alle piante che ostacolano l’ingresso dei mezzi a motore.
Accesso: si accede a S. Cecilia da un grande portale che si affaccia sul portico antistante la chiesa, separato dal livello strada da alcuni gradini.
Servizi: a circa 20 m dalla chiesa, in fondo a via Cantù (direzione nord) una farmacia.
Svago e Ristorazione: negozi e vari punti di ristorazione.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Quasi occultata dal portico del liceo classico “Alessandro Volta”, la chiesa di S. Cecilia si individua all’ esterno nella porzione centrale della facciata neoclassica dell’edificio scolastico, frutto dell’adattamento sapiente dell’architetto Simone Cantoni che dal 1803 iniziò la trasformazione del monastero delle Agostiniane, conservandone al centro la chiesa per il servizio di cappella della scuola. Se la chiesa ha perduto così l’aula posteriore, la cosiddetta “chiesa interna”, che ne faceva la prima “chiesa doppia” della città, in omaggio alle normative post-tridentine per i monasteri femminili, liberando spazio nell’ex-chiostro, dell’impostazione originaria si conservano le prove nella parete dietro l’altare: le grate che lo fiancheggiano e la spoglia tripartizione superiore della finestra tamponata.
La stessa tripartizione era nella finestra termale della facciata cinquecentesca, tagliata per realizzare la cantoria sopra il portico e riproposta in posizione più avanzata. La chiesa del sec. XIII stava più a meridione e fu sostituita dall’attuale, costruita da Bernardo Folla di Osteno dal 1573 come fondale prospettico, in asse con la Contrada dei Ratti (oggi via Parini) da dove giungevano le processioni. Coperta da volta a botte unghiata, riceveva originariamente luce anche dagli oculi poi tamponati da tele dipinte. La fastosa decorazione barocca è il risultato di almeno due campagne d’interventi dello stuccatore di fama internazionale Giambattista Barberini di Laino Intelvi (1688), che ha animato la struttura, in sé assai semplice, dell’unica navata appena mossa dalle tre archeggiatine laterali a tutto campo. Nel 1607 l’unica opera di rilievo della chiesa doveva essere uno dei capolavori del Seicento italiano, la pala con i Santi Cecilia, Valeriano e Tiburzio, di uno dei maggiori interpreti del primo caravaggismo, Orazio Gentileschi, che la dipinse a Roma.
Nel 1801 la pala fu scelta per la sua esemplare qualità e trasferita alla Pinacoteca di Brera, rimpiazzata dalla più modesta tela con l’Addolorata, già pala della distrutta chiesetta della Vergine dei Sette Dolori, che sorgeva dentro il rivellino fuori Porta Torre. Dì grande pregio i successivi dipinti seicenteschi di Filippo Abbiati. Opera di Andrea Lanzani l’affresco della volta con i Trionfi dì Santa Cecilia e della Croce. Alla Santa Croce era pure dedicata la chiesa per via di una reliquia del suo legno un tempo conservatavi, legno miracoloso, che richiamava in pellegrinaggio annuale di ringraziamento gli abitanti di Viggiù che portavano i loro bambini a Como chiedendo grazie proprio in S. Cecilia.
Bibliografia
A. Rovi, P. Vanoli, Santa Cecilia a Como. Chiesa, monastero, liceo, Nodololibri, Como 2008
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S. Donnino si erge in via Diaz, poco dopo l’incrocio con via Giovio, di fronte all’antico palazzo Volpi ora sede della Pinacoteca Civica. La si raggiunge, provenendo da S. Cecilia, dopo 150 m circa, percorrendo via Cesare Cantù fino all’incrocio con via Giovio, svoltando a sinistra in via Giovio e poi subito a destra in via Diaz.
Pavimentazione: lastricato urbano
Barriere architettoniche: l’unica barriera è data dall’ampia e ripida scalinata di accesso al sagrato della chiesa.
Accesso: alla chiesa si accede da una scalinata con numerosi gradini. Si entra in chiesa dall’unico portale, superando un altro gradino.
Altri monumenti correlati: Palazzo Volpi, ora Pinacoteca Civica.
Svago e Ristorazione: la Pinacoteca Civica, punti di ristoro in via Diaz.
Avvertenza: zona pedonale urbana a traffico limitato
Descrizione
(Alberto Rovi)
Sopraelevata artificialmente rispetto al livello stradale per cause non ancora chiarite da indagini archeologiche, è dedicata al martire soldato – condannato alla decapitazione – le cui spoglie si venerano a Fidenza, città fino al 1927 denominata Borgo San Donnino, all’incrocio strategico tra la Via Emilia e la strada appenninica del passo di Monte Bardone (la Cisa), nel Medioevo utilizzata dai pellegrini romei. Il culto del Santo, da Fidenza irradiatosi nell’Italia centro-settentrionale, è giunto fino a Como attestandone indirettamente il destino di tappa sulla via di pellegrinaggio per Roma. Le linee neoclassiche di facciata (1813) si devono al collaboratore del celebre Cantoni, l’architetto Carlo Polti, che definì il corpo avanzato del nartece con semicolonne ioniche e timpano emergente. La lunetta che da luce all’unica navata reca una vetrata con S. Donnino di Eugenio Rossi, autore di analoghe opere del dopoguerra nelle due cappelle laterali più antiche, prossime all’altar maggiore, dedicate al Crocifisso (affreschi di Gian Domenico Caresana, 1619-1620) e alla Vergine (del Fiammenghino, primo ‘600. gli affreschi della volta e il quadro laterale dell’Assunta, già pala d’altare, contrapposto alla Natività di Maria di Ludovico Pogliaghi, 1888).
La statua lignea policroma del santo titolare (Ezechiele Trombetta, fine ‘800) è collocata in nicchia nella rettilinea parete absidale ampliata da un efficace trompe – l’oeil di Giuseppe Coduri Vignoli (primo ‘800) sviluppato attorno ai settecenteschi Mosè ed Elia di Francesco Silva. Recentemente è stata recuperata la pala d’altare barocca. Lesene in stucco lucido d’intonazione calda scandiscono solennemente il vano della navata, sovrastata da una luminosa volta a botte con stucchi in stile di Angelo Menolli (1937), e aperta da altre due cappelle, subito superato il nartece: la più recente dedicata a S. Antonio da Padova, con statua lignea recente e affreschi del Chiesa (1836-1837), la più ricca, a sinistra, di patronato dei Volpi che abitavano il palazzo di fronte, oggi Pinacoteca: affreschi in volta di Antonio Crespi detto il Bustino (1675) entro stucchi di G. B. Barberini (1662), altare di Francesco Rusca da Campione (1630), raffinate incrostazioni di marmi alle pareti ( 1647-1658). pala d’ignoto con San Domenico e San Filippo Neri adoranti Gesù Bambino affidato dalla Vergine a S. Antonio da Padova.
Due sculture significative sono il piccolo gruppo antico della Pietà nell’andito sinistro tra il nartece e la navata e il Crocifisso, dono proveniente da Saragozza, nella cappella a lui dedicata, collegata per tradizione alla vicenda del riscatto di un crocifisso presso i Turchi, narrata da un dipinto della sacrestia, dove si conserva pure un quadro di Gian Domenico Caresana, San Francesco in adorazione del Crocifisso (1610) adattato all’armadio.
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S. Eusebio si affaccia su via Volta, a breve distanza dal percorso della processione della Settimana Santa. Provenendo dalla Cattedrale, attraversare Piazza del Duomo in direzione nord (verso il lago) quindi entrare sotto i portici sul lato sinistro di via Caio Plinio Secondo. Se volete seguire il percorso della processione, giunti al termine dei portici raggiungere la piazza attraversando sul lato destro (strisce pedonali) e, tenendosi sempre sul lato destro della piazza, raggiungere il Lungo Lario Trento (attraversamento regolato da un semaforo). Proseguire sul Lungo Lario per circa 50 m e riattraversarlo rientrando in piazza (lato ovest) al successivo semaforo. Sul lato sud-ovest della Piazza entrare in via Domenico Fontana, che vi condurrà, dopo circa 100 m, in Piazza Volta. Proseguire lungo il lato sinistro di Piazza Volta ed entrare in via Garibaldi. Quindi, dopo circa 100 m a sinistra imboccare la via Volta: risalendola per circa 100 m troverete la chiesa di S. Eusebio. Se invece volete raggiungere subito S. Eusebio, alla fine dei portici tenere la sinistra fiancheggiando il lato sud di Piazza Cavour, attraversare via Boldoni e imboccare via Domenico Fontana, proseguendo come sopra.
Pavimentazione: lastricato urbano, asfalto
Barriere architettoniche: tavolini dei bar, pali della luce e alcuni scalini e aiuole possono costituire ostacoli. Nei tratti non sottoposti a limitazione di traffico, attenzione alle auto e moto parcheggiate.
Accesso: alla chiesa di S. Eusebio si accede attraverso un pronao raggiungibile mediante pochi gradini. Un solo portale di ingresso.
Servizi: fermate e capolinea di mezzi pubblici in via Caio Plinio Secondo e in piazza Cavour. Su Lungo Lario Trento imbarcadero dei battelli di linea (orari e servizi battelli di linea).
Parcheggi a pagamento in Piazza Roma, a 100 m da Piazza Cavour. Parcheggio taxi in via Boldoni. Punto di Informazione e Accoglienza Turistica in Piazza Cavour.
Svago e Ristorazione: in Piazza Cavour, via Garibaldi, Piazza Volta e via Boldoni numerosi alberghi, bar e ristoranti e negozi di prestigio. Edicola alla fine dei portici di via Caio Plinio Secondo e in Piazza Volta.
Avvertenze: Piazza Cavour è molto ampia (circa 80 X 80 m). Il lato sud è segnato da un percorso di trafico molto intenso, soprattutto di bus di linea. La piazza infatti è capolinea di molti mezzi pubblici. Lo stesso per il lato nord, dove il traffico è ancora più intenso. All’interno di questo “quadrato”, protetta da aiuole, si trova invece un’ampia area esclusivamente pedonale, talvolta utilizzata per eventi culturali, musicali, ecc. Sul lato sinistro di via Fontana sono presenti dei porticati e vari negozi.
Piazza Volta ha una forma trapezoidale, è chiusa al traffico, come i primi 100 m di via Garibaldi. All’altezza della via Volta invece inizia la zona di libera circolazione dei veicoli.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Ricostruzione seicentesca della chiesa romanica con pronao dell’architetto ticinese Biagio Magistretti (1830) ispirato a due precedenti neoclassici cittadini: il portico di S. Cecilia del Cantoni. e il S. Donnino del Polti. Sulla navata unica la volta a botte reca riquadri policromi con gli Evangelisti e i Santi Pietro e Paolo di Mario Albertella (dopo il 1930) fra monocromi neoclassici.
Il trompe-l’oeil barocco dipinto nell’abside rettilinea, dove si finge un’esedra traforata da un deambulatorio, fa emergere la pala d’altare di Carlo Innocenzo Carloni (sec. XVIII) raffigurante Sant’ Eusebio in venerazione della Madonna del Buon Consiglio. Alla venerazione per la Madonna del Buon Consiglio, attestata da ex voto in argento, è allestita la seconda cappella a destra entrando, con la tela, copia di un più antico dipinto, donata nel 1748 da un canonico di S. Marco in Roma al parroco di S. Eusebio, incorniciata in bronzo da Pietro Tavani (1937), cui spetta anche la Via Crucis: gli affreschi della volta (sec. XVII: Visitazione, Assunzione, Sposalizio della Vergine) richiamano modelli di Isidoro Bianchi.
Contrapposta è la Cappella del Crocifisso: scultura lignea con capelli in crine, forse residuo di un altare lìgneo dei Vittani (1620-1624), già patronato Gallio. Stucchi racchiudono affreschi (1630): sulle pareti Gesù nell’orto, Flagellazione; sulla volta: Mosè e il serpente di bronzo, Gloria della Croce e dei simboli della Passione, Sacrificio di Isacco. Dedicata a San Carlo che comunica Luigi Gonzaga (pala del sec. XVIII) è la prima cappella a destra, affrescata da Eliseo Fumagalli ( 1934) con piglio liberty, sui temi della peste, in stile neobarocchetto. La cappella di fronte, sotto una volta con dipinti del ‘600, ha una pala col Transito di San Giuseppe, del sec. XVIII, come i dipinti laterali con la Pentecoste e il quadro di San Camillo de’ Lellis (di G. Pietro Romegialli), da S. Giovanni in Atrio. Del ‘600 è il confessionale scolpito con cariatidi ioniche e festoni presso il fonte battesimale che ha elegante copertura lignea scolpita (Cristo, Angeli, i Santi Pietro e Paolo, 1939).
Informazioni
Collocazione: Il percorso della processione prosegue su via Garibaldi fino all’incrocio con viale Varese e imbocca il viale svoltando a sinistra in direzione sud. La chiesa di S Maria di Loreto, addossata al lato est dello storico Collegio Gallio, si affaccia su Piazza Cacciatori delle Alpi, a destra del punto in cui viale Varese incrocia via Tolomeo Gallio. Un tempo la chiesa vegliava non su via Garibaldi, opera moderna, ma sull’antica porta ovest, detta Porta Sala, uno dei quattro luoghi d’accesso alla città di Como.
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: sul lato destro di via Garibaldi, prima dell’incrocio con via Volta (a sinistra) il marciapiede si restringe per fare posto ad una moderna fontana; qui termina la zona pedonale a traffico limitato ed inizia la zona di libera circolazione. È preferibile passare sul lato opposto di via Garibaldi, proseguendo sul marciapiede sinistro.
Accesso: all’incrocio fra via Garibaldi e viale Varese attraversare subito viale Varese passandone al lato destro; attraversare Piazza Cacciatori delle Alpi: la chiesa si apre sul piazzale con un unico portale, ma. essendo di pertinenza del Collegio Gallio, non è normalmente aperta al pubblico.
Altri monumenti correlati: La chiesa è parte integrante del Collegio Gallio, fondato nel 1583 dal cardinale Tolomeo Gallio con i beni del soppresso Ordine degli Umiliati che in quel luogo avevano fondato e portato a prosperità il convento e la chiesa di S. Maria di Rondineto.
Servizi: poco lontano (viale Varese) parcheggi a pagamento e parcheggi per disabili. A metà di via Garibaldi una Farmacia.
Svago e Ristorazione: lungo il percorso negozi, bar, caffetterie. In Piazzale Cacciatori delle Alpi un’edicola.
Descrizione
(Alberto Rovi)
La facciata in cemento dell’ing. Italo Zanolini con volute di raccordo alla cinta muraria (1899). chiude un’aula unica d’impianto barocchetto mosso e dilatato (1749-1755). La tazza è dipinta da Torildo Conconi negli anni ’50 con il Trasporto della Santa Casa a Loreto.
Il sarcofago a destra dell’ingresso realizzato dopo la ricognizione delle supposte reliquie del fondatore dell’ordine Umiliato da parte del vescovo Lazzaro Carafino (1635), reca il coperchio di un sarcofago gotico di un frate umiliato, tradizionalmente ma erroneamente identificato con il beato Giovanni Oldrado da Meda, leggendario fondatore degli Umiliati, raffigurato nella importante pala dell’altare laterale a destra, Il beato Oldrado scrive la regola degli Umiliati sotto la guida di un angelo, opera di G. A. Petrini. Lo fronteggia la pala di Cesare Ligari con San Girolamo Miani liberato in carcere dalla Vergine ( 1753). A fronte di queste robuste opere si presenta quasi frivola la decorazione neobarocchetta dell’interno.
Contatti
Collegio Gallio via Tolomeo Gallio 1, Como; tel. 031.269302
*struttura scomparsa del tutto o in parte
Descrizione
(Alberto Rovi)
Considerata la chiesa madre dell’ordine degli Umiliati, ne rimane visibile un bel portale strombato romanico-gotico in pietre bianche, grigie e rosse, parzialmente rifatto, nel locale degli ex – alunni del Collegio Gallio, ma rimangono pure l’impianto trasformato in aule scolastiche, il vano scale corrispondente alla retrostante sagrestia, il volume dell’antico campanile, un grande arco a sesto acuto in pietra moltrasina parzialmente conservato. Resti archeologici dell’edificio sono in un piccolo antiquarium oltre ai leoni stilofori (sec. XIV) nel portichetto nel giardino, e al sarcofago gotico in S. Maria di Loreto. La chiesa rimase in funzione fino alla inondazione del Cosia del 1607 che la ridusse in rovina, inducendo i Padri Somaschi a destinarla ad uso profano. La nuova chiesa, dedicata, come si è visto, a S. Maria di Loreto, fu iniziata pochi decenni dopo ma, come si è detto, portata a compimento un secolo dopo. Per accedere a quanto resta dell’antica chiesa, rivolgersi al Collegio Gallio (in foto)
Contatti
Collegio Gallio via Tolomeo Gallio 1, Como; tel. 031.269302
* struttura scomparsa del tutto o in parte
Informazioni
Collocazione: la chiesa e l’annesso antico Hospitale di S. Gerolamo, ormai scomparsi, sorgevano sul lato destro dell’attuale viale Varese, tra via Borsieri e l’attuale complesso della Basilica della SS. Annunciata, un tempo convento dei Celestini. La funzione di Hospitale conferma l’importanza viaria della zona.
Nella foto, che ritrae Viale Varese angolo via Borsieri, il grande condominio a sinistra corrisponde all’incirca al luogo dell’antico Hospitale. A destra, invece, si intravedono le mura della città.
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La chiesa dedicata a S. Gerolamo era situata fuori delle mura occidentali della città, fra il convento dei padri Celestini e quello dedicato a S. Margherita. La chiesa fu edificata nel 1349 dal vescovo Bonifacio da Modena, con annesso un “luogo hospitale” per il soccorso dei poveri e un ospizio per pellegrini, specie per quelli provenienti d’oltralpe, diretti o reduci dai Luoghi Santi della Palestina o di Roma. Una scritta posta sulla facciata della chiesa ricordava ai pellegrini che qui avrebbero trovato ricovero e sollievo.
Prima di morire, il vescovo Bonifacio donò chiesa e ospedale alle religiose dell’Ordine dei Servi di Maria Vergine: il complesso assistenziale continuò a funzionare fino a quando nel Settecento i provvedimenti dì Giuseppe II imperatore d’Austria, ne determinarono la chiusura. Il luogo divenne poi dipendenza militare e qui l’esercito austriaco del Regno Lombardo-Veneto installò il forno e il magazzino generale di tutte le caserme cittadine. Divenne quindi un deposito di legna e carbone di una ditta privata. Negli anni Sessanta di questo secolo i pochi resti rimasti del complesso religioso vennero rasi al suolo e sul sito, all’angolo fra viale Varese e via Borsieri, sorse un moderno condominio.
Ordine dei Serviti, dediti all’assistenza e all’accoglienza.