Tappa 2 – Dalle mura meridionali alla villa suburbana

Descrizione

In corrispondenza della trecentesca torre pentagonale di San Vitale, si piega a sinistra e si attraversa l’arco ribassato nelle mura, aperto nel 1929 per il passaggio del tram; dopo una ventina di metri si attraversa un secondo arco e si esce in via Nazario Sauro. Si piega a sinistra sul marciapiede porfidato della via e lo si segue costeggiando all’inizio un’area verde con panchine (Parco Nino Bruni) attigua al lato orientale delle mura medioevali cittadine. Dopo circa 280 metri si piega a destra e si attraversa via Sauro sulle strisce pedonali; si oltrepassa quindi il passaggio a livello delle Ferrovie Trenord e si attraversano i binari (tratto asfaltato). Si piega a destra e, dopo 5 metri circa, si attraversa anche Viale Lecco sempre sulle strisce pedonali; si piega a sinistra e si prosegue per altri 30 metri fino al Passaggio Beata Giovannina Franchi (1807-1872), fondatrice delle Suore Infermiere dell’Addolorata. Si piega ancora a destra e si percorre il passaggio pedonale che attraversa il piano interrato dell’Autosilo Valduce con fondo in cemento e in leggera salita che consente una visita “dall’alto” ai resti murari di un complesso termale della seconda metà del I secolo – fine III secolo d. C. Si ritorna nuovamente in Viale Lecco, si gira a sinistra, tornando sui propri passi, riattraversando il viale, il passaggio a livello ferroviario e la via Sauro, in corrispondenza della fine del marciapiede. Si gira a destra e si attraversa via Perti (facendo attenzione alle fioriere trasversali alla via) proseguendo sul marciapiede porfidato di via Virginio Bertinelli (attenzione ai cippi in pietra posti trasversalmente all’inizio) adiacente al complesso moderno che costituisce l’ala orientale del Municipio. Dopo una cinquantina di metri si svolta a sinistra (attenzione al paletto in ferro) in via Indipendenza, che corrispondeva al Decumanus Maximus (Decumano Massimo) della città romana, attraversandola da est a ovest. Attraversando via Indipendenza e tenendo la destra, la si percorre per una decina di metri fino a piegare a destra in via Vincenzo Bellini, pavimentata al centro in piastrelle in porfido e sui lati in lastre di pietra con ostacoli vari (posteggi veicoli a due ruote sulla destra, “panettoni” in cemento sulla sinistra e paletti con catene su entrambi i lati). Le mura orientali della città romana, con le loro torri di difesa, si snodavano proprio lungo l’asse coincidente all’incirca con l’attuale via Bellini; sono emerse tracce di pochi tratti, oggi non più visibili, come in corrispondenza del palazzo al numero civico 10 e di quello al numero civico 16 dell’adiacente via Porta. Si percorre tutta via Bellini, al termine si svolta a sinistra in via Maestri Comacini (attenzione alle fioriere e alle sedute in pietra che sbarrano il traffico veicolare, in corrispondenza della fontanella), pavimentata con piastrelle in porfido, fiancheggiando il lato destro della Cattedrale. Sul questo lato del Duomo, quasi in corrispondenza dello spigolo che dà su via Vittorio Emanuele II, poco sopra ad un’epigrafe murata che ricorda Plinio il Giovane e ad un’altra dedicata da un probabile liberto della famiglia, si trova una statua del poeta Cecilio, amico di Catullo che, in un famoso carmen (n. 35, vv. 1-6) lo invita a lasciare l’amata Novum Comum, le sue mura e le sponde del Lario («Lariumque litus») e a raggiungerlo a Verona, dove discutere di comuni progetti poetici. Si arriva in piazza Duomo, da dove è possibile ammirare, sulla facciata della Cattedrale, ai lati del portone dell’ingresso principale, due edicole marmoree rinascimentali con le statue marmoree dei due protagonisti di questo percorso, opera dei fratelli Tommaso e Giacomo Rodari, celebri scultori ticinesi vissuti a cavallo dei secoli XV-XVI: a destra Plinio il Vecchio e a sinistra Plinio il Giovane.

Dopo avere “salutato” i due illustri comaschi, ci si porta sul lato settentrionale della Piazza, e si piega a sinistra in via Francesco Ballarini, pavimentata con piastrelle in pietra; al termine dell’isolato, dopo 80 metri circa, si svolta a destra in via Pietro Boldoni, e subito si giunge in Piazza Pietro Amato Peretta, su cui prospetta l’imponente edificio della Banca d’Italia, edificato negli anni Cinquanta dello scorso secolo sull’area del demolito quartiere della Cortesella che qui sorgeva. Di origine romana, fin dal Medioevo era uno dei centri economici più importanti della città antica (anche per la sua vicinanza con il porto), fu poi letteralmente sventrato dall’intervento “risanatore” voluto dal nuovo Piano Regolatore del Comune (1937) e gli abitanti trasferiti.

Sulla base dei ritrovamenti fatti, gli archeologi hanno ipotizzato che in questa zona sorgeva l’anfiteatro romano, che occupava la metà meridionale dell’isolato compreso tra piazza Perretta, via Cinque Giornate e via Vitani.

All’inizio di Piazza Peretta si piega a sinistra, immettendosi in via Francesco Muralto, pavimentata con lastre in pietra. Negli anni ‘10 di questo secolo, all’angolo tra via Muralto, via Boldoni e Piazza Perretta, al di sotto del pavimento è venuta alla luce un’altra platea in muratura collegata a un pilastro in ghiandone che delimitava il lato nord di un corridoio sotterraneo.

Dopo circa 80 metri si piega a destra nella stretta via Vitani, con fondo in acciottolato e due guide centrali lastricate in pietra. Nel 1990, nello stabile di via Vitani 13 sono emerse sette murature radiali collegate a pilastri in ghiandone, conservate per un’altezza di 3,5 metri e impostate su una platea di pietre e malta poggiante su palificazioni di legno d’ontano. Si percorre tutta via Vitani per circa 150 metri fino ad immettersi in via Cinque Giornate, pavimentata in piastrelle di porfido. Si piega subito a sinistra, e dopo una decina di metri, si svolta a destra in via Primo Tatti, con uguale pavimentazione. Dopo circa 100 metri, oltrepassata la chiesa del Gesù, si arriva in Piazza Pier Cesare Bordoli; da qui si imbocca sulla destra via Lambertenghi, che si segue per circa 100 metri, fino a svoltare a sinistra in via Armando Diaz. Si prosegue lungo la via: dopo 80 metri si incrocia via Indipendenza, che, come abbiamo già visto, corrispondeva al Decumanus Maximus (Decumano Massimo) della città romana.

Lungo quest’asse si trovavano anche importanti luoghi pubblici, tra i quali forse lo stesso Foro, e abitazioni private appartenenti a personaggi di alto rango. Una di queste abitazioni è stata individuata nell’ex complesso di San Colombano in Balneo, tra via Diaz 60-62 e via Indipendenza, dove gli scavi hanno messo in luce sette ambienti di una antica domus realizzata tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. Questa domus fu utilizzata anche in epoca successiva e in uno degli ambienti nel II secolo fu realizzato uno splendido mosaico policromo che andò a coprire una precedente pavimentazione in cocciopesto, caratteristica della più antica abitazione.

Anche la vicina area dell’ex Teatro Cressoni (via Diaz 77-89 – angolo via Indipendenza) è stata prodiga di rinvenimenti, con elementi architettonici ed epigrafici che suggeriscono la presenza di importanti spazi pubblici affacciati sull’antico Decumano. È questo il luogo in cui nel 2018 venne trovato il cosiddetto “tesoro di Como” costituito da mille monete d’oro accumulate e accuratamente nascoste nel V secolo d.C., nel turbolento periodo del crollo dell’impero romano.

Si svolta dunque in via Indipendenza e la si percorre per 180 metri circa (oltrepassando l’incrocio con via Adamo del Pero) fino ad incrociare via Bernardino Luini, dove si svolta a destra e dopo un’altra ventina di metri, piegando a sinistra ci si immette in Piazza San Fedele, pavimentata in acciottolato, con lastre in granito che segnano le carreggiate e pavimentano i porticati. Diversi indizi portano a pensare che l’antico Foro si trovasse nell’attuale Piazza San Fedele, come il ritrovamento di numerosi frammenti architettonici ed epigrafi (anche all’interno della stessa Basilica di S. Fedele sono riconoscibili elementi romani riutilizzati), oltre al ruolo centrale assunto dalla piazza nei secoli successivi alla caduta dell’Impero Romano come sede della prima cattedrale comasca intitolata a Sant’Eufemia e del mercato del grano, la cui posizione è marcata dall’area rettangolare in lastre di granito che risaltano sulla pavimentazione in acciottolato.

Guardando la facciata della Basilica (attenzione ai 7 bassi paletti in ferro senza catena che delimitano il sagrato), si imbocca il passaggio acciottolato immediatamente adiacente allo spigolo destro della facciata; dopo una quarantina di metri, si gira a sinistra e si attraversa la piccola Area Giochi per bambini riqualificata in tempi recenti (2023) con la posa di nuove strutture ludiche e pavimentazione antitrauma (di sicurezza). Nella zona centrale è stata rimossa una parte dell’acciottolato per realizzare un vialetto in ghiaietto lavato che può essere agevolmente percorso da mamme con passeggini e da persone con difficoltà motorie. L’Area Giochi è aperta nei periodi invernali (ottobre-marzo) dalle 8.00 alle 18.00, mentre in quelli estivi (aprile-settembre) dalle 8.00 alle 21.00; in caso di chiusura si consiglia di uscire dalla piazza dalla parte sinistra (guardando la facciata della Basilica), imboccando via Pantero Pantera, pavimentata in piastrelle di porfido, per svoltare a destra e riprendere via Indipendenza per 50 metri fino all’incrocio con via Vittorio Emanuele II, pavimentata in lastre di porfido. Si gira a destra e dopo 80 metri circa si raggiunge l’uscita dell’Area Giochi, di fronte all’imbocco di via Perti. A ricordo della fondazione di Como, sul muro meridionale in pietra a vista di Palazzo Cernezzi, sede municipale (via Perti – angolo via Vittorio Emanuele II) gli alunni del Liceo Classico “Alessandro Volta” hanno posto un altorilievo in prezioso marmo cipollino apuano, opera di Francesco Somaini e datato 1991 con inciso il passo in cui il geografo Strabone racconta le vicende del I sec. a.C. (Geografia, V, 1, 6). Sempre in via Perti, nel 1962 in occasione dell’abbattimento dell’edificio detto “Manica Lunga”, alle spalle di Palazzo Cernezzi, è venuta alla luce una seconda torre, del tutto simile a quella presente nei sotterranei di via Carducci 9.

Si prosegue lungo via Vittorio Emanuele II; in corrispondenza del numero civico 115, nella proprietà confinante a nord con il Museo, nel 2021 nuovi scavi hanno portato alla luce un tratto di mura e la base di una torre quadrata, simile a quella di via Perti.

Al termine della via si giunge in Piazza Medaglie d’Oro, all’entrata del Museo Archeologico “Paolo Giovio”. Le collezioni si articolano tra il complesso di Palazzo Giovio e Palazzo Lucini, il cui giardino pensile poggia su un tratto delle mura romane di Como, e il vicino palazzo Olginati, tra loro raccordati tramite due passaggi sospesi su via Balestra. Nel primo piano di Palazzo Olginati, quattro sale espositive sono dedicate a reperti di epoca romana provenienti soprattutto da collezioni private, mentre al piano terra sono conservati vari reperti epigrafici, architettonici e statuari ascrivibili alla Como romana, di cui alcuni legati anche all’epoca dei Plinii, ai quali si aggiungono i materiali recuperati da contesti abitativi e quotidiani e da sepolture.

Dal Museo, un ultimo tratto del percorso ci porta verso le prime pendici del monte di Brunate, un luogo che anche all’epoca dei Plinii doveva essere molto ameno. Si imbocca via Serafino Balestra, tra Palazzo Giovio e Palazzo Olginati, pavimentata con cubetti in porfido; dopo 150 metri circa sulla sinistra occorre fare attenzione ad un blocco con due fioriere e due sedute. Si percorre tutta via Balestra fino a uscire dalla città murata piegando a destra e passando sotto l’arco ribassato nelle mura medioevali aperto nel 1929 per il passaggio del tram in corrispondenza della torre pentagonale di San Vitale; ci si trova nell’ampia fascia porfidata parallela a Viale Cesare Battisti. Si piega a sinistra, girando attorno alla torre; si attraversa quindi via Sauro sulle strisce pedonali e poi girando ancora a sinistra, dopo una decina di metri si attraversa prima il passaggio a livello delle Ferrovie Trenord e i binari (tratto asfaltato) e quindi, voltando a sinistra, dopo ancora una decina di metri, Viale Lecco. Piegando a destra, si prosegue per una ventina di metri sul marciapiede porfidato del viale, poi si svolta a sinistra in via Tommaso Grossi. Si segue la via in leggera salita, transitando sul marciapiede sinistro, asfaltato; dopo circa 150 metri si attraversa via Dante sulle strisce pedonali e, girando subito a destra, si attraversa anche via Grossi sulle strisce, passando sul marciapiede dell’altro lato, sempre asfaltato ad eccezione degli ultimi metri. Si prosegue lungo la via, oltre i complessi guanelliani della Casa Divina Provvidenza, del Santuario del Sacro Cuore e della Casa Santa Marcellina; la si attraversa all’incrocio con via Zezio passando sul marciapiede del lato sinistro. Piegando a sinistra, dopo 30 metri circa si attraversa via Zezio sulle strisce pedonali, che sono all’incirca in corrispondenza dell’ingresso principale della Scuola dell’Infanzia “Gianni Rodari”. Si piega a destra e si continua sul marciapiede porfidato fino raccordarsi sulla sinistra con il marciapiede del lato sinistro dell’ultimo tratto di via Tommaso Grossi (attenzione agli 8 bassi gradini che accompagnano la curva di raccordo). Si prosegue per circa una cinquantina di metri, fino ad incontrare un peduncolo asfaltato annunciato da un cartello di divieto di accesso ai non residenti. Si piega a sinistra in questo peduncolo e dopo un’altra ventina di metri, sulla sinistra, si trova l’accesso posteriore al complesso scolastico, dove si possono vedere, sotto una tettoia, i resti di una villa suburbana del I secolo d.C. Questa villa era distribuita su tre livelli, con quello più a valle destinato alle attività produttive, andato completamente distrutto in occasione della costruzione dell’asilo. Fu invece possibile salvare la porzione rinvenuta più a monte, a lungo ritenuta il portico della villa e, in base a più recenti ricerche, identificata come parte di uno scenografico ninfeo. Questo ninfeo, che costituiva la parte terminale del giardino della villa, aveva una vasca pavimentata in lastre di pietra, affiancata da canalette per il passaggio dell’acqua.

Informazioni

Località di partenza Como, Torre medioevale di San Vitale (Viale Cesare Battisti)
Località di arrivo Como, area della villa suburbana di via Zezio/Grossi
Tipologia percorso urbano
Ambiente zona urbana
Lunghezza totale 2,9 Km circa
Tempo di percorrenza a piedi (esclusi tempi di visita) 45 minuti circa
Difficoltà Turistica
Dislivello in salita – 40 m
Quota massima  240 m
Pavimentazione: asfalto, piastrelle in porfido, cubetti in porfido, piastrelle in pietra, lastre di pietra, acciottolato, ghiaietto, cemento, sterrato
Mezzi pubblici per raggiungere il punto di partenza autobus ASF nei dintorni; treno stazione Trenord Como Borghi in Piazzale Gerbetto
Mezzi pubblici nei dintorni del punto di arrivo autobus ASF nei dintorni; treno stazione Trenord Como Borghi in Piazzale Gerbetto
Parcheggi presso il punto di partenza Autosilo in Viale Lecco / via Dante, Autosilo Comunale in via Auguadri; parcheggi lungo viale Lecco

In questa tappa potrai trovare i seguenti punti di interesse:

  • Terme romane*
  • Mura orientali*
  • I due Plinii
  • Anfiteatro*
  • Il Decumano Massimo
  • L’area del Foro?*
  • Museo Archeologico “Paolo Giovio”
  • Villa suburbana*

* strutture scomparse del tutto o in parte


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