Tappa 2 – Lungo la valle del Cosia

Descrizione

La seconda tappa di questo percorso si snoda lungo la valle del Cosia, fino a Camnago Volta, dove sorgeva la dimora di campagna forse più amata dal fisico e dove volle essere sepolto alla sua morte. Ai tempi di Volta Camnago era un paese agricolo, dedito particolarmente all’attività molitoria (cinque mulini operanti sulle acque del Cosia), all’allevamento del baco da seta e alla coltivazione degli ortaggi (era conosciuto come “l’orto di Como”) e anche di piante officinali (camomilla e malva in particolare). Inoltre questa località era un Comune a sé stante, chiamato Camnago San Martino, il cui nome fu tramutato in Camnago Volta con Decreto Reale 21 aprile 1863, dopo che il Consiglio comunale aveva deliberato all’unanimità la nuova denominazione in omaggio ad Alessandro Volta; ottant’anni più tardi, nel 1943 il Comune di Camnago Volta viene soppresso e il suo territorio inglobato nel Comune di Como.
La partenza può essere fissata dall’imbocco di via Pannilani, nel quartiere di S. Martino di Como; questa scelta permette di seguire per un tratto il corso del torrente Cosia e rimanere piacevolmente stupiti di come basti allontanarsi anche solo un poco dalla città per riscoprire paesaggi e atmosfere inconsuete per una periferia urbana.
Via Pannilani non è molto trafficata, ma è in alcuni punti piuttosto stretta; si consiglia pertanto di tenere la sinistra. Dopo una decina di metri dall’imbocco della via, sul lato destro, dove ora ci sono i numeri civici 6-8, un tempo c’era la chiesa di S. Martino di Zezio, citata per la prima volta nel 1209 quando risultava annessa ad un hospitale affidato agli Umiliati. Il nome della via, Pannilani, ricorda i panni di lana prodotti proprio dagli Umiliati, usando nel processo le acque del torrente. Dal 1639 la chiesa, insieme a quella di S. Vitale, svolse funzioni di parrocchiale per tutta la zona sud-orientale di Como esterna alle mura; nel 1783, il titolo passò alla chiesa di S. Agata. Nel 1911-1912 l’edificio, ormai sconsacrato e diventato di proprietà del Collegio Gallio, venne sopraelevato e diviso internamente su progetto dell’ingegnere Antonio Giussani; ora la navata è adibita a garage e il presbiterio a ristorante-pizzeria.
Si prosegue lungo via Pannilani; dopo 120 metri dall’inizio e per un tratto di 200 metri circa, il lato sinistro è fiancheggiato da un marciapiede in mattonelle di cemento.
In questo tratto il torrente scorre alla sinistra della strada; lungo il suo corso sono visibili diversi fabbricati industriali costruiti tra Ottocento e Novecento, molti dei quali tinto-stamperie, alcune ormai dismesse. Tutte queste utilizzavano le acque del Cosia per lo scarico delle acque di processo, come avevano fatto a suo tempo gli Umiliati. Dopo un chilometro e 400 metri si incontra sulla sinistra, al di là del torrente, la ricostruzione di una antica fornace per la produzione di mattoni edificata all’inizio del Novecento e demolita nel 1995, compresa l’alta ciminiera in mattoni, che era un vero monumento di archeologia industriale.
Dopo altri 350 metri si oltrepassa il ponte sul torrente; si prosegue lungo la strada asfaltata che qui diventa via Navedano (così chiamata dalla denominazione tradizionale di questa località, che rimane anche nell’antico Ristorante Navedano che si è incontrato poco prima sulla destra) e, dopo aver percorso altri 150 metri, al numero civico 21, si trova l’unico “sopravvissuto” dei molti mulini che sorgevano lungo il corso del Cosia, il Mulino Beretta che, pur avendo cessato l’attività nel 1983, ha però mantenuto le tramogge, le macine e gli ingranaggi e la grande ruota in legno di larice che veniva fatta girare dalle acque della Roggia Molinara, deviazione dal Cosia. Dopo 50 metri si piega a sinistra e dopo altri 30 metri subito a destra, imboccando via Avignone e percorrendola tutta. Dopo 220 metri il fondo da asfaltato diventa sterrato e dopo altri 200 metri circa diventa di nuovo asfaltato. Dopo altri 160 metri si gira a sinistra e si imbocca via Campora in leggera salita e dopo altri 80 metri, al numero civico 1, ci si trova sulla destra quella che era la Casa di campagna favorita di Alessandro Volta, con l’antica corte agricola attigua (ora residenze private). Nella villa di Campora Volta trascorse molto tempo durante l’infanzia e durante gli ultimi anni di vita vi si trasferiva nei mesi primaverili ed estivi.
Sul lato sinistro della facciata della casa di Volta si può proseguire il cammino lungo la via Ravanera, che, addentrandosi nella valle del Cosia, conduce all’antico nucleo omonimo e poco oltre, superata la piccola antica chiesa di S. Francesco, prosegue come mulattiera l’antica strada che da San Donato attraverso Camnago portava a Tavernerio.
Ritornando al percorso, da Campora, lasciandosi alle spalle la casa dello scienziato, si imbocca sulla sinistra via Clerici; dopo circa 450 metri si oltrepassa sulla destra il nuovo cimitero di Camnago Volta e, dopo un’altra ottantina di metri, si trova quello vecchio, al centro del quale campeggia il tempietto neoclassico che accoglie la Tomba dello scienziato e di alcuni familiari, progettato da Melchiorre Nosetti e inaugurato nel 1831.
Si prosegue su via Clerici per altri 300 metri e poi si prosegue diritto in via Vincenzo Franchi, che fa un’ampia curva a destra, costeggiando l’edificio rurale già di proprietà della famiglia omonima, da cui ebbe origine Madre Giovannina, fondatrice della Congregazione delle Suore Infermiere dell’Addolorata. Qui, nel giugno 1899, il padrone di casa e sindaco di Camnago Volta, Vincenzo Franchi, diede un sontuoso ricevimento in onore dei partecipanti al Congresso internazionale dei Telegrafisti (organizzato nell’ambito delle manifestazioni per il primo Centenario dell’invenzione della pila), in visita alla tomba e alla Casa di Campora. Una targa ricorda «I telegrafisti d’ogni nazione / radunati a mondiale congresso / reduci dalla tomba di Volta / ospitarono in questa casa / il 2 giugno MDCCCIC».
Si prosegue per una trentina di metri e poi piega a destra in piazza Martignoni, dove si trovano l’antica sede del Comune di Camnago Volta (poi sede della Circoscrizione 4 e ora sede dell’Assemblea di Zona) e la chiesa di S. Cecilia, fino al 1654 dipendente proprio dalla parrocchia natale di Alessandro Volta, S. Donnino di Como. Alla sinistra della facciata, si imbocca una scalinata di 25 gradini con alzata in pietra e pedata in cemento granigliato un po’ sconnesso, divisa in due da un’aiuola posta al centro, facendo attenzione alle due barriere in ferro poste sul diciottesimo gradino e al pilastrino posto sul penultimo. Al termine della scalinata si piega a destra e ci si immette nel Piazzale don Serafino Pozzetti (parcheggio); attraversandolo per una cinquantina di metri, sul fondo ha inizio la cosiddetta “Passeggiata Voltiana” che porta a Tavernerio (attenzione ai due paletti in ferro con catena al centro del sentiero), recuperata lungo il tracciato delle rotaie dell’ex tranvia Como-Erba-Lecco grazie a un accordo di programma firmato nel 1999 dal Comune di Como, da quello di Tavernerio e dall’Associazione La Città Possibile Como. All’inizio della passeggiata, guardando alla propria sinistra, si può vedere un edificio ora disabitato già di proprietà della famiglia Volta.
In alternativa, dopo aver visitato la chiesa di S. Cecilia, si può tornare sui propri passi e uscire da Piazza Martignoni girando a destra su via Vincenzo Franchi. Dopo una ventina di metri in salita si gira ancora a destra su via della Pila, costeggiandola sul marciapiede in cubetti di porfido e arrivando dopo 50 metri circa nel Piazzale don Serafino Pozzetti.
Da segnalare a pochi minuti a piedi un’altra ex proprietà della famiglia Volta a Camnago Superiore (via Camnago Superiore 19), dove la tradizione vuole che il fisico tenesse la sua biblioteca e si trovasse a studiare con l’amica Teresa Ciceri. Ora l’edificio, accuratamente restaurato, è stato trasformato in un grazioso e accogliente Bed and Breakfast.





Informazioni

Località di partenza Como, imbocco di via Pannilani
Località di arrivo Como-Camnago Volta, Piazzale don Serafino Pozzetti
Tipologia del percorso urbano, periurbano con tratti di sterrato
Ambiente zona urbana e periurbana
Lunghezza totale 3700 m circa
Tempo di percorrenza (a piedi) 1 ora e 10 minuti circa
Difficoltà Turistica
Dislivello in salita 110 m
Quota massima 340 m
Pavimentazione asfalto, sterrato
Mezzi pubblici per raggiungere il punto di partenza bus di linea ASF (Linea 7 Sagnino – Como – Lora)
Mezzi pubblici dal punto di arrivo linee urbane bus di linea ASF (Linea 4 Como Stazione F.S. – Camnago Volta – Campora)
Parcheggi presso il punto di partenza parcheggio in via Castelnuovo





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