Informazioni
Collocazione: La chiesa di S. Abbondio si trova all’incrocio tra via Sant’Abbondio e via Regina Teodolinda
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: marciapiede stretto; sagrato sufficientemente ampio
Accesso: alla chiesa si accede dalla facciata tramite un ampio portale con ante, scendendo due gradini
Servizi: parcheggi gratuiti lungo la via Regina Teodolinda; parcheggio a pagamento di fronte al cimitero, a circa 300 m in via Regina Teodolinda in direzione S. Rocco
Svago e Ristorazione; qualche bar in via Sant’Abbondio
Descrizione
(Alberto Rovi)
Significativamente collocata sul percorso diretto a Roma, la paleocristiana Basilica cimiteriale dei SS. Apostoli, sepolcro di numerosi vescovi tra i quali Abbondio, patrono della città e della diocesi, risorse in suo onore nel sec. XI come basilica romanica a cinque navate di un monastero benedettino, nello spirito della riforma ecclesiastica sostenuta dagli imperatori tedeschi e ispirata all’architettura germanica. La veste romanica fu recuperata, con
qualche forzatura, nel restauro compiuto da Serafino Balestra (dal 1863), lo scopritore della sottostante basilica, che eliminò le aggiunte del ‘5 e ‘600 (volte e stucchi interni, affreschi esterni del ‘400), e ricostruì il campanile settentrionale. Fu asportato il prestigioso complesso altomedioevale delle transenne scolpite e del pulpito romanico (Musei Civici, Cappella Lucini Passalacqua di Moltrasio). La pala d’altare del primo ‘600 di G. B. Recchi (Sant’Abbondio resuscita il figlio del magistrato) è in controfacciata. Nell’abside splende il ciclo d’affreschi (1320 ca.) del cosiddetto Maestro di S. Abbondio dedicato al tema dell’Infanzia e Passione di Gesù. Nello zoccolo furono aggiunti monocromi a sinopia e oro con monogrammi bernardiniani, forse opera dei De Seregno.
Informazioni
Collocazione: La chiesa di S. Rocco si trova all’angolo tra via Regina Teodolinda e via Teresa Rimoldi
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: non c’è marciapiede; la strada non ha molto traffico
Accesso: alla chiesa si accede da via Regina Teodolinda, salendo due gradini
Servizi: vedi S. Abbondio
Svago e Ristorazione: edicola dall’altra parte di via Rimoldi. Varie possibilità di ristorazione lungo la via Milano
Descrizione
(Alberto Rovi)
Un tempo traguardo visivo di chi giungeva da Milano e passaggio obbligato per chi arrivava dalla Strada Regina, la chiesa di S. Rocco è parrocchiale dal 1920, ma sorse come oratorio di una confraternita in origine dedita, fra l’altro, all’assistenza ai pellegrini. La dedicazione al santo pellegrino Rocco è rivelatrice di questa funzione legata anche all’ubicazione della chiesa fra la campagna ed il borgo. Pregevole la pala d’altare (1630) ricollegabile alla celebre tela di Tintoretto con l’Apparizione di S. Marco, ora a Brera. Magnificamente incorniciata da un’ancona linea dorata del ‘600 presenta il santo in vesti da pellegrino nell’atto di camminare sostenuto dal lungo bordone, con la conchiglia compostellana appuntata sul mantello sopra due spadine incrociate riferibili ai Ss. Pietro e Paolo ed al pellegrinaggio Romeo. Importante l’ambientazione in un ospedale che risponde esattamente all’impianto dell’antico Ospedale Maggiore di Como. Questo quadro, insieme ad altri dipinti dei Recchi, prova, a giudizio di chi scrive, la loro conoscenza del ciclo dei dipinti nella Scuola Grande di S. Marco a Venezia. Agli Episodi della vita del Santo sono dedicate anche le sei lunette seicentesche sopra la navata, in parte ascrivibili all’ambito dei Recchi. Degni di nota sono gli stalli intagliati (1673) separati da telamoni in forma di esponenti di mestieri diversi (non manca il pellegrino) ed il quadro con i Ss. Fermo e Offendente cui gli angeli porgono le palme del martirio (sec. XVII). È del 1927-1931 l’ampliamento della chiesa oltre la navata, con il transetto e la cupola ottagona (ing. Catelli, arch. Codebò). Il dipinto di San Cristoforo, protettore dei viandanti, di Eliseo Fumagalli, acquistato nel 1936, sembra confermare il ruolo religioso-urbanistico della chiesa su una strada di grande passaggio. Dello stesso pittore sono le decorazioni estese a tutta la chiesa e l’affresco con San Carpoforo e i compagni protomartiri comaschi sullo sfondo del Baradello (1945) nel transetto.
Informazioni
Collocazione: via Teresa Rimoldi, tra S. Rocco ed il ponte della ferrovia, sulla destra
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: non c’è marciapiede; la strada non ha molto traffico
Accesso: la chiesa, adibita a magazzino, non è accessibile, ed attende restauri da lungo tempo
Servizi: vedi S. Rocco.
Svago e Ristorazione: nessuno
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
All’inizio della via Rimoldi, poco dopo la chiesa di S. Rocco, dove l’antica via Como-Milano inizia un tratto in salita, sopra alcune rovine romane sarebbe sorto un primitivo tempio dedicato a S. Lazzaro, che sarebbe stato consacrato da San Felice, primo vescovo di Como. Ma la notizia, non documentata, appare dubbia. È certo invece che in quel luogo già nel 1192 fosse presente l’Ospedale di S. Lazzaro, detto “de mal sani” perché riservato ai lebbrosi che provenivano dalla val Padana ed erano diretti verso il Nord. All’ospedale era annessa una chiesa, restaurata nel 1310 da fra’ Pietro da Medasco.
Alla fine del Cinquecento il vescovo di Como Feliciano Ninguarda, negli atti della visita pastorale da lui condotta, attesta che la chiesa aveva una sola navata ed era affiancata da un campanile a pianta quadrata. Di questa chiesa, profanata nel 1799 e da allora adibita a usi civili, oggi rimangono tracce della facciata, con relitti di un arco ogivale d’ingresso ed una finestra a strisce alterne in marmo bianco e nero.
L’intonaco della facciata venne totalmente staccato nel 1845 per ragioni di natura scaramantica. Lo stabile, che nel frattempo era stato adibito a magazzino al piano terreno e ad abitazione civile al primo piano, portava infatti sulla facciata l’affresco, forse quattrocentesco, di una “danza macabra“, figurazione allegorica dell’uguaglianza degli uomini dinanzi alla morte.
L’affresco venne in un primo tempo cancellato con una mano di calce, ma al primo temporale riemerse, per cui ne fu decretata la distruzione. Se ne conserva un’incisione su lastra litografica, realizzata nel 1828 e custodita presso i Civici Musei.
Informazioni
Collocazione: via San Carpoforo, sulla destra dell’istituto San Carpoforo
Pavimentazione: strada asfaltata, poi acciottolata
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: sulla destra dell’ingresso all’istituto San Carpoforo, si prende una stradina acciottolata che conduce all’ingresso, posto sul fianco della chiesa. Orari di apertura: domenica dalle ore 10 alle 18 (da aprile a ottobre) e dalle 10 alle 14 (da novembre a marzo).
Servizi: in tutta la zona il parcheggio è vietato (riservato all’ASL – ospedale S.Anna). Si può parcheggiare a valle in via Castel Baradello
Svago e Ristorazione: nessuno
Descrizione
(Alberto Rovi)
Celebrata come chiesa romanica a tre navate e cristiana (sepoltura del primo vescovo, Felice), sorge su luogo di transito anticamente sacro a Mercurio, ed è accessibile solo da porte laterali. Nel 1040, per volontà del vescovo Litigerio, le sorse accanto un monastero benedettino maschile. Restauri antichi e moderni ne hanno complicato la lettura soprattutto nell’organizzazione spaziale interna, che risulta tuttavia affascinante per l’altissimo pontile su cui è disposto il presbiterio a copertura della cripta, abbellita dalle sculture dei capitelli.
Resta di problematica interpretazione l’inconsueta posizione del distrutto transetto (G. A. Piotti fine XVI sec., che intervenne anche sul chiostro), insieme ad altre tracce di precedenti presso il campanile, impostato sull’abside minore destra.
La semplice orditura di pietre moltrasine nel campanile (X1 sec.) si differenzia dall’abside internamente (dopo i restauri) ed esternamente a fasce bicrome chiare e scure che la datano al XII-XIII secolo.
* struttura scomparsa del tutto o in parte
Informazioni
Collocazione: via Castel Baradello
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: non c’è marciapiede – strada periferica con scarsissimo traffico
Accesso: i pochi resti della chiesa sono inglobati nella facciata di una cascina, ex ristorante, chiuso da tempo. La cascina è recintata
Servizi: nessuno
Svago e Ristorazione: nessuno
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La chiesetta dedicata a S. Martino sorgeva in una località attualmente detta “Genócc”, situata a mezza costa della collina su cui sorge il castello Baradello. Venne detta “in silvis“, perché ubicata presso un bosco e anche per distinguerla dall’antica chiesa di S. Martino posta nella convalle nei pressi del torrente Cosia. Aveva annesso un piccolo convento ed era probabilmente di forme romaniche. La chiesa risulta già edificata nel 1197, come attesta una pergamena di quell’anno, nella quale si parla della donazione all’Ospedale S. Lazzaro di uno “zerbo” posto davanti, appunto, alla chiesa di S. Martino in Silvis. È accertato che i frati domenicani vi soggiornarono nel 1233, al loro giungere a Como, sino a quando, l’anno seguente, si trasferirono nella ben più ampia sede di S. Giovanni Pedemonte. Una credenza popolare vuole che il corpo dello sventurato Napo Torriani, dopo la morte avvenuta il 12 agosto 1278 dopo 19 mesi di prigionia nel Castello Baradello, sia stato trascinato per i piedi nei pressi di S. Martino in Silvis e qui sepolto. Non sono note le vicende del complesso di S. Martino dopo che venne abbandonato dai Domenicani. Le notizie riprendono nel 1511 quando i frati Gerolomini di S. Carpoforo entrarono in possesso della chiesa, trasformandola in abitazione. Divenuta poi crotto, e successivamente ampliato, svolgeva funzioni di ristorante, sino alla chiusura. Dell’antico edificio religioso, rimane il portale, formato da massicci stipiti di granito e sormontato da una lunetta a tutto sesto databile al sec. XII. La tradizione vuole che nei pressi della chiesa, in località Selvetta, abbiano sofferto il martirio ai tempi di Massimiano Erculeo, i santi Carpoforo, Esanzio, Cassio, Severino, Secondo e Licinio. Vi era anche Fedele che sfuggi al martirio per subirlo più tardi in alto lago sul’attuale lago di Mezzola. Una grande croce in metallo ricorda questi primi martiri della Chiesa di Como.
Informazioni
Collocazione: via Castel Baradello
Pavimentazione: strada sterrata di accesso seguita da gradinata
Barriere architettoniche: scala con parapetto
Accesso: dalla costruzione che ospita il Club Amici del Baradello, si sale una scala di 66 gradini e si entra nelle fortificazioni del Baradello. Attualmente il castello è visitabile d’estate con visite guidate, e tutta l’area è in corso di ristrutturazione per assicurare una migliore fruibilità del monumento.
Servizi: vedi sopra
Svago e Ristorazione: Baita Club Amici del Baradello (tel. 031 592805)
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
L’antica rocca del Baradello si erge maestosa in cima alla dorsale collinare della Spina Verde. Non è ancora chiara la sua origine: esiste certamente dal sec. XI e, se non fu costruita dall’imperatore Federico Barbarossa, questi vi soggiornò dopo la battaglia di Legnano (1176) combattuta fra l’esercito imperiale e le forze alleate dei liberi comuni della Lombardia. Data l’interessante posizione strategica, è attendibile l’ipotesi che in precedenza vi sorgessero delle strutture di avvistamento e di difesa, romane e altomedioevali. Dell’antico castello, distrutto nel 1527 dal governatore spagnolo de Leyva, sono rimasti la torre e qualche rudere. Il complesso superstite, divenuto proprietà dei Padri Gerolomini di S. Carpoforo, venne da essi utilizzato a supporto dell’attività agricola di quel monastero. Nel 1773, espropriato con decreto dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa, il castello, e con esso tutto il colle, venne acquistato dalla famiglia Venino di Milano, che ne rimase proprietaria fino al 1873.
In quella data passò a Gabriele Castellini. Nel 1927 il castello e il suo colle, per disposizione testamentaria di Teresa Rimoldi, nipote ed erede di Castellini, divennero proprietà comunale. Nel 1902 e nel 1927 vennero attuati i primi restauri, a cui seguirono, nel 1930, la costruzione di una comoda strada d’accesso e l’impianto del Parco delle Rimembranze, alle falde del Castello. Dopo il grave degrado subito negli anni della seconda guerra mondiale, il Castello e il colle vennero dati dal Comune in gestione all’associazione Club Baradell, attualmente Amici del Baradello, che da allora si occupa della tutela e della manutenzione di tutto il complesso e dell’ambiente circostante. La tradizione considera il Baradello simbolo del popolo comasco, in quanto è ricordo di riacquistata libertà: nel 1277 vi venne imprigionato Napo Torriani, dopo la vittoria sui milanesi; nel 1848, in pieno Risorgimento, sulla sua cima sventolò il tricolore.
Informazioni
Collocazione: la Croce di Sant’Eutichio si trova sulla vetta del Monte Croce che da essa appunto trae nome, in un ampio spiazzo panoramico, a circa 10 min a piedi dalla baita Monte Croce.
Pavimentazione: sentiero in terra battuta; spazio pianeggiante in terra battuta intorno alla Croce.
Barriere architettoniche: qualche difficoltà sul sentiero. La Baita Monte Croce è peraltro raggiungibile in auto dalla località Prestino, e quindi facilmente accessibile anche a persone di ridotta capacità motoria.
Accesso: su sentiero, piuttosto sconnesso, in salita dalla Baita Monte Croce o dal sentiero numero 1 del Parco Spina Verde.
Altri monumenti correlati: nessuno.
Servizi: nessun servizio pubblico in zona.
Svago e Ristorazione: il più vicino punto di ristoro è la Baita Monte Croce, aperta tutto l’anno. Altro punto di ristoro, poco distante, la baita Elisa, anch’essa raggiungibile in auto. Contatti: Baita Elisa. 031 526727 / 340 3622617 Baita Monte Croce: tel. 031 520516
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La croce posta sul Monte di S. Eutichio, attualmente detto Monte Croce, è un punto nodale nella tradizione dei pellegrinaggi di Como e della sua convalle e delle antiche pievi ad essa collegate. Ad essa fino a pochi decenni la hanno fatto capo le processioni rogazionali. antichissime manifestazioni devozionali e penitenziali con cui nei tre giorni precedenti l’Ascensione, le varie comunità religiose invocavano un buon raccolto. Secondo la tradizione, la croce starebbe ad indicare il luogo in cui Eutichio, santo vescovo di Como (sec. VI), si ritirava a pregare e a far penitenza, per scongiurare dalla città di Como guerra e carestia. Erano i tempi di guerra greco-gotica, che andava seminando morte, peste, fame e distruzione in mezza Italia, e una rovina analoga incombeva anche sul territorio comasco.
La collocazione di una croce in legno a ricordo del santo vescovo è certamente molto antica. La manutenzione del manufatto e del sacro sito fu per molto tempo affidata alla confraternita del SS. Sacramento con sede nella chiesa di S. Giorgio in Borgo Vico dove sono sepolti i resti dello stesso Eutichio. I fedeli di S. Giorgio, dal canto loro, avevano la tradizione di recarsi in processione alla Croce nell’ultima domenica di Aprile. Nel 1934, dopo l’Anno Santo del 1933, diciannovesimo centenario della Redenzione, l’antica croce di legno, per intervento degli Uomini di Azione Cattolica, venne sostituita da una croce di ferro, tuttora esistente, posta su un basamento di cemento al cui interno c’è un altare. Venne dipinta con vernice fosforescente, perché fosse visibile anche nelle ore notturne, e sul retro del basamento venne collocata una lapide, ancora leggibile, a ricordo dell’evento. Così restaurata, consolidò ulteriormente il proprio ruolo di punto di riferimento devozionale per tutta la convalle.
Informazioni
Collocazione: il Parco della Spina Verde (www.spinaverde.it) occupa tutta l’area collinare ad ovest ed a sud della città di Como. Esistono vari punti di accesso dalla città, tutti indicati da cartelli con sfondo marrone, che segnalano i punti di partenza dei sentieri.
Il sentiero per Pianvalle si imbocca dalla località Prestino: dalla via G.D’Annunzio, seguire le frecce che indicano il sentiero numero 11 o, in alternativa, la via delle baite. Parcheggi in via Isonzo.
Pavimentazione: asfalto, acciottolato e sentiero carrabile.
Barriere architettoniche: il sito di Pianvalle è recintato da staccionate di legno, che forniscono un solido appoggio. Il percorso è gradinato.
Accesso: sentieri e gradini.
Servizi: panchine; servizio di ristoro alle baite Pianvalle (tel. 031 505137), Elisa (031 526727 / 340 3622617) e Monte Croce (tel. 031 520516).
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
Il monte su cui è posta la Croce di S. Eutichio fa parte di una dorsale collinare di origine morenica oggi chiamata Spina Verde, e recentemente istituita come parco regionale. La zona deve il proprio nome alla presenza di boschi e alla sua particolare posizione: si insinua infatti come un cuneo fra la convalle in cui sorge la città di Como e i suoi quartieri periferici sudoccidentali di Camerlata, Rebbio, Breccia, Prestino.
La Spina Verde prosegue in direzione ovest estendendosi anche al territorio di alcuni comuni limitrofi.
L’interesse della Spina Verde non è solo di tipo naturalistico ma anche di tipo archeologico. Sulle sue colline, infatti, nella zona compresa fra Breccia e San Fermo sono emerse le tracce archeologiche di una civiltà che si può definire “protourbana”, sviluppatasi intorno al X e al II secolo a. C.
Si tratta di Comum oppidum, ossia della Como preromana, i cui reperti iniziarono a venire studiati scientificamente nel 1877. 1 reperti più recenti sono quelli ritrovati in zona Pian Valle, fra Respaù di Sopra e la Baita Pian Valle.
Dagli anni Sessanta, in una serie di scavi compiuti dalla Società Archeologica Comense sotto la guida del paletnologo Ferrante Rittatore Vonwiller, in questa località sono venute alla luce le tracce di un insediamento preromano specializzato nella lavorazione dei metalli, fiorente nei secoli VI-IV a. C. ma utilizzato fino alla conquista romana (sec. II a. C.). I reperti mobili sono esposti presso il civico Museo Archeologico “P. Giovio” di Como.
In loco restano le strutture fisse (abitazioni “a schiera”, forni, rocce incise) tuttora visibili.
Informazioni
Collocazione: la Croce di S. Eutichio si trova sulla vetta del Monte Croce che da essa appunto trae nome, in un ampio spiazzo panoramico, a circa 10 min a piedi dalla baita Monte Croce.
Pavimentazione: sentiero in terra battuta; spazio pianeggiante in terra battuta intorno alla Croce.
Barriere architettoniche: qualche difficoltà sul sentiero. La Baita Monte Croce è peraltro raggiungibile in auto dalla località Prestino, e quindi facilmente accessibile anche a persone di ridotta capacità motoria.
Accesso: su sentiero, piuttosto sconnesso, in salita dalla Baita Monte Croce o dal sentiero numero 1 del Parco Spina Verde.
Altri monumenti correlati: nessuno.
Servizi: nessun servizio pubblico in zona.
Svago e Ristorazione: il più vicino punto di ristoro è la Baita Monte Croce, aperta tutto l’anno. Altro punto di ristoro, poco distante, la baita Elisa, anch’essa raggiungibile in auto. Contatti: Baita Elisa. 031 526727 / 340 3622617 Baita Monte Croce: tel. 031 520516
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La croce posta sul Monte di S. Eutichio, attualmente detto Monte Croce, è un punto nodale nella tradizione dei pellegrinaggi di Como e della sua convalle e delle antiche pievi ad essa collegate. Ad essa fino a pochi decenni la hanno fatto capo le processioni rogazionali. antichissime manifestazioni devozionali e penitenziali con cui nei tre giorni precedenti l’Ascensione, le varie comunità religiose invocavano un buon raccolto. Secondo la tradizione, la croce starebbe ad indicare il luogo in cui Eutichio, santo vescovo di Como (sec. VI), si ritirava a pregare e a far penitenza, per scongiurare dalla città di Como guerra e carestia. Erano i tempi di guerra greco-gotica, che andava seminando morte, peste, fame e distruzione in mezza Italia, e una rovina analoga incombeva anche sul territorio comasco.
La collocazione di una croce in legno a ricordo del santo vescovo è certamente molto antica. La manutenzione del manufatto e del sacro sito fu per molto tempo affidata alla confraternita del SS. Sacramento con sede nella chiesa di S. Giorgio in Borgo Vico dove sono sepolti i resti dello stesso Eutichio. I fedeli di S. Giorgio, dal canto loro, avevano la tradizione di recarsi in processione alla Croce nell’ultima domenica di Aprile. Nel 1934, dopo l’Anno Santo del 1933, diciannovesimo centenario della Redenzione, l’antica croce di legno, per intervento degli Uomini di Azione Cattolica, venne sostituita da una croce di ferro, tuttora esistente, posta su un basamento di cemento al cui interno c’è un altare. Venne dipinta con vernice fosforescente, perché fosse visibile anche nelle ore notturne, e sul retro del basamento venne collocata una lapide, ancora leggibile, a ricordo dell’evento. Così restaurata, consolidò ulteriormente il proprio ruolo di punto di riferimento devozionale per tutta la convalle.
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S. Abbondio si trova all’incrocio tra via Sant’Abbondio e via Regina Teodolinda
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: marciapiede stretto; sagrato sufficientemente ampio
Accesso: alla chiesa si accede dalla facciata tramite un ampio portale con ante, scendendo due gradini
Servizi: parcheggi gratuiti lungo la via Regina Teodolinda; parcheggio a pagamento di fronte al cimitero, a circa 300 m in via Regina Teodolinda in direzione S. Rocco
Svago e Ristorazione; qualche bar in via Sant’Abbondio
Descrizione
(Alberto Rovi)
Significativamente collocata sul percorso diretto a Roma, la paleocristiana Basilica cimiteriale dei SS. Apostoli, sepolcro di numerosi vescovi tra i quali Abbondio, patrono della città e della diocesi, risorse in suo onore nel sec. XI come basilica romanica a cinque navate di un monastero benedettino, nello spirito della riforma ecclesiastica sostenuta dagli imperatori tedeschi e ispirata all’architettura germanica. La veste romanica fu recuperata, con
qualche forzatura, nel restauro compiuto da Serafino Balestra (dal 1863), lo scopritore della sottostante basilica, che eliminò le aggiunte del ‘5 e ‘600 (volte e stucchi interni, affreschi esterni del ‘400), e ricostruì il campanile settentrionale. Fu asportato il prestigioso complesso altomedioevale delle transenne scolpite e del pulpito romanico (Musei Civici, Cappella Lucini Passalacqua di Moltrasio). La pala d’altare del primo ‘600 di G. B. Recchi (Sant’Abbondio resuscita il figlio del magistrato) è in controfacciata. Nell’abside splende il ciclo d’affreschi (1320 ca.) del cosiddetto Maestro di S. Abbondio dedicato al tema dell’Infanzia e Passione di Gesù. Nello zoccolo furono aggiunti monocromi a sinopia e oro con monogrammi bernardiniani, forse opera dei De Seregno.
Ss. Cosma e Damiano
Informazioni
Collocazione: la chiesa dei SS.Cosma e Damiano si trova in via Regina Teodolinda, al termine del complesso di edifici che precedono S. Abbondio
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: marciapiede stretto e strada trafficata
Accesso: alla chiesa si accede dalla strada. Aperta solo in occasione di mostre ed eventi particolari, come la festa di Sant’Abbondio (31 agosto)
Servizi: vedi S.Abbondio
Svago e Ristorazione: vedi S. Abbondio
Descrizione
(Alberto Rovi)
Sorge sulla Strada Regina poco più a nord di S. Abbondio, la basilica dalla quale dipendeva e alla quale rinviano alcuni caratteri stilistici romanici della superstite abside e delle due mensole interne scolpite. Entro il perimetro di una distrutta basilica paleocristiana a croce latina, la chiesa altomedievale ha restituito sepolture d’età longobarda e iscrizioni funerarie.
Per semplicità d’impianto ad aula unica, abside semicircolare, soffitto ligneo è associabile a diverse chiesette romaniche del territorio comense. È l’unica sopravvissuta delle chiese antiche sorte lungo questo importante asse viario.
Dedicata ai due santi medici siriaci che fecero della loro professione un servizio gratuito per i malati, era sede di culto della corporazione dei medici. Rimane suggestiva, anche se non provata, l’ipotesi che fosse a servizio di un ospizio per i pellegrini. Dal ‘600 la chiesa fu trasformata in abitazione. L’affresco trecentesco dell’abside fu ricoperto attorno al 1515 da uno splendido ciclo, oggi frammentario, di un pittore lombardo aggiornato su Leonardo e sul Raffaello delle Stanze Vaticane.
Informazioni
Collocazione: La Basilica di S. Giorgio si trova in fregio a via Borgovico, preceduta da un proprio sagrato, all’angolo con via Breggia (stradina pedonale di collegamento tra via Borgovico e il lago, zona hangar).
Pavimentazione: asfalto; acciotolato il sagrato.
Barriere architettoniche: doppio gradino in discesa dal livello di via Borgovico, nessun ostacolo in ingresso alla chiesa.
Accesso: dalla via Borgovico, al di sotto del livello stradale della via Borgovico, cui si accede tramite due gradini (vedi sopra). Si accede anche dalla via Breggia.
Altri monumenti correlati: nessuno.
Servizi: numerosi parcheggi a pagamento in zona stadio. Tuttavia In occasione di manifestazioni sportive domenicali il parcheggio in zona stadio è vietato.
Svago e Ristorazione: via Borgovico offre numerose possibilità di ristorazione.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Dedicata al protettore dei Longobardi, la parte più antica della basilica a tre navate è la cripta a tre absidi con nicchie già affrescate (l’importante ciclo romanico strappato si conserva nella Pinacoteca Civica di Como – Palazzo Volpi). Sull’abside centrale, assai inclinata all’esterno e priva del coronamento romanico, s’imposta l’abside della chiesa ricostruita dall’architetto e pittore Giambattista Recchi (dal 1638 con facciata conclusa nel primo ‘700), al quale, col fratello G. Paolo, si deve la pala ad olio su tela ora nella navata destra. G. Paolo dipinse San Giorgio che trafigge il drago nella calotta della cupola (1686). Ai Recchi, parrocchiani e attivi confratelli di S. Eutichio in S. Giorgio, infermieri nell’antico ospedale del Borgo Vico, si devono le decorazioni delle cappelle laterali del Crocifisso e della Vergine. Sant’Eutichio è raffigurato come vescovo sia nella citata pala, sia nel rilievo marmoreo nella navata sinistra, opera del primo ‘500, dove fiancheggia un Cristo in pietà contrapponendosi a San Giorgio.
Questo marmo era la precedente pala dell’altar maggiore.
È sovrastato da un altro rilievo, copia di quello trecentesco murato nella cripta, forse fronte di sarcofago-reliquiario. La basilica custodisce anche, in un prezioso reliquiario del del primo ‘600, la mandibola di San Tommaso Becket, che veniva portata dai confratelli di Sant’ Eutichio ai parrocchiani per combattere il mal di denti.
Un dipinto di G. B. Discepoli da Lugano è nella navata sinistra, dal convento di S. Teresa. Dallo stesso convento proviene Santa Teresa che incontra Cristo portacroce sopra la porta della sacrestia.
Informazioni
Collocazione: la Croce di S. Eutichio si trova sulla vetta del Monte Croce che da essa appunto trae nome, in un ampio spiazzo panoramico, a circa 10 min a piedi dalla baita Monte Croce.
Pavimentazione: sentiero in terra battuta; spazio pianeggiante in terra battuta intorno alla Croce.
Barriere architettoniche: qualche difficoltà sul sentiero. La Baita Monte Croce è peraltro raggiungibile in auto dalla località Prestino, e quindi facilmente accessibile anche a persone di ridotta capacità motoria.
Accesso: su sentiero, piuttosto sconnesso, in salita dalla Baita Monte Croce o dal sentiero numero 1 del Parco Spina Verde.
Altri monumenti correlati: nessuno.
Servizi: nessun servizio pubblico in zona.
Svago e Ristorazione: il più vicino punto di ristoro è la Baita Monte Croce, aperta tutto l’anno. Altro punto di ristoro, poco distante, la baita Elisa, anch’essa raggiungibile in auto. Contatti: Baita Elisa. 031 526727 / 340 3622617 Baita Monte Croce: tel. 031 520516
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La croce posta sul Monte di S. Eutichio, attualmente detto Monte Croce, è un punto nodale nella tradizione dei pellegrinaggi di Como e della sua convalle e delle antiche pievi ad essa collegate. Ad essa fino a pochi decenni la hanno fatto capo le processioni rogazionali. antichissime manifestazioni devozionali e penitenziali con cui nei tre giorni precedenti l’Ascensione, le varie comunità religiose invocavano un buon raccolto. Secondo la tradizione, la croce starebbe ad indicare il luogo in cui Eutichio, santo vescovo di Como (sec. VI), si ritirava a pregare e a far penitenza, per scongiurare dalla città di Como guerra e carestia. Erano i tempi di guerra greco-gotica, che andava seminando morte, peste, fame e distruzione in mezza Italia, e una rovina analoga incombeva anche sul territorio comasco.
La collocazione di una croce in legno a ricordo del santo vescovo è certamente molto antica. La manutenzione del manufatto e del sacro sito fu per molto tempo affidata alla confraternita del SS. Sacramento con sede nella chiesa di S. Giorgio in Borgo Vico dove sono sepolti i resti dello stesso Eutichio. I fedeli di S. Giorgio, dal canto loro, avevano la tradizione di recarsi in processione alla Croce nell’ultima domenica di Aprile. Nel 1934, dopo l’Anno Santo del 1933, diciannovesimo centenario della Redenzione, l’antica croce di legno, per intervento degli Uomini di Azione Cattolica, venne sostituita da una croce di ferro, tuttora esistente, posta su un basamento di cemento al cui interno c’è un altare. Venne dipinta con vernice fosforescente, perché fosse visibile anche nelle ore notturne, e sul retro del basamento venne collocata una lapide, ancora leggibile, a ricordo dell’evento. Così restaurata, consolidò ulteriormente il proprio ruolo di punto di riferimento devozionale per tutta la convalle.
Informazioni
Collocazione: La chiesa di S. Abbondio si trova all’incrocio tra via Sant’Abbondio e via Regina Teodolinda
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: marciapiede stretto; sagrato sufficientemente ampio
Accesso: alla chiesa si accede dalla facciata tramite un ampio portale con ante, scendendo due gradini
Servizi: parcheggi gratuiti lungo la via Regina Teodolinda; parcheggio a pagamento di fronte al cimitero, a circa 300 m in via Regina Teodolinda in direzione S. Rocco
Svago e Ristorazione; qualche bar in via Sant’Abbondio
Descrizione
(Alberto Rovi)
Significativamente collocata sul percorso diretto a Roma, la paleocristiana Basilica cimiteriale dei SS. Apostoli, sepolcro di numerosi vescovi tra i quali Abbondio, patrono della città e della diocesi, risorse in suo onore nel sec. XI come basilica romanica a cinque navate di un monastero benedettino, nello spirito della riforma ecclesiastica sostenuta dagli imperatori tedeschi e ispirata all’architettura germanica. La veste romanica fu recuperata, con
qualche forzatura, nel restauro compiuto da Serafino Balestra (dal 1863), lo scopritore della sottostante basilica, che eliminò le aggiunte del ‘5 e ‘600 (volte e stucchi interni, affreschi esterni del ‘400), e ricostruì il campanile settentrionale. Fu asportato il prestigioso complesso altomedioevale delle transenne scolpite e del pulpito romanico (Musei Civici, Cappella Lucini Passalacqua di Moltrasio). La pala d’altare del primo ‘600 di G. B. Recchi (Sant’Abbondio resuscita il figlio del magistrato) è in controfacciata. Nell’abside splende il ciclo d’affreschi (1320 ca.) del cosiddetto Maestro di S. Abbondio dedicato al tema dell’Infanzia e Passione di Gesù. Nello zoccolo furono aggiunti monocromi a sinopia e oro con monogrammi bernardiniani, forse opera dei De Seregno.
Informazioni
Collocazione: La chiesa di S. Rocco si trova all’angolo tra via Regina Teodolinda e via Teresa Rimoldi
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: non c’è marciapiede; la strada non ha molto traffico
Accesso: alla chiesa si accede da via Regina Teodolinda, salendo due gradini
Servizi: vedi S. Abbondio
Svago e Ristorazione: edicola dall’altra parte di via Rimoldi. Varie possibilità di ristorazione lungo la via Milano
Descrizione
(Alberto Rovi)
Un tempo traguardo visivo di chi giungeva da Milano e passaggio obbligato per chi arrivava dalla Strada Regina, la chiesa di S. Rocco è parrocchiale dal 1920, ma sorse come oratorio di una confraternita in origine dedita, fra l’altro, all’assistenza ai pellegrini. La dedicazione al santo pellegrino Rocco è rivelatrice di questa funzione legata anche all’ubicazione della chiesa fra la campagna ed il borgo. Pregevole la pala d’altare (1630) ricollegabile alla celebre tela di Tintoretto con l’Apparizione di S. Marco, ora a Brera. Magnificamente incorniciata da un’ancona linea dorata del ‘600 presenta il santo in vesti da pellegrino nell’atto di camminare sostenuto dal lungo bordone, con la conchiglia compostellana appuntata sul mantello sopra due spadine incrociate riferibili ai Ss. Pietro e Paolo ed al pellegrinaggio Romeo. Importante l’ambientazione in un ospedale che risponde esattamente all’impianto dell’antico Ospedale Maggiore di Como. Questo quadro, insieme ad altri dipinti dei Recchi, prova, a giudizio di chi scrive, la loro conoscenza del ciclo dei dipinti nella Scuola Grande di S. Marco a Venezia. Agli Episodi della vita del Santo sono dedicate anche le sei lunette seicentesche sopra la navata, in parte ascrivibili all’ambito dei Recchi. Degni di nota sono gli stalli intagliati (1673) separati da telamoni in forma di esponenti di mestieri diversi (non manca il pellegrino) ed il quadro con i Ss. Fermo e Offendente cui gli angeli porgono le palme del martirio (sec. XVII). È del 1927-1931 l’ampliamento della chiesa oltre la navata, con il transetto e la cupola ottagona (ing. Catelli, arch. Codebò). Il dipinto di San Cristoforo, protettore dei viandanti, di Eliseo Fumagalli, acquistato nel 1936, sembra confermare il ruolo religioso-urbanistico della chiesa su una strada di grande passaggio. Dello stesso pittore sono le decorazioni estese a tutta la chiesa e l’affresco con San Carpoforo e i compagni protomartiri comaschi sullo sfondo del Baradello (1945) nel transetto.
Informazioni
Collocazione: via Teresa Rimoldi, tra S. Rocco ed il ponte della ferrovia, sulla destra
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: non c’è marciapiede; la strada non ha molto traffico
Accesso: la chiesa, adibita a magazzino, non è accessibile, ed attende restauri da lungo tempo
Servizi: vedi S. Rocco.
Svago e Ristorazione: nessuno
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
All’inizio della via Rimoldi, poco dopo la chiesa di S. Rocco, dove l’antica via Como-Milano inizia un tratto in salita, sopra alcune rovine romane sarebbe sorto un primitivo tempio dedicato a S. Lazzaro, che sarebbe stato consacrato da San Felice, primo vescovo di Como. Ma la notizia, non documentata, appare dubbia. È certo invece che in quel luogo già nel 1192 fosse presente l’Ospedale di S. Lazzaro, detto “de mal sani” perché riservato ai lebbrosi che provenivano dalla val Padana ed erano diretti verso il Nord. All’ospedale era annessa una chiesa, restaurata nel 1310 da fra’ Pietro da Medasco.
Alla fine del Cinquecento il vescovo di Como Feliciano Ninguarda, negli atti della visita pastorale da lui condotta, attesta che la chiesa aveva una sola navata ed era affiancata da un campanile a pianta quadrata. Di questa chiesa, profanata nel 1799 e da allora adibita a usi civili, oggi rimangono tracce della facciata, con relitti di un arco ogivale d’ingresso ed una finestra a strisce alterne in marmo bianco e nero.
L’intonaco della facciata venne totalmente staccato nel 1845 per ragioni di natura scaramantica. Lo stabile, che nel frattempo era stato adibito a magazzino al piano terreno e ad abitazione civile al primo piano, portava infatti sulla facciata l’affresco, forse quattrocentesco, di una “danza macabra“, figurazione allegorica dell’uguaglianza degli uomini dinanzi alla morte.
L’affresco venne in un primo tempo cancellato con una mano di calce, ma al primo temporale riemerse, per cui ne fu decretata la distruzione. Se ne conserva un’incisione su lastra litografica, realizzata nel 1828 e custodita presso i Civici Musei.
Informazioni
Collocazione: via San Carpoforo, sulla destra dell’istituto San Carpoforo
Pavimentazione: strada asfaltata, poi acciottolata
Barriere architettoniche: nessuna
Accesso: sulla destra dell’ingresso all’istituto San Carpoforo, si prende una stradina acciottolata che conduce all’ingresso, posto sul fianco della chiesa. Orari di apertura: domenica dalle ore 10 alle 18 (da aprile a ottobre) e dalle 10 alle 14 (da novembre a marzo).
Servizi: in tutta la zona il parcheggio è vietato (riservato all’ASL – ospedale S.Anna). Si può parcheggiare a valle in via Castel Baradello
Svago e Ristorazione: nessuno
Descrizione
(Alberto Rovi)
Celebrata come chiesa romanica a tre navate e cristiana (sepoltura del primo vescovo, Felice), sorge su luogo di transito anticamente sacro a Mercurio, ed è accessibile solo da porte laterali. Nel 1040, per volontà del vescovo Litigerio, le sorse accanto un monastero benedettino maschile. Restauri antichi e moderni ne hanno complicato la lettura soprattutto nell’organizzazione spaziale interna, che risulta tuttavia affascinante per l’altissimo pontile su cui è disposto il presbiterio a copertura della cripta, abbellita dalle sculture dei capitelli.
Resta di problematica interpretazione l’inconsueta posizione del distrutto transetto (G. A. Piotti fine XVI sec., che intervenne anche sul chiostro), insieme ad altre tracce di precedenti presso il campanile, impostato sull’abside minore destra.
La semplice orditura di pietre moltrasine nel campanile (X1 sec.) si differenzia dall’abside internamente (dopo i restauri) ed esternamente a fasce bicrome chiare e scure che la datano al XII-XIII secolo.
* struttura scomparsa del tutto o in parte
Informazioni
Collocazione: via Castel Baradello
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: non c’è marciapiede – strada periferica con scarsissimo traffico
Accesso: i pochi resti della chiesa sono inglobati nella facciata di una cascina, ex ristorante, chiuso da tempo. La cascina è recintata
Servizi: nessuno
Svago e Ristorazione: nessuno
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La chiesetta dedicata a S. Martino sorgeva in una località attualmente detta “Genócc”, situata a mezza costa della collina su cui sorge il castello Baradello. Venne detta “in silvis“, perché ubicata presso un bosco e anche per distinguerla dall’antica chiesa di S. Martino posta nella convalle nei pressi del torrente Cosia. Aveva annesso un piccolo convento ed era probabilmente di forme romaniche. La chiesa risulta già edificata nel 1197, come attesta una pergamena di quell’anno, nella quale si parla della donazione all’Ospedale S. Lazzaro di uno “zerbo” posto davanti, appunto, alla chiesa di S. Martino in Silvis. È accertato che i frati domenicani vi soggiornarono nel 1233, al loro giungere a Como, sino a quando, l’anno seguente, si trasferirono nella ben più ampia sede di S. Giovanni Pedemonte. Una credenza popolare vuole che il corpo dello sventurato Napo Torriani, dopo la morte avvenuta il 12 agosto 1278 dopo 19 mesi di prigionia nel Castello Baradello, sia stato trascinato per i piedi nei pressi di S. Martino in Silvis e qui sepolto. Non sono note le vicende del complesso di S. Martino dopo che venne abbandonato dai Domenicani. Le notizie riprendono nel 1511 quando i frati Gerolomini di S. Carpoforo entrarono in possesso della chiesa, trasformandola in abitazione. Divenuta poi crotto, e successivamente ampliato, svolgeva funzioni di ristorante, sino alla chiusura. Dell’antico edificio religioso, rimane il portale, formato da massicci stipiti di granito e sormontato da una lunetta a tutto sesto databile al sec. XII. La tradizione vuole che nei pressi della chiesa, in località Selvetta, abbiano sofferto il martirio ai tempi di Massimiano Erculeo, i santi Carpoforo, Esanzio, Cassio, Severino, Secondo e Licinio. Vi era anche Fedele che sfuggi al martirio per subirlo più tardi in alto lago sul’attuale lago di Mezzola. Una grande croce in metallo ricorda questi primi martiri della Chiesa di Como.
Informazioni
Collocazione: via Castel Baradello
Pavimentazione: strada sterrata di accesso seguita da gradinata
Barriere architettoniche: scala con parapetto
Accesso: dalla costruzione che ospita il Club Amici del Baradello, si sale una scala di 66 gradini e si entra nelle fortificazioni del Baradello. Attualmente il castello è visitabile d’estate con visite guidate, e tutta l’area è in corso di ristrutturazione per assicurare una migliore fruibilità del monumento.
Servizi: vedi sopra
Svago e Ristorazione: Baita Club Amici del Baradello (tel. 031 592805)
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
L’antica rocca del Baradello si erge maestosa in cima alla dorsale collinare della Spina Verde. Non è ancora chiara la sua origine: esiste certamente dal sec. XI e, se non fu costruita dall’imperatore Federico Barbarossa, questi vi soggiornò dopo la battaglia di Legnano (1176) combattuta fra l’esercito imperiale e le forze alleate dei liberi comuni della Lombardia. Data l’interessante posizione strategica, è attendibile l’ipotesi che in precedenza vi sorgessero delle strutture di avvistamento e di difesa, romane e altomedioevali. Dell’antico castello, distrutto nel 1527 dal governatore spagnolo de Leyva, sono rimasti la torre e qualche rudere. Il complesso superstite, divenuto proprietà dei Padri Gerolomini di S. Carpoforo, venne da essi utilizzato a supporto dell’attività agricola di quel monastero. Nel 1773, espropriato con decreto dell’imperatrice d’Austria Maria Teresa, il castello, e con esso tutto il colle, venne acquistato dalla famiglia Venino di Milano, che ne rimase proprietaria fino al 1873.
In quella data passò a Gabriele Castellini. Nel 1927 il castello e il suo colle, per disposizione testamentaria di Teresa Rimoldi, nipote ed erede di Castellini, divennero proprietà comunale. Nel 1902 e nel 1927 vennero attuati i primi restauri, a cui seguirono, nel 1930, la costruzione di una comoda strada d’accesso e l’impianto del Parco delle Rimembranze, alle falde del Castello. Dopo il grave degrado subito negli anni della seconda guerra mondiale, il Castello e il colle vennero dati dal Comune in gestione all’associazione Club Baradell, attualmente Amici del Baradello, che da allora si occupa della tutela e della manutenzione di tutto il complesso e dell’ambiente circostante. La tradizione considera il Baradello simbolo del popolo comasco, in quanto è ricordo di riacquistata libertà: nel 1277 vi venne imprigionato Napo Torriani, dopo la vittoria sui milanesi; nel 1848, in pieno Risorgimento, sulla sua cima sventolò il tricolore.
Informazioni
Collocazione: la Croce di Sant’Eutichio si trova sulla vetta del Monte Croce che da essa appunto trae nome, in un ampio spiazzo panoramico, a circa 10 min a piedi dalla baita Monte Croce.
Pavimentazione: sentiero in terra battuta; spazio pianeggiante in terra battuta intorno alla Croce.
Barriere architettoniche: qualche difficoltà sul sentiero. La Baita Monte Croce è peraltro raggiungibile in auto dalla località Prestino, e quindi facilmente accessibile anche a persone di ridotta capacità motoria.
Accesso: su sentiero, piuttosto sconnesso, in salita dalla Baita Monte Croce o dal sentiero numero 1 del Parco Spina Verde.
Altri monumenti correlati: nessuno.
Servizi: nessun servizio pubblico in zona.
Svago e Ristorazione: il più vicino punto di ristoro è la Baita Monte Croce, aperta tutto l’anno. Altro punto di ristoro, poco distante, la baita Elisa, anch’essa raggiungibile in auto. Contatti: Baita Elisa. 031 526727 / 340 3622617 Baita Monte Croce: tel. 031 520516
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La croce posta sul Monte di S. Eutichio, attualmente detto Monte Croce, è un punto nodale nella tradizione dei pellegrinaggi di Como e della sua convalle e delle antiche pievi ad essa collegate. Ad essa fino a pochi decenni la hanno fatto capo le processioni rogazionali. antichissime manifestazioni devozionali e penitenziali con cui nei tre giorni precedenti l’Ascensione, le varie comunità religiose invocavano un buon raccolto. Secondo la tradizione, la croce starebbe ad indicare il luogo in cui Eutichio, santo vescovo di Como (sec. VI), si ritirava a pregare e a far penitenza, per scongiurare dalla città di Como guerra e carestia. Erano i tempi di guerra greco-gotica, che andava seminando morte, peste, fame e distruzione in mezza Italia, e una rovina analoga incombeva anche sul territorio comasco.
La collocazione di una croce in legno a ricordo del santo vescovo è certamente molto antica. La manutenzione del manufatto e del sacro sito fu per molto tempo affidata alla confraternita del SS. Sacramento con sede nella chiesa di S. Giorgio in Borgo Vico dove sono sepolti i resti dello stesso Eutichio. I fedeli di S. Giorgio, dal canto loro, avevano la tradizione di recarsi in processione alla Croce nell’ultima domenica di Aprile. Nel 1934, dopo l’Anno Santo del 1933, diciannovesimo centenario della Redenzione, l’antica croce di legno, per intervento degli Uomini di Azione Cattolica, venne sostituita da una croce di ferro, tuttora esistente, posta su un basamento di cemento al cui interno c’è un altare. Venne dipinta con vernice fosforescente, perché fosse visibile anche nelle ore notturne, e sul retro del basamento venne collocata una lapide, ancora leggibile, a ricordo dell’evento. Così restaurata, consolidò ulteriormente il proprio ruolo di punto di riferimento devozionale per tutta la convalle.
Informazioni
Collocazione: il Parco della Spina Verde (www.spinaverde.it) occupa tutta l’area collinare ad ovest ed a sud della città di Como. Esistono vari punti di accesso dalla città, tutti indicati da cartelli con sfondo marrone, che segnalano i punti di partenza dei sentieri.
Il sentiero per Pianvalle si imbocca dalla località Prestino: dalla via G.D’Annunzio, seguire le frecce che indicano il sentiero numero 11 o, in alternativa, la via delle baite. Parcheggi in via Isonzo.
Pavimentazione: asfalto, acciottolato e sentiero carrabile.
Barriere architettoniche: il sito di Pianvalle è recintato da staccionate di legno, che forniscono un solido appoggio. Il percorso è gradinato.
Accesso: sentieri e gradini.
Servizi: panchine; servizio di ristoro alle baite Pianvalle (tel. 031 505137), Elisa (031 526727 / 340 3622617) e Monte Croce (tel. 031 520516).
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
Il monte su cui è posta la Croce di S. Eutichio fa parte di una dorsale collinare di origine morenica oggi chiamata Spina Verde, e recentemente istituita come parco regionale. La zona deve il proprio nome alla presenza di boschi e alla sua particolare posizione: si insinua infatti come un cuneo fra la convalle in cui sorge la città di Como e i suoi quartieri periferici sudoccidentali di Camerlata, Rebbio, Breccia, Prestino.
La Spina Verde prosegue in direzione ovest estendendosi anche al territorio di alcuni comuni limitrofi.
L’interesse della Spina Verde non è solo di tipo naturalistico ma anche di tipo archeologico. Sulle sue colline, infatti, nella zona compresa fra Breccia e San Fermo sono emerse le tracce archeologiche di una civiltà che si può definire “protourbana”, sviluppatasi intorno al X e al II secolo a. C.
Si tratta di Comum oppidum, ossia della Como preromana, i cui reperti iniziarono a venire studiati scientificamente nel 1877. 1 reperti più recenti sono quelli ritrovati in zona Pian Valle, fra Respaù di Sopra e la Baita Pian Valle.
Dagli anni Sessanta, in una serie di scavi compiuti dalla Società Archeologica Comense sotto la guida del paletnologo Ferrante Rittatore Vonwiller, in questa località sono venute alla luce le tracce di un insediamento preromano specializzato nella lavorazione dei metalli, fiorente nei secoli VI-IV a. C. ma utilizzato fino alla conquista romana (sec. II a. C.). I reperti mobili sono esposti presso il civico Museo Archeologico “P. Giovio” di Como.
In loco restano le strutture fisse (abitazioni “a schiera”, forni, rocce incise) tuttora visibili.
Informazioni
Collocazione: la Croce di S. Eutichio si trova sulla vetta del Monte Croce che da essa appunto trae nome, in un ampio spiazzo panoramico, a circa 10 min a piedi dalla baita Monte Croce.
Pavimentazione: sentiero in terra battuta; spazio pianeggiante in terra battuta intorno alla Croce.
Barriere architettoniche: qualche difficoltà sul sentiero. La Baita Monte Croce è peraltro raggiungibile in auto dalla località Prestino, e quindi facilmente accessibile anche a persone di ridotta capacità motoria.
Accesso: su sentiero, piuttosto sconnesso, in salita dalla Baita Monte Croce o dal sentiero numero 1 del Parco Spina Verde.
Altri monumenti correlati: nessuno.
Servizi: nessun servizio pubblico in zona.
Svago e Ristorazione: il più vicino punto di ristoro è la Baita Monte Croce, aperta tutto l’anno. Altro punto di ristoro, poco distante, la baita Elisa, anch’essa raggiungibile in auto. Contatti: Baita Elisa. 031 526727 / 340 3622617 Baita Monte Croce: tel. 031 520516
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La croce posta sul Monte di S. Eutichio, attualmente detto Monte Croce, è un punto nodale nella tradizione dei pellegrinaggi di Como e della sua convalle e delle antiche pievi ad essa collegate. Ad essa fino a pochi decenni la hanno fatto capo le processioni rogazionali. antichissime manifestazioni devozionali e penitenziali con cui nei tre giorni precedenti l’Ascensione, le varie comunità religiose invocavano un buon raccolto. Secondo la tradizione, la croce starebbe ad indicare il luogo in cui Eutichio, santo vescovo di Como (sec. VI), si ritirava a pregare e a far penitenza, per scongiurare dalla città di Como guerra e carestia. Erano i tempi di guerra greco-gotica, che andava seminando morte, peste, fame e distruzione in mezza Italia, e una rovina analoga incombeva anche sul territorio comasco.
La collocazione di una croce in legno a ricordo del santo vescovo è certamente molto antica. La manutenzione del manufatto e del sacro sito fu per molto tempo affidata alla confraternita del SS. Sacramento con sede nella chiesa di S. Giorgio in Borgo Vico dove sono sepolti i resti dello stesso Eutichio. I fedeli di S. Giorgio, dal canto loro, avevano la tradizione di recarsi in processione alla Croce nell’ultima domenica di Aprile. Nel 1934, dopo l’Anno Santo del 1933, diciannovesimo centenario della Redenzione, l’antica croce di legno, per intervento degli Uomini di Azione Cattolica, venne sostituita da una croce di ferro, tuttora esistente, posta su un basamento di cemento al cui interno c’è un altare. Venne dipinta con vernice fosforescente, perché fosse visibile anche nelle ore notturne, e sul retro del basamento venne collocata una lapide, ancora leggibile, a ricordo dell’evento. Così restaurata, consolidò ulteriormente il proprio ruolo di punto di riferimento devozionale per tutta la convalle.
Informazioni
Collocazione: la chiesa di S. Abbondio si trova all’incrocio tra via Sant’Abbondio e via Regina Teodolinda
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: marciapiede stretto; sagrato sufficientemente ampio
Accesso: alla chiesa si accede dalla facciata tramite un ampio portale con ante, scendendo due gradini
Servizi: parcheggi gratuiti lungo la via Regina Teodolinda; parcheggio a pagamento di fronte al cimitero, a circa 300 m in via Regina Teodolinda in direzione S. Rocco
Svago e Ristorazione; qualche bar in via Sant’Abbondio
Descrizione
(Alberto Rovi)
Significativamente collocata sul percorso diretto a Roma, la paleocristiana Basilica cimiteriale dei SS. Apostoli, sepolcro di numerosi vescovi tra i quali Abbondio, patrono della città e della diocesi, risorse in suo onore nel sec. XI come basilica romanica a cinque navate di un monastero benedettino, nello spirito della riforma ecclesiastica sostenuta dagli imperatori tedeschi e ispirata all’architettura germanica. La veste romanica fu recuperata, con
qualche forzatura, nel restauro compiuto da Serafino Balestra (dal 1863), lo scopritore della sottostante basilica, che eliminò le aggiunte del ‘5 e ‘600 (volte e stucchi interni, affreschi esterni del ‘400), e ricostruì il campanile settentrionale. Fu asportato il prestigioso complesso altomedioevale delle transenne scolpite e del pulpito romanico (Musei Civici, Cappella Lucini Passalacqua di Moltrasio). La pala d’altare del primo ‘600 di G. B. Recchi (Sant’Abbondio resuscita il figlio del magistrato) è in controfacciata. Nell’abside splende il ciclo d’affreschi (1320 ca.) del cosiddetto Maestro di S. Abbondio dedicato al tema dell’Infanzia e Passione di Gesù. Nello zoccolo furono aggiunti monocromi a sinopia e oro con monogrammi bernardiniani, forse opera dei De Seregno.
Ss. Cosma e Damiano
Informazioni
Collocazione: la chiesa dei SS.Cosma e Damiano si trova in via Regina Teodolinda, al termine del complesso di edifici che precedono S. Abbondio
Pavimentazione: asfalto
Barriere architettoniche: marciapiede stretto e strada trafficata
Accesso: alla chiesa si accede dalla strada. Aperta solo in occasione di mostre ed eventi particolari, come la festa di Sant’Abbondio (31 agosto)
Servizi: vedi S.Abbondio
Svago e Ristorazione: vedi S. Abbondio
Descrizione
(Alberto Rovi)
Sorge sulla Strada Regina poco più a nord di S. Abbondio, la basilica dalla quale dipendeva e alla quale rinviano alcuni caratteri stilistici romanici della superstite abside e delle due mensole interne scolpite. Entro il perimetro di una distrutta basilica paleocristiana a croce latina, la chiesa altomedievale ha restituito sepolture d’età longobarda e iscrizioni funerarie.
Per semplicità d’impianto ad aula unica, abside semicircolare, soffitto ligneo è associabile a diverse chiesette romaniche del territorio comense. È l’unica sopravvissuta delle chiese antiche sorte lungo questo importante asse viario.
Dedicata ai due santi medici siriaci che fecero della loro professione un servizio gratuito per i malati, era sede di culto della corporazione dei medici. Rimane suggestiva, anche se non provata, l’ipotesi che fosse a servizio di un ospizio per i pellegrini. Dal ‘600 la chiesa fu trasformata in abitazione. L’affresco trecentesco dell’abside fu ricoperto attorno al 1515 da uno splendido ciclo, oggi frammentario, di un pittore lombardo aggiornato su Leonardo e sul Raffaello delle Stanze Vaticane.
Informazioni
Collocazione: La Basilica di S. Giorgio si trova in fregio a via Borgovico, preceduta da un proprio sagrato, all’angolo con via Breggia (stradina pedonale di collegamento tra via Borgovico e il lago, zona hangar).
Pavimentazione: asfalto; acciotolato il sagrato.
Barriere architettoniche: doppio gradino in discesa dal livello di via Borgovico, nessun ostacolo in ingresso alla chiesa.
Accesso: dalla via Borgovico, al di sotto del livello stradale della via Borgovico, cui si accede tramite due gradini (vedi sopra). Si accede anche dalla via Breggia.
Altri monumenti correlati: nessuno.
Servizi: numerosi parcheggi a pagamento in zona stadio. Tuttavia In occasione di manifestazioni sportive domenicali il parcheggio in zona stadio è vietato.
Svago e Ristorazione: via Borgovico offre numerose possibilità di ristorazione.
Descrizione
(Alberto Rovi)
Dedicata al protettore dei Longobardi, la parte più antica della basilica a tre navate è la cripta a tre absidi con nicchie già affrescate (l’importante ciclo romanico strappato si conserva nella Pinacoteca Civica di Como – Palazzo Volpi). Sull’abside centrale, assai inclinata all’esterno e priva del coronamento romanico, s’imposta l’abside della chiesa ricostruita dall’architetto e pittore Giambattista Recchi (dal 1638 con facciata conclusa nel primo ‘700), al quale, col fratello G. Paolo, si deve la pala ad olio su tela ora nella navata destra. G. Paolo dipinse San Giorgio che trafigge il drago nella calotta della cupola (1686). Ai Recchi, parrocchiani e attivi confratelli di S. Eutichio in S. Giorgio, infermieri nell’antico ospedale del Borgo Vico, si devono le decorazioni delle cappelle laterali del Crocifisso e della Vergine. Sant’Eutichio è raffigurato come vescovo sia nella citata pala, sia nel rilievo marmoreo nella navata sinistra, opera del primo ‘500, dove fiancheggia un Cristo in pietà contrapponendosi a San Giorgio.
Questo marmo era la precedente pala dell’altar maggiore.
È sovrastato da un altro rilievo, copia di quello trecentesco murato nella cripta, forse fronte di sarcofago-reliquiario. La basilica custodisce anche, in un prezioso reliquiario del del primo ‘600, la mandibola di San Tommaso Becket, che veniva portata dai confratelli di Sant’ Eutichio ai parrocchiani per combattere il mal di denti.
Un dipinto di G. B. Discepoli da Lugano è nella navata sinistra, dal convento di S. Teresa. Dallo stesso convento proviene Santa Teresa che incontra Cristo portacroce sopra la porta della sacrestia.
Informazioni
Collocazione: la Croce di S. Eutichio si trova sulla vetta del Monte Croce che da essa appunto trae nome, in un ampio spiazzo panoramico, a circa 10 min a piedi dalla baita Monte Croce.
Pavimentazione: sentiero in terra battuta; spazio pianeggiante in terra battuta intorno alla Croce.
Barriere architettoniche: qualche difficoltà sul sentiero. La Baita Monte Croce è peraltro raggiungibile in auto dalla località Prestino, e quindi facilmente accessibile anche a persone di ridotta capacità motoria.
Accesso: su sentiero, piuttosto sconnesso, in salita dalla Baita Monte Croce o dal sentiero numero 1 del Parco Spina Verde.
Altri monumenti correlati: nessuno.
Servizi: nessun servizio pubblico in zona.
Svago e Ristorazione: il più vicino punto di ristoro è la Baita Monte Croce, aperta tutto l’anno. Altro punto di ristoro, poco distante, la baita Elisa, anch’essa raggiungibile in auto. Contatti: Baita Elisa. 031 526727 / 340 3622617 Baita Monte Croce: tel. 031 520516
Descrizione
(Lorenzo Marazzi)
La croce posta sul Monte di S. Eutichio, attualmente detto Monte Croce, è un punto nodale nella tradizione dei pellegrinaggi di Como e della sua convalle e delle antiche pievi ad essa collegate. Ad essa fino a pochi decenni la hanno fatto capo le processioni rogazionali. antichissime manifestazioni devozionali e penitenziali con cui nei tre giorni precedenti l’Ascensione, le varie comunità religiose invocavano un buon raccolto. Secondo la tradizione, la croce starebbe ad indicare il luogo in cui Eutichio, santo vescovo di Como (sec. VI), si ritirava a pregare e a far penitenza, per scongiurare dalla città di Como guerra e carestia. Erano i tempi di guerra greco-gotica, che andava seminando morte, peste, fame e distruzione in mezza Italia, e una rovina analoga incombeva anche sul territorio comasco.
La collocazione di una croce in legno a ricordo del santo vescovo è certamente molto antica. La manutenzione del manufatto e del sacro sito fu per molto tempo affidata alla confraternita del SS. Sacramento con sede nella chiesa di S. Giorgio in Borgo Vico dove sono sepolti i resti dello stesso Eutichio. I fedeli di S. Giorgio, dal canto loro, avevano la tradizione di recarsi in processione alla Croce nell’ultima domenica di Aprile. Nel 1934, dopo l’Anno Santo del 1933, diciannovesimo centenario della Redenzione, l’antica croce di legno, per intervento degli Uomini di Azione Cattolica, venne sostituita da una croce di ferro, tuttora esistente, posta su un basamento di cemento al cui interno c’è un altare. Venne dipinta con vernice fosforescente, perché fosse visibile anche nelle ore notturne, e sul retro del basamento venne collocata una lapide, ancora leggibile, a ricordo dell’evento. Così restaurata, consolidò ulteriormente il proprio ruolo di punto di riferimento devozionale per tutta la convalle.